La corte regionale di Colonia, in Germania, è stata chiamata a giudicare un caso in cui la circoncisione di un bambino di quattro anni, voluta dai genitori musulmani, è terminata con il ricovero del bambino stesso a causa di un forte sanguinamento. Il medico accusato è stato assolto, perché la legislazione relativa è troppo confusa, ma la corte ha riconosciuto la circoncisione del bambino un atto di grave aggressione fisica, non giustificabile neppure dal consenso dato dai genitori.
Relativamente al diritto dei genitori a praticare la propria religione, che prevede la circoncisione, la corte ha stabilito che «il diritto fondamentale del bambino all'integrità corporea prevale sui diritti fondamentali dei genitori». Secondo la corte «il corpo del bambino è irreparabilmente e permanentemente cambiato dalla circoncisione. Questo cambiamento contravviene agli interessi del bambino di decidere successivamente le proprie credenze religiose».
Del problema della circoncisione religiosa dei bambini avevo già parlato in passato («Infibulazione e circoncisione: due pesi e due misure?» e «Rabbini e vescovi uniti per la circoncisione dei bambini: proibirla è "un'incosciente violazione dei diritti religiosi"»); la sentenza della corte regionale tedesca sarà verosimilmente portata in appello dai genitori e dalle organizzazioni religiose, adamantine nel loro intento di ritagliarsi il diritto di "tagliare", di "marchiare" i propri appartenenti. Ma è un primo passo importante sulla strada verso il rispetto del diritto dei bambini (e delle bambine, ovviamente, vittime dell'ancora più abominevole infibulazione) alla propria integrità corporea.
«German court rules religious circumcision on boys an assault», AFP, 26 giugno 2012.
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