Vorrei continuare la mia panoramica sulle differenti ricostruzioni del Gesù storico da parte della moderna esegesi biblica. Nel post precedente trattavo del Gesù "Salvatore"; in questo vorrei introdurre schematicamente il Gesù "Eroe" di Gregory Riley.
Gregory J. Riley è professore di Nuovo Testamento e cristianesimo delle origini alla Claremont School of Theology in California. Riley sostiene che vi fossero diverse correnti nel cristianesimo delle origini, accomunate dalla fede in Cristo, e in particolare dal ruolo svolto da Cristo per i fedeli: quello di un eroe, nel senso ellenistico del termine. Prima di approfondire questa affermazione devo precisare che, sebbene Riley sia il più preminente sostenitore di questo punto di vista, l'interpretazione della figura evangelica di Gesù come di un eroe ellenistico risale alla seconda metà degli anni Settanta, ed ha preso sostanza a partire dagli anni Novanta del secolo scorso.
L'eroe ellenistico era un semidio, nato da dei ed esseri umani, o quantomeno collocato ad un livello intermedio tra gli dei immortali e i mortali. L'eroe ellenistico era giusto, dotato di capacità peculiari, e non era affetto dalla degenerazione del mondo (sul quale avrebbe dovuto regnare nell'ultima età, l'Età degli eroi, il dio Crono, sovrano dell'aldilà). Al contempo era un essere umano, e come tale combatteva, soffriva e moriva. L'eroe ellenistico aveva come avversari sia divinità che sovrani terreni, ed era sottoposto a prove che ne testavano la fibra morale. Normalmente l'eroe moriva da giovane, ma era reso immortale dagli dei e assumeva il ruolo di protettore degli esseri umani: assurgeva quindi a modello per il suo coraggio e per le sue imprese.
Per Riley il Gesù dei cristianesimi delle origini presenta i tratti di questo eroe ellenistico. Come l'eroe era in grado di compiere imprese epiche, Gesù è descritto come operatore di miracoli e guarigioni. Il destino di Gesù è collegato a quello di tutta l'umanità e il suo carattere è messo alla prova, come nell'episodio del giardino dei Getsemani; muore giovane per mano di sovrani terreni, ma la sua vittoria sul male ha conseguenze ultraterrene. Inoltre, così come l'eroe spesso scende nell'Ade per salvare una persona amata, così Gesù si sacrifica per scendere nel regno della morte, sconfiggerla e salvare in questo modo tutti gli esseri umani.
Come si vede, più che descrivere il Gesù storico, Riley spiega il modo in cui lo dipinsero i suoi seguaci, in particolare quelli che come Paolo di Tarso non lo conobbero di persona: lo incasellarono all'interno di una categoria di pensiero, quella dell'eroe, che era tipica del mondo greco-romano.
Le opere principali di Riley sono: Resurrection Reconsidered: Thomas and John in Controversy (1995), in cui studia i rapporti tra le comunità che elaborarono il Vangelo secondo Tommaso e quello secondo Giovanni; One Jesus, Many Christs: How Jesus Inspired Not One True Christianity, but Many (1997), in cui presenta la sua ricostruzione del Gesù "eroe"; The River of God: A New History of Christian Origins (2001), sulle origini del cristianesimo. Nessuno dei suoi libri è tradotto in italiano.
Questo post è ispirato alla pagina «Historical Jesus Theories», del sito Early Christian Writings, di Peter Kirby. Altre fonti: Jennifer K. Berenson Maclean, «Jesus as Cult Hero in the Fourth Gospel», in Ellen Bradshaw Aitken e Jennifer K. Berenson Maclean, Philostratus's Heroikos: religion and cultural identity in the third century C.E., Brill, 2005; Mary J. Streufert, «Maternal Sacrifice as a Hermeneutics of the Cross», in Cross examinations, Fortress Press, 2006.
Gregory J. Riley è professore di Nuovo Testamento e cristianesimo delle origini alla Claremont School of Theology in California. Riley sostiene che vi fossero diverse correnti nel cristianesimo delle origini, accomunate dalla fede in Cristo, e in particolare dal ruolo svolto da Cristo per i fedeli: quello di un eroe, nel senso ellenistico del termine. Prima di approfondire questa affermazione devo precisare che, sebbene Riley sia il più preminente sostenitore di questo punto di vista, l'interpretazione della figura evangelica di Gesù come di un eroe ellenistico risale alla seconda metà degli anni Settanta, ed ha preso sostanza a partire dagli anni Novanta del secolo scorso.
L'eroe ellenistico era un semidio, nato da dei ed esseri umani, o quantomeno collocato ad un livello intermedio tra gli dei immortali e i mortali. L'eroe ellenistico era giusto, dotato di capacità peculiari, e non era affetto dalla degenerazione del mondo (sul quale avrebbe dovuto regnare nell'ultima età, l'Età degli eroi, il dio Crono, sovrano dell'aldilà). Al contempo era un essere umano, e come tale combatteva, soffriva e moriva. L'eroe ellenistico aveva come avversari sia divinità che sovrani terreni, ed era sottoposto a prove che ne testavano la fibra morale. Normalmente l'eroe moriva da giovane, ma era reso immortale dagli dei e assumeva il ruolo di protettore degli esseri umani: assurgeva quindi a modello per il suo coraggio e per le sue imprese.
Per Riley il Gesù dei cristianesimi delle origini presenta i tratti di questo eroe ellenistico. Come l'eroe era in grado di compiere imprese epiche, Gesù è descritto come operatore di miracoli e guarigioni. Il destino di Gesù è collegato a quello di tutta l'umanità e il suo carattere è messo alla prova, come nell'episodio del giardino dei Getsemani; muore giovane per mano di sovrani terreni, ma la sua vittoria sul male ha conseguenze ultraterrene. Inoltre, così come l'eroe spesso scende nell'Ade per salvare una persona amata, così Gesù si sacrifica per scendere nel regno della morte, sconfiggerla e salvare in questo modo tutti gli esseri umani.
Come si vede, più che descrivere il Gesù storico, Riley spiega il modo in cui lo dipinsero i suoi seguaci, in particolare quelli che come Paolo di Tarso non lo conobbero di persona: lo incasellarono all'interno di una categoria di pensiero, quella dell'eroe, che era tipica del mondo greco-romano.
Le opere principali di Riley sono: Resurrection Reconsidered: Thomas and John in Controversy (1995), in cui studia i rapporti tra le comunità che elaborarono il Vangelo secondo Tommaso e quello secondo Giovanni; One Jesus, Many Christs: How Jesus Inspired Not One True Christianity, but Many (1997), in cui presenta la sua ricostruzione del Gesù "eroe"; The River of God: A New History of Christian Origins (2001), sulle origini del cristianesimo. Nessuno dei suoi libri è tradotto in italiano.
Questo post è ispirato alla pagina «Historical Jesus Theories», del sito Early Christian Writings, di Peter Kirby. Altre fonti: Jennifer K. Berenson Maclean, «Jesus as Cult Hero in the Fourth Gospel», in Ellen Bradshaw Aitken e Jennifer K. Berenson Maclean, Philostratus's Heroikos: religion and cultural identity in the third century C.E., Brill, 2005; Mary J. Streufert, «Maternal Sacrifice as a Hermeneutics of the Cross», in Cross examinations, Fortress Press, 2006.
"Riley spiega il modo in cui lo dipinsero i suoi seguaci, in particolare quelli che come Paolo di Tarso non lo conobbero di persona e che, non essendo ebrei.."..
RispondiEliminapaolo non era ebreo?
o c'è qualcosa che mi sfugge o il periodo è un pò ambiguo.
"paolo non era ebreo?
RispondiEliminao c'è qualcosa che mi sfugge o il periodo è un pò ambiguo."
Colpa mia, mi sono espresso male.
Paolo di Tarso, che prima della folgorazione sulla strada di Damasco si chiamava Saulo, era di padre romano e di madre ebrea e proveniva dalla quella vasta umanità che nel medioriente di 2000 anni fa condivideva la cultura "ellenistica". Saluti, totosant_bz
RispondiEliminaDici bene, totosant
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