martedì 11 gennaio 2011

«Perdona loro perché non sanno quello che indossano»

laRepubblica.it dà la notizia di un «raid» per le strade di Milano di un'altrimenti ignota associazione "culturale". Lo scopo dell'azione è stato quello di affiggere degli striscioni con la scritta «Pubblicità blasfema - Vergogna!» sui manifesti pubblicitari di una marca di abbigliamento, raffiguranti un uomo morto crocifisso e lo slogan «Perdona loro perché non sanno quello che indossano / Dio salvi il Made in Italy».


Il coordinatore provinciale del Pdl, Romano La Russa (fratello del più famoso Ignazio), ha dichiarato:
E’ assolutamente immorale utilizzare il nostro Signore per fare pubblicità – sostiene La Russa - E’ un’offesa per tutti cattolici, e non solo, far uso del crocifisso per scopi commerciali. Vorrei sapere cosa sarebbe successo se al posto dei simboli cattolici fosse stata realizzata una pubblicità con raffigurazioni legate all’Islam

Alcuni appunti sulla situazione.
  1. Ancora una volta dei credenti rivendicano il diritto a non sentirsi offesi; come già detto in passato, si tratta di un diritto differente dal diritto a non essere offesi e di una pretesa inaccettabile (che, tra l'altro, non sono certo disposti a concedere reciprocamente agli altri), tanto più se viene usata per impedire agli altri di esprimersi.
  2. Quando si tratta di difendere il crocifisso nelle aule, i credenti ci tengono a farci sapere che il crocifisso sta lì a rammentare il patrimonio culturale della Nazione; in casi come questo, invece, si inalberano in quanto cristiani, rendendo palese il fatto che si tratta di un simbolo religioso. Che decidano quale dei due significati ha quel simbolo una volta per tutte.
  3. L'altrimenti ignota associazione "culturale" afferma di rifarsi ai valori della cultura occidentale ed europea; qualcuno dovrebbe informarli che la libertà di espressione fa parte della cultura occidentale, anzi, la caratterizza, mentre il concetto di «blasfemia» è il retaggio di un oscuro passato.
  4. La Russa chiede cosa sarebbe successo nel caso il manifesto avesse usato simboli islamici; rispondo io: come minimo minacce di morte e violenza, nel caso peggiore morti e violenze reali.  E' forse questo il modello che La Russa e i suoi amici hanno in mente?

18 commenti:

  1. Avevo una zia che accendeva una candela in chiesa e, subito dopo, andava a giocare al lotto, convinta di avere il patrocinio divino.
    Almeno chi ha affisso quella pubblicità ha chiesto a Dio un patrocinio di più alto profilo per l’Italia tutta.

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  2. 1. Si sente offeso chi viene offeso. È inutile cambiare le carte in tavola e rivestire un uso inappropriato di un simbolo culturale e religioso per fini commerciali come se fosse libertà di espressione. Quel manifesto non presenta un'idea, un concetto da tutelare. Non corrisponde ad una opinione. Evidentemente lo scrittore di questo post non ha la più pallida idea di quale sia l'oggetto giuridico alle quali le norme sulla libertà di espressione si riferiscono.

    2. In questo caso il crocifisso è offeso anche come valore culturale. Il personaggio Gesù Cristo è una vittima di determinati antivalori e morto in difesa di determinati valori. Offendere il personaggio offende automaticamente i valori difesi.

    3. Il passato non è così oscuro come gli irrazionali "razionalisti" lo dipingono. Anzi, se proprio oscurità ci dev'essere è lì dove i fatti sono stati alterati. Ancora una volta, il diritto di espressione non corrisponde all'inesistente diritto di dire la qualunque, offese e idiozie comprese.

    4. La Russa vuole dire che coloro i quali hanno utilizzato così malamente il crocifisso non hanno il coraggio di utilizzare simboli dell'islam. Sanno che i cristiani non minacciano di morte nessuno e non schiantano aerei contro edifici quindi, certa gente si permette certe cose solo perché a farlo non rischia nulla e ci guadagna. Anzi, sempre in tema di libertà di espressione (anche se non è questo il caso) sembra proprio che se c'è qualcuno che la impedisce siano proprio gli islamici, con l'automatica minaccia di morte. Al contrario, i manifesti blasfemi sono stati affissi ugualmente e nessuno ad essi collegato è stato minacciato di morte.

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  3. @Anonimo.

    1 - Sono d'accordo che usare qualsiasi simbolo religioso a fini commerciali può essere offensivo per chi pratica quella religione. Tuttavia, da un punto di vista dello Stato, l'essere religioso dovrebbe equivalere ad essere di una particolare idea. Allora, se io sono contro il nudo, dovremmo forse vietare tutte le immagini di donne semi-nude che affollano i nostri manifesti solo perché offendono la sensibilità di qualcuno? Ovviamente ben diverso è recarsi in Chiesa e bestemmiare davanti ai fedeli, spacciando poi il gesto per libertà d'espressione.

    2 - Non vedo questo automatismo. Allora si doveva vietare la pubblicità della TelecomItalia di qualche anno fà in cui si usava l'immagine di Gandhi, morto anche lui per difendere certi valori (la non-violenza). Perché non lo si è fatto?

    3 - Sono d'accordo. Ma bisogna fare esempi precisi.

    4 - "Sanno che i cristiani non minacciano di morte nessuno". Questo è un bel punto: ma sei sicuro di fare questa affermazione ad ragion veduta e non basandosi esclusivamente su quello che ti dicono i media? Rashid, nonostante sia stato minacciato di morte per i suoi versetti satanici, è ancora vivo. Perché?

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  4. @anonimo
    «1. Si sente offeso chi viene offeso.»

    Ho scritto cinque articoli a riguardo, e la rimando a quelli per una trattazione più ampia (nel caso fosse interessato), ma di fondo l'idea è questa: c'è una bella distinzione tra offendere una persona e denigrare un'idea, e nessuno ha il diritto di impedire a qualcuno di criticare o denigrare un'idea perché si sente offeso. Se non la pensa come me, se crede che "offendere" un'idea equivalga ad offendere una persona, è disposto ad accettare il fatto che quel gesto di censurare la pubblicità sia un atto offensivo per me che l'ho voluta? Crede dunque che io abbia il diritto di sentirmi offeso? In caso la sua risposta sia negativa, rifletta sulla disparità tra ciò che pretende per sé e ciò che nega a me.

    «È inutile cambiare le carte in tavola e rivestire un uso inappropriato di un simbolo culturale e religioso per fini commerciali come se fosse libertà di espressione.»

    Per quale motivo l'uso di un simbolo religioso o culturale dovrebbe essere prerogativa di qualcuno e non di altri? Chi ha il diritto e la competenza per affermare quali sono gli usi appropriati per un simbolo? Chi ha il diritto di negare agli altri di utilizzare un simbolo?

    «Quel manifesto non presenta un'idea, un concetto da tutelare. Non corrisponde ad una opinione.»

    Questo lo dice lei, che non riconosce in quel manifesto alcun pensiero; ma la sua incapacità di comprendere o riconoscere qualcosa non implica che quel qualcosa non esista. Questo lo riconosce, spero.

    «Evidentemente lo scrittore di questo post non ha la più pallida idea di quale sia l'oggetto giuridico alle quali le norme sulla libertà di espressione si riferiscono.»

    Forse, ma la responsabilità è anche di quei tanti, come lei, che preferiscono rilasciare dichiarazioni perentorie e autoritarie, piuttosto che argomentarle.

    «In questo caso il crocifisso è offeso anche come valore culturale. Il personaggio Gesù Cristo è una vittima di determinati antivalori e morto in difesa di determinati valori. Offendere il personaggio offende automaticamente i valori difesi.»

    La sua risposta ha due pecche: primo, non c'è nulla di culturale in questa levata di scudi, dato che l'azione dell'associazione è stata rivolta contro la presunta blasfemia di quella pubblicità, e anche La Russa parla di cattolici e musulmani; secondo, non si offendono i valori, ma semmai le persone.

    «3. Il passato non è così oscuro [...] offese e idiozie comprese.»

    Con tutta la buona volontà, non posso rispondere ad affermazioni prive di qualunque straccio di argomentazione.

    «4. La Russa vuole dire [...] i manifesti blasfemi sono stati affissi ugualmente e nessuno ad essi collegato è stato minacciato di morte.»

    Caro anonimo, lei non ha letto quanto ho scritto, e per di più tende a raccontare frottole.

    Innanzitutto, ho fatto notare che se si fosse trattato di musulmani, si sarebbero avute minacce di morte o addirittura morti effettive; ma, al contempo, ho chiesto a La Russa (retoricamente), se ritiene che la gente debba evitare di usare simboli cristiani a causa della minaccia di morte, così come avviene per i musulmani (e tralasciamo il fatto che se voglio far passare un messaggio, scelgo una lingua, un medium che sia comprensibile ai destinatari: per cui è ragionevole che in Italia usi simboli cristiani e non musulmani; evidentemente La Russa non ha interesse a riconoscere questo fatto).

    Infine, è una frottola il fatto che i cristiani non impediscano la libertà di espressione: le devo ricordare che una pubblicità degli atei italiani è stata di fatto vietata per le pressioni dei cattolici?

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  5. di questa storia mi fa spavento constatare quante facce ha la stupidità.
    stupidità di chi ha fatto l'annuncio per sollevare il polverone media redazionale "che vale di più della pubblicità", in concomitanza con Pitti Moda. a qualunque costo, stile Toscani.
    stupidità di contenuto della pubblicità "dio salvi il Made in Italy" (che misero modo di sottolineare i valori del prodotto nazionale)
    stupidità di Romano La Russa e della sua evocazione de "il nostro Signore"... nostro, di chi? degli stilisti?
    stupidità de la Repubblica che inventa un raid e una rabbia cattolica. e siccome non basta fa passare per "famosa" una marca di vestiti che nessuno conosce e solo grazie a una catena di stupidità qualcuno noterà.

    "rat race" dice un'espressione inglese.

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  6. Ci sono tre modi per fare il botto mediatico sicuro con la pubblicità :

    offendere il Cristianesimo
    offendere l' Islam
    mostrare l' immagine di Hitler

    ... tutti e tre sono ben collaudati.


    Ce ne sarebbe un quarto, ma è pochissimo sfruttato perché è l' unico per il quale sono previsti reati specifici :

    neagare la Shoah !

    Davide

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  7. @ ANONIMO :

    Inutile fingere di non saperlo : per l' anticlericalismo ottocentesco libertà di espressione e libertà d' insulto costituiscono un binomio inscindibile !

    Davide

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  8. Quante polemiche per una provocazione pubblicitaria.Probabilmente,il binomio crocifisso - pubblicità dà fastidio ai clericali di vario tipo,chissà come reagirebbero gli stessi claricali se in una mostra d'arte si trovassero davanti una opera di Martin Kippenberger oppure i lavori dissacratori di Plinio Martelli.Rimane il fatto che quando si inseriscono dei simboli religiosi nel contesto artistico contemporaneo,questi stessi simboli,oltre ad essere deformati (a motivo della plasmazione dell'ideale artistico),assumono un significato differente da quello puramente religioso,ora,non essendo un pubblicitario e quindi non conoscendo bene il modo di comunicare della pubblicistica,probabilmente,agli occhi di chi ha prodotto questa provocazione pubblicitaria si voleva forse dare un nuovo significato al simbolo religioso strettamente pertinente l'ambito meramente comunicativo-mediatico.

    Una forte reazione,di solito è indice di forte attaccamento dogmatico ad una idea,oppure ad una configurazione,dal mio punto di vista,non è tanto una questione di pura valenza religiosa o di pura valenza culturale (simbolo culturale),bisogna capire il perchè e il significato di quella provocazione mediatica.Per esempio,l'idea di Martelli che realizza nei lavori dissacratori (nudi di fotomodelle che ritraggono in certe posizioni la madonna,oppure un angelo,...) non ha nulla di offensivo verso la religione in quanto ha a che fare con una personale concezione di bellezza artistica.

    Claudio

    Claudio

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  9. Ma chi è quello delle rane crocifisse e delle madonne-orinatoio ? ... lo dobbiamo considerare un grande artista ?

    Davide

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  10. Non so di quale artista parli in merito alle madonne-orinatoi,forse ti riferisci ai crocifissi immersi nell'urina , ad opera degli artisti inglesi George e Gilbert?

    Ad ogni modo,Klippenberger e' quello della rana crocifissa,Plinio Martelli e' invece quello che fotografa fotomodelle che raffigurano con alcuni abiti la Madonna restando per cosi' dire semivestite (per esempio con i seni nudi).C'e' anche la scultura di Maurizio Cattelan,una statua che ritrae Giovanni Paolo II colpito da una meteora.Il senso di queste opere? Non certo offensivo dal punto di vista artistico,il senso di tali opere e' per esempio un senso mirante a distruggere il sacro,la bellezza,il senso della vita (in una parola,nichilismo artistico),Plinio Martelli invece non opera in senso distruttivo,anzi,propone una visione nuova del rapporto tra sacro e vita,il sacro che si umanizza, che viene rappresentato in una condizione del tutto umana,come per esempio il nudo femminile.

    Probabilmente il senso del manifesto pubblicitario e' quello di criticare il comportamento o l'atteggiamento di chi non riesce ad andare oltre il proprio naso,per l'appunto,il messaggio e' : invece di rimanere offeso,prova a capire il senso di questa dissacrazione pensando per esempio all'arte,l'andare dunque oltre il senso religioso e storico-culturale (quello che voi dite essere simbolo culturale della nazione),e rappresentare invece un senso puramente artistico (mia modesta opinione,ovviamente)

    (un esempio di Plinio Martelli: http://www.newemotion.it/
    gallery.php?ProdID=h-72&img=2 )

    Claudio

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  11. Ho visto la pubblicità stamattina per laprima volta. Cioè, loro sono liberi di usare l'immagine di Cristo come vogliono, ma noi non siamo liberi di vestirci come vogliamo?
    Ci sono capi d'abbigliamento che costano 500 euro o più e sono fatti in paesi dove la manodopera costa pochissimo. Se la prenda con tali stilisti/produttori, sono stati loro a cominciare, non si può sempre colpevolizzare i consumatori.
    Una publiccità commerciale dovrebbe sensibilizzare e persuadere. Non colpevolizzare.

    E' offensiava verso chiunque, non solo verso i cattolici.
    O fai come dico io stilista, o sei colpevole.

    A proposito, qual'è il giro d'affari di export di tale stilista all'estero???
    Non pensa che se un tedesco, per esempio, compra un suo capo al posto di uno autoctono, sta ledendo l'economia del suo paese?

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  12. @ Claudio :

    http://gianluigibonanomi.blogspot.com/2007/12/orinatoi.html

    il blogger si limita a segnalarli : non dice nemmeno chi è l' "artista" ... ma è un' immagine che ho già visto diverse volte, generalmente su blog anticlericali ottocenteschi su cui non si trova una sola riga contro l' islam.

    Davide

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  13. @anonimo delle 10:17 (che se magari usassi un nick qualsiasi sarebbe una carità cristiana verso gli altri utenti)

    Quella è una pubblicità, non un ordine del tribunale. Sei libero di comprare o non comprare quello che pubblicizzano, sei libero di guardarla o di non guardarla affatto, quella pubblicità.
    Se avessi scritto “non ci sono più le stagioni” e “la verdura costa più della carne” invece di “colpevolizzare i consumatori “ e “il giro d’affari dello stilista” l’intervento sarebbe stato argomentato meglio assai.

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  14. "O fai come dico io (…), o sei colpevole."

    Questo paradigma non mi è nuovo.

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  15. Vedo che il Sig. Chionna ha avuto la grancassa mediatica che voleva ... e senza rischiare la gola !

    Davide

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  16. Se avesse usato da testimonial Maometto intento a sodomizzarela piccola Aisha forse avrebbe avuto più clamore ... ma poi avrebbe dovuto spendere tutto il ricavato in scorta e bodyguards e i soldi non se li sarebbe goduti !

    ____

    Questi sono i fatti ... il resto è chiacchiera !

    Davide

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  17. Ah, signora mia, è una vera disdetta che non si possano più trattare i blasfemi come un tempo! O tempora, o mores!

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  18. «Se avesse usato da testimonial Maometto intento a sodomizzare la piccola Aisha...»

    ...la maggioranza degli italiani l'avrebbe scambiata per una pubblicità contro i preti pedofili, e saremmo punto e a capo.

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