domenica 28 agosto 2011

Collezione domenicale di links (IV)

Alcuni vecchi links che sono non di meno interessanti.

«L'incipit di Matteo» Ta Biblia - Breve ma interessante discussione sulla traduzione migliore dell'incipit del Vangelo secondo Matteo.

«MPs query £1.85m overseas aid spent on Pope visit» BBC News - Per pagare la visita di Ratzinger in Gran Bretagna, costata dieci milioni di sterline, il governo inglese ha prelevato quasi due milioni di sterline dal fondo per gli aiuti umanitari.

«Bangladesh, quattordicenne frustata a morte» UAAR Ultimissime - Altra bestialità commessa in nome di una norma religiosa.

«Santi innocenti» Ta Biblia - Giovanni Bazzana commenta le spiegazioni fornite dai teologi sull'episodio del Vangelo secondo Matteo in cui Dio salva Gesù da Erode, ma lascia che muoiano tanti innocenti.

mercoledì 24 agosto 2011

Lollipope - da Spinoza.it

Lollipope

Il Papa atterra a Madrid. Stavolta Florentino Perez ha davvero esagerato.

Ratzinger ha parlato di fronte a una folla adorante. Un discorso franco.

Accorsi circa due milioni di fedeli. Cifre altissime per un papa vivo.

Ratzinger era già stato in Spagna dieci mesi fa. Ora torna a riabbracciare i suoi cari figlioli.

(Come sono fortunati i bambini somali: in Spagna hanno speso ben 55 milioni affinchè il Papa potesse pregare per loro)

Il Papa incontra i fedeli: chiuso lo spazio aereo su Madrid. Le preghiere potrebbero interferire con la strumentazione di bordo.

Assoluzione dell'aborto e remissione della scomunica per tutti i partecipanti al pellegrinaggio in Spagna. No amore, Formentera non vale.

Il Papa celebra la messa sotto un gigantesco albero di metallo. Zeus, stupiscici!

La scenografia prevedeva un gigantesco albero di metallo. Per spiegare come i Transformers furono cacciati dall'Eden.

«Gesù. L'invenzione del Dio cristiano» (IV) Risurrezione

In questo articolo parlo del contenuto del terzo capitolo de Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, di Paolo Flores d'Arcais, intitolato «Risurrezione». Per una presentazione dell'opera, si veda «"Gesù. L'invenzione del Dio cristiano" (I)».

Il terzo capitolo del libro di d'Arcais esamina la Risurrezione di Gesù, e in particolare le presunte apparizioni di Gesù risorto che di essa sarebbero le prove. L'importanza dell'effettiva storicità della Risurrezione è sottolineata dallo stesso Ratzinger, secondo il quale se non fosse un evento storico resteremmo con «una sorta di concezione religiosa del mondo, ma la fede cristiana è morta».

Il problema delle apparizioni

D'Arcais sottolinea come le uniche prove della Risurrezione siano le apparizioni di Gesù ai discepoli. La più antica testimonianza di queste apparizioni è contenuta nelle lettere di Paolo, in particolare nella Prima lettera ai Corinzi (capitolo 15, vv. 3-8):
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Paolo afferma che gli è stato detto, e lui riporta ai propri discepoli, delle apparizioni di Gesù risorto «a Cefa e quindi ai Dodici», «a più di cinquecento fratelli in una sola volta», «a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli»; dopo queste apparizioni, Gesù apparve anche a Paolo.

Nella Lettera ai Galati (1,11-12) Paolo rivendica orgogliosamente che «il vangelo da me annunziato [...] io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo». Malgrado ciò, malgrado il fatto che egli non abbia ricevuto la predicazione da Gesù vivo come i Dodici, Paolo non si sente per nulla inferiore a loro: «io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!», «sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro» (Seconda lettera ai Corinzi, 11,5 e 23).

lunedì 22 agosto 2011

«Gesù. L'invenzione del Dio cristiano» (III) Seconda bugia di Ratzinger

In questo articolo parlo del contenuto del secondo capitolo de Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, di Paolo Flores d'Arcais, intitolato «Seconda bugia di Ratzinger». Per una presentazione dell'opera, si veda «"Gesù. L'invenzione del Dio cristiano" (I)».

Nel secondo capitolo del libro, d'Arcais sottolinea il secondo errore storico nella ricostruzione di Ratzinger del movimento cristiano delle origini.

Il pontefice tedesco afferma infatti che l'insegnamento di Gesù, conservato e tramandato dai suoi discepoli, fu quello di un'attesa indefinita della «seconda venuta» (la Parusia) di Gesù:
Fa parte del nucleo del messaggio escatologico di Gesù, l'annuncio di un tempo dei gentili, durante il quale il vangelo deve essere portato in tutto il mondo e a tutti gli uomini: solo dopo la storia può raggiungere la sua meta.

D'Arcais intende dimostrare come le cose stiano all'opposto: gli ebrei della «via» o della «nuova dottrina» (il nome dei cristiani in Atti e nelle epistole paoline) attendevano il ritorno immediato di Gesù, il cui euaggelion, la «buona novella» era la vicinissima fine dei tempi.

mercoledì 17 agosto 2011

«Gesù. L'invenzione del Dio cristiano» (II) Chi era Gesù

In questo articolo parlo del contenuto del primo capitolo de Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, di Paolo Flores d'Arcais, intitolato «Chi era Gesù». Per una presentazione dell'opera, si veda «"Gesù. L'invenzione del Dio cristiano" (I)».
Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e men che mai di fondare una «Chiesa».
[...]
Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse «Cristo» (traduzione greca dell'ebraico meshiah e dell'aramaico mashiha, «unto») lo ha fulminato di anatema.
[...]
Joshua bar Joseph era un profeta ebreo itinerante, esorcista e guaritore, un missionario apocalittico che annunciava l'euaggelion (buona novella) dell'arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio.
Inizia così il primo capitolo di Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, di Paolo Flores d'Arcais, con quella che potrebbe essere una conclusione: il profilo sommario cui sono giunti, sia pure con i dovuti distinguo, gli studiosi contemporanei del Gesù storico.

martedì 16 agosto 2011

«Gesù. L'invenzione del Dio cristiano» (I)

Paolo Flores d'Arcais ha recentemente pubblicato un libriccino di 120 pagine intitolato Gesù - L'invenzione del Dio cristiano (ADD editore, ISBN 978-8896873-33-5).

Il libro deve la sua origine alla volontà di d'Arcais di rispondere all'opera di Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret - Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione, in cui l'attuale pontefice tenta di riconciliare il Gesù storico col Cristo della Chiesa cattolica. D'Arcais sottolinea come il tentativo di Ratzinger si scontri con i risultati degli ultimi decenni di storiografia su Gesù e sul Cristianesimo delle origini.

Le fonti di d'Arcais - Geza Vermes, Ed Parish Sanders, Paula Fredriksen, Bart Ehrman, John Dominic Crossan, Bruce Metzger, Gerd Theissen - dipingono un Cristianesimo delle origini diverso da quello proposto da Ratzinger, funzionale a sostenere la dottrina della Chiesa cattolica più che aderente alla realtà storica.

D'Arcais cita anche i cattolici Giuseppe Barbaglio e Hans Kung, oltre al cardinale Jean Daniélou, e prende in considerazione le opinioni di John P. Meier, ampiamente citato da Ratzinger nei suoi libri. Tutto sommato, un tentativo equo, sebbene chiaramente schierato, di mostrare al pubblico non specialistico le conclusioni raggiunte dalla storiografia contemporanea, che dicono qualcosa di molto interessante su quel periodo storico che così grande impatto ha sulla nostra vita.

Conoscerle sarebbe importante per tutti, per capire davvero come andarono le cose e quanto di quello che ci viene propinato come vero sia realmente corrispondente alla realtà. Per questo credo che l'opera di d'Arcais sia meritoria.

Sommario:
  1. Introduzione (questa)
  2. Chi era Gesù
  3. Seconda bugia di Ratziger
  4. Risurrezione

lunedì 15 agosto 2011

L'Assunzione di Maria: un dogma creato dal nulla

Quello dell'Assunzione di Maria, per la cui celebrazione è stata scelta la data dell'antichissima festa pagana delle Feriae Augusti («Ferragosto»), è un dogma cattolico estremamente recente. Risale infatti al 1° novembre 1950, quando papa Pio XII promulgò la costituzione apostolica Munificentissimus Deus:
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Ma su quali basi poggia questo dogma? Quali sono le testimonianze dell'assunzione di Maria «in anima e corpo»? Poiché neppure le opere del Nuovo Testamento dicono una parola sulla morte di Maria, tutto si deve basare su flebili interpretazioni dei testi, sulle storie elaborate dai «Padri della Chiesa», e sulla teologia.

mercoledì 10 agosto 2011

Dèi e serpenti - l'ateismo non è una fede né una religione

Più di un anno fa scrissi un articolo in cui confutavo la frequente affermazione dei credenti che anche l'ateismo è una fede/religione (l'articolo si intitolava opportunamente «L'ateismo non è una religione, né una fede»).

A tal proposito ho ritrovato un interessante articolo in cui si espone un apologo che sostiene lo stesso argomento. L'articolo è «Gods and snakes», di Mano Singham.

Supponete che alcune persone si trasferiscano in una casa e che, per una ragione qualunque, siano convinte che vi sia un serpente velenoso da qualche parte al suo interno, un serpente che sia riuscito in qualche modo a frustrare ogni tentativo di scoprirlo, trovarlo o rimuoverlo. Queste persone adotteranno coscientemente uno stile di vita che prenda in considerazione la probabile esistenza del serpente. Accenderanno le luci di una stanza prima di entrarvi, guarderanno in basso mentre camminano, apriranno credenze, comò, armadi e sgabuzzini cautamente e pronte a saltare indietro all'apparizione di un serpente, esamineranno scarpe e vestiti prima di indossarli, e così via. Cercheranno segni della presenza del serpente e staranno all'erta per rumori simili a quelli di un serpente. Dopo un po', questi comportamenti diventeranno quotidiani e messi in atto senza pensarci. Per di più, il comportamento di tutte le persone che credono che vi siano serpenti nelle loro case sarà alquanto simile.

Ora, prendete in considerazione qualcuno che non creda che vi sia alcun serpente velenoso nella casa. Tale persona si comporterà in maniera alquanto diversa da chi invece ci crede, non adottando alcuna precauzione presa da chi crede. Ma, a differenza di chi crede nell'esistenza del serpente, il cui comportamento è basato su tale credenza, il comportamento del non credente non sarà basato sulla sua non-credenza. Non agirà in base ad un piano cosciente fondato sull'assenza di serpenti. Non andrà in giro a infilare le mani nei cassetti dei calzini semplicemente perché non ne avrà alcun danno. Il non credente non dice a sé stesso «infilerò la mia mano nel cassetto dei calzini senza guardarci prima perché credo che non vi sia alcun serpente, lì» o «infilerò le scarpe senza prima controllarne l'interno perché credo che non vi siano serpenti». I serpenti, semplicemente, non hanno posto nella sua coscienza.

Così, mentre il comportamento di un credente nel serpente deriva da quella credenza, il comportamento di un non-credente non deriva da quella non-credenza, anche se il comportamento del non-credente sarà notevolmente diverso da quello del credente. L'assenza di credenza non impone un certo comportamento. Il risultato è che non vi sarà un modo comune di comportarsi per i non-credenti, a differenza del comportamento molto più uniforme dei credenti. Alcuni non-credenti potranno guardare per terra mente camminano, altri no. Non c'è modo di predirlo.
Meditazione.


L'immagine è «Aztec double-headed serpent», di Neil Henderson (CC by-2.0).