sabato 26 giugno 2010

Yahweh, dio nazionale di Israele?


Sto leggendo Oltre la Bibbia - Storia antica di Israele, di Mario Liverani. Si tratta di un libro che ricostruisce la storia antica di Israele, intesa come Palestina, a partire dai resti archeologici ed epigrafici, col supporto delle fonti letterarie, ebraiche e mediorientali in genere.

Il risultato di questo approccio, differente da quelli che partono dal testo biblico e lo rielaborano sulla base delle scoperte archeologiche, è riassumibile tramite il sommario del libro. L'opera di Liverani è infatti divisa in due parti, Una storia normale e Una storia inventata.

La prima parte, che narra la storia della Palestina antica come deriva dalle fonti storico-archeologiche, è una storia "normale" di genti che abitavano in quella terra tra l'età del Tardo Bronzo e il Ferro II. Si inizia con la dominazione egiziana, poi l'invasione dei popoli del mare causa il crollo degli imperi, segue il dominio delle culture nomadi su quelle agro-urbane, la creazione di due stati - regno di Israele al nord e regno di Giuda al sud -, poi l'invasione, il dominio e la caduta degli Assiri, un breve periodo di autonomia, e l'invasione babilonese.

Questo significa che la storia di Mosé, dell'Esodo, della conquista di Canaan, di Giosué, non sono storie vere, ma successive rielaborazioni. Il regno di Saul, di Davide e di Salomone, biblicamente diviso tra i figli di questo, non esistette mai come stato unitario: "Saul" e "Davide" furono i re, rispettivamente, del regno di Israele e di quello di Giuda, né, probabilmente, fu Salomone a costruire il Tempio di Gerusalemme.

Anche Yahweh, non fu subito il dio nazionale di Israele, né tanto meno l'unico dio degli Ebrei. Scrive infatti Liverani (op. cit., p. 57):
L'adozione di Yahweh come dio delle tribù israelitiche, sin dalla fase dell'etnogenesi, è una evidente rilettura storiografica posteriore. Anche il ruolo di Yahweh (nella forma di Yahweh Sebaʿot) in episodi cruciali come la battaglia di Ta'anak appare sospetto. È indicativo che nessuno dei Patriarchi, nessuno degli eponimi tribali, nessuno dei «Giudici» e nessuno dei re della fase formativa porti nomi yahwisti. Questi esistevano (basti pensare a Giosué e poi a Yonatan figlio di Saul) ma in percentuale modesta, non diversa e semmai inferiore ad altri teofori con Baʿal, El, Anat, Sedeq, Shalom e alti. Abbiamo motivo di ritenere che il culto di Yahweh sia divenuto culto «nazionale» per il regno di Giuda durante il cinquantennio 900-850, e per il regno di Israele nel cinquantennio 850-800.
Riguardo a Yahweh unico dio di Israele, il momento cruciale è il 622. Il re di Giuda Giosia fa «scoprire» un manoscritto contenente la Legge, e su questo evento fonda la riforma religiosa dello stato: (ri)fondazione di un unico tempio all'unico dio, il tempio di Yahweh a Gerusalemme, e distruzione dei templi degli altri dei, diffusi in tutto il regno. Per quanto riguarda il primo punto, Liverani scrive (op.cit., p. 196):
È probabile che l'importanza dei lavori eseguiti da Giosia al tempio di Gerusalemme sia stata in qualche misura (e magari in forte misura) oscurata dalla volontà della storiografia posteriore di attribuire all'epoca «fondante» di Salomonela costruzione e l'arredo del tempio [...].
Riguardo alla obliterazione dei culti concorrenti:
Ma la maggiore insistenza (2Re 23:4-14) viene dedicata allo smantellamento dei luoghi di culto non yahwistici [...] a Gerusalemme stessa e in tutto il territorio di Giuda «da Gebaʿ a Beʾer-Shebaʿ».

mercoledì 23 giugno 2010

L'ateismo non è una religione, né una fede

Capita di leggere affermazioni quali «l'ateismo è una fede», o addirittura «l'ateismo è una religione». Si tratta di affermazioni infondate, ma vale la pena di esaminarle.

L'ateismo non è una religione

Che l'ateismo non sia una religione discende dalla definizione stessa della parola «religione». Il Sabatini-Coletti riporta:
religione [re-li-gió-ne] s.f.
1 Insieme di credenze e di manifestazioni con cui l'uomo riconosce l'esistenza del soprannaturale [...]; sentimento di rispetto e di timore verso la divinità[...].
Il riconoscimento del soprannaturale, attraverso credenze e manifestazioni, è l'essenza della religione; l'a-teismo, cioè la negazione di una «concezione e dottrina filosofico-religiosa basata sulla credenza in una divinità unica e trascendente», è dunque incompatibile con la religione.

L'ateismo non è una fede

Per «fede» si intende, invece, l'«adesione religiosa a una verità rivelata non sensibilmente tangibile», ovvero la «persuasione dell'esistenza di un Dio», oppure la «religione, credo, confessione religiosa», oppure «il credere fermamente in qlco. o qlcu.». La critica che alcuni portano all'ateismo è che richiederebbe di credere alla non esistenza di Dio senza che essa si possa provare.

Questa critica è sbagliata per due motivi. Il primo è che non è impossibile dimostrare l'inesistenza di Dio. Normalmente per «Dio» si intende lo «spirito perfettissimo, eterno, onnisciente e onnipresente, creatore di tutte le cose» (ancora Sabatini-Coletti), dunque una (eventuale) dimostrazione dell'impossibilità di esistere per un'entità di questo genere sarebbe una dimostrazione della sua inesistenza.

Il secondo motivo è che l'onere della prova dell'esistenza di qualcosa è a carico di chi la sostiene, non di chi la nega, e che riguardo le asserzioni di esistenza di qualcosa, è corretto considerarle false fino a prova contraria, senza che questo richieda un atto di fede. Perciò riguardo all'esistenza di Atlantide, di Babbo Natale, delle fate, dello Yeti, della proverbiale teiera di Russell e dell'Invisibile Unicorno Rosa, è corretto presumere che sia falsa, fintanto che non siano portate prove che sia vera. E questo vale anche per l'ipotesi-Dio.

L'immagine è «Atheism is...», di John Connell (cc-by-nc-sa-2.0).

lunedì 21 giugno 2010

L'ossessione dell'apologeta

Non ce la fa, proprio non ce la fa.

Sia chiaro, lui si impegna, scrive un articolo interessante, giunge persino a parlare in termini positivi di una istituzione laica, non ecclesiastica, che secoli fa aveva rappresentanti femminili di rilievo.

Ma poi sul più bello, cade in tentazione e fa nuovamente una cattiva figura.

Trotula

Sto parlando di Rino Cammilleri e del suo post su Trotula.

Cammilleri è un apologeta e scrittore cristiano, di cui ho avuto modo di parlare in passato. Su questo blog ho infatti parlato degli sfondoni in cui è incappato tentando di sminuire la figura di Ipazia.

Ieri Cammilleri ha dedicato un post alquanto sui generis a Trotula, un'esponente della scuola medica salernitana. Il post, interessante, fa notare come questa scuola fosse «laica ed aperta a tutti», secondo tradizione persino fondata da un ebreo, un arabo, un greco e un latino. Cammilleri sottolinea il contributo, tra tante, di tre donne, tra cui Trotula, autrice di un manuale di medicina dedicato al corpo femminile, restato in uso per lungo tempo.

Poi, però, deborda e il post finisce male...

Ipazia

Perché, infatti, Cammilleri ha scritto questo post? Perché ha scoperto che Tratula era una donna, e l'esistenza di un'antica donna-scienziato (Cammilleri non sembra conoscere il sostantivo «scienziata») gli permette di prendersela ancora con Ipazia.

domenica 20 giugno 2010

Da quale "osso" fu creata Eva?

Genesi, capitolo 2, versetto 21:
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Si tratta di un versetto famoso: da quella costola Dio creerà Eva, la compagna del primo uomo.

Secondo alcuni, però, non si trattava di una costola, per diverse ragioni:
  1. la parola ebraica tradotta con "costola" è tradotta differentemente nel resto della Bibbia. Essa ha il significato di "appendice", "lato", "fianco";
  2. questo dettaglio non fornisce alcuna spiegazione di eventi reali, in quanto i maschi e le femmine hanno lo stesso numero di costole. Questo differisce dal resto della narrazione, in quanto i miti della creazione biblica hanno la funzione di spiegare per quale motivo, per esempio, le femmine degli esseri umani, a differenza delle altre specie, hanno il travaglio, o perché i serpenti strisciano, eccetera;
  3. il testo è pieno di riferimenti sessuali, ma questo dettaglio non rientra neppure in questa categoria.
Ma allora di quale osso si trattava? Probabilmente di un baculum:
  1. è un osso appartenente ad un'"appendice";
  2. spiega una differenza tra esseri umani, che non ce l'hanno, e altri mammiferi, che invece ce l'hanno;
  3. è un osso sessuale.
La prossima volta che ascoltate quel brano biblico, pensateci.

Per chi mastica l'inglese, un articolo interessante è «Which “Bone” Was Eve Made From?», di Neil Godfrey, da cui ho tratto ispirazione per questo post.

La foto raffigura il baculum di un procione (foto rilasciata secondo la licenza cc-by-sa-3.0 da Mordicai). Il testo biblico è dell'edizione CEI, tramite il sito La Parola.

domenica 13 giugno 2010

Gesù, Napoleone e il centurione

L'indagine sul Gesù storico è uno dei miei pallini recenti. Prima non avevo mai immaginato che fosse possibile sottoporre la figura di Gesù e il Cristianesimo delle origini ad un'indagine storica, e credo di non essere stato l'unico ad avere così poca immaginazione.

Gesù

La differenza fondamentale tra l'indagine sul Gesù storico e gli altri studi storici è costituita dall'importanza della figura a-storica di Gesù. Ovviamente un credente trova difficile accettare affermazioni quali quella che Gesù non intendeva fondare una nuova religione o che non parlò mai di sé come di un dio.

Ma quello che mette più i difficoltà i credenti, quantomeno quelli che sono in qualche modo interessati a questa materia, sono quelle teorie secondo le quali Gesù sarebbe un personaggio mitico, una creazione letteraria dei cristiani. Non sono teorie che riscuotono molto successo tra gli studiosi del campo, ma certo non sono neppure dei vaneggiamenti di pazzi o di nemici del Cristianesimo, come alcuni vogliono far pensare.

Napoleone

Ad esempio, un noto "cattolicista", come mi piace chiamare quelli che fanno del Cattolicesimo un'ideologia, afferma con una punta di acredine:
Ogni volta che un anticlericale / intollerante / laicista "doc" commenta su un sito cattolico "dimostrando" che, in parole povere, i cristiani si sarebbero inventati il cristianesimo, si leggono diverse castronerie esposte però con credibilità e logica. Il lettore dubbioso può sicuramente cadere nel tranello (che possibilmente è stato "tramandato" in buona fede a partire dai maestri del culto ateo) e questo è un pericolo al quale non dovrebbe essere esposto.
Per questo motivo riporto un piccolo esperimento svolto da Monsieur J.-B.Péres nel 1827. Si tratta di applicare la tecnica degli atei d'assalto ad un fatto storico accertato, accreditato e reale, per confutarlo.
Napoleone Bonaparte, di cui tanto è stato scritto non è mai esistito. È semplicemente una figura allegorica.
A parte la strana idea che il "lettori dubbiosi" non debbano essere esposti ad idee che il nostro cattolicista non gradisce, questo "piccolo esperimento" non smaschera affatto il "tranello" dei fantomatici anti-clericali. L'esistenza di Napoleone Bonaparte è infatti attestata da innumerevoli testimonianze, oltre che da oggetti che gli sono appartenuti o che comunque lo riguardano; questo, di Gesù, non si può dire.

«Ma con Napoleone è facile, era un personaggio importante e per di più recente. Gesù non era così famoso in vita (non lasciò nessuna traccia tra i suoi contemporanei pagani), e poi visse duemila anni fa, non meno di duecento», potrebbero dire coloro che sono certi della storicità di Gesù.

Il centurione

Voglio allora raccontare un altro fatto, che illustra il modo in cui si "fa" la storia.

Tra il 69 e il 70, quindi pochi anni dopo la morte di Gesù, i Romani dovettero fronteggiare la Rivolta batava, una ribellione di una popolazione germanica che forniva truppe ausiliarie all'esercito romano. I Batavi tesero un tranello alle forze romane dislocate negli attuali Paesi Bassi, al comando del generale Marco Ordeonio Flacco, e sorpresero molti contingenti, facendone strage.

Lo storico Publio Cornelio Tacito narra (Storie, 4:15), appena trent'anni dopo i fatti, di un centurione romano di nome Aquilio, che riuscì a raccogliere alcune truppe ausiliarie che si trovavano proprio nel territorio dei ribelli e a contrastare, sia pure debolmente, il nemico.

Aquillio è dunque un personaggio minore e marginalizzato nelle fonti, di cui abbiamo traccia solo in un passaggio scritto da uno storico trent'anni dopo i fatti. Proprio come Gesù, no?

No. Di Aquillio esistono anche prove archeologiche. Scrive lo storico Jona Lendering («The Batavian revolt 4»):
Per una fortunata coincidenza, questo Aquilius ci è noto attraverso una scoperta archeologica: un piccolo disco o una medaglia in argento è stata scoperta in un accampamento della cavalleria (il 'Kops Plateau') a est di Oppidum Batavorum, la capitale dei Batavi (moderna Nijmegen). Il nome completo di quest'uomo era Gaio Aquillio Proculo, e apparteneva all'Ottava legione Augusta, che non era stazionata nelle province germaniche.
Non solo questo reperto permette di confermare la narrazione di Tacito per quanto riguarda questo centurione (il resto della narrazione è attestata da innumerevoli scoperte archeologiche). Continua infatti Lendering:
Si tratta di una scoperta molto importante, perché vendica il generale romano Flacco. Se un centurione di una certa anzianità di servizio era presente a Nijmegen, Flacco aveva già inviato rinforzi, cosa che può essere spiegata solo se assumiamo che si aspettasse problemi tra i Batavi.

Come si vede, la storia fatta dagli storici parte dalle fonti storiche e dai ritrovamenti archeologici, e li soppesa, valutandoli criticamente. E questo vale sia per Napoleone che per il centurione, mentre non vale per Gesù, dato che non esistono prove archeologiche né della sua vita (malgrado le innumerevoli reliquie conservate dai cristiani), né del Cristianesimo delle origini.

Gli apologeti e la frottola del papiro 7Q5

Aggiornato il 15 giugno.

Sono il primo a dirmi che dovrei smettere di leggere blogs apologetici, ma non ce la faccio, è più forte di me. A spingermi c'è, da una parte, la possibilità di trovarvi argomentazioni serie, anche se si tratta di una cosa più unica che rara, come ha dimostrato l'esperienza; dall'altra c'è il divertimento di vedere gli apologeti arrabattarsi per riconciliare religione e ragione.

Il caso di oggi parte da un articolo del IlSussidiario.net, giornale on-line riconducibile a Comunione e Liberazione, in cui si riporta la notizia che l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), insieme all'Istituto Bam di Berlino, sottoporranno ad un'indagine spettrometrica alcuni frammenti dei Rotoli del Mar Morto, anche noti come Manoscritti di Qumran. In particolare, gli scienziati intendono comprendere se, in base alla composizione chimica dei rotoli, sia possibile comprendere l'origine dei rotoli stessi.

Bene, come hanno reagito gli apologeti a questa notizia? Cercando di tirare più acqua possibile al loro mulino, a che a costo di lasciare intendere cose non vere.

Ad esempio, il blogger Aguado del blog Ragione e Fede (di cui ho avuto modo di parlare in passato) se n'è uscito con un post intitolato «Nuovi studi sui rotoli di Qumran, garanti dell’autenticità dei Vangeli».

Ecco il salto apologetico. Nell'articolo de ilSussidiario si parla di «Bibbia», non di «vangeli», dunque l'introduzione di questo riferimento è di Aguado. E perché questo sarebbe un errore? Perché tra i Manoscritti del Mar Morto non vi sono testi cristiani, dato che gli autori di quei testi erano ebrei, probabilmente esseni.

Aguado tira allora fuori il frammento 7Q5 (quinto frammento dalla cava 7 di Qumran), affermando che si tratta di un frammento del Vangelo secondo Marco. L'intenzione è chiara: se l'analisi spettrometrica dovesse confermare l'originalità dei manoscritti, cosa che nessuno studioso mette in dubbio, allora, secondo il ragionamento di Aguado, anche i vangeli sarebbero autentici (qualunque cosa questa significhi).

Il ragionamento di Aguado è fallato sotto due aspetti:
  1. i fisici dell'INFN non analizzeranno 7Q5, ma «i Rotoli del Tempio, che descrivono un tempio virtuale non realizzato», come detto nell'articolo de ilSussidiario;
  2. l'identificazione di 7Q5 con un passo del Vangelo secondo Marco è scientificamente infondata.
Tra l'altro Aguado non può negare di sapere che 7Q5, un frammento di papiro contenente una ventina di lettere, non è un passo marciano, dato che lo ha letto nel relativo articolo di Wikipedia. Ma dato che le notizie, per un apologeta, possono essere manipolate per farle rientrare nel progetto apologetico, Aguado definisce la voce di wiki «parecchio spoglia», e rimanda alle pubblicazioni degli unici due studiosi che sostengono l'identificazione, il papiriologo gesuita spagnolo José O'Callaghan e quello tedesco Carsten Peter Thiede, famoso per aver anche anticipato la datazione del più antico papiro contenente un testo del Nuovo Testamento (facendolo passare dal 200 all'80 d.C.) e per aver definito autentico il Titulus crucis, poi datato al X secolo.


Al di là dello smascheramento dell'ennesimo tentativo (malriuscito) di fare apologetica, cosa ci insegna questo episodio? Che gli apologeti, per natura, non sono interessati alla verità, ma a far rientrare i fatti nella loro teoria, di metterli al servizio della religione.

Per questo sono gente dalla quale bisogna stare alla larga. Anche se sono il primo a non seguire questo consiglio.

L'immagine del papiro 7Q5, alterata per evidenziare il testo, è di pubblico dominio.

Aggiornamento. Giovanni Bazzana, storico del Cristianesimo antico, mi ha cortesemente segnalato due articoli di approfondimento sulla questione 7Q5. «Il Nuovo Testamento e Qumran: 7Q5», di Giovanni Bazzana, e «7Q5? Passiamo ad altro, per favore», di Luigi Walt, che tratta della stessa fonte apologetica di cui mi sono occupato io.

giovedì 10 giugno 2010

Il Vaticano e il problema delle pensioni

Serafino Sprovieri è Vescovo emerito (in pensione) di Benevento, e ha idee precise sull'Islam e sui transessuali.

Per quanto riguarda i musulmani e l'Islam (errori i ortografia e punteggiatura sono nell'originale, pubblicato sul sito Pontifex.Roma):
Ma é credibile il messaggio islamico?: " assolutamente no. L' Islam é figlio di una colossale impostura anche se a parziale scusante della loro aggressività, vi sono i torti subiti anche dai cristiani durante le crociate. Ma teologicamente l' Islam non é credibile in quanto mai si é approfondito storicamente o teologicamente sulle presunte rivelazioni di Maometto che allo stato sembrano assai nebulose e confuse".

Ma chi era Maometto?: " un colossale impostore, un imbroglione che sapeva muoversi bene, specie con le donne dalle quali, se ricche, ricavava grandi utilità economiche. Con terminologia attuale una specie di lenone o gigolò".

Lei definisce l' Islam satanico: " lo é. Se non viene dettato dallo Spirito santo e dunque mira al male che é nemico del bene, ovvero Dio, chiaramente ha provenienza diabolica, ovvero satanica, cerca quello che é ostacola il buono assoluto,ecco la sua natura satanica".
Ne ha anche per i transessuali:
A mio giudizio, specie i trans, sono un' offesa alla natura,la stravolgono con una condotta depravata e capricciosa. Sono contrari a Dio e al suo progetto, che io paragono ad un quadro da disegnare a tinte di amore. Ma loro questo quadro non lo completeranno mai in quanto conoscono il piacere, ma non l' amore che non é solo accoppiamento fisico, ma servizio e soprattutto, volto alla riproduzione. Quando qualcuno mi spiegherà come un trans o un gay possa generare vite, mi ricrederò
Giacomo Babini è Vescovo emerito di Grosseto. Anche lui ha le idee chiare sull'Islam. Parlando dei musulmani afferma:
Il Papa ha parlato di fratelli: " lo ripeto, il Papa in quel momento ha agito coraggiosamente e con grande senso di prudenza. Ma dal punto di vista teologico non ...

... sono nostri fratelli, ma quali fratelli, mi facciano il piacere. Il loro fanatismo trova radice in quell' autentico libro di falsità e menzogne che é il Corano e che qualche uomo di chiesa modernista o in vera di buonismo si azzarda a chiamare santo. Tra poco anche le chiacchiere di Buddha o di qualche mago saranno chiamati sacri, per questo feticcio del dialogo ad ogni costo".

Ma il Corano viene da Maometto: " bella roba. Intanto non si hanno prove, non vi sono fonti e tutti sappiamo, senza ora entare nello specifico chi fosse Maometto, personaggio decisamente poco limpido. Il vero guaio degli occidentali e di certi cattolici, é il voler piacere agli altri ad ogni costo, pur quando le evidenze dimostrano il contrario. A questo punto mi pare che ci sia poco spazio di manovra. Loro per il loro fanatismo insensato ci odiano e dobbiamo riconoscerlo. L' odio e la guerra santa sono concetti alla base dell' Islam e allora che cosa vogliamo?".
Mi verrebbe da commentare che questi signori sono molto lucidi ad analizzare le pecche dell'Islam, ma che purtroppo non hanno usato lo stesso rigore nell'analizzare la propria religione, ma credo che vi sia una considerazione più importante.

Visti gli sproloqui dei vescovi "emeriti", forse anche al Vaticano hanno problemi con l'età pensionistica. Chissà cosa succederà quando l'UE chiederà loro di uniformare l'età pensionistica delle donne...

sabato 5 giugno 2010

«L'Italia premoderna che odia Saviano»

Non c'entra con gli argomenti di questo blog, ma vorrei segnalare un articolo, «L'Italia premoderna che odia Saviano» appunto, dal blog Bioetica.

Roberto Saviano è uno scrittore che ha avuto il coraggio di scrivere un romanzo in cui denuncia la camorra. In cambio, ha ricevuto un enorme successo editoriale e numerose minacce di morte da parte dei camorristi, a causa delle quali è costretto a vivere sotto scorta dal 2006.

Rimando all'articolo di Bioetica per le considerazioni principali, ma vorrei evidenziare i nomi di alcune persone che hanno dato addosso a Saviano:
  • Silvio Berlusconi, imprenditore dagli inizi loschi, legato a mafiosi (Mangano) e a persone con rapporti con mafiosi (Dell'Utri);
  • Emilio Fede, scagnozzo del suddetto;
  • Marco Borriello, calciatore napoletano del Milan (di Berlusconi), figlio di un usuraio ucciso da un camorrista in un regolamento di conti;
  • Daniele Sepe, musicista napoletano di cui non si ricorda l'impegno contro la camorra.
Qualcuno ha dubbi sulla parte dalla quale stare?

martedì 1 giugno 2010

Il diritto di offendersi

Aggiornato il 5 giugno.

Maometto sdraiato sul lettino dello psicanalista (freudiano), su di un tavolino un giornale che titola «"Everybody Draw Muhammad" Day. Fatwa on Cartoonists». Il profeta dell'Islam rivela il suo cruccio: «Gli altri profeti hanno seguaci col senso dell'umorismo».

Chi si sentirebbe offeso? I musulmani ovvio, e in particolare il Muslim Judicial Council del Sud Africa, che ha definito questa vignetta come «offensiva», e ha convinto disegnatore (Shapiro) e giornale (Mail and Guardian) a chiedere scusa per il danno recato.

Le Maldive, paese che recentemente ha ottenuto un seggio nella Commissione dei Diritti Umani dell'ONU, sono un paese in cui la costituzione del 2008 vieta la cittadinanza a coloro che non sono musulmani. In questo paese, la Fondazione Islamica ha chiesto che una persona come Mohamed Nazim, che ha dichiarato di sentirsi maldiviano ma non musulmano, sia messa a morte se non ritratta, pena sulla quale «la legge islamica e quella maldiviana concordano».

Chi si sente offeso? Io mi sento offeso. Mi sento offeso che sia ancor oggi accettabile mettere a morte una persona perché cambia religione, che un paese con una legge così barbara non solo faccia parte dell'ONU, in barba alla Convenzione sui diritti dell'essere umano, ma abbia persino un seggio nella Commissione sui diritti umani.

E io dovrei portare rispetto a leggi e a persone di questo genere? Dovrei rispettare la loro sensibilità, quando loro fanno carne da macello di chi, semplicemente, non è d'accordo con le loro credenze?

E' giunto il momento di smettere di accettare queste vergognose violazioni dei diritti umani, in particolare del diritto di parola e del diritto di religione, in nome di credenze che riguardano le singole persone e che non possono e non devono essere imposte agli altri.

Aggiornamento. Mohammed Nazim è tornato all'Islam. In una conferenza stampa ha dichiarato:
Credo che sia stata un'agonia per il popolo maldiviano. Chiedo veramente scusa per ciò a tutti i maldiviani. Oltre a questo, vorrei dire che le grosse incomprensioni dell'Islam che avevo sono state chiarite. Perciò, sono ora un musulmano. Voglio che i maldiviani mi accettino come maldiviano e come un figlio di questa comunità.
Da ciò che ha detto, sono chiare le ragioni della sua ritrattazione, e non mi sento di criticarlo. Il sottotitolo del libro di Hitchens recitava: come la religione avvelena ogni cosa.