giovedì 29 aprile 2010

Agora: versetti della lettera di Paolo sulle donne

Ho notato che ci sono persone che cercano il riferimento per i versetti letti nel film Agora. In una delle scene finali del film, Cirillo di Alessandria riunisce a messa i principali funzionari imperiali della città, tra cui Oreste, il praefectus augustalis e suo avversario. Poi legge loro queste parole, dalla Prima lettera a Timoteo (capitolo 2):
9 Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d'oro o di perle o di vesti lussuose, 10 ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà. 11 La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. 12 Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul marito, ma stia in silenzio.
La citazione di Cirillo, nell'intento del regista, è chiara: Oreste deve rinunciare ai consigli di Ipazia, una donna, e sottomettersi all'autorità della Chiesa.

Per onestà devo sottolineare il fatto che la Prima lettera a Timoteo, come le altre due lettere pastorali (la Seconda lettera a Timoteo e la Lettera a Tito), sono considerate pseudoepigrafe dalla moderna critica biblica: vale a dire che qualcuno che non era Paolo le ha scritte fingendo di essere l'apostolo per rendere più autorevoli le proprie parole.

Ma per affermare che Paolo avesse una visione misogina non c'è bisogno di appellarsi alla Prima lettera a Timoteo, anche se questa formulazione è molto chiara. Nella Prima lettera ai Corinzi, lettera considerata quasi unanimemente autentica, Paolo scrive infatti (capitolo 11):
1 Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo. 2 Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse.

3 Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; 5 ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. 6 Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. 7 Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo; 8 perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9 e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10 Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità. 11 D'altronde, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo senza la donna. 12 Infatti, come la donna viene dall'uomo, così anche l'uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. 13 Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? 14 Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? 15 Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento.
Aggiunge poi, al capitolo 14:
34 Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge. 35 Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è vergognoso per una donna parlare in assemblea.
Ancora una volta, è stato proposto che i versetti 14,34-35 siano un'interpolazione successiva.

Ma che siano autentici o no, non importa: come ha detto l'autore di un blog cattolico, "comunque sono entrati nella definizione di Chiesa"; cioè, rielaborando, che questi versetti siano di Paolo o meno, sono stati considerati autentici e ispirati e hanno contribuito a formare la visione della donna all'interno della Chiesa e del mondo occidentale.

I brani del Nuovo Testamento sono nella traduzione della Nuova Riveduta.

mercoledì 28 aprile 2010

Identificata la terra di Punt

Un gruppo di ricerca dell'Università di California Santa Cruz, guidato dal professor Nathaniel Dominy, ha scoperto la posizione della mitica terra di Punt.

Punt fu a lungo un legame commerciale dell'Antico Egitto, ma malgrado le numerose testimonianze di questi traffici, non era stato possibile identificarne la posizione.

Dominy e il suo gruppo hanno analizzato le mummie egiziane di babbuini provenienti da Punt e hanno scoperto che sono compatibili con i babbuini eritrei.

La notizia è ottimamente riassunta da Judith Weingarten nel post «Eti, the Eritrean Queen of Punt?».

lunedì 26 aprile 2010

Ipazia e il diabolico Cammilleri

Rino Cammilleri è un apologeta. La sua missione è dunque quella di difendere la fede cristiana dimostrandone la razionalità, l'effettiva origine "rivelata" e divina. Per raggiungere il proprio scopo, un apologeta deve trovare argomentazioni razionali, non può ricorrere soltanto ad argomenti morali o religiosi.

Cammilleri è dunque un apologeta, e la sua apologetica non disdegna di assestare colpi decisi a quelli che considera nemici del Cristianesimo, con articoli pubblicati su Il Giornale, sul periodico di apologetica Il Timone e sul suo blog personale, «Antidoti contro i veleni della cultura contemporanea». Sono sempre articoli sapidi e decisi, ma spesso Cammilleri incappa di errori, tanto più irritanti quanta maggiore è l'intransigenza e la protervia dell'autore.

Ma, come dice l'adagio, "errare è umano". Solo che l'adagio completa saggiamente "perseverare è diabolico". La saggezza antica, del resto, vorrebbe che si imparasse dai propri errori, quantomeno adottando una maggiore prudenza nel trattare temi coi quali ci si è già scottati.

Umano errare

Il 18 ottobre 2009, Cammilleri pubblica il post «Ipazia» sul suo blog. Siamo all'epoca della petizione per far uscire nelle sale italiane il film Agora, che narra della morte della scienziata e filosofa alessandrina Ipazia. Cammilleri si dimostra fedele al titolo del suo blog, "Antidoti contro i veleni della cultura contemporanea" — dove per veleni si intendono tutte le argomentazioni che possono dar fastidio al Cristianesimo.

«Picchiare le donne fa parte della libertà religiosa»

«Frauen schlagen gehört unter die Glaubensfreiheit»
Cioè, in tedesco,
«picchiare le donne fa parte della libertà religiosa»

Lo ha affermato durante una trasmissione della televisione svizzera Nicolas Blancho, convertito all'Islam e presidente del "Consiglio centrale islamico svizzero". Il quale ha aggiunto
Non devo fornire nessuna giustificazione perché non ho commesso nessun reato. Ognuno è libero di credere a quello che vuole, purché si rispetti la legge.
Caro signor Blancho, spero che in Svizzera, come in Italia, la legge punisca l'apologia di reato e che lei passi un po' di tempo nelle accoglienti carceri svizzere.

Detto questo, mi piacerebbe che nella sua testolina barbuta entrasse il concetto che la sua libertà di religione termina dove inizia la libertà di ogni donna a non essere picchiata da nessuno.

E, se potessi chiedere ancora un'altra cosa, mi piacerebbe che lei cogliesse l'ironia del fatto che lei si appelli ad un diritto, quello di religione, che è assolutamente incompatibile con la sua religione, per la quale gli apostati vanno puniti con la morte.

Mediti, signor Blancho.

Grazie a Marcoz per la segnalazione di questa mostruosità.

venerdì 23 aprile 2010

South Park e il diritto di criticare

Rivoluzione Musulmana vs. South Park

Secondo Wikipedia, Revolution Muslim è:
un'organizzazione e un movimento islamico radicale con sede a New York che sostiene la formazione di uno stato islamico, il terrorismo sia negli Stati Uniti che nei paesi democratici di tutto il mondo, la rimozione degli attuali governanti dei paesi musulmani, la distruzione di Israele, e la fine di quello che loro considerano "imperialismo occidentale".
Il movimento è diventato improvvisamente famoso perché uno dei suoi capi, Abu Talhah al Amrikee, ha scritto un post sul sito RevolutionMuslim.com, in cui minaccia i creatori del cartone animato South Park, Trey Parker e Matt Stone, per aver raffigurato Maometto col costume di un orso.

Il post di Amrikee inizia con una foto del cadavere di Theo Van Gogh. Van Gogh era un regista e un giornalista olandese, autore del cortometraggio Submission, che denuncia la violenza sulle donne nelle società musulmane. Dopo aver ricevuto una serie di minacce di morte, il 2 novembre 2004 Van Gogh fu stato brutalmente assassinato. Mohammed Bouyeri, legato al gruppo terroristico Hofstad, uccise Van Gogh con otto colpi di pistola, gli tagliò la gola, lo decapitò e lo pugnalò, lasciando un volantino con minacce al co-autore di Van Gogh.

Dopo aver annunciato la messa in onda della puntata incriminata, Amrikee pubblica nel proprio post informazioni sulla residenza dei due registi di South Park, indicando dove possono essere trovati. Poi Amrikee "avverte" Parker e Stone, con stile che ricorda gli avvertimenti mafiosi:
Dobbiamo avvertire Matt e Trey che ciò che stanno facendo è stupido e che probabilmente finiranno come Theo Van Gogh per aver mandato in onda questa puntata. Questa non è una minaccia, ma un avvertimento sulla realtà di ciò che probabilmente accadrà loro.
A seguito delle minacce, Comedy Central (l'emittente di South Park) ha deciso di censurare l'episodio, cosa che a Parker e Stone non è andata giù.

Ritorno al Medioevo?

Amrikee e Revolution Muslim vogliono, anzi pretendono, che tutto il mondo rispetti i precetti musulmani. Pretendono che chiunque — musulmani, scettici, cristiani, ebrei, eccetera — limitino la propria libertà di espressione perché la loro religione non permette la raffigurazione del loro "Profeta".

Bouyeri e gli altri estremisti islamici sono disposti ad uccidere affinché nessuno critichi la loro religione, anche solo per dire che il loro libro ispirato, il Corano, approva la violenza sulle donne (Corano 4:34):
Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele.
Amrikee e Revolution Muslim pretendono che si rinunci a tutto il sapere che essi ritengono incompatibile col loro libro "ispirato". Non è un caso che il post precedente a quello di minacce nei confronti degli autori di South Park fosse un attacco alla teoria dell'evoluzione.

Comedy Central, infine, ritiene che sia giusto chinare il capo di fronte a queste minacce e a queste violenze. Che i violenti e gli intolleranti abbiano diritto di dettare agli altri cosa dire, cosa pensare, cosa credere.

Lottare per i propri diritti

Io, invece, ritengo che Bouyeri sia un criminale e che Amrikee sia un intollerante e un violento. E che il primo debba restare in carcere, dove dovrebbe essere raggiunto dal secondo.

Credo che tutti abbiano il diritto di parola, e che questo diritto di parola include anche il diritto a criticare le posizioni altrui. Si, anche le credenze religiose altrui.

Credo che questo diritto di critica sia inalienabile e prezioso anche quando le critiche sono sbagliate. Dunque credo che sia ancor più inalienabile e prezioso quando queste critiche sono rivolte ad una visione oscurantista della società, retaggio di un mondo medioevale e oscuro.

Credo anche che si debba lottare per i propri diritti. Che ci sono troppe persone in giro per il mondo che vogliono toglierceli, che sono disposte ad uccidere coloro che esercitano i propri diritti, che pretendono di imporre la propria visione con la violenza. Che chinare il capo come ha fatto Comedy Central sia una vergogna, che ricade in primis su di loro, ma anche su tutti coloro che non ne denunciano l'idiozia.

Infine, credo che sia ora di smettere di riconoscere alle religioni, a tutte le religioni, un rispetto speciale e tacito, tale da imporre il silenzio di fronte alle loro oscenità. Che si accettino comportamenti, prevaricazioni, intrusioni, violenze fisiche e psichiche, solo perché chi li mette in atto afferma che siano compatibili con una sua credenza intima, che chiama religione.

La morale ebraico-cristiana sull'omosessualità

Levitico, 20:13 (traduzione CEI):
Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.
Senza commenti.

mercoledì 21 aprile 2010

L'Origine delle (argomentazioni) speciose


Esce oggi in Italia per la Feltrinelli il controverso libro Gli errori di Darwin, del filosofo e cognitivista Jerry Fodor e del cognitivista Massimo Piattelli-Palmarini.

Il titolo scelto fa intuire come questo libro diventerà il cavallo di battaglia di quella schiera di oscurantisti che, in nome della religione (con eccezioni più uniche che rare), combattono l'idea stessa di evoluzione. L'arrivo di questo libro ha causato infatti un grande fermento in quel sottobosco di cattolicisti italiani che sono disposti a negare una teoria scientifica così forte come quella dell'evoluzione, pur di rimuovere quello che percepiscono come un ostacolo alla loro visione religiosa del mondo.

Già da giorni sono comparsi su Internet commenti trionfalistici da parte dei denigratori della teoria dell'evoluzione, creazionisti in primis, secondo i quali questo libro smonterebbe il fondamento scientifico del Darwinismo.

Ma è vero? Fodor e Piattelli-Palmarini, nessuno dei quali è creazionista (anzi, sono atei), demoliscono realmente il Darwinismo? Per scoprirlo bisogna andare a leggere cosa i due autori dicono nell'articolo «Survival of the fittest theory: Darwinism's limits», pubblicato su New Scientist il 3 febbraio di quest'anno, in cui presentano il contenuto del loro libro, e le reazioni della comunità scientifica alle loro opinioni.

Come funziona l'evoluzione?

Ecco come Fodor e Piattelli-Palmarini descrivono la teoria dell'evoluzione (che loro definiscono "neo-Darwinismo"). Innanzitutto spiegano la variabilità casuale dei genotipi, cioè dei corredi genetici dei singoli individui, e quella conseguente dei fenotipi, i corpi dei singoli individui intesi come espressione dei rispettivi genotipi:

martedì 20 aprile 2010

La tomba d'oro di Padre Pio

La notizia è vecchia, ma le immagini sono impressionanti lo stesso.

Sotto la nuova chiesa di San Giovanni Rotondo è presente la cripta destinata a contenere le spoglie di Francesco Forgione, meglio noto come Padre Pio. L'intera tomba destinata al francescano è ricoperta d'oro:



Questo sfoggio di lusso pare incompatibile con un frate dell'ordine francescano. Francesco d'Assisi si rivolterebbe nella tomba a vedere immagini come queste:



Ora, vero che il portavoce dei cappuccini, Antonio Belpiede, ha affermato che tutto quello sbrilluccichìo è stato ottenuto con tre chili d'oro richiesti dall'artista, ma questo rende forse meno inopportuno lo sfarzo di questa tomba?

lunedì 19 aprile 2010

I medici obiettori e la RU486


L'obiezione di coscienza dei medici contro l'aborto è nata per dare la possibilità ai medici laureatisi prima dell'introduzione dell'aborto in Italia di continuare a lavorare nelle strutture pubbliche.

Con gli anni, però, questa esenzione temporanea è assurta a sabotaggio della legge sull'aborto. Visto che non si riesce a convincere il popolo italiano ad abolire la legge, i "poteri occulti" (li chiamo così per non scrivere sempre lo stesso nome) ha compreso di poter seguire un'altra strada. Per sabotare la legge basta impedire che sia applicata, e l'obiezione di coscienza è il grimaldello con cui scassinarla.

Basta infatti che negli ospedali vi siano alte percentuali di medici obiettori. La legge infatti impone che alcuni turni siano coperti da medici non obiettori. Se questi sono la minoranza, cosa che accade in tutte le regioni italiane, i pochi medici non obiettori dovranno coprire questi turni, ricevendone svantaggi per la carriera. Infatti i pochi non obiettori dovranno occuparsi primariamente di aborti, con grave danno per la propria carriera, mentre i medici obiettori, che non hanno alcuna penalizzazione per il loro rifiuto di fornire queste prestazioni, saranno ovviamente avvantaggiati. Si noti anche che, a differenza di altre situazioni di obiezione di coscienza, in questo caso gli obiettori non hanno alcuno svantaggio. Il rifiuto di compiere il proprio lavoro non comporta nessuna limitazione nella carriera, decurtazione dello stipendio, o altro svantaggio professionale.

Il risultato? Le donne che intendono abortire sono sottoposte a ingiuste vessazioni, come quelle raccontate da Monica Micheli su Gli Altri, nell'articolo «"Abortirai con dolore". Le mie 100 ore di strazio tra leggi e obiettori».

Trovo questo racconto agghiacciante. Credo che di fronte a questo periplo si debba alzare la voce, e affermare chiaramente che tra il diritto all'obiezione del medico e quello del cittadino a ricevere una prestazione cui ha diritto, debba prevalere il secondo. Se i due diritti sono incompatibili, la soluzione è quella di non assumere medici obiettori di coscienza: che vadano ad esercitare nelle strutture private.

Questa visione dell'obiezione di coscienza come strumento per disinnescare la legge sull'aborto, o quantomeno per indebolirne gli effetti, è la chiave di lettura per l'opposizione alla pillola RU486. Lo spiega Pietro Sansonetti nell'articolo «L'obiezione dei ginecologi è un privilegio pagato dalle donne», sempre da Gli Altri:
La pillola RU, rendendo assai più semplice e meno invasiva l’interruzione della gravidanza, e riducendo di dieci volte la necessità di impegno diretto dei medici, è come se riducesse di 10 volte l’impatto di potere degli obiettori sulla struttura ospedaliera. E liberasse i medici non obiettori da un bel pezzo del loro giogo. Per questo è vista come uno strumento di potere – cioè, di smantellamento del potere – pericolosissimo, per i medici obiettori, per i politici che li proteggono, per la Chiesa, per le idee antiabortiste.
L'aborto è un momento drammatico che non viene mai preso alla leggera. Mettere sotto pressione la donna che decide di procedere all'interruzione della gravidanza introducendo difficoltà pratiche in un percorso già difficile psicologicamente è un gesto disumano e meschino. Ben venga la pillola RU486, allora.

Questo post è stato ispirato dal post «Una minaccia per gli obiettori», di Giuseppe Regalzi, dal blog Bioetiche.

L'immagine è «obiezione di coscienza?», di Mihai Romanciuc.

domenica 18 aprile 2010

Demenza senile o criminalità congenita?

"La Piovra e Gomorra come enti di promozione della mafia nel mondo".

Parla lui, che ha iniziato fondando una trentina di società con soldi di provenienza ignota, che aveva un mafioso come stalliere e un amico fraterno condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Evidentemente è esperto in materia.




In questo Paese milioni di pecore vogliono questo inqualificabile guitto a capo del governo.

Io sto con Saviano.

P.S. Giusto per confermare la mia fama di ateo arrabbiato con la Chiesa (ironia): ma a un tizio del genere si fa prendere pure la comunione?

Della caducità dei blog

Ammetto di essere un dilettante totale del mondo dei blog, ma non credevo che le piattaforme di blog fossero così instabili, che si "mangiassero" commenti e post.

A me è capitato che siano scomparsi diversi commenti all'articolo "La Sindone di Torino è un falso, ma molti ci vogliono credere lo stesso", per cui adesso la discussione è monca. Mi dispiace soprattutto perché a mancare sono commenti interessanti, invece che quelli pieni di livore e di scarso contenuto informativo, ma forse sono proprio i commenti più lunghi ad essere penalizzati.

Ad altri è capitato di peggio. A Roberto Manfredini è scomparso l'articolo su Ipazia di cui avevo parlato nel mio post "La seconda morte di Ipazia". E' un peccato, perché sebbene l'articolo di Manfredini fosse molto discutibile nei contenuti, l'autore si è dimostrato disponibile ad intavolare un confronto serio su diversi argomenti: uno scambio che a me è parso molto interessante, e che per il momento è disponibile solo nella cache di Google (di cui mi sono affrettato a salvare una copia). Tra l'altro Manfredini coglie l'occasione di questa scomparsa per un post in cui, dopo aver accusato di trollaggio un po' tutti indistintamente, ha annunciato il suo abbandono dei blog; peccato.

Esistono però casi in cui la scomparsa dei commenti è però troppo strana per essere totalmente casuale, troppo selettiva. Sul blog Dalla Ragione alla Fede, Aguado ha preso la brutta abitudine di cancellare o modificare i commenti, propri e altrui. E non stiamo parlando di spam. Il caso riguarda questo post.

Mi sono accorto di questo strano comportamento poco dopo il 10 aprile, quando Aguado cancella un proprio commento di risposta al mio. Non ho lo screenshot del suo commento cancellato, ma nell'immagine qui a fianco si può vedere come Aguado non si sia accorto di essersi lasciato dietro le tracce della cancellazione.

In alto si vede la fine del mio commento del 10 aprile alle 10:52. Immediatamente sotto si vede il commento di Aguado, che stranamente inizia dal punto "3": è evidente che manchino i primi due punti. Purtroppo per Aguado, i primi due punti del suo commento si sono conservati nella mia confutazione, l'inizio della quale è alla fine del commento. Aguado, cioè, ha cancellato il suo commento precedente a quello visibile nell'immagine e contenente i primi due punti del suo ragionamento, ma non si è accorto che la mia risposta li citava esplicitamente.

Quando mi accorgo della scomparsa, la faccio presente ad Aguado. Il commento col quale avverto Aguado non riceve risposta, anzi, viene manipolato da Aguado stesso e tutti i riferimenti al commento cancellato sono rimossi. La cosa mi lascia basito. Non riesco a comprendere per quale motivo abbia cancellato il commento e si ostini a non ammetterlo. Giunge persino a manipolare i miei commenti pur di rimuovere ogni riferimento alla faccenda.

Gli scrivo allora due commenti di risposta ad un suo commento dell'11 aprile 2010 delle 20:53 (si veda immagine qui a fianco). Inizio il primo chiedendogli esplicitamente per quale ragione abbia manipolato i miei commenti, poi proseguo discutendo dell'argomento del post.

Si notino alcune cose:
  • i commenti sono due, entrambi datati "12 aprile 2010 00.21";
  • il mio nome è linkato al sito, perché quando ho scritto il commento, blogspot, la piattaforma blog usata sia da me che da Aguado, ha riconosciuto la mia identità e ha automaticamente inserito il link;
  • il testo è formattato, con le citazioni dei commenti di Aguado in corsivo o in grassetto.
Questa volta faccio immediatamente uno screenshot della pagina. Vicino alle date dei miei due commenti si vede un'icona raffigurante un cestino della spazzatura: per pochi minuti dopo il salvataggio del commento Blogspot permette all'autore del commento (me, in questo caso) di cestinarlo.

Il mattino dopo Aguado risponde con un commento datato "12 aprile 2010 09.41". Ma quello che è accaduto è che Aguado ha manipolato i miei due commenti senza fornire nessuna giustificazione, anzi, non ha neppure segnalato il fatto.

Andando ora a guardare i miei commenti (screenshot a fianco), si riconosce in alto la fine del suo commento delle 20.53:
  • i miei due commenti, scritti a mezzanotte e 21, sono diventati uno solo, datato "12 aprile 2010 09.06", vale a dire 35 minuti prima della pubblicazione della risposta di Aguado;
  • il mio nome non è linkato, perché quando Aguado ha scritto il commento attribuendolo a me, dopo aver cancellato i miei due commenti, il sistema di autenticazione Blogspot, che serve ad identificare l'autore, non ha riconosciuto Aguado come IlCensore;
  • la formattazione è scomparsa, dato che Aguado ha fatto un semplice copia e incolla.
Ah, già, Aguado ha apportato un'altra modifica, illuminante sulle ragioni della sua manipolazione:
  • ogni riferimento alla scomparsa del suo commento e alla manipolazione dei miei è sparita.
Per riassumere: Aguado del blog Ragione e Fede manipola e cancella i commenti che gli danno fastidio. Vergogna.

La foto si intitola "Fallen Leaves of Autumn" ed è opera di capn madd matt.

Aggiornamento: Aguado, adducendo come scusa fantomatici insulti mai comparsi sul suo blog, ha attivato la moderazione dei commenti, e tre dei miei sono già svaniti. Complimenti all'onestà!

sabato 17 aprile 2010

Dawkins: "Il Papa dovrebbe essere arrestato"

Richard Dawkins e Christopher Hitchens, probabilmente i due intellettuali britannici atei di maggior spicco, hanno consultato alcuni avvocati britannici esperti in tutela dei diritti umani; il loro scopo è verificare se, secondo la legge del Regno Unito, sia possibile arrestare e processare Joseph Ratzinger per la copertura dei preti pedofili.

In particolare, Dawkins fa riferimento al ruolo ricoperto da Ratzinger quando era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. In questa veste, Ratzinger era incaricato di decidere le linee guida della Chiesa cattolica nella gestione degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti cattolici. Significativa è dunque la lettera scritta dall'allora cardinale Ratzinger nel 1985 e pubblicata dall'Associated Press. Alla richiesta da parte della Diocesi di Oakland di spretare Stephen Kiesle, reo confesso di abusi sessuali su bambini, Ratzinger rispose che i reati di Kiesle erano gravi, ma di rimandare il provvedimento per il bene della Chiesa.

Di fronte a questa lettera, la cui autenticità è stata confermata dal portavoce del Vaticano, Dawkins e Hitchens si sono rivolti a due avvocati dei diritti umani, Geoffrey Robertson QC e Mark Stephens, per verificare la possibilità di arrestare Ratzinger quando andrà in visita nel Regno Unito, a settembre.

Dawkins afferma:
Facciamo sul serio. Dovrebbe essere una corte – una corte civile, non una corte ecclesiastica insabbiatrice – a decidere se le prove contro Ratzinger siano così schiaccianti come sembrano. Se è innocente, che abbia l'opportunità di dimostrarlo in una corte. Se è colpevole, che affronti la giustizia. Come chiunque altro.
Questa iniziativa di Dawkins mi lascia perplesso su alcuni punti.

Non sono completamente convinto che Ratzinger abbia commesso dei reati penali. Non sono neppure convinto che una corte inglese abbia giurisdizione su reati commessi in altri Stati da cittadini non britannici. Infine, non sono sicuro se davvero, come sostiene uno degli avvocati interpellati, Ratzinger non sia un Capo di Stato a tutti gli effetti, e per tale motivo goda dell'immunità. (Tra l'altro, non vedo per quale motivo la Chiesa cattolica debba avere, unica al mondo se non erro, uno Stato tutto suo, con persino una rappresentanza all'ONU. Si tratta di un regalo fatto dal dittatore Mussolini al capo di una influente religione, con cui strinse rapporti di reciproco interesse. Sarebbe ora di abolire i Patti Lateranensi ed eliminare questa immotivata eccezione.)

Ma concordo con Dawkins e Hitchens su di un punto: che, fatti salvi i problemi legali, questa questione non possa essere lasciata completamente in mano della Chiesa.

Per decenni questi casi sono stati insabbiati; per decenni i preti, persino i rei confessi, sono stati palleggiati da parrocchia in parrocchia; spesso i vescovi che li hanno coperti sono stati persino promossi. Recentemente la Chiesa ha mostrato di voler fare pulizia, sebbene continui a recitare la parte della vittima di un complotto "demo-pluto-giudaico". Bene, ma le porcherie del passato non possono e non devono passare ingiudicate, vanno portate davanti ai tribunali civili (anche a costo di prolungare i termini della prescrizione) e lì va fatta chiarezza, lì, non davanti a opache commissioni di inchiesta interne, interessate a salvaguardare il buon nome della Chiesa.

E questo vale a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica, anche al più alto, se necessario. Il Papa non deve essere immune alla legge di questo mondo: se è sospettato di reati, va processato. Come chiunque altro.

La foto è "Kilmainham Jail", di James C. Farmer.

venerdì 16 aprile 2010

I costi occulti della fede

La fede ha dei "costi occulti".

Certo, avere fede porta una serie di vantaggi. Si hanno risposte certe, anche se non necessariamente corrette, sul trascendente e sui problemi morali, col corredo di un sistema di valori "pronto per l'uso". Inoltre si fa generalmente parte di comunità di credenti solidale.

Di contro vi sono degli svantaggi, quelli che ho chiamato "costi occulti". Le regole morali e pratiche e i valori della propria religione sono dei vincoli alla libertà personale, inevitabilmente. Naturalmente molti di questi vincoli non sono vissuti come tali in quanto sono condivisi da ciascuno. Generalmente le persone ritengono immorale uccidere un altro essere umano, e dunque il comandamento biblico del "non uccidere" non è vissuto come un vincolo. Diverso è il caso di altri comandamenti, come il "non desiderare la donna d'altri", una sorta di psicoreato orwelliano: non tutte le persone sentono come immorale il semplice desiderare qualcun altro.

Altre limitazioni imposte dalla fede coinvolgono comportamenti più quotidiani, dato che la religione e il suo sistema morale sono naturalmente pervasivi. Ad esempio, la Chiesa cattolica insegna ai propri fedeli che devono considerare immorale l'aborto in tutte le sue forme, la manipolazione degli embrioni e il suicidio assistito, ma anche il divorzio, i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, il riconoscimento di coppie di fatto e di quelle composte da compagni dello stesso sesso, l'uso del preservativo e il controllo delle nascite con mezzi differenti dall'astinenza sessuale.

E che questi insegnamenti siano una effettiva limitazione della libertà personale, a differenza del quinto comandamento, è dimostrato dal fatto che una percentuale notevole di cattolici non li rispettino e non ne condividano l'immoralità. Una parte rilevante dei cattolici italiani convive prima del matrimonio, ha rapporti sessuali al di fuori di esso, usa metodi di contraccezione. E' poi esperienza comune che anche i cattolici divorzino e ricorrano all'aborto.

Ma come vivono i fedeli questa incompatibilità tra la visione del mondo che deriva dalla loro religione e quella propria personale?

La mia impressione è che molti si limitino a scrollare le spalle. Ad esempio, la ragazza pugliese che per prima ha abortito assumendo la pillola Ru486 ha dichiarato che è cattolica, "ma non sento che, per questo mio gesto, il Signore mi vorrà meno bene". Nel caso di questa donna, dunque, la morale personale le ha fatto superare quella proposta dalla sua religione, mentre in altri casi la gravidanza è portata avanti per motivi religiosi.

In altri casi, invece, il contrasto è drammatico. Ho raccontato il caso del paleontologo statunitense Kurt Wise, che ha deciso di negare l'evoluzione solo perché incompatibile con la sua visione religiosa. La drammaticità di questa scelta è riassunta dalle parole di questo scienziato creazionista: "se tutte le prove dell'universo fossero contrarie al creazionismo, sarei il primo ad ammetterlo, ma sarei ancora un creazionista, perché questo è quello che la Parola di Dio sembra indicare".

Una volta che si assume questa posizione, non c'è modo di cambiarla. Anche se mostrassimo a Wise le innumerevoli prove a favore dell'evoluzione (che Wise del resto conosce, avendole studiate), egli non potrebbe accettarle perché contrarie alla "Parola di Dio". Allo stesso modo, potremmo mostrare ad un fedele le prove che la sua religione, qualunque sia, non è ispirata da Dio, egli non cambierebbe idea. Non lo farebbe perché non può farlo: tutta la sua vita si basa su questa religione, riconoscerne la falsità è un passo difficilissimo da affrontare.

Un passo difficile ma necessario.

L'immagine è "ParentsPstcrd_031710", di Pedestrian Typography (CC-by-nc-sa).

mercoledì 14 aprile 2010

L'Avvenire su Agora

Venerdì 23 aprile esce nelle sale italiane Agora, film di Alejandro Amenábar dedicato alla figura di Ipazia. Parlai del film undici mesi fa; nel frattempo la distribuzione italiana ha avuto una storia travagliata ma si è conclusa positivamente, con l'acquisto dei diritti da parte di Mikado dopo che nessun distributore l'aveva acquistato per l'uscita a settembre.

La figura di Ipazia mette in sommovimento il mondo cristiano: in quanto donna, scienziata e non cristiana (era pagana), va a toccare nervi scoperti della cultura cristiana, come testimoniato dal tentativo di screditarla da parte di cristiani non certo di scarsa cultura (si veda il post "La seconda morte di Ipazia").

In concomitanza con l'uscita nelle sale, anche il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Avvenire - che, per inciso, incassa circa 6 milioni di euro l'anno di contributi statali -, ha dedicato un articolo al film. Anzi, due.

Ipazia cristiana!

Il primo è una rubrica, "Lupus in pagina", di Gianni Gennari, che si intitola "Ipazia: donna cristiana e la storia fatta a fette". La segnalo perché Gennari commette strafalcioni impressionanti per un giornalista, che quantomeno dovrebbe controllare le sue fonti. Il nostro, infatti, reagisce agli articoli che attribuiscono la morte di Ipazia ai cristiani, con una rivelazione sconvolgente: Ipazia era cristiana, ammirata da cristiani (Sinesio di Cirene e Socrate Scolastico) e la sua memoria fu preservata da cristiani!

Magari qualcuno potrebbe spiegare qualche cosa a Gennari. Primo, che Ipazia non era cristiana: era una pagana, una neoplatonica per la precisione. Secondo, Sinesio di Cirene fu suo allievo prima di convertirsi e diventare vescovo, ma le rimase comunque affezionato, come attestano le lettere che le scrisse fino al 413, anno della sua morte; Socrate Scolastico ne parla bene, ma non così la pensavano Cirillo di Alessandria, mandante quanto meno morale del suo assassinio, e Giovanni di Nikiu. Terzo: i cristiani conservarono la memoria di Ipazia perché raccontarono la storia del suo nemico, Cirillo, poi santificato; possiamo sentire l'altra campana solo perché si è conservata la testimonianza di Damascio, filosofo pagano.

La Chiesa arrogante e spietata di Cirillo

Ma l'Avvenire pubblica anche un articolo più serio, informativo ed equilibrato, una polemica di Alessandro Zaccuri intitolata "Una strana Ipazia illuminista". Verso la fine dell'articolo Zaccuri scrive:
[...] con la scena madre della distruzione della Biblioteca da parte dei cristiani il film cambia bruscamente di tono e il gioco delle analogie si fa più evidente. Cirillo e i suoi seguaci, i monaci parabolani, si presentano come una sorta di Gestapo, la Chiesa è una congrega oscurantista e misogina (ma perché anche qui, come già nel Codice Da Vinci, ci si dimentica sempre della Vergine Maria?), [...]

[...] Il risultato è che, al di là delle raffinatezze filologiche di cui Agora è costellato, l’impressione generale che lo spettatore ne ricava è di una Chiesa arrogante e spietata, che si fa scudo del nome di Dio per compiere stragi e perseguitare innocenti.
Il motivo per il quale l'impressione della Chiesa alessandrina che si ricava dal film è di un'organizzazione oscurantista, violenta, intollerante e interessata al potere secolare è, semplicemente, che la Chiesa di Cirillo era proprio così. Sia chiaro: non nego l'esistenza di cristiani sinceri, dalla fede tormentata e interessati all'anima, come non nego le sottigliezze teologiche di Cirillo. Ma l'altra faccia della Chiesa, il suo lato "oscuro" era ben presente.

Anzitutto, la Chiesa di cui parliamo è quella diventata religione lecita da meno di un secolo e religione ufficiale dell'Impero Romano da pochi decenni. I cristiani passano dall'essere vittime a carnefici, da perseguitati a persecutori.

Siamo in un'epoca in cui i cristiani di Callinico mettono a fuoco la locale sinagoga, l'imperatore Teodosio ordina di far pagare la ricostruzione al vescovo locale e il Vescovo di Milano, Ambrogio, si oppone.

Siamo in un'epoca in cui i cristiani di Alessandria guidati dal vescovo Teofilo, zio e predecessore di Cirillo, distruggono il tempio pagano del Serapeo, sede della Biblioteca di Alessandria, con grave perdita per la cultura

Un'epoca in cui lo stesso Cirillo perseguita Ebrei e novaziani (cristiani eretici), in cui monaci provenienti dal deserto entrano ad Alessandria e quasi uccidono il prefetto della provincia.

Siamo, infine, in un periodo in cui una confraternita cristiana dedita alla sepoltura dei morti insepolti, i parabolani, è divenuta una guardia armata del vescovo, dedita a violenze contro pagani, ebrei ed eretici, come quella operata per volere di Teofilo contro presunti eretici, i cosiddetti "lunghi fratelli", in realtà oppositori di Teofilo.

Inoltre, se guardiamo alla realtà alessandrina dell'epoca, gli scontri che coinvolsero Cirillo e i suoi avversari erano lotte per il potere secolare, non per la religione.

Uno dei maggiori oppositori di Cirillo fu infatti il prefetto augustale Oreste. Oreste era un cristiano, ma in quanto funzionario imperiale mal sopportava le continue ingerenze di Cirillo in materie di competenza civile (Zaccuri ha ragione quando parla di paragoni con la nostra epoca); in quanto funzionario imperiale, teneva rapporti con tutte le componenti etnico-religiose della città, cristiani, ebrei e pagani, e proprio per questo era in buoni termini con Ipazia.

Come raccontano fonti cristiane, furono monaci cristiani, provenienti dal deserto di Nitria, ad attentare alla vita di Oreste, che era visto come oppositore di Cirillo, ma la popolazione di Alessandria si schierò dalla parte del suo prefetto e impedì che fosse ucciso. Oreste fece torturare e uccidere il monaco che l'aveva ferito; Cirillo decise allora di farne un martire, Ammonio Thaumasius, ma i suoi fedeli sapevano che il monaco era morto per la sua aggressione e non per la sua fede, e Cirillo fece cadere la storia del martire.

Furono i parabolani, la guardia di Cirillo, a uccidere Ipazia, la donna che consideravano ostacolo alla riconciliazione tra Cirillo e Oreste. Racconta lo storico cristiano Socrate Scolastico (Storia ecclesiastica VII.15) che i parabolani:
dall'animo surriscaldato, guidati da un lettore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò biasimo non piccolo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria.
Zacconi termina:
D’accordo, l’intento di Amenábar sarà anche stato quello di mettere in guardia contro i fondamentalismi. Ma allora, petizione per petizione, non si potrebbe chiedere al regista di dedicare il suo prossimo film alle persecuzioni dei cristiani in Paesi come il Pakistan?
Devo dire che questa affermazione da parte di un giornalista che ha per referente l'organizzazione egemone in Italia, con ramificazioni praticamente in tutti gli àmbiti sociali, culturali e politici, mi fa sorridere per la sua ingenuità.

Da una persona come Zacconi, dopo la visione del film, mi sarei atteso due parole due sulla violenta e vile uccisione di Ipazia da parte del braccio armato che la sua Chiesa ha proclamato santo e Dottore della Chiesa.

Ecco l'anteprima italiana del film:


P.S.: a Zacconi che lamenta il fatto che la Chiesa sia dipinta come misogina, "dimenticandosi sempre della Vergine Maria", credo che abbia già risposto egregiamente il regista. Nel trailer si sente un personaggio (Cirillo?) che ripete una frase simile a questa:
Non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul marito, ma ordino che stia in silenzio.
Zacconi le riconosce? Sono parole che i cristiani considerano ispirate, pronunciate da Paolo di Tarso (Prima lettera a Timoteo, 2:12). Parole che hanno segnato l'atteggiamento della Chiesa verso le donne per secoli.

martedì 13 aprile 2010

Ricerca del Gesù storico: Gesù il Salvatore

Da qualche tempo a questa parte, mi sono appassionato agli studi scientifici sulla figura storica di Gesù e sulla storia del Cristianesimo delle origini.

L'interesse è nato con la lettura del libro di Bart Ehrman intitolato Gesù non l'ha mai detto, un libro chiaro e scorrevole, ma al contempo rigoroso e serio sullo studio dei manoscritti del Nuovo Testamento. Un libro che spiega come si gestiscano tutte le varianti dei libri del Nuovo Testamento, nel tentativo di ricostruirne il testo originario può sembrare noioso, ma Ehrman conosce la materia ed è molto bravo a tenere interessato il lettore, ma senza mai dover ricorrere a sensazionalismi.

Ho poi continuato a leggere riguardo a questo argomento, principalmente opere divulgative: dalle indagini di Augias che intervista esperti del settore (Mauro Pesce per Inchiesta su Gesù e Remo Cacitti per Inchiesta sul Cristianesimo), alle ricostruzioni della figura storica di Gesù (il Jesus, Interrupted di Bart Ehrman, il Gesù, una biografia rivoluzionaria di John Dominic Crossan e il Gesù ebreo di Riccardo Calimani), alle molteplici correnti del Cristianesimo delle origini con il loro corredo di testi (Giacomo, il fratello di Gesù di Robert Eisenman, I Cristianesimi perduti, ancora di Ehrman, I vangeli gnostici e Il Vangelo segreto di Tommaso di Elaine Pagels, Il Vangelo ritrovato di Giuda di Elaine Pagels e Karen King).

Sebbene abbia sempre scelto di leggere libri "seri" e di prendere con le pinze i testi che non rispecchiano le posizioni della maggioranza degli studiosi, mi è venuto il dubbio di aver letto libri che mi hanno fornito una visione parziale delle conoscenze attuali, sia per limiti dovuti alle pubblicazioni normalmente reperibili, sia perché le bibliografie dei libri tendono a segnalare testi simili.

Per questo motivo ho deciso di fare una panoramica delle principali ipotesi sul Gesù storico, in modo da poter vedere quali sono le correnti di pensiero maggiormente accreditate da indagare. Inizio con coloro che sostengono la storicità di un Gesù divino, un Salvatore.

Per questa analisi sono in debito con Peter Kirby, autore della pagina "Historical Jesus Theories" dal sito earlychristianwritings.com e all'articolo "The Wright Quest for the Historical Jesus", di Ben Witherington, III.

Nicolas Thomas Wright

N.T. Wright è il Vescovo (anglicano) di Durham.

Dal punto di vista procedurale, Wright è convinto che i Vangeli contengano storie trasmesse sostanzialmente intatte, e che queste corrispondano ad eventi realmente accaduti, in quanto all'epoca della stesura delle principali opere del Nuovo Testamento erano ancora in vita i testimoni dei fatti. Nell'ambito della ricerca sul Gesù storico, ritiene che si debbano dare per assodati il retroterra culturale del giudaismo del I secolo e la figura che emerge dai Vangeli; muovendosi dal primo in avanti e dal secondo all'indietro è possibile ricostruire la figura storica di Gesù, che sarà dunque il punto di incontro tra queste due culture.

Wright sostiene che le narrazioni della morte e risurrezione di Gesù che si sono conservate nei Vangeli canonici sono il risultato del tentativo dei suoi seguaci di ritornare alle profezie dell'Antico Testamento per comprendere per quale motivo il Messia mandato da Dio fosse morto crocifisso.

La figura che emerge è quella di un Gesù in tutto e per tutto ebreo del I secolo, convinto che attraverso la propria opera permettesse l'avvento del Regno di Dio su questa terra. Riteneva che le tradizioni del suo popolo fossero state corrotte e travisate, e propose dunque una loro riforma. Gesù, secondo Wright, non intendeva l'avvento del Regno come la fine del mondo, ma come la sua trasformazione: questo avvento sarebbe stato caratterizzato dalla fine del mondo del giudaismo legato al Tempio, alla Terra promessa, alle gerarchie sacerdotali, ai sacrifici. Secondo Wright, gli Ebrei del I secolo si ritenevano ancora "in esilio", benché si trovassero nella Terra Promessa: il compito che Gesù assunse fu quello di porre fine all'esilio assumendo su di sé i peccati del popolo ebraico.

La sua critica delle istituzioni politiche e religiose fu alla causa della sua morte: in questo senso sostiene che Gesù fu condannato a morte proprio per ciò che diceva e faceva, per le sue critiche alle autorità, e non per un errore.

Le principali opere di N.T. Wright tradotte in italiano, tutte per i tipi della casa editrice Claudiana di Torino, sono: Che cosa ha veramente detto Paolo (1999), Gesù di Nazareth. Sfide e provocazioni (2005) e Risurrezione (2006).

Luke Timoty Johnson

Johnson è professore di Nuovo Testamento e Origini del Cristianesimo alla Emory University, un'università privata affiliata all'Unione delle Chiese Metodiste.

Ha una particolare visione di ciò che è la storia, secondo la quale vi sono cose che sono "reali" ma non sono propriamente "storiche". Egli sottolinea che il metodo storico applicato alla ricerca del Gesù storico possa ricostruire alcuni aspetti della sua vita, ma non tutti. In particolare gli storici possono accertare il fatto che Gesù era, per esempio, un famoso guaritore, e forse anche che egli effettivamente guarì dei malati, ma non possono, per motivi di limitazione del metodo storico, affermare che compì miracoli; d'altro canto gli storici non possono neppure negare che lo fece.

Per Johnson, dunque, la storia non è l'unico mezzo di conoscere la realtà, specie in casi come quello della resurrezione di Gesù.

Per quanto riguarda invece l'analisi storiografica delle fonti cristiane, Johnson si oppone alla pratica, diffusa tra i critici biblici, di non considerare autorevoli quelle fonti che ignorano o riportano erratamente i fatti e i detti della vita di Gesù. Distingue infatti tra due insiemi di informazioni storiche che possono essere date su di un personaggio: da una parte ci sono gli "eventi", azioni e detti del personaggio, dall'altra il suo "carattere", inteso come significato essenziale della sua vita.

Quindi, sebbene Johnson riconosca che i Vangeli sono incoerenti riguardo a cose come le esatte parole usate da Gesù per esprimersi, tempi e luoghi delle sue azioni e persino sulle azioni stesse, è convinto che essi concordino nel definire, attraverso l'insieme delle narrative, il "carattere" di Gesù: un uomo che dà la propria vita per gli altri uomini in obbedienza a Dio.

La principale pubblicazione di Johnson, The Real Jesus: The Misguided Quest for the Historical Jesus & the Truth of the Traditional Gospels ("Il Gesù reale: la ricerca fuorviata del Gesù storico e la verità dei Vangeli tradizionali", HarperSanFrancisco, 1996, ISBN 9780060641665) non è tradotta in italiano.

Robert H. Stein

Stein è professore di Interpretazione del Nuovo Testamento al The Southern Baptist Theological Seminary, un'università il cui compito è preparare i ministri della Southern Baptist Convention (la maggiore Chiesa battista del mondo).

Secondo Stein, se l'indagine storica su Gesù esclude a priori l'accettazione del soprannaturale, non potrà che giungere a descrivere un Gesù in cui tutti i tratti soprannaturali sono stati rimossi. Stein però ritiene che sia il Gesù soprannaturale - quello nato da una vergine, morto per i peccati degli uomini e risuscitato - l'unico a poter collegare l'umanità peccatrice con Dio, e che perciò questo suo aspetto non possa essere negato.

Le conseguenze di questo approccio sono che Stein considera episodi storici la nascita virginale e la strage degli innocenti, la morte e la risurrezione di Gesù. Afferma che fu dopo il battesimo per opera di Giovanni, mentre era tentato dal diavolo, che Gesù comprese di essere il Messia; ma scelse di non essere un messia politico, quanto piuttosto il servo sofferente di Dio. Raccolse attorno a sé gli apostoli e insegnò loro, ma fu solo dopo la sua risurrezione che essi compresero realmente che Gesù era il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo.

L'opera principale di Robert Stein è Jesus the Messiah: A Survey of the Life of Christ ("Gesù il Messia: Panoramica della vita di Cristo", InterVarsity Press, 1996, ISBN 9780830818846). Non è tradotta in italiano, come le altre sue opere.

La foto iniziale è Gaudi Jesus di Jasmic, la foto di N.T. Wright è di garethjmsaunders.

Intempestività

E' pure vero che talvolta sono proprio sfortunati.

In Cile Tarcisio Bertone aveva appena affermato che la pedofilia non è legata al celibato ma che è collegata all'omosessualità, che i Carabinieri di Teramo hanno arrestato un prete accusato di violenza sessuale su di una bambina di dieci anni.

Di certo Bertone è stato intempestivo. Ma forse la sua intenzione era quella di calmare le acque in Sud America. Se anche i cattolici di quelle parti iniziassero a chiedere conto dell'atteggiamento della Chiesa, per Ratzinger il problema sarebbe ancor più scottante di quanto non sia già.

La foto si intitola "D'oh!", ed è opera di haikus.

Ancora su Zola, Lourdes, Messori e Pellini


Credo che questo sarà il mio ultimo post sulla questione "Messori vs. Zola", un incontro dal quale l'apologeta è uscito con le ossa rotte.

Il professor Pierluigi Pellini ha pubblicato su Nazione Indiana un'ultima replica agli attacchi di Messori contro Zola: «Bufale Ultimissime». Credo che non vi sia altro da dire, oltre che ribadire il fatto che Messori ha fatto una pessima figura: va bene essere sconfitti, ma nella vita bisogna saper incassare con stile.

Per chi volesse una ricapitolazione chiara e lineare dei fatti, suggerisco l'articolo «Le storie di Messori», dal blog Bioetiche.

La foto è Non mollo..., di Luca Rossato.

lunedì 12 aprile 2010

Contraddizioni evangeliche: tradimento e morte di Giuda


Dopo una piccola pausa, ecco il quinto post dedicato alle contraddizioni evangeliche, riprese dal libro Jesus, Interrupted di Bart Ehrman.

Precedentemente ho analizzato l'episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, quello dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, le contraddizioni riguardo il giorno della morte di Gesù, oltre ad un post "fritto misto" su quattro contraddizioni o errori nella narrazione della passione di Gesù.

Con questo post vorrei riproporre le considerazioni di Bart Ehrman sul tradimento di Giuda e sulla sua morte (pagine 45-47 del libro).

Motivazioni del tradimento

Ehrman inizia elencando le motivazioni per il tradimento di Giuda proposte dai quattro vangeli canonici. Ecco cosa dicono i vangeli sinottici.

Vangelo secondo Marco, 14:
10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. 11 Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
Vangelo secondo Matteo, 26.
14 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15 e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. 16 Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
Vangelo secondo Luca, 22:
3 Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4 Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5 Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6 Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
La dipendenza tra i testi dei sinottici è evidente: in tutti e tre Giuda si reca dai sommi sacerdoti, in tutti e tre questi si «rallegrano» e gli promettono del denaro, in tutti e tre Giuda inizia a cercare l'occasione propizia per tradire Gesù.

domenica 11 aprile 2010

I media contro la Chiesa

I media continuano a manipolare le notizie per colpire la Chiesa di Cristo e il Santo Padre.

L'araldo del laicismo intollerante, La Repubblica, travisa le parole del vescovo Giacomo Babini: «Pedofilia, attacco antisemita di monsignor Babini "Sui media in corso una campagna sionista"».

Non è vero! Il Vescovo di Grosseto ha detto "Sui media in corso una campagna senese"!

Nota: questo post non è serio, si tratta di un pessimo tentativo di fare ironia su affermazioni vergognose.
Nota2: per chi non l'avesse capito, tra grossetani e senesi non corre buon sangue.

Il Messori incatenato, o Anche gli apologeti si piangono addosso

Vittorio Messori, noto apologeta cattolico, ha pubblicato un post sul suo blog in cui si piange addosso, puntando il dito contro la cattiveria di chi la pensa differentemente da lui.

Piccolo riassunto delle puntate precedenti.
Puntata 1: La cattiva regista austriaca Jessica Hausner gira il film Lourdes, che riceve premi sia dall'organizzazione cinematografica cattolica che dai cattivissimi dell'UAAR.

Puntata 2: Il nostro eroe Vittorio Messori sconfigge i nemici della fede e di Lourdes con un articolo sul Corriere della Sera in cui svergogna il cattivone Emile Zola, colpevole di essersi rimangiato la parola riguardo ad un miracolo mariano. Ma Satana non si dà per vinto, e assume le sembianze del traduttore di Zola, il professor Pierluigi Pellini, il quale, cattivissimo, risponde a Messori sostenendo che l'eroe ha mentito! Il Bene resiste ancora un po', e il Corriere non pubblica la risposta di Pellini, ma Satana ha mille risorse e la risposta di Pellini vede la luce.

Puntata 3: Il cavaliere senza macchia e senza paura (Messori) risponde a Pellini sul proprio blog, in un articolo non linkato nella pagina principale in quanto in attesa di pubblicazione sul Corriere della Sera, ma riportato in lungo e in largo per la blogsfera. Ma il tempo passa e l'articolo non viene pubblicato sul Corrierone: che i cattivi abbiano trionfato?
Ebbene, finalmente il Bene contrattacca: Messori può pubblicare la sua risposta a Pellini. Purtroppo il Male è ancora potente, e quindi la risposta non andrà sulle pagine del Corriere della Sera, ma de Il Timone, "periodico di apologetica popolare". Ma cosa c'è di interessante in questa risposta?

Innanzitutto, Messori ritratta quanto aveva scritto nel primo articolo, confermando quanto scritto da Pellini, ma lo fa tacitamente, senza avvisare i suoi lettori. Certo, conferma altri particolari, la bufala della scommessa di Zola non è più ripetuta.

Ma mi interessa soprattutto il cappello introduttivo della sua risposta. Messori aveva infatti intenzione di presentare la sua risposta come una lettera al direttore del Corriere. Ora che il Corriere non pubblica più la risposta, come invece sbandierato per settimane dal blog di Messori, l'apologeta cristiano inserisce alcune parole di spiegazione per i lettori de Il Timone. E non è che questa spiegazione deponga a favore di Messori, anzi.

Messori afferma: "Mi sono visto aggredito, spesso con autentico odio, su siti Internet,soprattutto per i cenni dedicati a Emile Zola".

Questo vittimismo mi pare infondato e degradante per il nostro autore. Innanzitutto il suo articolo è stato sbugiardato da un professionista, di cui lui non si degna neppure di fare il nome, il quale ha elencato gli errori nell'apologia messoriana, ma non ha certo avuto parole d'odio per l'apologeta. La risposta di Pellini è stata poi ripresa in alcuni blog, non molti, e da una rapida ricerca non mi pare che vi siano "aggressioni con autentico odio", come riporta vittimisticamente Messori: certo i commenti non sono sempre favorevoli, ma uno non può riportare una bufala e attendersi un'ovazione!

Messori continua affermando di aver scritto la risposta sotto forma di lettera al direttore e dicendo: "Di comune accordo [col direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli] abbiamo poi deciso di non pubblicarla sul Corriere, anche per non dare a quegli aggressori la soddisfazione di essere presi sul serio sulle colonne del più diffuso giornale italiano".

L'apologeta dice che la motivazione della mancata pubblicazione della lettera sarebbe stata anche quella di non dare soddisfazione agli aggressori; segno che di motivazioni ne esiste almeno un'altra, e non posso fare a meno di pensare, malignamente, che sia l'insufficienza della sua risposta, forse adatta ai lettori de Il Timone, un po' meno a quelli del prestigioso Corriere.

Messori, però, tace anche ai lettori de Il Timone - che ricordo essere un "periodico di apologetica", in cui Messori dunque "gioca in casa" - l'effettiva fonte delle critiche a lui portate, il professor Pierluigi Pellini, liquidandole come "polemiche avvenute sulla Rete" (cosa vera in parte, dato che l'articolo di Pellini è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano).

Credo che Messori non abbia fatto una bella figura, in questo caso.

La foto è "The Apology Project #2", di Tsar Kasim (CC-by-sa).

mercoledì 7 aprile 2010

Undici domande per cristiani intelligenti

Chiesa e pedofilia: cattive notizie dall'Italia

Dato che di negazionisti se ne trovano a bizzeffe, non nuoce diffondere alcune notizie, per quanto siano cattive. Anche se devo dire di essere stufo di trovarmi sempre a rimestare in questa melma.

In due occasioni avevo accennato al caso dei bambini sordomuti dell'Istituto Provolo di Verona, i quali hanno accusato di molestie i sacerdoti dell'istituto ("Chiesa e pedofilia" e "Le cattive abitudini sono dure a morire"). Successivamente ho parlato di un post meschino di un altro blog, in cui si stimava a 40 il numero dei casi di abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti italiani ("Vergognose manipolazioni di dati"). Mi pareva meschino giudicare come irrilevanti queste cifre, ma purtroppo le cose vanno ancora peggio.

Segnalo un articolo de Il Fatto Quotidiano, "Chiesa e pedofilia: in Italia 130 casi in due anni", di Vania Lucia Gaito, dove si dice, appunto, che negli ultimi due anni, e stando solo alle cronache locali, sono 130 i sacerdoti italiani implicati in casi di abuso su minore. I dettagli sono agghiaccianti:
In nessuno dei casi il vescovo locale ha avvisato la polizia del sospetto abuso [...] in tutti i casi trattati le denunce non sono mai partite da vescovi o altri sacerdoti ma sempre dalle famiglie delle vittime, dopo che si erano rivolte alle autorità ecclesiastiche senza risultato.

Nel corso del processo, sono stati ripetutamente chiamati in causa Monsignor Carlo Galli di Legnano e il Vescovo Gino Reali di Roma, come prelati che sapevano da anni dei fatti senza prendere alcuna posizione concreta.

Come nel caso di don Marco Cerullo, arrestato nelle campagne tra Villa Literno e Casal di Principe nel dicembre del 2007, mentre era in macchina con un bambino di 11 anni e lo costringeva a un rapporto orale. Informato dell’arresto del sacerdote, il vescovo di Aversa, Mario Milano, non volle pronunciarsi e la diocesi non prese alcun provvedimento nei confronti del prete fino alla sua condanna a sei anni e otto mesi sia in prima istanza che in appello.

In alcuni casi non solo le diocesi non hanno preso provvedimenti di fronte alle accuse ai sacerdoti pedofili, ma hanno addirittura continuato a mantenere in servizio e a contatto con i bambini anche preti già condannati dai tribunali italiani per gli stessi reati.
Tempo fa avevo citato il caso del cardinale statunitense Bernard Law, che per decenni aveva spostato da parrocchia a parrocchia un sacerdote che sapeva abusare dei bambini, permettendogli di fatto di continuare a fare vittime ("Lo scandalo della copertura dei preti pedofili"); Bernard Law, costretto alle dimissioni da una rivolta dei suoi diocesani, era stato promosso ad Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma (una delle Sette Basiliche Patriarcali). Ebbene, promozioni come questa sono state attuate anche in Italia. Sempre lo stesso articolo riporta infatti:
In alcuni casi, poi, nonostante le condanne, alcuni sacerdoti vengono addirittura promossi. É il caso di G.S., sacerdote del salernitano, condannato in via definitiva per atti di libidine violenta nei confronti di due bambine di 12 anni. Il prete insegnava in una scuola media di Pontecagnano Faiano e gli abusi avvenivano in classe, sotto gli occhi degli altri ragazzi, intimoriti dalla natura aggressiva del religioso. Oggi don G.S. non insegna più, è consigliere dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero e membro del collegio presbiterale, nominato direttamente all’arcivescovo.
L'autrice dell'articolo, che invito a leggere essendo ben più ampio degli stralci da me riportati, conclude chiedendo:
É questo quello che monsignor Sodano definisce “chiacchiericcio”?
Me lo chiedo anch'io.

Sempre da Il Fatto Quotidiano del 6 aprile, segnalo un altro articolo, "Legionari di Cristo, fondati da un pedofilo", di Maurizio Chierici, in cui si parla della crisi che ha colpito la potente congregazione dei Legionari di Cristo dopo la morte del suo fondatore, Marcial Maciel, a seguito della quale si è scoperto che era un pedofilo e un pederasta.

martedì 6 aprile 2010

Pubblicità progresso

Il nuovo video per l'8x1000 alla Chiesa cattolica



Per chi non l'avesse capito, è uno scherzo! (mi sento alquanto "assertivo", oggi, ma mi succede quando mi sento preso in giro. Come quando mi dicono che sono violento e intollerante se dico la mia, o come quando sento Sodano che fa le orecchie da mercante quando gli si contesta l'operato del suo Pontefice. abbiate pazienza, poi mi passa e torno ad essere buono e calmo)

Il filmato è dei Paguri Alfa.

Zombi!


Vangelo secondo Matteo, 27:
52 le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; 53 e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Alla morte di Gesù, molti corpi di santi risuscitarono. Poi entrarono a Gerusalemme e furono visti da molti.

Ah, e ovviamente tra i quattro evangelisti e gli altri autori del Nuovo Testamanto, solo l'autore del Vangelo secondo Matteo reputò il fatto abbastanza particolare da essere menzionato (oppure "Matteo" cercava semplicemente di aggiungere un'altra profezia, Isaia 26:19, alla sua raccolta di profezie realizzate da Gesù).

Eppure c'è gente che a queste cose crede davvero!

La traduzione italiana dei versetti del Nuovo Testamento è dell'edizione Riveduta. Devo dare credito per questo plagio questa ispirazione al post di Common Sense Atheism, "Happy Zombie Day!" (si, quello è il suo post pasquale...). L'immagine è "The Zombie Invasion", di JC.

Cortocircuiti (III): chiacchiericcio e meschinità

Il giorno di Pasqua, durante la cerimonia in Piazza San Pietro, il cardinale Angelo Sodano ha preso la parola e, con uno strappo alle consuetudini, ha rivolto un saluto a Papa Ratzinger:
E' con lei il popolo di Dio, che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti.
Adesso verranno a dire che no, non era un riferimento alle accuse avanzate al Papa di aver gestito in modo indegno tutta la questione decennale degli abusi sessuali su minori da parte di preti. Così come nel caso di Cantalamessa, che durante la Via Crucis al Colosseo ha affermato che la Chiesa è perseguitata come lo furono gli Ebrei, voci apologetiche come quella di Messori si sono subito alzate a dire che è solo un problema di cattiva comunicazione, anche in questo caso verranno a dire che Sodano parlava d'altro.

Mi sta venendo il dubbio che Joseph Ratzinger sia davvero innocente di tutto. Si, avrà sbagliato a gestire il caso del prete tedesco che, all'epoca del suo arcivescovato aveva violentato un bambino di undici anni e che Ratzinger fece semplicemente sottoporre a terapia. Ma, appunto, ho il dubbio che anche in quel caso sia stato malconsigliato. Del resto, come può una persona come lui, rinchiusa tra le mura del Vaticano, avere una visione corretta del mondo al di fuori delle mura leonine, se quelli che lo circondano e che dovrebbero aiutarlo a comprendere le cose sono così propensi a "fraintendere"?

Del resto Ratzinger è circondato da persone che, per piaggeria o per altri motivi, non fanno altro che celebrarne le azioni, come se fosse un idolo pop, invece di fargli capire che talvolta sbaglia anche lui.

Un esempio. Dopo decenni di silenzio Ratzinger scrive una lettera infuocata alla Chiesa irlandese, in cui dice chiaro e tondo che chi ha sbagliato deve pagare. Bene, peccato che la lettera sia indirizzata esclusivamente agli irlandesi, e che non lo sfiori neppure da lontano l'idea che il suo comportamento in Germania non è troppo dissimile da quello dei vescovi irlandesi.

Allora i suoi cortigiani cosa dicono? Cantalamessa afferma che è in atto una persecuzione della Chiesa che ricorda l'antisemitismo, Sodano che si tratta di chiacchiericcio. E Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, se ne esce con una difesa delle azioni del Pontefice così arzigogolata e fasulla che da sola è indizio di colpevolezza certa.