domenica 7 maggio 2017

Anche gli opinionisti di Avvenire sbagliano

Mi è capitato di dare un'occhiata all'articolo su Avvenire.it «La fede non contrasta con la storia, ma la sostiene», a firma di Pier Giorgio Liverani (ex-direttore della stessa testata): in questo articolo l'opinionista si lamenta perché un non credente che voleva chiarimenti sulla Risurrezione avrebbe chiesto consiglio a un altro non credente (Corrado Augias), invece che a un «`esperto' credente», e passa a spiegare l'errore nella risposta di Augias; la cosa singolare è che a commettere un errore, piccolo ma significativo, è proprio Liverani...

Stando a quanto riportato da Liverani, la posizione di Augias sulla storicità della Risurrezione si rifa' a quella di Bergoglio, secondo il quale «mentre la morte di Gesù è un fatto storico, la sua resurrezione è solo un atto di fede» (parole di Bergoglio, citate da Augias, citate da Liverani, citate da me...), con l'annotazione (di Augias) che «vangeli si limitano a descrivere il sepolcro vuoto».

Liverani prima lancia una frecciatina al libro Inchiesta su Gesù di Mauro Pesce e Augias stesso, poi rammenta le parole dello stesso Bergoglio: «Abbiamo in san Paolo – aveva detto il Papa – una piccola sintesi di tutti i racconti pasquali e di tutte le persone che sono entrate in contatto con il Risorto... Paolo fa un elenco delle persone a cui Gesù risorto apparve e con cui mangiò... Ne abbiamo qui una piccola sintesi... In cima all'elenco ci sono Pietro e il gruppo dei Dodici, poi "500 fratelli", molti dei quali ancora potevano rendere la loro testimonianza, poi viene citato Tommaso [l'apostolo del dito nella ferita di Gesù]. Ultimo della lista – come il meno degno di tutti – è Paolo stesso».

Infine Liverani chiosa: «Questo elenco di testimoni della Risurrezione è la sintesi esplicita di quanto riferiscono i quattro Vangeli. In sostanza, la fede non contrasta con la storia che, invece, anche qui la sostiene». Peccato che inavvertitamente Liverani commetta un paio di errori.

Innanzitutto, Paolo non parla mai di persone che avrebbero «mangiato» con Gesù dopo la Risurrezione. Nella Prima lettera ai Corinzi (15,3-11) si parla solo di apparizioni di Gesù, a Cefa, ai Dodici, a cinquecento persone, a Giacomo, a tutti gli apostoli (e si noti come il nome di Tommaso non venga citato affatto), e infine a Paolo stesso. L'errore sembra veniale, ma non lo è se si considera che con il solo riferimento all'apparizione, eliminando dunque quello al pasto, tutte le apparizioni di cui parla Paolo sono dello stesso tipo di quella che ha avuto lui, una visione appunto, e non un'interazione fisica con il Gesù risorto.

Il secondo errore di Liverani, invece, sta nel considerare il racconto di Paolo come una conferma delle storie narrate nei Vangeli. Paolo. infatti, dice esplicitamente che sta riportando quanto gli è stato detto (le apparizioni multiple di Gesù risorto), ma non fa riferimento a cene di Gesù risorto con gli apostoli, né a dita infilate nel costato; il suo racconto non può essere dunque usato come conferma di ciò che narrano gli autori dei Vangeli, che scrissero decenni dopo Paolo e che non furono testimoni oculari dei fatti.

Sarebbe come affermare che i fumetti originali di Batman confermano la storicità dei film di Christopher Nolan sul Cavaliere Oscuro semplicemente perché anche in quelli si parla di un supereroe che difende Gotham City dai criminali...

Pier Giorgio Liverani, «La fede non contrasta con la storia, ma la sostiene», Avvenire.it, 7 maggio 2017, https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-fede-non-contrasta-con-la-storia-ma-la-sostiene