giovedì 29 novembre 2012

Un ebreo ortodosso riconosce che Dio non può essere perfetto

Il filosofo israeliano Yoram Hazoni, ebreo ortodosso, ha scritto un articolo sul The New York Times in cui spiega perché Dio non può essere perfetto:
Dio è perfetto? Si sentono spesso i filosofi descrivere il “teismo” come la credenza in un essere perfetto — un essere i cui attributi sono ritenuti includere l'essere onnipotente, onnisciente, immutabile, perfettamente buono, perfettamente semplice e necessariamente esistente (tra le altre cose). E oggi una visione simile a questa è diffusa anche tra la gente comune.
Ci sono due famosi problemi con questa visione di Dio. Il primo è che appare impossibile renderla coerente. Per esempio, sembra improbabile che Dio possa essere sia onnipotente sia perfettamente buono se il mondo è pieno (come è ovvio che sia) di casi di terribile ingiustizia. Similmente, è difficile vedere come Dio possa detenere il suo infinito potere di operare alterazioni e cambiamenti in tutte le cose, se è completamente immutabile. E ci sono altre contraddizioni simili a queste.
Il secondo problema è che mentre questa visione “teistica” di Dio dovrebbe essere una descrizione del Dio della Bibbia, è difficile trovare un qualunque indizio che i profeti e gli studiosi che scrissero la Bibbia ebraica (o “Antico Testamento”) pensassero a Dio in questo modo. Il Dio della Scrittura ebraica non è raffigurato come immutabile, ma cambia ripetutamente idea sulle cose (per esempio, si pente di aver creato l'uomo). Non è onnisciente, in quanto è ripetutamente sorpreso dagli eventi (come gli Israeliti che l'abbandonano per la statua di un vitello). Non è neppure onnipotente, in quanto è noto che non sia in grado di controllare Israele e far sì che il suo popolo faccia ciò che egli vuole. E così via.
I filosofi hanno passato molti secoli cercando di far rientrare le presunte perfezioni di Dio in una concezione coerente, e poi tentando di farle combaciare con la Bibbia. Ad oggi è ragionevolmente chiaro che ciò non possa essere fatto. E infatti, parte delle ragioni per le quali critici di Dio come Richard Dawkins e Sam Harris sono così influenti (oltre al fatto che scrivono così bene) è la loro insistenza che la dottrina della perfezione di Dio non abbia alcun senso, e che l'“essere” idealizzato di cui ci parla non assomiglia per niente al Dio biblico.
L'articolo prosegue con la spiegazione del motivo per il quale questa conclusione non pone fine al teismo, sostenendo che un Dio imperfetto che cambia idee e atteggiamento è proprio ciò che ci si deve attendere da un Dio realmente esistente.

Se da una parte Hazony ha l'onestà di ammettere ciò che molti credenti non riescono a riconoscere neppure a sé stessi — cioè che un Dio perfetto è logicamente impossibile e praticamente incoerente con quanto è scritto nelle “Scritture” — dall'altra ricade nell'errore di tentare disperatamente di giustificare l'esistenza di un Dio, sebbene imperfetto, perché dover riconoscerne l'inesistenza sarebbe devastante per il fedele. Il Dio di Hazony è un Dio zoppo e praticamente indistinguibile da un Dio inesistente, e dunque compatibile con la realtà, ma Hazony non riesce a fare il passo successivo e riconoscere che, appunto, non esiste.

Yoram Hazony, "An Imperfect God", The New York Times, 25 novembre 2012. L'immagine è Beyond the Broken Window, di Natalia Osiatynska (CC by-nc-nd 2.0).

5 commenti:

  1. L'immutabilità di Dio è riferita al suo essre causa prima. Ciò che muta è mutato da altro il quale a sua volta è ancora mutato,e cosi all'infinito ma come dice s.Tommaso con l'infinito non si va da nessuna parte.

























































































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  2. @sgatioio

    E sentiamo: che necessità avrebbe una causa prima di essere anche causa agente del tutto nonché suo fine, al più che possiede l'onniscienza?


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  3. Dio è immutabile,quindi è perfetto quindi non ha necessità,ecco mi dica lei ,ora perchè dovrebbe creare?

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    1. Anche questa è un'ottima obiezione.
      Peccato che la tesi del dio creatore non mi appartenga... XD

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    2. ARGOMENTO DELL'INESISTENZA DI DIO (di Quentin Smith)

      (1) Se Dio esiste e vi è un primo stato E dell'universo, allora Dio creò E.

      (2) Se Dio ha creato E, allora E è destinato a contenere le creature animate o a condurre ad uno stato successivo dell'universo che contiene le creature animate.

      (3) Dio è onnisciente, onnipotente, e perfettamente benevolo.

      (4) Un universo animato è meglio di un universo inanimato.

      (5) Vi è un primo stato dell'universo ed è la singolarità del Big Bang.

      (6) Il primo stato dell'universo è inanimato in quanto la singolarità coinvolge condizioni ostili alla vita di temperatura infinita, curvatura infinita, e densità infinita.

      (7) La singolarità del Big Bang è per sua natura imprevedibile e senza legge e di conseguenza non vi è alcuna garanzia che emetterà una configurazione massima di particelle che si evolverà in uno stato animato dell'universo. (Una configurazione massima di particelle è uno stato completo dell'universo, l'universo nella sua interezza in una sola volta.)

      (8) Il primo stato dell'universo non garantisce di portare ad uno stato animato dell'universo.

      (9) Pertanto, dato (2), (6), e (8), possiamo dedurre che Dio non avrebbe potuto creare il primo stato dell'universo. Ne segue allora (1) che Dio non esiste.

      ___________________________________

      Si potrebbe criticare la validità di (2).
      Perché allora dovremmo aspettarci che Dio debba creare un universo animato?

      Sia (a) : se un onnibenevolente Dio crea un mondo W1, allora W1 deve essere animato (ad un certo punto della sua esistenza).
      (a) vale perché:

      1. Dio è / possiede la perfezione in ogni attributo che è / possiede.

      2. Dio ha probabilmente un desiderio maggiore che le sue creazioni somiglino ai suoi attributi piuttosto che assomiglino ad attributi che non siano propri di Dio.

      3. x più imita / ricalca Dio, x più imita / ricalca la perfezione degli attributi di Dio.

      4. Universi animati ricordano la perfezione degli attributi di Dio più degli universi inanimati.

      5. Pertanto, 2-4 comportano che se Dio ha creato un universo egli probabilmente ha un desiderio maggiore che esso sia animato piuttosto che inanimato.

      Conclusione:

      Quindi (a) vale, e quindi il punto (2) regge.

      occhio a Richard Carrier, Censore!
      (Ditocorto)

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