venerdì 17 luglio 2020

Ai primi santi la scienza non piaceva affatto

Stavo facendo una piccola ricerca sul planetario di Archimede, quando sono incappato in una storia che rende bene l'idea di quanto ai primi cristiani, santi inclusi, piacesse poco la scienza.

La storia è ambientata nel III secolo. Il cattivissimo praefectus Urbi Agrestio Cromazio (inspiegabilmente assente dalle liste dei praefecti Urbi storici...) perseguita i cristiani, facendone morire a iosa. Incontra però san Tranquillino, il quale gli svela che si era battezzato per curarsi, con successo, la gotta; siccome anche Cromazio è gottoso, si fa battezzare anche lui — hai visto mai!
— e miracolosamente la gotta scompare! Peccato che questi effetti collaterali del battesimo siano scomparsi negli ultimi diciotto secoli...

Poco prima di farsi battezzare, Cromazio incontra il “capo spirituale” di Tranquillino, Sebastiano (sì, quello delle frecce); mentre sono a casa di Cromazio, il presunto prefetto dell'Urbe, uomo ricchissimo, mostra al futuro santo il proprio gioiello, un planetario in vetro che racchiude un meccanismo attraverso il quale si può studiare il moto delle stelle:
“Ho uno scrigno di vetro nel quale sono ricostruiti con arte ogni insegnamento sulle stelle e ogni meccanica celeste, per realizzare il quale è noto che mio padre Tarquinio abbia speso più di duecento libbre d'oro.”
Il pio cristiano Sebastiano risponde:
“Se vuoi mantenere questo oggetto integro, ti sei distrutto da solo.”
Al che Cromazio, che forse solo ora ricorda il fanatismo dei cristiani che ha martirizzato, risponde:
“E perché? Compiamo qualche sorta di sacrificio quando usiamo la matematica o calcoliamo le effemeridi, quando dividiamo in ore il corso degli anni e dei mesi, e prevediamo il crescere o il decrescere del globo lunare con il moto delle lancette, l'insegnamento della ragione, e la computazione dei calcoli?”
Purtroppo è presente anche un altro pezzo grosso, Policarpo (anche lui santo, secondo i cristiani), al quale queste considerazioni scientifiche non interessano molto; descrivendo il planetario afferma:
“Lì sono i segni del Leone, e del Capricorno, e del Sagittario, e dello Scorpione, e del Toro; lì sono la Luna in Ariete, l'ora in Cancro, la stella in Giove, i tropici in Mercurio, Marte in Venere, e in tutti questi mostruosi demoni è studiata un'arte nemica di Dio.”
Per il planetario è la fine. Per potersi curare la gotta, Cromazio deve distruggere il planetario, ché a Policarpo e Sebastiano poco importa sia uno strumento scientifico e non astrologico.

Ai cristiani dei primi secoli, santi inclusi, della scienza importava poco.

venerdì 6 marzo 2020

Sette buone ragioni per non essere atei

Ci sono ragioni buone per essere atei, ma ce ne sono di altrettanto buone per non esserlo. Eccone sette.

1. L'ateismo non offre la speranza di una vita eterna dopo la morte

L'ateismo non offre la prospettiva di una vita dopo la morte, tanto meno di una vita dopo la morte che sia eterna e piena di beatitudine: la maggior parte degli atei crede che la breve vita che viviamo, noi e i nostri cari, sia l'unica che abbiamo.

Questo significa che non ci è data una seconda possibilità, che non rivedremo i nostri cari deceduti, che non otterremo giustizia o remunerazioni in una vita futura per le ingiustizie e le tribolazioni patite in questa.

Al contrario le religioni, tutte le religioni, offrono una qualche forma di vita dopo la morte, con la prospettiva che questa vita possa essere priva di tormenti, di dubbi, di disfatte, di monotonia, eccetera.

Chi sceglie l'ateismo non ha questa risorsa consolatoria. Ma questo significa anche che per gli atei è questa vita che dobbiamo vivere al meglio, che è in questa vita che dobbiamo realizzare un mondo migliore, che è questa la vita in cui possiamo stare bene con gli altri.

2. L'ateismo non minaccia il tormento eterno dopo la morte

Certamente l'ateismo non può minacciare il tormento eterno dopo la morte, dato che dopo la morte non c'è niente; al contrario la religione, in quasi tutte le sue incarnazioni, prevede una qualche sorta di punizione nell'aldilà di comportamenti sbagliati nell'«al-di-qua».

Se qualcuno fosse in dubbio sull'importanza di questa minaccia, consideri che la domanda che molti atei si sentono fare dai credenti è per quale motivo non vadano in giro ad uccidere e rubare a proprio piacimento, se non temono il giudizio divino e l'inferno. In altre parole, molti credenti sembrano convinti del fatto che la minaccia della punizione eterna sia necessaria per far comportare «bene» le persone, e sono genuinamente sorpresi e dubbiosi che ciò non accada nel caso degli atei, tanto che non è difficile sentirsi dire che un ateo, in fondo in fondo, un po' crede.

Quella della pena eterna dopo la morte è anche la ragione alla base della cosiddetta «scommessa di Pascal», secondo la quale comportarsi da credenti sarebbe conveniente per gli atei, che non ci perderebbero nulla nel caso Dio non esistesse, tutto se esistesse.

L'assenza di una pena eterna dopo la morte per i cattivi sarebbe dunque una debolezza del sistema di pensiero ateo, in quanto effettivamente si rinuncia ad uno strumento di coercizione, mentale, per costringere le persone a «comportarsi bene».

Questo è vero; altrettanto vero, però, è che la minaccia della punizione eterna non garantisce che non si compia il male: la dimostrazione di ciò sono le atrocità commesse dai credenti malgrado la propria religione e spesso proprio in nome di essa. La minaccia di una punizione eterna per i malvagi, infatti, non può nulla contro una visione distorta di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.


3. L'ateismo non offre una morale assoluta, immutabile ed eterna

Anche questa è una mancanza rilevante. L'ateismo non fornisce, di per sé, nessuna morale assoluta, eterna e immutabile, cosa che le religioni invece fanno. O, almeno, pretendono di fare. Come detto, si tratta di una mancanza rilevante, perché sentiamo di aver bisogno di una bussola morale alla quale rivolgerci, in particolare, nei momenti più difficili. E ci piacere che, come la bussola vera punta sempre a nord, questa bussola virtuale indichi il «nord» morale, la retta via, sempre e comunque.

Vogliamo che questa morale sia assoluta, perché se possiamo accettare che diverse persone concepiscano in modo diverso la moralità di un certo atto, non possiamo accettare che tutte abbiano ragione, che un'azione sia effettivamente «buona» o «cattiva» a seconda di chi la giudica. Oltre ad essere assoluta, la morale deve essere anche immutabile, perché altrimenti il relativismo morale, invece che su base culturale, sarebbe su base temporale, ma ciò ricadrebbe, fondamentalmente, nel caso precedente; ancora una volta, siamo coscienti che la morale sia mutata col passare del tempo, ma ciò che non possiamo concepire è che quella di oggi e quella di mille anni fa possano essere entrambe contemporaneamente corrette. Infine, dall'assolutezza e dall'immutabilità della morale discende la sua eternità, anche questa una caratteristica che istintivamente assegniamo alla morale.

E l'ateismo non può offrire una morale con queste tre qualità. Ma è davvero un problema?

Probabilmente sì, almeno che non si creda che non vi siano sistemi che offrono una morale con queste caratteristiche, incluse le religioni; o addirittura che una morale del genere non esista proprio.

Per quanto riguarda l'affermazione che le religioni non offrono una morale assoluta, immutabile ed eterna, il discorso è abbastanza lineare. Le religioni fondano la morale che propongono sulla volontà del loro Dio: ciò che Dio chiede è sempre moralmente giusto. Eppure è facile dimostrare che tutte le religioni che hanno una storia di una certa durata hanno cambiato la propria morale, e che ciò che oggi è considerato giusto sarebbe stato considerato sbagliato mille anni fa e viceversa. Questa semplice constatazione di fatto basta a confutare la possibilità che la morale della religione sia immutabile, e dunque anche che sia eterna. Per quanto riguarda l'assolutezza, invece, basti notare che la morale religiosa è basata sulla volontà di un'entità, Dio, e che dunque è una morale soggettiva; se invece la religione sostiene che Dio non possa che compiere atti giusti, allora la morale potrebbe essere assoluta, ma sarebbe indipendente dalla volontà di Dio, e dunque, venendo a cadere la «garanzia»sulla sua correttezza, sarebbe in effetti una morale non religiosa, con tutte le conseguenze del caso.

In effetti, dunque, il problema della mancanza di una morale assoluta e immutabile non riguarda solo l'ateismo, e la sua soluzione va cercata altrove, nella filosofia, probabilmente.

4. L'ateismo non può dare una spiegazione per ogni cosa

5. L'ateismo non offre uno scopo per la vita

L'ateismo, di per sé, non implica uno scopo nella vita, al contrario delle religioni. Dunque lo scopo va cercato e trovato.

Per questo motivo si può essere atei e comunisti (sostituendo un'ideologia ad un'altra), atei e nichilisti, atei e spiritualisti (lo sono i buddisti della variante Theravada), atei e materialisti.

6. Essere atei significa appartenere ad una categoria discriminata

7. Il cervello umano è programmato per credere in Dio

Questo significa che essere non credenti può essere difficile.



Elenco ispirato all'articolo «Ten Reasons Why Atheism Can't Win», di John Loftus.

Sono tutti atei, quando c'è il virus

Il sito di Lourdes chiude le piscine, perché
«le piscine sono un luogo in cui le persone sono più esposte perché sono nude. Come misura precauzionale, il Santuario incoraggia quindi un gesto individuale dell’acqua che consista nel bagnarsi il viso e le mani personalmente con l’acqua della Grotta che scorre alle fontane. I rubinetti vengono trattati con disinfettati antivirali più volte al giorno.»
 Alla Mecca, il numero di pellegrini è calato drasticamente.



Son tutti atei, quando in giro c'è il virus...

domenica 7 maggio 2017

Anche gli opinionisti di Avvenire sbagliano

Mi è capitato di dare un'occhiata all'articolo su Avvenire.it «La fede non contrasta con la storia, ma la sostiene», a firma di Pier Giorgio Liverani (ex-direttore della stessa testata): in questo articolo l'opinionista si lamenta perché un non credente che voleva chiarimenti sulla Risurrezione avrebbe chiesto consiglio a un altro non credente (Corrado Augias), invece che a un «`esperto' credente», e passa a spiegare l'errore nella risposta di Augias; la cosa singolare è che a commettere un errore, piccolo ma significativo, è proprio Liverani...

Stando a quanto riportato da Liverani, la posizione di Augias sulla storicità della Risurrezione si rifa' a quella di Bergoglio, secondo il quale «mentre la morte di Gesù è un fatto storico, la sua resurrezione è solo un atto di fede» (parole di Bergoglio, citate da Augias, citate da Liverani, citate da me...), con l'annotazione (di Augias) che «vangeli si limitano a descrivere il sepolcro vuoto».

Liverani prima lancia una frecciatina al libro Inchiesta su Gesù di Mauro Pesce e Augias stesso, poi rammenta le parole dello stesso Bergoglio: «Abbiamo in san Paolo – aveva detto il Papa – una piccola sintesi di tutti i racconti pasquali e di tutte le persone che sono entrate in contatto con il Risorto... Paolo fa un elenco delle persone a cui Gesù risorto apparve e con cui mangiò... Ne abbiamo qui una piccola sintesi... In cima all'elenco ci sono Pietro e il gruppo dei Dodici, poi "500 fratelli", molti dei quali ancora potevano rendere la loro testimonianza, poi viene citato Tommaso [l'apostolo del dito nella ferita di Gesù]. Ultimo della lista – come il meno degno di tutti – è Paolo stesso».

Infine Liverani chiosa: «Questo elenco di testimoni della Risurrezione è la sintesi esplicita di quanto riferiscono i quattro Vangeli. In sostanza, la fede non contrasta con la storia che, invece, anche qui la sostiene». Peccato che inavvertitamente Liverani commetta un paio di errori.

Innanzitutto, Paolo non parla mai di persone che avrebbero «mangiato» con Gesù dopo la Risurrezione. Nella Prima lettera ai Corinzi (15,3-11) si parla solo di apparizioni di Gesù, a Cefa, ai Dodici, a cinquecento persone, a Giacomo, a tutti gli apostoli (e si noti come il nome di Tommaso non venga citato affatto), e infine a Paolo stesso. L'errore sembra veniale, ma non lo è se si considera che con il solo riferimento all'apparizione, eliminando dunque quello al pasto, tutte le apparizioni di cui parla Paolo sono dello stesso tipo di quella che ha avuto lui, una visione appunto, e non un'interazione fisica con il Gesù risorto.

Il secondo errore di Liverani, invece, sta nel considerare il racconto di Paolo come una conferma delle storie narrate nei Vangeli. Paolo. infatti, dice esplicitamente che sta riportando quanto gli è stato detto (le apparizioni multiple di Gesù risorto), ma non fa riferimento a cene di Gesù risorto con gli apostoli, né a dita infilate nel costato; il suo racconto non può essere dunque usato come conferma di ciò che narrano gli autori dei Vangeli, che scrissero decenni dopo Paolo e che non furono testimoni oculari dei fatti.

Sarebbe come affermare che i fumetti originali di Batman confermano la storicità dei film di Christopher Nolan sul Cavaliere Oscuro semplicemente perché anche in quelli si parla di un supereroe che difende Gotham City dai criminali...

Pier Giorgio Liverani, «La fede non contrasta con la storia, ma la sostiene», Avvenire.it, 7 maggio 2017, https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-fede-non-contrasta-con-la-storia-ma-la-sostiene

martedì 17 maggio 2016

Cardinali milionari

Una curiosità che i miei lettori cristiani potrebbero togliermi: ma esattamente, quando Gesù disse «Va', vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi», per poi aggiungere «È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio», a chi si riferiva?


Paolo Biondani, «Cardinali milionari: la mappa delle proprietà private del clero», l'Espresso, 15 luglio 2014.

mercoledì 1 luglio 2015

L'incredibile gravidanza virginale

Le persone che crescono credendo a certe cose,
anche se in seguito smettono di credervi,
potrebbero non capire come quelle credenze suonino a degli esterni...



(SCENA: una piccola casa di campagna a Nazareth.)

Giuseppe: Maria, mia dolcissima fidanzata, c'è qualcosa di cui volevo parlarti.

(Le spalle di Maria si afflosciano. Lentamente, come sotto un pesante fardello, ella si gira a guardare Giuseppe.)

Giuseppe: Sembri ingrassare attorno alla vita, e vomiti ogni mattina, e, ehm, non hai alcun periodo. Il che è strano, perché è come se –

Maria: Sì! Sono incinta! Va bene? Sono INCINTA!

Giuseppe: E come è possibile?

(Le spalle di Maria si afflosciano ancora di più.) Maria: Secondo te?

Giuseppe: Non lo so, è per questo che te lo sto chiedendo. Voglio dire, sei ancora vergine, giusto?

(Maria alza con cautela lo sguardo, e vede il volto di Giuseppe, assolutamente perplesso.)

Giuseppe: Allora?

Maria: È stato Dio.

Giuseppe: Hai fatto sesso con –

Maria: No! Ah ah. Naturalmente no. Voglio dire, Dio ha semplicemente schioccato le dita e ha fatto una di quelle cose miracolose e mi ha resa incinta.

Giuseppe: Dio ti ha resa incinta.

Maria: (inizia a sudare.) Sì.

Giuseppe: Maria, questo è semplicemente... assolutamente...

(Gli occhi di Maria sono chiusi serrati.)

Giuseppe: ... FICO!

(Maria apre di nuovo gli occhi, con cautela.)

Maria: Lo pensi davvero?

Giuseppe: Naturalmente! Chi non la penserebbe così? Forza, dobbiamo raccontare la notizia a tutti!

Maria: Forse dovremmo tenere questa cosa tra noi due –

Giuseppe: No, no, sciocca ragazza, questo è troppo importante! Andiamo!

(Giuseppe afferra il polso di Maria e la trascina fuori dalla casa.)



(SCENA: La piazza delle adunanze di Nazareth. Una dozzina di uomini ben vestiti, e il rabbi capo della città, osservano Giuseppe e Maria impazienti.)

Rabbi: Cos'è questa storia, Giuseppe? Spero vi sia una buona ragione per questo clamore.

Giuseppe: Forza, Maria! Di' loro ciò che hai detto a me.

Maria: Uhm... (Deglutisce.)  Dio mi ha resa incinta.

Rabbi, con espressione severa, eppure comprensiva: Su, Giuseppe, sai che non dovresti farlo prima –

Giuseppe: No, no, lei non capisce! È ancora vergine! Dio l'ha resa incinta direttamente!

(C'è una lunga pausa.)

Uomo #1: Quindi, quello che stai dicendo, praticamente, è che Maria ti dice che lei è una vergine.

Giuseppe: Uh uh!

Uomo #2: E tu non hai fatto sesso con lei.

Giuseppe: Uh uh!

Uomo #3: E ora lei è incinta.

Giuseppe: Precisamente.

Uomo #4: Quindi tu pensi che sia stato Dio a farlo.

Giuseppe: Quale altra spiegazione potrebbe esserci?

Rabbi: Giuseppe, questo è proprio... incredibilmente...

(Maria trattiene il respiro.)

Rabbi: FANTASTICO!

(Maria espira.)

Uomo #5: Un miracolo! Un miracolo proprio qui a Nazareth!

Uomo #6: Uau! Pensavo che i miracoli accadessero a Gerusalemme!

Uomo #7: Forza! Diffondiamo la buona notizia!

(Escono.)



(SCENA: Maria è sola con la sua amica, Betty, nella casa di Betty.)

Betty: «È stato Dio.»

Maria: Mi sono fatta prendere dal panico! È tutto ciò a cui sono riuscita a pensare!

Betty: Quindi chi è il vero –

(Maria inarca un sopracciglio con espressione significativa. C'è una piccola pausa.)

Betty: Ah. Quindi è per questo che il rabbi è stato al gioco.

Maria: Beh, lui pensa di essere il padre, ad ogni modo. Perché, è importante?

Betty: Da' una prospettiva differente a certe cose.

Maria: Tipo?

Betty: Il rabbi va dicendo a tutte le giovani ragazze carine che tu, Maria, sei l'incarnazione definitiva della virtù femminile, e che quando cresceranno, dovrebbero essere proprio come te

Maria: Mi sento così male per tutto questo casino. Che genere di cosa è questa da imporre alla vita del mio bambino?

Betty: Devi guardare le cose in prospettiva, cara. Hai detto una piccola bugia innocente. Non è che tu abbia causato la caduta dell'Impero romano.

Maria: E se i Romani lo scoprissero? Non voglio che il mio bambino finisca su di una croce!

Betty: Nessuno continuerà a pensarci così a lungo. In un paio di mesi tutta questa faccenda si sgonfierà.

Maria: Spero che tu abbia ragione...

(Exeunt Omnes.)

Eliezer Yudkowsky, «The Amazing Virgin Pregnancy», LessWrong.org, 24 dicembre 2007, http://lesswrong.com/lw/m8/the_amazing_virgin_pregnancy/.

mercoledì 10 dicembre 2014

La nascita non-proprio-virginale della Storia di Natale

Segnalo l'articolo «The Not-So-Virgin Birth of the Christmas Story» di Valerie Tarico, che analizza le affermazioni soprannaturali contenute nelle narrazioni evangeliche e le ragioni per cui queste storie sono ignorate dalla letteratura neotestamentaria composta nei primi decenni della storia cristiana:

Valerie Tarico, «The Not-So-Virgin Birth of the Christmas Story».

martedì 29 luglio 2014

Sam Harris: «Perché non critico Israele?»

Questa è la traduzione di un articolo apparso sul blog di Sam Harris. Originariamente era un podcast, in cui Harris trattava il tema dell'attuale guerra di Gaza e più in generale del conflitto arabo-israeliano; alla trascrizione del podcast Harris ha aggiunto delle note in cui spiega meglio i concetti esposti nel discorso e risponde ad alcune critiche che gli sono state avanzate sul tema. Sebbene il testo risenta di questa origine non organica, sono dell'idea che sia estremamente interessante, in quanto espone un punto di vista che è al contempo molto critico di Israele e fondamentalmente dalla parte degli israeliani, e, al contempo, ben argomentato; esso possiede, dunque, due caratteristiche che sono molto rare nel marasma delle discussioni su questo tema. 

Alcune incertezze sintattiche nel testo sono colpa delle mie limitate capacità di traduttore, così come gli eventuali errori di grammatica. Per il resto, si tratta del pensiero di Harris.



[Nota: Questa è una trascrizione verbatim di un podcast parlato. Ad ogni modo, ho aggiunto note come questa per chiarire i punti controversi. —SH]

Avevo intenzione di fare un podcast con le risposte a una serie di domande, ma ho ricevuto così tante domande sullo stesso argomento che penso di dare un'unica risposta qui e poi faremo l'#AskMeAnything la prossima volta.

La domanda che ho ormai ricevuto in molte forme è più o meno questa: Perché non critichi mai Israele? Perché non critichi mai il giudaismo? Perché prendi sempre la parte degli israeliani contro quella dei palestinesi?

Ora, questa è una domanda incredibilmente noiosa e deprimente per una quantità di ragioni. La prima è che ho criticato sia Israele sia il giudaismo. Ciò che sembra aver turbato molte persone è che ho mantenuto un po' di senso delle proporzioni. Ci sono all'incirca quindici milioni di ebrei sulla terra in questo momento; ci sono cento volte tanti musulmani. Ho avuto dibattiti con rabbini che, quando ho supposto che credessero in un Dio che può ascoltare le nostre preghiere, mi hanno fermato a metà frase e detto, “Perché pensa che io creda in un Dio che può ascoltare le preghiere?” Quindi ci sono dei rabbini – rabbini conservatori – che credono in un Dio così elastico da escludere qualsiasi affermazione concreta su di Lui – e perciò quasi ogni richiesta concreta riguardo al comportamento umano. Ci sono milioni di ebrei, letteralmente milioni tra i pochi milioni che esistono, per i quali il giudaismo è molto importante, eppure sono atei. Non credono in Dio per niente. Questa è effettivamente una posizione che puoi sostenere nel giudaismo, ma è un non sequitur totale nell'Islam o nel Cristianesimo.

Così, quando parliamo delle conseguenze delle credenze irrazionali basate su libri sacri, gli ebrei sono i più piccoli tra i più piccoli trasgressori. Ma ho detto molte cose critiche sul giudaismo. Lasciate che vi ricordi che parti della Bibbia ebraica – libri come Levitico ed Esodo e Deuteronomio – sono i documenti più repellenti e immorali che possano essere trovati in qualunque religione. Sono peggiori del Corano. Sono peggiori di qualsiasi parte del Nuovo Testamento. Ma la verità è che la maggior parte degli ebrei lo riconosce e non prende questi testi sul serio. È un fatto assodato che la maggior parte degli ebrei e la maggior parte degli israeliani non siano guidati dai libri sacri – e questa è una cosa molto buona.

Naturalmente, ce ne sono alcuni che lo sono. Ci sono estremisti religiosi tra gli ebrei. Ora, considero queste persone veramente pericolose, e le loro credenze religiose sono tanto controverse e tanto immotivate quanto le credenze dei musulmani devoti. Ma ci sono molte poche persone simili.

Per quelli tra voi che si preoccupano che io non dica mai niente di critico riguardo Israele: la mia posizione su Israele è in un certo senso paradossale. Ci sono questioni sulle quali sono sinceramente indeciso. E c'è qualcosa nella mia posizione, penso, che offende ciascuno. Quindi, riconoscendo quanto sia incauto dire qualunque cosa su questo argomento, non di meno ci rifletterò ad alta voce per alcuni minuti.



Non penso che Israele dovrebbe esistere in quanto stato ebraico. Credo che sia osceno, irrazionale e ingiustificabile avere uno stato organizzato attorno a una religione. Quindi non celebro l'idea che esista una patria ebraica nel Medio Oriente. Certamente non sostengo alcuna pretesa ebraica su beni immobili basata sulla Bibbia. [Nota: Leggete di nuovo questo paragrafo.]

Sebbene io abbia appena detto che non penso che Israele dovrebbe esistere in quanto stato ebraico, la giustificazione per uno stato simile è piuttosto facile da trovare. Non c'è bisogno di cercare qualcosa oltre il fatto che il resto del mondo si sia dimostrato entusiasta di assassinare gli ebrei in quasi ogni occasione. Così, se ci dovesse essere uno stato organizzato attorno alla protezione di membri di una singola religione, dovrebbe certamente essere uno stato ebraico. Ora, gli amici di Israele potrebbero considerare questa una difesa piuttosto tiepida, ma è la più forte di cui dispongo. Penso che l'idea di uno stato confessionale sia essenzialmente indifendibile. [Nota: Vale la pena osservare, però, che Israele non è «ebraica» nel senso in cui l'Arabia Saudita e il Pakistan sono «musulmani». Come ha sottolineato il mio amico Jerry Coyne, Israele è in realtà meno religiosa degli Stati Uniti, e la sua costituzione garantisce libertà di religione. Israele non è una teocrazia, e si potrebbe facilmente argomentare che la sua identità ebraica sia più culturale che religiosa. Tuttavia, se ci chiediamo perché gli ebrei non si trasferirebbero nella British Columbia se gli fosse offerta una casa là, possiamo capire il ruolo che la religione gioca ancora nel loro pensiero.]

È superfluo dire che, nel difendere il suo territorio in quanto stato ebraico, il governo israeliano e gli israeliani stessi hanno fatto cose terribili. Hanno combattuto, come stanno combattendo ora, delle guerre contro i palestinesi che hanno causato perdite enormi di vite innocenti. A Gaza sono stati uccisi nelle ultime poche settimane più civili che miliziani. Questa non è una sorpresa perché Gaza è uno dei posti più densamente popolati della terra. Occuparla, combattervi delle guerre, dà la garanzia di far uccidere donne e bambini e altri civili. E probabilmente ci sono pochi dubbi che nel corso di diverse guerre gli israeliani abbiano compiuto azioni che equivalgono a crimini di guerra. Sono stati brutalizzati da questo processo – ovvero, sono stati resi brutali da esso. Ma questo è per lo più dovuto al carattere dei loro nemici. [Nota: Non stavo dando a Israele il permesso di commettere crimini di guerra. Stavo facendo un discorso sulla realtà di vivere sotto la minaccia continua di terrorismo e di combattere diverse guerre in uno spazio confinato.]

Qualunque cosa terribile gli israeliani abbiano compiuto, è anche vero che hanno adoperato più autocontrollo nella loro lotta contro i palestinesi di quanto noi – americani, o europei occidentali – abbiamo usato in una qualunque delle nostre guerre. Hanno sostenuto più esami pubblici minuziosi di livello mondiale di qualunque altra società che si sia mai dovuta difendere da degli aggressori. Semplicemente gli israeliani sono tenuti a misurarsi con uno standard differente. E le condanne rivolte loro dal resto del mondo sono del tutto sproporzionate rispetto a ciò che hanno realmente fatto. [Nota: Non stavo dicendo che poiché sono stati più attenti di quanto siamo stati noi nella nostra massima negligenza, gli israeliani siano al di sopra di ogni critica. I crimini di guerra sono crimini di guerra.]

È chiaro che Israele sta perdendo la guerra delle pubbliche relazioni e la stia perdendo ormai da anni. Per gli osservatori esterni una delle cose più irritanti dell'attuale guerra a Gaza è la perdita sproporzionata di vite umane da parte palestinese. Questo non ha un gran senso dal punto di vista morale. Israele ha costruito dei rifugi antibomba per proteggere i suoi cittadini. I palestinesi hanno costruito tunnel attraverso i quali possono lanciare attacchi terroristici e rapire gli israeliani. Israele dovrebbe forse essere incolpata per essere riuscita a proteggere la propria popolazione in una guerra difensiva? Penso di no. [Nota: Non stavo suggerendo che le morti dei civili palestinesi siano meno che tragiche. Ma se è scontato che reagire contro Hamas porti alla morte di innocenti, e gli israeliani sono riusciti nel frattempo a proteggere i propri civili, è garantito che la perdita di vite innocenti da parte palestinese sia sproporzionata.]

Ma è impossibile guardare alle immagini che escono da Gaza – specie quelle di neonati e bambini crivellati da frammenti di proiettili – e pensare che questo sia qualcosa di diverso da un male mostruoso. Nella misura in cui gli israeliani sono i perpetratori di questo male, sembra impossibile sostenerli. E non c'è dubbio che i palestinesi abbiano sofferto terribilmente per decenni sotto l'occupazione. Qui è dove la maggior parte dei critici di Israele sembra fermarsi. Vedono queste immagini, e incolpano Israele per l'uccisione e la mutilazione di neonati. Vedono l'occupazione e incolpano Israele per aver fatto di Gaza un campo di prigionia. Direi che questa è una specie di illusione morale, nata dall'incapacità di comprendere le intenzioni delle persone di ciascuna delle due parti. [Nota: Non stavo affermando che l'orrore dei bambini ammazzati sia un'illusione morale: né stavo minimizzando la sofferenza dei palestinesi sotto l'occupazione. Stavo sostenendo che non è Israele che si deve principalmente biasimare per tutta questa sofferenza.]

La verità è che c'è una differenza morale scontata, innegabile ed enormemente significativa tra Israele e i suoi nemici. Gli israeliani sono circondati da persone che hanno esplicite intenzioni di genocidio nei loro confronti. Lo statuto di Hamas è esplicitamente genocida. Auspica un tempo, basato su una profezia coranica, quando la terra stessa chiederà urlando sangue ebraico, in cui gli alberi e le pietre diranno «O musulmano, c'è un ebreo che si nasconde dietro di me. Vieni a ucciderlo». Questo è un documento politico. Stiamo parlando di un governo che è stato eletto al potere da una maggioranza dei palestinesi. [Nota: Sì, lo so che non tutti i palestinesi sostengono Hamas, ma quelli che lo fanno sono abbastanza da averli mandati al potere. Hamas non è un gruppo marginale.]

La discussione nel mondo musulmano circa gli ebrei è assolutamente sconvolgente. Non solo c'è la negazione dell'Olocausto – c'è la negazione dell'Olocausto che afferma che lo metteranno in atto realmente se sarà data loro l'opportunità. L'unica cosa più odiosa del negare l'Olocausto è dire che sarebbe dovuto esserci; non è avvenuto, ma se ne avremo l'opportunità, lo compieremo. Ci sono programmi televisivi per l'infanzia che insegnano ai bambini di cinque anni le glorie del martirio e la necessità di uccidere gli ebrei.

E questo è il cuore della differenza morale tra Israele e i suoi nemici. E questo è qualcosa che ho discusso in La fine della fede. Per comprendere questa differenza morale, dovete chiedervi cosa ciascuna parte farebbe se avesse il potere di compierla.

Cosa farebbero gli ebrei ai palestinesi se potessero far loro tutto ciò che vogliono? Beh, conosciamo la risposta a questa domanda, perché possono fare più o meno qualunque cosa vogliano. Domani l'esercito israeliano potrebbe uccidere tutti quelli che sono a Gaza. Quindi questo che significa? Beh, significa che, quando sganciano una bomba su di una spiaggia e uccidono quattro bambini palestinesi, come è avvenuto la scorsa settimana, questo è quasi certamente un incidente. Non stanno mirando ai bambini. Potrebbero mirare a tutti i bambini che vogliono. Ogni volta che un bambino palestinese muore, Israele si avvicina sempre più a diventare un paria internazionale. Così gli israeliani si sforzano enormemente di non uccidere bambini e altri civili. [Nota: La parola «così» nella frase precedente era incresciosa e fuorviante. Non intendevo suggerire che salvaguardare la sua reputazione all'estero sarebbe l'unica (o persino la principale) ragione affinché Israele dovrebbe evitare di uccidere dei bambini. Tuttavia, il punto resta: anche se volete attribuire i peggiori motivi a Israele, è chiaramente nel suo interesse non uccidere i bambini palestinesi.]

Ora, è possibile che alcuni soldati israeliani diventino furiosi sotto pressione e finiscano per sparare nel mucchio dei bambini che lanciano pietre? Naturalmente. Troverete sempre dei soldati che agiscono in questo modo nel mezzo di una guerra. Ma sappiamo che questo non è lo scopo generale di Israele. Sappiamo che gli israeliani non vogliono uccidere civili, perché possono ucciderne tanti quanti ne vogliono, e non lo stanno facendo.

Cosa sappiamo dei palestinesi? Cosa farebbero i palestinesi agli ebrei di Israele se lo squilibrio dei poteri fosse invertito? Beh, ci hanno detto cosa farebbero. Per qualche ragione, i critici di Israele semplicemente non vogliono credere al peggio riguardo a un gruppo come Hamas, anche quando esso stesso dichiara il peggio. Abbiamo già avuto un Olocausto e diversi altri genocidi nel ventesimo secolo. La gente è capace di commettere genocidi. Quando ci dicono che intendono commettere un genocidio, dovremmo crederci. Ci sono tutte le ragioni per credere che i palestinesi ucciderebbero tutti gli ebrei di Israele se potessero. Ogni palestinese approverebbe il genocidio? Naturalmente no. Ma un enorme numero di loro – e di musulmani di tutto il mondo – sì. Inutile dire che i palestinesi in generale, non solo Hamas, hanno una storia alle spalle riguardo al prendere di mira civili innocenti nel modi più sconvolgenti. Si sono fatti saltare in aria su autobus e ristoranti. Hanno massacrato degli adolescenti. Hanno assassinato degli atleti olimpici. Ora lanciano indiscriminatamente razzi su aree civili. E di nuovo, lo statuto del loro governo a Gaza ci dice esplicitamente che vogliono annientare gli ebrei – non solo in Israele ma ovunque. [Nota: Di nuovo, mi rendo conto che non tutti i palestinesi sostengono Hamas. Né sto ignorando il livello a cui l'occupazione, insieme ai danni collaterali sofferti nella guerra, ha alimentato la rabbia palestinese. Ma il terrorismo palestinese (e l'anti-semitismo musulmano) è ciò che ha reso fin'ora impossibile una convivenza pacifica.]



La verità è che tutto ciò di cui avete bisogno di sapere riguardo la differenza morale tra Israele e i suoi nemici può essere compreso nel caso degli scudi umani. Chi usa scudi umani? Beh, certamente li usa Hamas. Lanciano i loro razzi da quartieri residenziali, dalle vicinanze di scuole, ospedali e moschee. Anche in altri conflitti recenti, in Iraq e altrove, i musulmani hanno usato scudi umani. Hanno poggiato i propri fucili sulle spalle dei propri figli e sparato da dietro i loro corpi.

Considerate la differenza morale tra l'usare scudi umani e l'essere dissuasi da essi. È questa la differenza di cui stiamo parlando. Gli israeliani e le altre potenze occidentali sono dissuase, per quanto in modo imperfetto, dall'uso musulmano di scudi umani in questi conflitti, così come dovremmo essere. È moralmente ripugnante uccidere civili se lo si può evitare. È certamente ripugnante sparare attraverso i corpi di bambini per colpire il tuo avversario. Ma prendetevi un momento per riflettere su quanto spregevole sia questo comportamento. E per comprendere quanto sia cinico. I musulmani stanno agendo in base alla supposizione – l'informazione, in effetti – che gli infedeli che combattono, proprio quelle persone che la loro religione non fa altro che denigrare – saranno dissuasi dal loro uso di scudi umani musulmani. Essi considerano gli ebrei la progenie di scimmie e maiali – eppure contano sul fatto che non vogliono uccidere civili musulmani. [Nota: Il temine «musulmani» in questo paragrafo significa «combattenti musulmani» del tipo che le forze occidentali hanno incontrato in Iraq, Afghanistan, e altrove. Il termine «jihadisti» sarebbe stato troppo stringente, ma non stavo suggerendo che tutti i musulmani sostengano l'uso di scudi umani o siano anti-semiti, in guerra con l'Occidente, eccetera.]

Ora immaginate di invertire i ruoli. Immaginate quanto sarebbe futile – e sicuramente comico – se gli israeliani tentassero di usare scudi umani per dissuadere i palestinesi. Alcuni sostengono che l'abbiano già fatto. Ci sono resoconti secondo cui i soldati israeliani abbiano occasionalmente messo dei civili palestinesi di fronte a sé mentre avanzavano in aree pericolose. Non è questo l'uso di scudi umani di cui stiamo parlando. È un comportamento oltraggioso. Indubbiamente costituisce un crimine di guerra. Ma immaginate gli israeliani disporre come scudi umani le proprie donne e i propri bambini. Naturalmente questo sarebbe ridicolo. I palestinesi stanno cercando di uccidere tutti. Uccidere donne e bambini fa parte del piano. Invertire le parti qui produce una parodia grottesca alla Monty Python.

Se avete intenzione di discutere del conflitto nel Medio Oriente, dovete riconoscere questa differenza. Non penso che da nessuna parte vi sia una disparità etica che sia più sconvolgente e significativa di questa.

E la verità è che questo non è neppure il peggio che i jihadisti fanno. Praticamente Hamas è un'organizzazione moderata, paragonata ad altri gruppi jihadisti. Ci sono musulmani che si sono fatti saltare in aria tra folle di bambini – di nuovo, bambini musulmani – solo per colpire i soldati americani che stavano distribuendo loro caramelle. Hanno commesso attentati dinamitardi suicidi, solo per mandare un altro attentatore all'ospedale per attendere i feriti – dove poi hanno fatto saltare in aria tutti i degenti con i dottori e le infermiere che stavano cercando di salvare le loro vite.

Ogni giorno in cui potete leggere di un razzo israeliano che ha deviato percorso o di soldati israeliani che picchiano un adolescente innocente, avreste potuto leggere dell'ISIS in Iraq che crocifigge della gente ai lati di una strada, cristiani e musulmani. Dov'è l'indignazione del mondo musulmano e della Sinistra per questi crimini? Dove sono le manifestazioni, di diecimila o centomila partecipanti, nelle capitali d'Europa contro l'ISIS? Se Israele uccide una dozzina di palestinesi per un incidente, l'intero mondo musulmano è in fiamme. Dio non voglia che bruciate un Corano, o scriviate un romanzo vagamente critico della fede. Eppure i musulmani possono distruggere le proprie società – e cercare e distruggere l'Occidente – e non sentirete un pigolio. [Nota: Naturalmente sono cosciente del fatto che molti musulmani condannino gruppi come l'ISIS. Il mio punto è che non vediamo proteste imponenti contro il jihadismo globale – anche se colpisce i musulmani più di chiunque altro – e vediamo senz'altro proteste per cose come le vignette danesi.]

Allora, così mi pare, dovete schierarvi con Israele su questo punto. Avete una parte la quale, se davvero potesse raggiungere i propri scopi, vivrebbe pacificamente con i suoi vicini, e avete un'altra parte che sta cercando di mettere in atto una teocrazia del sesto secolo in Terrasanta. Non può esservi pace tra queste due idee incompatibili. Questo non significa che non possiate condannare azioni specifiche da parte degli israeliani. E, naturalmente, riconoscere la disparità morale tra Israele e i suoi nemici non ci fornisce alcuna soluzione al problema dell'esistenza di Israele nel Medio Oriente. [Nota: Non stavo suggerendo che le azioni di Israele sono al di sopra di ogni critica o che la loro recente incursione dentro Gaza fosse necessariamente giustifica. Né stavo affermando che lo status quo, in cui i palestinesi restano senza stato, debba essere mantenuto. E certamente non stavo esprimendo sostegno per la costruzione di insediamenti nei territori contestati (come ho chiarito più sotto). Con «schierarsi con Israele» sto semplicemente riconoscendo che non sono loro i principali aggressori in questo conflitto. Stanno, piuttosto, rispondendo all'aggressione – e a un costo terribile.]

Di nuovo, lo concedo, c'è una certa percentuale di ebrei che sono animati dalla propria isteria religiosa e dalle proprie profezie. Alcuni attendono il Messia nei territori contestati. Sì, queste persone sono disposte a sacrificare il sangue dei propri figli per la gloria di Dio. Ma, per lo più, essi non rappresentano l'attuale stato del giudaismo o le azioni del governo israeliano. Ed è il modo in cui Israele gestisce questa gente – i suoi stessi pazzi religiosi – che determinerà se potranno davvero conservare il vantaggio morale. E Israele può fare molto di più di quanto fa per delegittimarli. Può smettere di sussidiare le illusioni degli ultra-ortodossi, e può smettere di costruire insediamenti nei territori contestati. [Nota: Leggetelo di nuovo. E sì, so che non tutti i coloni sono ultra-ortodossi.]

Questi incompatibili attaccamenti religiosi a questa terra hanno reso impossibile per musulmani ed ebrei negoziare come esseri umani razionali, e ha reso impossibile per loro vivere in pace. Ma qui l'onere è ancora più dalla parte dei musulmani. Anche nel loro giorno peggiore, gli israeliani agiscono con maggiore attenzione e compassione e auto-critica di quanto i combattenti musulmani abbiano mai fatto ovunque.

E di nuovo, dovete chiedervi, cosa vogliono questi gruppi? Cosa farebbero se potessero mettere in atto qualsiasi cosa? Cosa farebbero gli israeliani se potessero fare ciò che vogliono? Vivrebbero in pace con i loro vicini, se avessero vicini che vogliono vivere in pace con loro. Continuerebbero semplicemente a costruire il loro settore dell'alta tecnologia e prospererebbero. [Nota: Alcuni potrebbero affermare che farebbero molto di più di questo – ad esempio, rubare altra terra palestinese. Ma a parte l'influenza dell'estremismo giudaico (che condanno), l'appropriazione continua di territori degli israeliani ha non poco a che fare con le sue preoccupazioni riguardo la sicurezza. In assenza di terrorismo palestinese e di anti-semitismo musulmano, potremmo parlare di una «soluzione a singolo stato», e gli insediamenti sarebbero irrilevanti.]

Cosa vogliono gruppi come l'ISIS e al-Qaeda e persino Hamas? Vogliono imporre il loro punto di vista religioso al resto dell'umanità. Vogliono reprimere ogni libertà cara alle persone rispettabili, educate e secolari. Questa non è una differenza banale. Eppure a giudicare dal livello di condanna che ora Israele riceve, pensereste che la differenza fosse nel senso opposto.

Questo genere di confusione pone tutti noi in pericolo. Questa è la grande storia dei nostri tempi. Per il resto delle nostre vite, e delle vite dei nostri bambini, saremo fronteggiati da persone che non vogliono vivere pacificamente in un mondo secolare e pluralistico, perché sono disperate di raggiungere il paradiso, e sono disposte a distruggere la mera possibilità di felicità umana lungo il percorso. La verità è che viviamo tutti in Israele. È solo che alcuni di noi non l'hanno ancora capito.


Sam Harris, «Why Don't I Criticize Israel?», Sam Harris, 27 luglio 2014, http://www.samharris.org/blog/item/why-dont-i-criticize-israel.

martedì 10 giugno 2014

Far pagare dazio alle convinzioni (in termini di esperienze previste) – RMDM.1

Far pagare dazio alle convinzioni (in termini di esperienze previste) è la traduzione in italiano di Making Beliefs Pay Rent (in Anticipated Experiences), e fa parte della sequenza Risposte misteriose a domande misteriose.

Così inizia l'antica parabola:
Se un albero cade in una foresta e nessuno lo ode, emette un suono? Uno dice “Sì, lo emette, poiché produce vibrazioni nell'aria”. Un altro dice, “No non lo emette, poiché non c'è alcuna elaborazione uditiva in nessun cervello”.
Supponi che, dopo che l'albero cade, i due entrino nella foresta insieme. Uno di loro si aspetterà forse di vedere l'albero caduto sulla destra, e l'altro l'albero caduto sulla sinistra? Supponi che prima che l'albero cada, i due lascino un registratore di suoni vicino all'albero. Riproducendo la registrazione, si aspetterà uno di udire qualcosa di diverso dall'altro? Supponi che attacchino un elettroencefalografo a un cervello qualsiasi nel mondo: uno di loro si aspetterà di vedere un tracciato diverso dall'altro? Sebbene i due discutano, uno dicendo “No” e l'altro dicendo “Sì”, non si aspettano esperienze affatto differenti. I due pensano di avere modelli differenti del mondo, ma non hanno alcuna differenza rispetto a ciò che si aspettano che accada loro.

Risposte misteriose a domande misteriose

Risposte misteriose a domande misteriose è la traduzione in italiano de Mysterious Answers to Mysterious Questions, un saggio di Eliezer Yudkowsky pubblicato in più puntate sul sito LessWrong.com.

Tale saggio – in effetti una collezione di post pubblicati tra il luglio e il settembre 2007 – ha lo scopo di aiutare il lettore a riconoscere e a evitare quelle risposte, credenze o affermazioni che sembrano avere un significato ma che in realtà ne sono prive.

Nulla a che fare con l'ateismo o la religione, ma credo che qualche sparuto lettore possa trovare interessanti queste riflessioni. Buona lettura!

  1. Far pagare dazio alle convinzioni (in termini di esperienze previste): non tutte le convinzioni che abbiamo sono direttamente relative all'esperienza sensoriale, ma le convinzioni dovrebbero pagare dazio in termini di previsioni di esperienze. Per esempio, se credo che "la gravità è di 9,8 m/s2" allora dovrei essere in grado di predire dove vedrò la lancetta dei secondi del mio orologio nell'istante in cui udirò lo schianto di una palla da bowling lasciata cadere da un edificio. D'altro canto, se il tuo professore postmoderno di Inglese dice che il famoso scrittore Wulky è un "post-utopico", questo potrebbe non significare niente, in effetti. La morale è di chiedersi "Che esperienza mi aspetto?" e non "A quali affermazioni credo?"

martedì 25 marzo 2014

"Come posso essere felice?" Il significato della vita per un umanista

Stephen Fry spiega, in tre minuti, quale sia il "significato della vita" per un umanista e come si possa essere felici.

mercoledì 12 marzo 2014

Marco Respinti colpisce ancora

Qualche lettore ricorderà l'articolo che raccontava l'imbarazzante capacità di ragionamento dell'apologeta cattolico Marco Respinti («I want my money back!», 12 maggio 2010).

A quanto pare c'è gente che non conosce le sue imprese, e lo invita a discussioni impegnative con gente che ne capisce più di lui; il nostro eroe è stato infatti invitato ad un incontro con l'esperto di storia del pensiero ebraico Mino Chamla e col filosofo Giulio Giorello e, malgrado il resoconto sia fatto dalla faziosa Nuova Bussola Quotidiana, l'eroe ci fa una figura barbina. Come fa notare il blog Bioetica, Respinti è stato capace di una perla simile, mentre cercava di spiegare perché secondo lui esiste un diritto naturale e immutabile:
«Dio crea l’uomo dotandolo di una determinata natura ed è da quella natura che derivano delle regole precise quanto delle leggi fisiche. Se io violo una legge fisica, ad esempio butto a terra il mio computer, questo si rompe. Non è per cattiveria che si spacca, è una legge fisica, è un dato di natura»
Insomma, uno degli esponenti di spicco dell'apologetica cattolica (un tizio che, ricordiamolo, chiedeva 80 euro per un suo corso di otto ore in apologetica...) gettare a terra un computer è una violazione di una legge fisica! E si noti, prego, che questo non è un lapsus rilevato da qualcuno che intende giustamente prenderlo per i fondelli, ma un concetto selezionato da un suo sostenitore e, presumibilmente, rappresentativo del pensiero di Respinti.

E ci si può davvero stupire se, come annota il sostenitore dell'apologeta, «l’intervento di Respinti [...] sia stato l’unico contestato in tutta la serata»?

I livelli infimi raggiunti dall'apologetica cattolica italiana sono una vergogna per tutti i cattolici, e anche per gli italiani tutti, che non riescono a scrollarsi di dosso un pensiero di tale incredibile sciatteria.

Stefano Magni, «Eppur non si muove: l'immutabile diritto naturale», La Nuova Bussola Quotidiana, 11 marzo 2013; Giuseppe Regalzi, «Violare la legge», Bioetica, 11 marzo 2013.

venerdì 28 febbraio 2014

Il parroco anti-vegani, i celiaci e la transustanziazione

Il parroco di Castelfranco, in provincia di Treviso, ha negato la sala parrocchiale ad un'associazione che l'aveva chiesta per presentare un libro sulla cucina vegana. Quando i curatori della presentazione hanno chiesto al parroco maggiori spiegazioni, si sono sentiti rispondere che l'alimentazione vegana, seguita senza particolari controlli, porti a problemi collegati all'anoressia.

L'evento di cronaca mi ha fatto venire in mente per associazione un paio di dubbi sul rapporto tra la fede cattolica e il cibo, in particolare tra l'essere vegani e/o celiaci e la comunione: se si crede che l'ostia e il vino diventino carne e sangue di Cristo, si può essere vegani e mangiare l'ostia? i celiaci credono di poter assumere tranquillamente l'ostia?

Scherzi a parte (anche se quello dei celiaci non è poi del tutto uno scherzo), mi sono andato a vedere la definizione del dogma della transustanziazione nella dottrina cattolica. Il Catechismo della Chiesa Cattolica recita:
1375 È per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che Cristo diviene presente in questo sacramento. I Padri della Chiesa hanno sempre espresso con fermezza la fede della Chiesa nell'efficacia della parola di Cristo e dell'azione dello Spirito Santo per operare questa conversione. San Giovanni Crisostomo, ad esempio, afferma:
« Non è l'uomo che fa diventare le cose offerte Corpo e Sangue di Cristo, ma è Cristo stesso, che è stato crocifisso per noi. Il sacerdote, figura di Cristo, pronunzia quelle parole, ma la virtù e la grazia sono di Dio. Questo è il mio Corpo, dice. Questa parola trasforma le cose offerte ».
E sant'Ambrogio, parlando della conversione eucaristica, dice:
Dobbiamo essere convinti che « non si tratta dell'elemento formato dalla natura, ma della sostanza prodotta dalla formula della consacrazione, ed è maggiore l'efficacia della consacrazione di quella della natura, perché, per l'effetto della consacrazione, la stessa natura viene trasformata ». « La parola di Cristo, che poté creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarla ».
1376 Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: « Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ».
Una rapida e rozza riflessione. Tutto questo ha un senso solo se si accetta la visione filosofica della differenza tra «sostanza» e «natura», cioè se si crede che oltre a ciò che c'è di sensibile, a ciò che risponde in qualche modo ai nostri sensi (o a quelli dei nostri strumenti si misura, esistenti o anche solo teorici), vi sia qualcosa che sta al di sotto, qualcosa che riguarda le proprietà ontologiche degli oggetti. Ma, naturalmente, millenni di esperienza non hanno portato a nessuna prova dell'esistenza di qualcosa che vada oltre la natura, oltre a ciò che è sensibile, anzi, non è neppure chiaro quali qualità dovrebbe avere questa «sostanza», se mai è possibile indicarne la presenza nel mondo reale.

In altre parole, è estremamente probabile che tutto questo sia il nulla più assoluto, ammantato dalle convolute parole della teologia.

«Treviso, parroco nega una sala ai vegani: "Inducono all'anoressia"», NanoPress, 27 febbraio 2014.

sabato 22 febbraio 2014

Terremoti e sindoni del Trecento

Forse avete letto dello «studio scientifico» secondo cui la Sindone di Torino sarebbe stata prodotta da un terremoto. Tale terremoto avrebbe causato la generazione delle quantità anomale di Carbonio 14 che hanno fatto sì che la datazione del telo sia stata erroneamente calcolata al XIV secolo invece che al I.

Ecco come mi sento a proposito di questa «scoperta»:






«Sindone», Preti, episodio 6, 10 novembre 2013, http://youtu.be/rD_i1KWcQww

martedì 21 gennaio 2014

Il "Signore" uccide un uomo colto a raccogliere la legna di sabato

Da Numeri, capitolo 15, versetti 3236:
Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. Quelli che l'avevano trovato a raccogliere legna, lo condussero a Mosè, ad Aronne e a tutta la comunità. Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. Il Signore disse a Mosè: «Quell'uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell'accampamento». Tutta la comunità lo condusse fuori dell'accampamento e lo lapidò; quegli morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè.
Il blasfemo, Niccolò dell'Abbate, Louvre
Da Levitico, capitolo 24, versetti 1123:
Il figlio della Israelita bestemmiò il nome del Signore, imprecando; perciò fu condotto da Mosè. [...] Lo misero sotto sorveglianza, finché fosse deciso che cosa fare per ordine del Signore. Il Signore parlò a Mosè: «Conduci quel bestemmiatore fuori dell'accampamento; quanti lo hanno udito posino le mani sul suo capo e tutta la comunità lo lapiderà. Parla agli Israeliti e di' loro:
Chiunque maledirà il suo Dio, porterà la pena del suo peccato.
Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare. Straniero o nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà messo a morte.
Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte.
Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita.
Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro.
Chi uccide un capo di bestiame lo pagherà; ma chi uccide un uomo sarà messo a morte.
Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il Signore vostro Dio».
Mosè ne riferì agli Israeliti ed essi condussero quel bestemmiatore fuori dell'accampamento e lo lapidarono. Così gli Israeliti eseguirono quello che il Signore aveva ordinato a Mosè.

Come si può credere che un dio che ordina esplicitamente e personalmente di uccidere un uomo perché ha raccolto la legna di sabato e un altro perché lo ha insultato possa essere un "Padre" amorevole, disposto persino a far morire il proprio "Figlio" per salvare gli esseri umani, e il cui messaggio centrale è l'amore per tutti?

In che modo i credenti spiegano questi episodi? E in che modo sono certi che la loro non sia una razionalizzazione volta a salvare la loro fede nel Gesù che hanno in mente?

I brani della Bibbia sono quelli dell'edizione CEI, tratti dal sito La Parola (laparola.net). Il disegno è Il blasfemo, di Niccolò dell'Abbate (1509 o 1512 – 1571) [dominio pubblico], attraverso Wikimedia Commons