In questo articolo parlo del contenuto del terzo capitolo de Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, di Paolo Flores d'Arcais, intitolato «Risurrezione». Per una presentazione dell'opera, si veda «"Gesù. L'invenzione del Dio cristiano" (I)».
Il terzo capitolo del libro di d'Arcais esamina la Risurrezione di Gesù, e in particolare le presunte apparizioni di Gesù risorto che di essa sarebbero le prove. L'importanza dell'effettiva storicità della Risurrezione è sottolineata dallo stesso Ratzinger, secondo il quale se non fosse un evento storico resteremmo con «una sorta di concezione religiosa del mondo, ma la fede cristiana è morta».
Il problema delle apparizioni
D'Arcais sottolinea come le uniche prove della Risurrezione siano le apparizioni di Gesù ai discepoli. La più antica testimonianza di queste apparizioni è contenuta nelle lettere di Paolo, in particolare nella Prima lettera ai Corinzi (capitolo 15, vv. 3-8):
Nella Lettera ai Galati (1,11-12) Paolo rivendica orgogliosamente che «il vangelo da me annunziato [...] io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo». Malgrado ciò, malgrado il fatto che egli non abbia ricevuto la predicazione da Gesù vivo come i Dodici, Paolo non si sente per nulla inferiore a loro: «io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!», «sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro» (Seconda lettera ai Corinzi, 11,5 e 23).
In nessuna delle sue lettere Paolo ritiene il proprio euaggelion, il proprio messaggio, inferiore a quello degli altri apostoli, i «superapostoli»: egli sostiene che la visione ricevuta sulla via per Damasco lo legittimi almeno quanto quelle precedentemente ricevute dai discepoli di Gesù legittimano loro. Dunque le visioni di Gesù avute dagli apostoli furono mistiche, come mistica era quella avuta da Paolo e da lui descritta all'inizio del dodicesimo capitolo della Seconda lettera ai Corinzi.
Se Gesù fosse apparso realmente «a Cefa e quindi ai Dodici», «a più di cinquecento fratelli in una sola volta», «a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli», essi sarebbero più autorevoli di Paolo, che di Gesù ha ricevuto solo una visione; non lo sono, dunque le apparizioni agli apostoli sono mistiche, non reali.
Narrazioni contrastanti degli eventi successivi alla Risurrezione
Qualche decennio dopo la composizione delle lettere paoline (datate negli anni 50 e primi anni 60 del I secolo) furono composti i vangeli, all'interno dei quali sono raccolte altre narrazioni degli eventi successivi alla Risurrezione di Gesù (nessun vangelo descrive la Risurrezione vera e propria, tranne il Vangelo di Pietro). Il problema è che queste narrazioni sono incompatibili fra loro, e lo stesso Ratzinger è costretto a riconoscerlo: «la dialettica che fa parte dell'essenza del Risorto è presentata nei racconti in maniera davvero poco abile», afferma in forma involuta e oscura.
Nel Vangelo secondo Marco, tre donne vanno al sepolcro, trovano la tomba vuota e un uomo che annunzia loro la risurrezione di Gesù e comanda loro di riferire agli apostoli di recarsi in Galilea per incontrarlo; ma le donne, spaventate, non dicono nulla (qui termina la parte autentica del vangelo marciano).
Nel Vangelo secondo Matteo le donne sono due, obbediscono al comando di andare a riferire ai discepoli, ma lungo la strada appare loro Gesù; i discepoli vanno in Galilea dove appare loro Gesù, sebbene alcuni di loro dubitino dell'apparizione.
Nel Vangelo secondo Luca le donne sono ancora tre, trovano la tomba vuota e due angeli che annunziano loro la risurrezione di Gesù, obbediscono al comando di andare a riferire ai discepoli, ma gli apostoli le prendono per pazze e non credono loro. Quello stesso giorno, nel vicino villaggio di Emmaus, due discepoli incontrano un forestiero che spiega loro le Scritture e che spezza il pane come Gesù; lo riconoscono come Gesù, ma egli sparisce nel nulla. Tornati tra gli apostoli, scoprono che anche Simone ha ricevuto una visione; immediatamente compare Gesù che sottolinea di essere in carne ed ossa, e si fa dare un pesce arrostito che mangia (al che Ratzinger chiosa scetticamente: «gran parte degli esegeti è dell'avviso che qui Luca, nel suo zelo, abbia esagerato»). Poi li porta a Betania, li benedice, e ascende al cielo.
Negli Atti degli Apostoli, attribuiti allo stesso autore del vangelo lucano, si afferma che Gesù restò con i discepoli per quaranta giorni, e poi ordinò loro di restare a Gerusalemme, senza allontanarsi dalla città.
Nel Vangelo secondo Giovanni, il più tardo tra i vangeli canonici, l'unica a recarsi al sepolcro è Maria di Màgdala; trovatolo vuoto va a chiamare altri due discepoli, che si recano anche loro alla tomba e la scoprono vuota; Maria vede due angeli, che non le rivelano nulla; immediatamente Gesù appare a Maria, che non lo riconosce, le rivela di essere risorto ordinandole di riferirlo ai discepoli, cosa che Maria fa. Gesù compare ai discepoli, che si sono barricati in una casa, e dà loro lo Spirito Santo. Essendo Tommaso assente e scettico di questa apparizione, Gesù ritorna otto giorni dopo e invita Tommaso a mettere le mani nelle sue ferite per verificare che è in carne e ossa. Mentre sono a pescare sul lago di Tiberiade (in Galilea), ottengono una pesca miracolosa seguendo le indicazioni di uno sconosciuto che si mette poi a mangiare con loro; non gli chiedono chi sia perché sanno che è Gesù.
Quante e quali donne siano andate al sepolcro; chi ci abbiano trovato dentro; se siano andate a riferire ai discepoli e se qualcuno di questi sia andato al sepolcro; se Gesù sia apparso a Maria di Màgdala; se gli apostoli abbiano ricevuto l'ordine di andare in Galilea e se l'abbiano rispettato; se Gesù sia apparso a Simone; se Gesù sia apparso ai discepoli di Emmaus; se Gesù sia apparso due volte nella casa dei discepoli a Gerusalemme; se sia apparso ai discepoli sul lago di Tiberiade; se sia rimasto pochi giorni a Gerusalemme e sia poi asceso al cielo; se sia rimasto coi discepoli per quaranta giorni; se gli apostoli abbiano ricevuto l'ordine di restare a Gerusalemme; se Gesù appare ai discepoli in Galilea e alcuni di essi dubitano. Queste sono le discrepanze tra le narrazioni evangeliche, totalmente e ineludibilmente incompatibili tra loro.
Ratzinger tenta di salvare il salvabile con un ragionamento assurdo: proprio perché i racconti sono tra loro incompatibili (ma lui dice che le narrazioni sono «poco abili»), allora la storia deve essere vera! Era partito dall'idea che la fede cristiana si basa sulla storicità della Risurrezione, ma egli può affermare la storicità della Risurrezione solo sulla base della fede cristiana!
Su questo ragionamento circolare si basa il castello della Chiesa e del Cristianesimo tutto.
Il terzo capitolo del libro di d'Arcais esamina la Risurrezione di Gesù, e in particolare le presunte apparizioni di Gesù risorto che di essa sarebbero le prove. L'importanza dell'effettiva storicità della Risurrezione è sottolineata dallo stesso Ratzinger, secondo il quale se non fosse un evento storico resteremmo con «una sorta di concezione religiosa del mondo, ma la fede cristiana è morta».
Il problema delle apparizioni
D'Arcais sottolinea come le uniche prove della Risurrezione siano le apparizioni di Gesù ai discepoli. La più antica testimonianza di queste apparizioni è contenuta nelle lettere di Paolo, in particolare nella Prima lettera ai Corinzi (capitolo 15, vv. 3-8):
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.Paolo afferma che gli è stato detto, e lui riporta ai propri discepoli, delle apparizioni di Gesù risorto «a Cefa e quindi ai Dodici», «a più di cinquecento fratelli in una sola volta», «a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli»; dopo queste apparizioni, Gesù apparve anche a Paolo.
Nella Lettera ai Galati (1,11-12) Paolo rivendica orgogliosamente che «il vangelo da me annunziato [...] io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo». Malgrado ciò, malgrado il fatto che egli non abbia ricevuto la predicazione da Gesù vivo come i Dodici, Paolo non si sente per nulla inferiore a loro: «io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!», «sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro» (Seconda lettera ai Corinzi, 11,5 e 23).
In nessuna delle sue lettere Paolo ritiene il proprio euaggelion, il proprio messaggio, inferiore a quello degli altri apostoli, i «superapostoli»: egli sostiene che la visione ricevuta sulla via per Damasco lo legittimi almeno quanto quelle precedentemente ricevute dai discepoli di Gesù legittimano loro. Dunque le visioni di Gesù avute dagli apostoli furono mistiche, come mistica era quella avuta da Paolo e da lui descritta all'inizio del dodicesimo capitolo della Seconda lettera ai Corinzi.
Se Gesù fosse apparso realmente «a Cefa e quindi ai Dodici», «a più di cinquecento fratelli in una sola volta», «a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli», essi sarebbero più autorevoli di Paolo, che di Gesù ha ricevuto solo una visione; non lo sono, dunque le apparizioni agli apostoli sono mistiche, non reali.
Narrazioni contrastanti degli eventi successivi alla Risurrezione
Qualche decennio dopo la composizione delle lettere paoline (datate negli anni 50 e primi anni 60 del I secolo) furono composti i vangeli, all'interno dei quali sono raccolte altre narrazioni degli eventi successivi alla Risurrezione di Gesù (nessun vangelo descrive la Risurrezione vera e propria, tranne il Vangelo di Pietro). Il problema è che queste narrazioni sono incompatibili fra loro, e lo stesso Ratzinger è costretto a riconoscerlo: «la dialettica che fa parte dell'essenza del Risorto è presentata nei racconti in maniera davvero poco abile», afferma in forma involuta e oscura.
Nel Vangelo secondo Marco, tre donne vanno al sepolcro, trovano la tomba vuota e un uomo che annunzia loro la risurrezione di Gesù e comanda loro di riferire agli apostoli di recarsi in Galilea per incontrarlo; ma le donne, spaventate, non dicono nulla (qui termina la parte autentica del vangelo marciano).
Nel Vangelo secondo Matteo le donne sono due, obbediscono al comando di andare a riferire ai discepoli, ma lungo la strada appare loro Gesù; i discepoli vanno in Galilea dove appare loro Gesù, sebbene alcuni di loro dubitino dell'apparizione.
Nel Vangelo secondo Luca le donne sono ancora tre, trovano la tomba vuota e due angeli che annunziano loro la risurrezione di Gesù, obbediscono al comando di andare a riferire ai discepoli, ma gli apostoli le prendono per pazze e non credono loro. Quello stesso giorno, nel vicino villaggio di Emmaus, due discepoli incontrano un forestiero che spiega loro le Scritture e che spezza il pane come Gesù; lo riconoscono come Gesù, ma egli sparisce nel nulla. Tornati tra gli apostoli, scoprono che anche Simone ha ricevuto una visione; immediatamente compare Gesù che sottolinea di essere in carne ed ossa, e si fa dare un pesce arrostito che mangia (al che Ratzinger chiosa scetticamente: «gran parte degli esegeti è dell'avviso che qui Luca, nel suo zelo, abbia esagerato»). Poi li porta a Betania, li benedice, e ascende al cielo.
Negli Atti degli Apostoli, attribuiti allo stesso autore del vangelo lucano, si afferma che Gesù restò con i discepoli per quaranta giorni, e poi ordinò loro di restare a Gerusalemme, senza allontanarsi dalla città.
Nel Vangelo secondo Giovanni, il più tardo tra i vangeli canonici, l'unica a recarsi al sepolcro è Maria di Màgdala; trovatolo vuoto va a chiamare altri due discepoli, che si recano anche loro alla tomba e la scoprono vuota; Maria vede due angeli, che non le rivelano nulla; immediatamente Gesù appare a Maria, che non lo riconosce, le rivela di essere risorto ordinandole di riferirlo ai discepoli, cosa che Maria fa. Gesù compare ai discepoli, che si sono barricati in una casa, e dà loro lo Spirito Santo. Essendo Tommaso assente e scettico di questa apparizione, Gesù ritorna otto giorni dopo e invita Tommaso a mettere le mani nelle sue ferite per verificare che è in carne e ossa. Mentre sono a pescare sul lago di Tiberiade (in Galilea), ottengono una pesca miracolosa seguendo le indicazioni di uno sconosciuto che si mette poi a mangiare con loro; non gli chiedono chi sia perché sanno che è Gesù.
Quante e quali donne siano andate al sepolcro; chi ci abbiano trovato dentro; se siano andate a riferire ai discepoli e se qualcuno di questi sia andato al sepolcro; se Gesù sia apparso a Maria di Màgdala; se gli apostoli abbiano ricevuto l'ordine di andare in Galilea e se l'abbiano rispettato; se Gesù sia apparso a Simone; se Gesù sia apparso ai discepoli di Emmaus; se Gesù sia apparso due volte nella casa dei discepoli a Gerusalemme; se sia apparso ai discepoli sul lago di Tiberiade; se sia rimasto pochi giorni a Gerusalemme e sia poi asceso al cielo; se sia rimasto coi discepoli per quaranta giorni; se gli apostoli abbiano ricevuto l'ordine di restare a Gerusalemme; se Gesù appare ai discepoli in Galilea e alcuni di essi dubitano. Queste sono le discrepanze tra le narrazioni evangeliche, totalmente e ineludibilmente incompatibili tra loro.
Ratzinger tenta di salvare il salvabile con un ragionamento assurdo: proprio perché i racconti sono tra loro incompatibili (ma lui dice che le narrazioni sono «poco abili»), allora la storia deve essere vera! Era partito dall'idea che la fede cristiana si basa sulla storicità della Risurrezione, ma egli può affermare la storicità della Risurrezione solo sulla base della fede cristiana!
Su questo ragionamento circolare si basa il castello della Chiesa e del Cristianesimo tutto.
Ciao Censore. Io non mi meraviglierei a considerare le apparizioni di Gesù quali apparizioni mistiche. Continuerei comunque a credere nella Sua Resurrezione, anche perché il Suo Corpo non è stato ritrovato nel sepolcro.
RispondiEliminaPoi ho sentito dire tante volte che se Gesù ritornasse oggi sulla Terra come allora, tanti continuerebbero a non crederGli, pur vedendolo in carne ed ossa, pertanto a questo punto non è tanto l'effetto del reale che ti porta a credere, quanto la vista con gli occhi della fede.
Quindi io continuo a credere nel Castello del Cristianesimo, fintantochè non mi convincerò personalmente, o tramite apparizioni mistiche o reali, che questo castello sia abitato solo da fantasmi, magari pure anonimi.
Riccardo
«Continuerei comunque a credere nella Sua Resurrezione, anche perché il Suo Corpo non è stato ritrovato nel sepolcro.»
RispondiEliminaDunque se domani aprissero la tomba, che ne so, di Napoleone, e si scoprisse che dentro non c'è niente, penseresti che Napoleone è risorto?
Tanto più che, volendo, potresti andare tu a Parigi ed essere presente all'apertura della tomba, mentre nel caso di Gesù devi affidarti a testimonianze parecchio tarde e parecchio di parte.
«a questo punto non è tanto l'effetto del reale che ti porta a credere, quanto la vista con gli occhi della fede.»
Ratzinger afferma che la Risurrezione deve essere un fatto storico, affinché la fede cristiana possa vivere. Dunque il problema è se sia storica o no, la fede viene dopo, in questo caso.
«Quindi io continuo a credere nel Castello del Cristianesimo, fintantochè non mi convincerò personalmente, o tramite apparizioni mistiche o reali, che questo castello sia abitato solo da fantasmi, magari pure anonimi.»
Le prove dell'inconsistenza della storicità della Risurrezione ti sono state portate; se non vuoi vederle, è un problema tuo. Per me si tratta anche di un problema serio.
Ciao.
Ciao Censore, vorrei ripeterti ciò che ti dissi la prima volta che entrai nel tuo blog : "sei un Censore amabile e delicato e con te si dialoga pacatamente"
RispondiEliminaE' proprio questo il sentimento che provo per te e sono sicuro che tu non vorresti mai il male della mia anima.
Considerami come una pianticella bisognosa delle tue cure. Come mi faresti crescere per farmi diventare rigogliosa ? Mi trapianteresti in un altro terreno o verresti ad annaffiarmi nel mio terreno, superando le distanze che ci separano?
Sapendo che ti voglio bene?
Riccardo
«Come mi faresti crescere per farmi diventare rigogliosa ? Mi trapianteresti in un altro terreno o verresti ad annaffiarmi nel mio terreno, superando le distanze che ci separano?»
RispondiEliminaDipende da un po' di cose, ma in linea di massima, se ci tenessi a te e se pensassi che sei in grado di sopportare lo sbalzo, ti «trapianterei».
Caro Censore, ti voglio bene.
RispondiEliminaAccetto di essere da te trapiantato.
Ma tu mi aiuti a cercare il mio Gesù Cocifisso ?
Riccardo