Nell'articolo «Irlanda: continua la piaga dei preti pedofili, continuano le coperture del Vaticano» ho parlato del Rapporto Cloyne, prodotto dalla commissione che ha indagato sulla gestione degli abusi su minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne (Irlanda). Il rapporto dimostra come successivamente al 1996 (anno in cui il governo irlandese tentò di porre fine a questa piaga con nuove direttive) e fino al 2009, la diocesi di Cloyne fu estremamente attiva nel coprire i sacerdoti accusati di aver molestato dei bambini.
Michael Nugent ha letto il rapporto e ne riassume la gravità delle accuse contro il vescovo John Magee, il quale ingannò i rappresentanti del governo e i propri diocesani per coprire i sacerdoti accusati di aver molestato dei bambini:
L'elenco degli inganni di Magee continua nell'articolo.
Ricordo che nel 1997, a seguito della diffusione della notizia di frequenti coperture di preti molestatori da parte della Chiesa d'Irlanda, il Governo irlandese promulgò alcune direttive per la protezione dei minori. La Conferenza Episcopale Irlandese redasse alcune linee guida per la gestione dei casi di presunti abusi da parte di sacerdoti, ma una direttiva del Vaticano rese lettera morta le disposizioni che obbligavano i responsabili diocesani a denunciare i casi di cui erano a conoscenza («Il Vaticano chiese ai vescovi irlandesi di non denunciare alla polizia gli abusi dei preti»). Oggi, grazie al Rapporto Cloyne redatto da una commissione indipendente, si scopre che da allora e fino al 2009, nella sola diocesi di Cloyne, ben 19 sacerdoti furono segnalati alla diocesi per presunti abusi, ma nessuno di essi fu denunciato alle autorità («Irlanda: continua la piaga dei preti pedofili, continuano le coperture del Vaticano»).
Un caso simile fu quello che coinvolse Ratzinger quando era arcivescovo di Monaco: un sacerdote che aveva obbligato un bambino ad avere un rapporto sessuale con lui fu mandato dal futuro Benedetto XVI presso uno psicologo, invece che denunciato alla polizia, e poi rimandato a contatto con i bambini, tanto che reiterò le sue molestie («Vergognose coperture»).
Magee ha affermato che la cattiva gestione dei casi di presunto abuso nella diocesi di Cloyne fu dovuto ad un suo fallimento nel verificare che le disposizioni diocesane fossero effettivamente messe in atto; la colpa sarebbe dunque di una cattiva implementazione delle disposizioni da lui date. Anche nel caso di Ratzinger la responsabilità fu data al suo collaboratore, il quale all'insaputa dell'allora arcivescovo rimandò il violentatore in mezzo ai bambini.
In realtà il Rapporto rivela che Magee e altri membri della diocesi operarono coscientemente per ingannare i responsabili governativi, la polizia e persino i propri diocesani (l'elenco dei casi riscontrati dalla commissione d'indagine è nell'articolo di Nugent).
Nugent pone la domanda giusta: dobbiamo continuare a credere a queste persone, quando ci assicurano che fanno tutto quanto sia loro possibile per evitare l'insabbiamento delle indagini, quando i fatti continuano a smentirli e quando hanno tutto l'interesse (e la capacità, dialettica e morale) di ingannarci?
Michael Nugent ha letto il rapporto e ne riassume la gravità delle accuse contro il vescovo John Magee, il quale ingannò i rappresentanti del governo e i propri diocesani per coprire i sacerdoti accusati di aver molestato dei bambini:
Come possiamo credere, senza prove, a qualunque cosa che i membri della gerarchia cattolica irlandese affermano in casi in cui è nel loro interesse ingannarci? Questa è certamente la questione centrale che sorge dal rapporto Cloyne sulla gestione delle accuse di abusi sessuali su bambini da parte di sacerdoti della diocesi cattolica di Cloyne in Irlanda, specie quando osservato fianco a fianco con la precedente scoperta che l'arcivescovo Desmond Connell di Dublino era felice di ingannare deliberatamente la gente attraverso un processo da lui chiamato di «riserva mentale».
Mettendo da parte i contenuti delle accuse di abusi sessuali, che sono ovviamente scandalosamente seri, il rapporto Cloyne rivela che diverse permutazioni della diocesi di Cloyne, del vescovo John Magee e di monsignor Denis O'Callaghan «mentirono indubbiamente» [21.79], «ingannarono indubbiamente» [21.79], «ingannarono deliberatamente» [21.91], crearono deliberatamente due differenti versioni dello stesso incontro, una vera per il Vaticano e una falsa per i ranghi diocesani locali [1.48], diedero false rassicurazioni al Ministero Governativo per i Bambini e al Servizio Esecutivo della Sanità [1.77], «cercarono di nascondere la questione» dell'obbligo a riportare «prove di una violenza sessuale» [16.19], suggerirono che le dichiarazioni alla polizia fossero «minimali» [9.84-85], mancarono di fornire informazioni complete ai loro propri comitati consultivi [1.36],«diffusero una visione sbagliata» di un rapporto [1.40], produssero documenti cruciali che erano datati erroneamente [12.29], conservarono tre diverse versioni di uno steso incontro negli archivi diocesani [21.27], e ingannarono la gente in almeno 35 modi che dettaglio di seguito.
Il comportamento menzognero, deliberatamente ingannevole e non etico rivelato dal rapporto Cloyne deve essere considerato affianco alla precedente rivelazione che l'arcivescovo Desmond Connell di Dublino era felice di ingannare coscientemente le persone attraverso un processo che egli ha descritto come «riserva mentale». Come Connell spiegò nel 2009, «possono esistere circostanze in cui si possono usare espressioni ambigue accorgendosi che l'interlocutore accetterà una versione falsa di qualunque cosa». Infatti, il rapporto Cloyne [21.20] fa riferimento a due verbali dello stesso incontro aventi differenti orari di chiusura, e suggerisce che «la differenza temporale potrebbe essere servita anche a praticare la ginnastica mentale della riserva mentale riguardo al modo di registrare i dettagli dell'incontro».
La gerarchia cattolica irlandese racconta ovviamente la verità su molte cose (un ostacolo estremamente basso per un comportamento etico), ma è poco sicuro presumere che dire la verità sia il loro comportamento di base, senza ulteriori prove, in casi in cui è loro interesse ingannarci. Anche se insistono che non stanno mentendo o ingannandoci, potrebbero mentire o ingannarci mentre lo dicono. Oppure potrebbero praticare la «riserva mentale». In base a quanto scoperto in tutte le occasioni in cui sono stati posti sotto indagini indipendenti nei casi di abusi su minori, questa è la posizione più prudente da assumere.
L'elenco degli inganni di Magee continua nell'articolo.
Ricordo che nel 1997, a seguito della diffusione della notizia di frequenti coperture di preti molestatori da parte della Chiesa d'Irlanda, il Governo irlandese promulgò alcune direttive per la protezione dei minori. La Conferenza Episcopale Irlandese redasse alcune linee guida per la gestione dei casi di presunti abusi da parte di sacerdoti, ma una direttiva del Vaticano rese lettera morta le disposizioni che obbligavano i responsabili diocesani a denunciare i casi di cui erano a conoscenza («Il Vaticano chiese ai vescovi irlandesi di non denunciare alla polizia gli abusi dei preti»). Oggi, grazie al Rapporto Cloyne redatto da una commissione indipendente, si scopre che da allora e fino al 2009, nella sola diocesi di Cloyne, ben 19 sacerdoti furono segnalati alla diocesi per presunti abusi, ma nessuno di essi fu denunciato alle autorità («Irlanda: continua la piaga dei preti pedofili, continuano le coperture del Vaticano»).
Un caso simile fu quello che coinvolse Ratzinger quando era arcivescovo di Monaco: un sacerdote che aveva obbligato un bambino ad avere un rapporto sessuale con lui fu mandato dal futuro Benedetto XVI presso uno psicologo, invece che denunciato alla polizia, e poi rimandato a contatto con i bambini, tanto che reiterò le sue molestie («Vergognose coperture»).
Magee ha affermato che la cattiva gestione dei casi di presunto abuso nella diocesi di Cloyne fu dovuto ad un suo fallimento nel verificare che le disposizioni diocesane fossero effettivamente messe in atto; la colpa sarebbe dunque di una cattiva implementazione delle disposizioni da lui date. Anche nel caso di Ratzinger la responsabilità fu data al suo collaboratore, il quale all'insaputa dell'allora arcivescovo rimandò il violentatore in mezzo ai bambini.
In realtà il Rapporto rivela che Magee e altri membri della diocesi operarono coscientemente per ingannare i responsabili governativi, la polizia e persino i propri diocesani (l'elenco dei casi riscontrati dalla commissione d'indagine è nell'articolo di Nugent).
Nugent pone la domanda giusta: dobbiamo continuare a credere a queste persone, quando ci assicurano che fanno tutto quanto sia loro possibile per evitare l'insabbiamento delle indagini, quando i fatti continuano a smentirli e quando hanno tutto l'interesse (e la capacità, dialettica e morale) di ingannarci?
Michael Nugent, «Bishop Magee lied and deliberately misled, says Cloyne Report», 20 luglio 2011.
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