Sul blog Common Sense Atheism, Alonzo Fyfe ha oggi pubblicato un post intitolato «The Morality of Challenging Belief in God».
Fyfe, che ha elaborato la teoria etica del desiderismo (desirism), si chiede «perché dovremmo porci domande sull'esistenza di Dio?» La sua risposta mi pare interessante:
Fyfe, che ha elaborato la teoria etica del desiderismo (desirism), si chiede «perché dovremmo porci domande sull'esistenza di Dio?» La sua risposta mi pare interessante:
Perché l'affermazione «Dio esiste» è largamente usata in argomentazioni nelle quali la conclusione è che qualche atto di violenza sia giustificato. Affermare che Dio non esiste implica affermare che gli atti di violenza commessi nel nome di Dio non sono giustificati. Questo si applica non solo agli atti di violenza criminali, ma anche a quegli atti di violenza in cui le persone religiose cercano di far approvare leggi che hanno l'effetto di orientare gli strumenti di violenza del governo.Recentemente ho discusso l'episodio delle minacce di morte fatte contro gli autori di South Park da alcuni estremisti musulmani. Alcune persone sostengono che ciascuno ha il diritto di vedere rispettate i simboli della propria religione, in quanto per lei sono "sacri". Fyfe commenta a riguardo:
Il principio che non abbiamo il permesso di mettere in discussione qualunque credenza posseduta da persone che mancano della maturità emotiva per gestire disaccordi ci lascerebbe con una società in cui solo le credenze delle persone emozionalmente mature potrebbero essere messe in discussione.Si argomenta che «la corsa alla dissacrazione totale non è un gioco ad armi pari, perché ci si trova bene solo chi non ha nulla di sacro»; a tale critica Fyfe sembra rispondere quando dice:
In particolare, si rischia di avere una società in cui le affermazioni scientifiche possono essere messe in discussione in virtù del fatto che gli scienziati possono sopportare che altri pensino che hanno torto, mentre le credenze religiose non possono essere messe in discussione in virtù della mancanza di maturità emozionale da parte di molti che sostengono credenze religiose.
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