Conclusa con un successo la sperimentazione dell'ora alternativa di etica nelle scuole primarie dello stato australiano del New South Wales, il governo considera di introdurle stabilmente. Non sarebbe una buona idea anche per l'Italia?
Insegnamento della religione nelle scuole del New South Wales
Una legge dello stato australiano del New South Wales (quello dove si trova Sydney) obbliga le scuole a inserire nel normale orario scolastico un'ora settimanale facoltativa di «Special religious education» (SRE).
Si tratta di un'ora di «istruzione alle credenze e pratiche di una confessione religiosa approvata da parte di rappresentanti autorizzati di quella confessione»; gli scopi di questa ora di lezione settimanale è quello di insegnare al bambino:
a) a sviluppare l'abilità di interpretare dati religioni all'interno delle tradizioni della loro fede particolare;
b) ad apprezzare le interpretazioni della loro religione su questioni e problemi ai quali i fedeli applicano la fede durante la propria vita;
c) a tradurre le loro conoscenze sulla loro fede in espressioni attive all'interno della comunità di adoratori;
d) a incontrare, all'interno di un gruppo di coetanei, l'insegnamento religioso fornito da un fedele praticante esplicitamente associata con la comunità religiosa;
e) ad essere coscienti della disponibilità di un sostegno personale e di gruppo nell'ambito delle necessità religiose, ove sorga l'occasione.
Quindi non si tratta di lezioni sulle varie religioni del mondo intese come fenomeni sociali, culturali e storici, ma ore di indottrinamento nelle credenze e nelle pratiche di quelle confessioni, per mano di insegnanti selezionati da quelle stesse religioni, e la scuola non ha voce in capitolo sull'argomento delle lezioni.
La frequenza non è obbligatoria. All'atto dell'iscrizione, i genitori indicano la confessione religiosa del bambino e possono ritirarlo dal corso in ogni momento dell'anno semplicemente avvisando il preside.
A differenza dell'Italia, c'è da dire, qui l'ora di religione non è appannaggio di una sola religione, ma si divide tra oltre novanta diverse confessioni approvate (la maggior parte delle quali sono cristiane, sebbene vi siano anche istituzioni ebraiche e musulmane).
Come in Italia, i bambini che non seguono l'insegnamento di religione restano a scuola a fare studio indipendente, fare i compiti o leggere, ma non possono in alcun modo ricevere lezioni su argomenti presenti nel curricolo scolastico: sarebbe un indebito vantaggio rispetto ai bambini che seguono l'SRE!
La sperimentazione dei corsi alternativi di etica e le critiche
La gestione della SRE è in mano ad un comitato composto da rappresentanti delle confessioni riconosciute, il Consultative Committee on Special Religious Education. John Kaye, deputato verde del New South Wales, ha spiegato che «da tempo immemorabile, l'istruzione religiosa speciale è stata gestita da un gruppo auto-selezionato che esclude qualunque gruppo o idea che non rientri nel campo ristretto della religione organizzata».
Ed è proprio per fornire un'alternativa ai genitori «che non professano alcuna delle religioni offerte o che credono che la religione sia una questione privata» che nel novembre 2009 il governo del New South Wales ha deciso di sperimentare in dieci scuole l'introduzione di un'ora alternativa in etica. Chi non segue la SRE può seguire un corso di "complementi di etica", in cui «imparare a pensare criticamente, a discutere di ciò che è giusto e sbagliato, e a trattare temi filosofici di livello adatto; i corsi evitano esplicitamente di inculcare particolari precetti morali nei bambini».
Il programma del corso, organizzato dal St James Ethics Centre, è stato curato dal professor Philip Cam dell'Università del New South Wales, che ha sviluppato dieci lezioni di etica da presentare ai bambini di dieci scuole medie nell'arco di metà anno scolastico (l'inizio del 2010). Al termine della sperimentazione, un gruppo di esperti indipendenti selezionati dal Dipartimento per l'Istruzione avrebbe dovuto esaminare i corsi e valutarli rispetto ad una griglia di requisiti qualitativi.
Chi potrebbe opporsi ad una tale sperimentazione? Lo hanno fatto le confessioni che gestiscono l'SRE, tutte meno la Uniting Church.
La ICCOREIS (Commissione inter-ecclesiale sull'istruzione religiosa nelle scuole) ha prodotto un documento in cui critica la sperimentazione condotta dal St James Ethics Centre (il centro che ha preparato i corsi alternativi di etica) e dichiara che tutte le Chiese cristiane che la compongono sono contrarie «all'introduzione di una serie di lezioni sul pensiero etico non-religioso all'interno del tempo dedicato al'SRE».
Oltre a questioni legali, i motivi dell'opposizione a questo insegnamento sono:
1) che presentare i corsi di etica non-religiosa in alternativa ai corsi di religione definisce implicitamente l'SRE come un'ideologia;
2) che l'insegnamento qualificato della religione cristiana contribuisce già allo sviluppo della capacità di pensare eticamente.
Le critiche dell'ICCOREIS sembrano talvolta contraddittorie. Da una parte si lamenta la discriminazione degli studenti che seguono l'ora di religione e che per questa ragione perdono l'opportunità di studiare etica;dall'altra si critica lo scarso livello dei corsi alternativi di etica e si rivendica ai corsi di religione il contributo alla formazione del pensiero etico.
In soldoni, ho l'impressione che le confessioni religiose vogliano che la scuola dia loro la possibilità di indottrinare in ambiente scolastico i bambini in tenera età, ma non vogliono che questi bambini siano esposti a forme alternative di pensiero, che potrebbero mettere in dubbio le affermazioni dogmatiche del catechismo.
La buona notizia
La buona notizia è che la sperimentazione è terminata e che la commissione esaminatrice del progetto ha espresso un giudizio positivo.
Il ministro dell'istruzione Verity Firth ha affermato che:
La verifica indipendente ha trovato elevati livelli di partecipazione tra gli studenti durante la discussione di questioni etiche e che questo ha permesso loro di discutere e comprendere i principi del processo di decisione etico. Ha anche trovato che il corso ha raggiunto l'obiettivo di introdurre gli studenti al linguaggio e alla natura dell'etica e delle questioni etiche.
Il ministro ha affermato che non è prevista l'interruzione delle ore di religione, ma che i genitori che non mandano i propri bambini alle lezioni di religione hanno il diritto di vedere i propri figli occupati in qualche attività significativa; «l'approvazione delle [lezioni di] etica fornirebbe un'alternativa senza diminuire l'importanza delle lezioni di religione per le altre famiglie».
Il rapporto della commissione esaminatrice fa comprendere come questo corso sia complementare ai corsi di religione dell'SRE. Esso è impostato in modo da presentare la filosofia morale, con il suo peculiare e secolare «adesione ai processi razionali di argomentazione e giustificazione». Sebbene vi siano delle nozioni comuni alla maggior parte dei sistemi di etica filosofica - che «la moralità sia basata sulla sofferenza e il benessere», l'«uguale valore degli esseri umani» e il «rifiuto del relativismo morale» -, gli scopi principali di questo corso sono stati:
1) introdurre il linguaggio dell'etica e in questo modo fornire gli strumenti per indagare i valori e i principi in base ai quali viviamo;
2) sviluppare la capacità intellettuale e l'attitudine personale necessarie a partecipare alle riflessioni etiche;
3) sviluppare l'abilità degli studenti [...] ad esplorare le conseguenze delle soluzioni proposte per i dilemmi etici che stanno considerando;
4) ispirare l'apprezzamento per virtù e ideali.
In risposta alle critiche delle organizzazioni religiose, lo studio ha precisato che, sebbene comprensibili alla luce della scarsa informazione diffusa prima dell'inizio del corso, esse sono infondate:
Il campo della Filosofia Morale ha duemila e cinquecento anni di storia e una metodologia logicamente rigorosa; l'approccio dell'indagine etica è stato ampiamente utilizzato per trent'anni da filosofi interessati a presentare la filosofia (inclusa etica e logica) ad un pubblico più ampio. Questi sono filosofi che deprecano il relativismo.
Corsi di etica in Italia?
Si potrebbe organizzare un'ora alternativa di etica in Italia?
Chi non si avvale dell'ora di religione cattolica dovrebbe già oggi poter usufruire dell'ora alternativa organizzata dalla scuola, ma spesso la scuola per mancanza di fondi o per mancanza di volontà non la attiva.
Ma, al di là delle risorse, non sarebbe opportuno affiancare ai corsi di religione cattolica (in realtà una sorta di catechismo) dei corsi di etica come quelli australiani? Chi vuol far catechizzare i propri figli li manda a seguire religione, chi vuole dar loro una formazione secolare e scettica cosa fa?
Io credo che la scuola non sia il posto per indottrinare (nel senso di insegnare una certa dottrina) i bambini alle credenze e ai riti di una certa religione, ma, dato il peso delle gerarchie ecclesiastiche e il groviglio legislativo dato dall'aver incluso i Patti Lateranensi all'interno della nostra costituzione, mi rendo conto di come una scuola libera da indottrinamenti religiosi sia molto lontana. Ma, mi chiedo, non sarebbe positivo fornire ai bambini e futuri cittadini gli strumenti adatti per analizzare criticamente le questioni di rilevanza etica?
Articolo ispirato da «Secular ethics classes a success in Oz» e «Aussie Christians nix ethics classes» di Jerry A. Coyne. «(ethic)ette» è una foto di stesitula.
«in realtà una sorta di catechismo»
RispondiEliminaFalso. Chiunque abbia frequentato un corso di religione e il catechismo può verificarne sperimentalmente le differenze eclatanti e sostanziali.
Questa locuzione fra parentesi dimostra il carattere ideologico del post.
Vengono insegnate le dottrine della Chiesa cattolica, senza alcuna analisi critica, senza alcuna seria comparazione con altri punti di vista.
RispondiEliminaSmentisca questo, se è in grado.
L'ora di religione è definita IRC - Insegnamento Religione Cattolica. Al di là dello stile di esposizione degli argomenti, che può essere più o meno ortodossa a seconda dell'insegnante, è naturale che in seno ad essa vengano esclusivamente introdotti, trattati e sostenuti princîpi compatibili con l'etica della Chiesa. Sta di fatto che essa rappresenta un richiamo della profilassi religiosa, messa in atto in buona parte col Catechismo ufficiale.
RispondiEliminaNegare che l'ora di religione è uno strumento aggiuntivo per formare le giovani menti alla convinzione che la morale religiosa cattolica sia - se non l'unica - la migliore da adottare, è rifiutare l'evidenza.
Tra l'altro, se si prova a leggere un libro di testo dedicato alla IRC, è possibile, per esempio, trovare passaggi (in mezzo a quelli ragionevolmente condivisibili) che cercano di infondere nello studente suggestioni poco simpatiche, come quella per cui il pluralismo non è un'opportunità ma è foriero di problemi.
Per non parlare delle poco velate (per un adulto) connotazioni negative riservate all'opzione rappresentata dall'ateismo.
Io farei studiare storia delle religioni in funzione ancillare
RispondiEliminaallo studio della storia dell' arte ... sfido Uticense a dire che piramidi, templi, sinagoghe, chiese, moschee, monasteri NON sono parte integrante e insostituibile del patrimonio culturale dell' umanità !
by
Davide
Spesso i tuoi post sono troppo lunghi e perdo la voglia di leggerli. Oppure finisco per concentrarmi solo su qualche piccolo passaggio e perdo di vista il senso generale.
RispondiElimina@Davide
RispondiEliminaTempli, sinagoghe, chiese, moschee e monasteri sono gran parte del patrimonio artistico dell’umanità perché le varie gerarchie ecclesiastiche del tempo avevano i soldi per pagarsela, l’arte.
Popolani, pescatori e contadini nel frattempo morivano di fame. Se fosse stato il contrario ora avremmo tante bellissime e artistiche case, tante monumentali e artistiche fattorie e tanti artistici porticcioli.
PS: Davide, perché sei tanto maldisposto con i protestanti? Credono nel tuo stesso Dio.
@fab: è per questo che metto l'abstract all'inizio dell'articolo e lo suddivido in sezioni.
RispondiEliminaFondamentalmente narra di una situazione di insegnamento della religione nelle scuole molto simile alla nostra, della sperimentazione di un corso di etica e di come le chiese si siano opposte ad un corso secolare di moralità.
@Davide: non accetto la sfida, ritengo la sua provocazione fuori luogo e basata su di una caricatura del mio pensiero.
@ Uticense
RispondiElimina1
Lo ammetto, la mia ultima parte era un po' provocatoria, ma solo perché secondo me Lei non si fa mai una domanda che sarebbe fondamentale : Possibile che un fenomeno antropologicamente culturale così macroscopico e costante nella Storia come la religione abbia tanto successo, SE davvero è soltanto il Male Assoluto ?
Le risposte alla Voltaire "tutti imbecilli tranne i pochi come me !" non mi hanno mai convinto :
La mia anticlericale insegnante di letteratura francese, tant'è vero, andava in tilt ideologico a dover spiegare Pascal.
2
A parte quella conclusiva provocazione intellettuale, l' idea di uno studio di storia delle religioni ancillare a quello della storia dell' arte ... come le sembra ?
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by Davide
@ Salazar
RispondiEliminaNon ho colto l' allusione ...
E cmq sono proprio i tre mono-teismi che hanno lo stesso Dio: i più espliciti al riguardo sono i Musulmani, e sono anche i meglio disposti verso le altre due ... purché Ebrei e Cristiani accettino uno status shariatico giuridicamente subalterno, denominato dhimmi.
PS
Vorrei chiedere una cosa che m'incuriosisce assai ... come mai ti sei scelto per nick proprio un ben noto dittatore portoghese clerico-fascista ?
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by Davide
Sebbene mi sembra che statisticamente sia vero che - per dirla alla Pat Condell - "non tutti i credenti sono idioti, ma quasi la totalità degli idioti è credente", ritengo sia un errore, in tema di fede/miscredenza, prendere in considerazione come fattore determinante il livello d'intelligenza di una persona.
RispondiEliminaMi pare indiscutibile il fatto che molti credenti sono persone dotate di capacità intellettuali rimarchevoli (notare che ho usato il verbo essere all'indicativo).
Tra l'altro, rifiutando le pur comode ed efficaci generalizzazioni, se escludiamo il fenomeno dei credenti organizzati, che operano bene o male con criteri molto simili a seconda del contesto sociale in cui si trovano, sono dell'idea che ciascun fedele creda intimamente a modo suo e che il catalizzatore della fede possa risiedere in una delle tante sfaccettature dell'animo umano, sempre a prescindere dal quoziente intellettivo del soggetto.
Potremmo imputare il credere a predisposizioni emotive (per capire a cosa mi riferisco, bisognerebbe aver letto, per esempio, "L'errore di Cartesio", di Damasio), al non saper accettare la provvisorietà della nostra esistenza, al voler per forza dare una risposta laddove non ne abbiamo ("Dio è la risposta alla nostra ignoranza"), al bisogno di sentirsi accettati dalla maggioranza, e via dicendo. Sono tutte opzioni che possono convivere con brillanti performance cerebrali.
Questo vale, naturalmente, per tutte le persone dotate che credono veramente. Poi ci sono quelle che affermano di credere, nella speranza di essere imitati, perché ritengono la religione il migliore mezzo per tenere insieme le società. Però questo è un altro discorso.
Buona domenica
«Possibile che un fenomeno antropologicamente culturale così macroscopico e costante nella Storia come la religione abbia tanto successo, SE davvero è soltanto il Male Assoluto ?»
RispondiEliminaNon è soltanto il Male Assoluto. La religione è un sistema conoscitivo errato che si è evoluto in un sistema di potere non-democratico. Questa combinazione è per lo più negativa, ma non nego la sua utilità consolatoria, esplicativa e sociale, che ne spiega la longevità e l'ubiquità. Ma questo non la rende meno errata.
«A parte quella conclusiva provocazione intellettuale, l' idea di uno studio di storia delle religioni ancillare a quello della storia dell' arte ... come le sembra ?»
Credo che avrebbe senso solo ai margini di un corso specialistico in arte religiosa.
@ Uticense
RispondiEliminaFino a prima del Romanticismo l' arte è praticamente solo a soggetto religioso ... ma poi, tralasciando il cristianesimo che nel bene o nel male conosce, vedendo semplicemente uomini con testa d'animale, ciccioni a gambe incrociate, uomini segalini dalle orecchie grandi, elefanti umanoidi, donne con tante braccia ... che senso ha tutta l' arte orientale ?! E' come entrare in chiesa e dire che il crocifisso è solo la rappresentazione fine a sé stessa di una sadica tortura.
... no ?
by Davide
@ Uticense
RispondiEliminaFino a prima del Romanticismo l' arte è praticamente solo a soggetto religioso ... ma poi, tralasciando il cristianesimo che nel bene o nel male conosce, vedendo semplicemente uomini con testa d'animale, ciccioni a gambe incrociate, uomini segalini dalle orecchie grandi, elefanti umanoidi, donne con tante braccia ... che senso ha tutta l' arte orientale ?! E' come entrare in chiesa e dire che il crocifisso è solo la rappresentazione fine a sé stessa di una sadica tortura.
... no ?
by Davide
@Davide
RispondiEliminaCome mai da te ricevo solo risposte con la stessa logica della seguente frase: “A Torino c’è la FIAT ma a Milano nevica”?
Chiedo dei protestanti (sui quali hai postato diversi commenti negativi) e parli dei musulmani dicendo di non aver capito l’allusione. Non c’era nessuna allusione, era una domanda ben precisa.
In più, non contento della stupidaggine (chiedo scusa, ma è la definizione più adatto) detta su chiese e monasteri, ti scagli contro tutta l’arte orientale dimostrando di conoscere la storia dell’arte un po’ meno di quanto io conosca la meccanica quantistica: dovresti saperlo che perseverare è diabolico.
Ma la vera perla è questa: “Fino a prima del Romanticismo l' arte è praticamente solo a soggetto religioso”. Che ne facciamo - che ne so, un esempio fra un milione – delle “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello?
Per i “Bronzi di Riace” non c’è problema: li ributtiamo a mare!
PS: non ho scelto il mio nick, mi chiamo così: Salazar è un nome comune, se lo inserisci su Google ne escono 24 milioni di risultati.
O forse la domanda era una allusione?
@ Salazar
RispondiEliminaNon mi sembrava di aver usato lo stile sibillino dei testi sacri, visto che non hai capito nulla di quel che ho scritto.
1
Il Protestantesimo non è nient'altro che un' eresia cattolica che ha fatto carriera.
1bis
Parlare di "stesso Dio" ha senso solo all' interno del contesto triplicemente monoteista, altrimenti è troppo ovvio ... e poi l' unico Dio ha senso nella misura in cui lo interpreti, ognuno poi tende a credere in modo personale.
1ter
Non credo alle religioni rivelate.
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2
Parlando di Arte Orientale alludevo al punto di vista ultramaterialista borghese occidentale ottocentesco ... quello di chi ha una Weltanschauung priva di trascendenza e considera la rappresentazione religiosa un infantilismo privo di senso.
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3
Hai un nome raro che è normale che incuriosisca, non ci vedo nulla di offensivo.
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4
La pace sia con te ;-)
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by Davide
@ Salazar
RispondiEliminaHo detto "quasi" tutto ... ma se poi neghi l' evidenza storica che il senso del sacro ha sempre ispirato opere d'arte fra le più apprezzate, allora non so che dire.
Siete voi a dire che la religione è male assoluto di cui disfarsi, ma piaccia o no accompagna ogni forma di cultura umana da sempre.
Una droga mentale ? ... E difatti mai come in questi tempi di secolarizzazione c' è tossicodipendenza di massa da droga reale.
Poi SE (!) tu ritieni che prendere un acido lisergico sia meglio che
pregare, ritienilo pure, anche se la cosa mi lascia perplesso.
by Davide
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaStesso Dio perché i protestanti fanno parte della religione monoteista chiamata Cristianesimo. Non credo che i musulmani ci si riconoscano molto, e comunque per loro si dovrebbe scrivere “dio”: anche l’ortografia vi divide.
RispondiEliminaAnche il Vaticano ha riconosciuto la Dottrina della Giustificazione e sentirti dire che al mondo ci sono ancora 900/950 milioni di eretici, chiude il discorso: non vale la pena di rispondere ne a questa ne alle altre asserzione stiracchiate, aspettando fiduciosi che il prezzo dei fiammiferi vada alle stelle.
@ Salazar
RispondiElimina"vi" divide ?!
"Eretico" NON è un termine dispregiativo, significa chi contravviene alla dottrina "ET ET", optando per un "AUT AUT", di questo ha scritto moltissimo Vittorio Messori ... senz'altro meno "apologeta da curva sud" rispetto a Rino Cammilleri.
RispondiEliminaby Davide
(anche il precedente commento è mio !)
@ Salazar :
RispondiEliminaa rivendicare la continuità Ebraismo-Cristianesimo-Islam è il Corano stesso. SE trovo un vecchio video esplicativo che c' era sul "mitico tubo" te lo linko.
by Davide
@ Salazar :
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=izmTy6r0kcI
by Davide
http://www.karamazov.it/
RispondiEliminasecondo questo apologeta, senza Dio non può esistere etica, ma soltanto utilitarismo, lo conoscevi ?
Davide
Tutte le "etiche" hanno una componente utilitaristica, anche quelle che utilizzano l'idea di una divinità, il quale non è nient'altro che il classico falso scopo.
RispondiEliminaUsare termini come "dio", "amore", "bontà" o "fratellanza" fa andare in brodo di giuggiole molti, ma non cambia la sostanza di quello che rimane uno strumento di controllo sociale.
No, non lo conosco. Ma:
RispondiElimina1) molti filosofi la pensano differentemente da lui
2) tendo a dubitare delle morali soggettive, cioè quelle che derivano dal volere di una persona (o un dio).
Ho dato una veloce occhiata al link www.karamazov.it e subito ho trovato un passaggio che ritengo, come minimo, fuori fuoco.
RispondiEliminaC.S. Lewis "Se io chiedo: “Perché dovrei essere altruista?” e voi rispondete: “Perché giova alla società”, io posso ribattere: “Perché dovrei curarmi di ciò che giova alla società, quando non giova a me personalmente?” ; e voi allora dovrete dire: “Perché bisogna essere altruisti”, il che ci riporta al punto di partenza."
Alla domanda iniziale, se proprio desideriamo evidenziare l'aspetto utilitaristico di un comportamento onesto, equo e di gentilezza reciproca degli individui, la risposta corretta è: "Perché è il modo migliore, in termini di probabilità, per ottenere il proprio interesse e quello degli altri (quindi, della società)."
Come esemplificazione, possiamo prendere a modello l'uso dell'automobile e il codice della strada (anche se il "giovarsi", qui, consiste essenzialmente nel non subire danni): se tutti seguono le norme, non abbiamo la certezza di non fare incidenti, di sfasciare il mezzo o di morire, però calano drasticamente le probabilità che ciò accada.
Aggiungo un appunto, oggi che è venerdì, così potete dedicargli un intero weekend di riflessione, tale è la sua profondità).
Prendiamo la frase "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Mi sento di affermare che in essa si possono leggere sia sentimenti d'amore "puro" per il prossimo sia un principio di reciproca utilità. Beato chi riesce a distinguere le due componenti.
Buon fine settimana
«Alla domanda iniziale, se proprio desideriamo evidenziare l'aspetto utilitaristico di un comportamento onesto, equo e di gentilezza reciproca degli individui, la risposta corretta è: "Perché è il modo migliore, in termini di probabilità, per ottenere il proprio interesse e quello degli altri (quindi, della società)."»
RispondiEliminaImmagina di essere in una situazione in cui il gesto altruistico non faccia il tuo interesse; che ne so, immagina che tu possa scegliere se salvare diecimila persone o te stesso, ma non tutti quanti insieme. Dovresti essere altruista?
Se metto da parte quelli che sono i naturali ostacoli emotivi, quando ce la si fa sotto nella realtà, dico di sì. E sempre per il principio che ho esposto prima, per cui statisticamente è più probabile che io mi troverei a essere uno di quei diecimila, piuttosto che in quel uno. Come dire, è come un gioco alla Lotteria rovesciato.
RispondiElimina(naturalmente, non essendo ancora mutato completamente in un Vulcaniano, gli esperimenti mentali come quelli con ciccioni da gettare o no sui binari, mi disorientano non poco)
Comunque, visto che mi rendo conto di non aver risposto alla domanda in modo sufficientemente diretto, ribadisco che sì, sceglierei di salvare le diecimila persone, a prescindere dalle stime probabilistiche (riuscirei a sfoggiare un aplomb socratico? Boh!).
RispondiEliminaLo farei in base al seguente ragionamento:
so cosa significa soffrire;
quindi evito di causare sofferenza;
la mia sofferenza (spero breve) e la sofferenza delle persone che accuserebbero la mia mancanza è inferiore alla portata di tutta la sofferenza che l'alternativa alla mia dipartita comporterebbe.
Sarebbe una scelta non dettata dall'aspettativa di un premio postumo o di particolari menzioni nei ricordi dei sopravvissuti. Il Dr. Spock direbbe: è la cosa più logica da fare.
In assenza di elementi che possano in qualche modo farmi pensare che io "valgo" di più (per es. se io fossi uno scienziato che sta per mettere a punto una cura che ne salverebbe di più, di persone), la mia conclusione non può che essere "salvare il gruppo". Non vedo come potrei ritenere giusta l'opzione avversa.
Invece, volendo polemizzare un po', se credessi in un Dio, potrei, liberando la fantasia, trovare giustificazioni nel mio salvataggio; che so, ritenermi lo strumento della volontà divina o "consolarmi" all'idea che in tanti vanno incontro al Creatore, che i famigliari hanno un'occasione per mettere a prova la loro fede, mentre a me toccherebbe sorbirmi ancora un po' questa valle di lacrime.