giovedì 17 dicembre 2009

La Sindone di Torino è un falso, ma molti ci vogliono credere lo stesso

Hai voglia a dire che la fede non dipende da prove concrete, ma che è un dono di Dio. Hai voglia ad affermare che non sono i miracoli a dimostrare che i cristiani venerano il vero Dio. Stringi stringi, molti "fedeli" hanno bisogno di attaccarsi a prove "concrete" dell'esistenza di Gesù; il loro problema è che di tali prove ce ne sono ben poche.

Una presunta "prova", addirittura testimonianza della risurrezione, dovrebbe essere la famigerata Sindone di Torino (dire "sindone" e basta non è sufficiente, dato che ne esistono diverse): secondo i credenti, recherebbe i segni del corpo di Gesù morto, essendo il lenzuolo funebre con cui fu avvolto. La posizione ufficiale della Chiesa sull'autenticità del reperto è cauta, ma intanto programma ostensioni, come quella del 2010, che permetteranno, tra le altre cose, alla pingue cassa vaticana di introitare il denaro dei fedeli, e pure quello di chi non crede (si veda lo stanziamento di quasi due milioni di euro del Comune e della Provincia di Torino): intanto si tengono il denaro e gli altri benefici legati a questa "reliquia", se poi dovesse rivelarsi falsa...

Il problema di tale punto di vista è che la Sindone di Torino è un falso, di epoca medioevale, e la Chiesa lo sa: un esame col metodo del carbonio-14, effettuato nel 1988, ha datato il telo all'intervallo 1260-1390. Ma - guarda il caso! - si tratta proprio dell'epoca in cui è "comparsa" la Sindone, la cui prima testimonianza storica risale al 1357.

Malgrado ciò, proprio per quel bisogno di sentire la propria fede più salda grazie a prove concrete, molti cristiani continuano a sostenere che la Sindone di Torino sia vera, e difendono a spada tratta questa loro convinzione anche di fronte alle prove del contrario. Il buffo è che nel far ciò, spesso usano due pesi e due misure. Vorrei analizzare allora due momenti, recenti ed importanti, nel dibattito (posticcio) sull'autenticità della Sindone di Torino (falso medioevale).

Nell'ottobre 2009, Luigi Garlaschelli, ricercatore del Dipartimento di Chimica organica all'Università di Pavia, afferma di aver riprodotto delle copie della Sindone di Torino. La notizia consiste proprio nella riproduzione di un telo simile a quello sindonico: i "credenti" hanno sempre affermato che l'impossibilità ad ottenere qualcosa di simile all'originale fosse una prova dell'autenticità della Sindone (posizione alquanto illogica, dato che l'onere della prova è a carico di chi afferma l'autenticità, ma lasciamo perdere). Garlaschelli riproduce non una, ma tre sindoni, le cui caratteristiche sono simili a quelle della Sindone di Torino, ma i "credenti" non cedono, affermando che questo non dimostra nulla, che la riproduzione deve essere identica all'originale.

Due mesi dopo, a metà dicembre, si diffonde la notizia del ritrovamento di una sindone palestinese del I secolo (incidentalmente, la sindone autentica è stata trovata ad Akeldamà, il campo che fu acquistato da Giuda con i soldi del tradimento di Gesù). La notizia è vecchia, dato che il ritrovamento è del 1998, ma ancor più categorica di quella precedente nel sancire che la Sindone di Torino è un falso. La sindone di Akeldamà, infatti, è completamente differente dalla Sindone di Torino: è composta da un fazzoletto che ricopre il volto e da più pezzi usati per avvolgere strettamente il cadavere, oltre ad essere intessuta con un filo ed una tecnica di filatura completamente differenti da quelli della sindone torinese, che invece è un telo unico, di filatura simile solo ad un altro telo del XIV secolo.

I presunti meriti del cristianesimo

E' diffusa la sensazione che il merito di molti progressi avvenuti nella vita degli uomini negli ultimi due millenni sia da attribuire al cristianesimo. Senza raggiungere eccessi, come quello di affermare che "L'origine della Scienza è nel Cristianesimo" (si noti l'uso delle maiuscole), si sostiene che indubbi progressi, come l'abolizione della schiavitù, l'emancipazione delle donne, la libertà di religione... insomma, i diritti oggi riconosciuti quali propri dell'essere umano, siano dovuti ad un cambiamento della morale causata dalla dottrina cristiana.

La mia opinione è che in molti casi si tratti di evoluzioni della sensibilità collettiva, alle quali la fede cristiana può avere dato semmai un contributo, ma che, ad un'analisi attenta, non sono mai stati causati da essa.

Naturalmente ogni volta che si prova ad argomentare una tesi del genere con degli integralisti cattolici, sia pure di un certo spessore intellettuale (ne ho fatto esperienza personale in una discussione su Ipazia con Roberto Manfredini), si viene accolti da un fuoco di sbarramento, messo lì a protezione di quella sensazione di superiorità morale del cristianesimo, grazie alla quale persone altrimenti ragionevoli possono credere in leggende semitiche di millenni fa.

Sono stato quindi contento di leggere il seguente scritto di Remo Cacitti, professore di Storia del cristianesimo antico e di Letteratura cristiana antica all'Università di Milano, compreso nel libro Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione, e che formula splendidamente la mia posizione in materia:
In termini generali, si tratta di valutare quale influenza abbia avuto il cristianesimo nella trasformazione della società. In particolare, se e come lo "spirito" cristiano sia servito a cambiare l'ordinamento giuridico o il costume sociale. Ci si può chiedere: quando il cristianesimo diventa religione di Stato, l'annuncio del vangelo aiuta a cambiare le leggi che riguardano la posizione della donna, la sessualità, la famiglia? O le norme che regolavano il rapporto con le altre religioni o la legittimazione della schiavitù? Favorisce, più a fondo, il mutamento della mentalità corrente?
[...]
Torno a Paolo facendo un altro esempio. Quando lo schiavo Onesimo si rifugia presso di lui, l'apostolo non esita a rimandarlo al suo padrone Filemone, limitandosi a raccomandargli un atteggiamento di mitezza e clemenza. Questo di Paolo non è certo un atteggiamento nuovo, gli stoici avevano già teorizzato esattamente le stesse cose.

sabato 5 dicembre 2009

Attacchi Comunione e Liberazione? Ti sospendono dal lavoro

Enrico De Alessandri, funzionario dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, è stato sospeso per un mese dal servizio per aver pubblicato un libro in cui critica l'occupazione sistematica di posti chiave della Regione Lombardia da parte di Comunione e Liberazione. La motivazione della sospensione è la presenza nel libro di "notizie denigratorie del suo datore di lavoro, con oggettivo discredito dell'amministrazione regionale, del suo presidente e dei suoi singoli amministratori".

Ma questa motivazione non fa altro che confermare l'identità tra amministrazione regionale e Comunione e Liberazione, e dunque il discredito sulla Regione non l'ha causato l'autore del libro, ma chi quella identità l'ha creata. E poi si parla di separazione tra Stato e Chiesa...

La fonte della notizia è l'articolo "Attacca Cl sul web: sospeso per un mese" de L'espresso. Il libro di De Alessandri è disponibile al sito http://www.teopol.it/.


Aggiornamento: il caso è descritto con dovizia di particolari sul blog de Il Fatto Quotidiano: "Lombardia, chi critica Comunione e Liberazione viene punito".

giovedì 3 dicembre 2009

Vergognose manipolazioni di dati

Premessa: con questo post non intendo in alcun modo prendere posizione o esprimere un giudizio sulla questione Chiesa cattolica e pedofilia, che merita ben altra attenzione, ma voglio evidenziare le meschine manipolazioni di chi è disposto a minimizzare una piaga vergognosa pur di apparire innocente (e di continuare a fare la vittima).

Mi è capitato di leggere, in uno dei blog dichiaratamente cattolici e apologetici che consulto, un post meschino,1 (link alternativo) volto a minimizzare la vergognosa piaga degli abusi su minori da parte di sacerdoti (cattolici, nel caso in questione) attraverso un imbroglio statistico.

Il post inizia affermando che "l'uomo è un essere fragile che può cedere facilmente alle tentazioni", che "qui, sulla terra, non esiste l'essere perfetto" e che quindi "non deve scandalizzarci di trovare persone cattive in qualsiasi ambiente". Con questa premessa, l'autore intende dire che i malvagi sono dappertutto, e dunque è normale che ci siano nella Chiesa; l'autore del post pensa quindi di aver confutato la critica secondo la quale lo standard morale dei sacerdoti deve essere maggiore della media, se si vuole avere una qualunque credibilità quando si intende pontificare su ciò che è morale e ciò che non lo è. Poi passa all'attacco: non sono i preti pedofili il problema, quindi, ma i "molti cattivi giornalisti e blogger" che si fanno strumento di diffusione di un presunto "attacc[o] del laicismo [che] si basa proprio sul diffondere il maggior numero possibile di casi di sacerdoti criminali facendo intendere che la maggior parte di essi lo siano": quindi i cattivi sono i giornalisti cattivi che danno le notizie delle condanne dei sacerdoti per pedofilia, non i molestatori di bambini!

Ma il fatto che l'autore del famigerato post in questione abbia bisogno di inventarsi attacchi "del laicismo" per sentirsi giustificato ad appartenere ad un gruppo in cui sono diffusi i molestatori di bambini, ma che non rinuncia al contempo a rivendicare un'assoluta superiorità morale, non sarebbe un motivo sufficiente per indignarsi. Il problema nasce quando l'autore del blog "fabbrica" una dimostrazione pseudo-statistica per minimizzare l'incidenza dei sacerdoti condannati per abusi su minori: prende i dati sulle condanne comminate in quattro nazioni raccolti un po' ovunque, li somma e li rapporta alla popolazione sacerdotale mondiale!

Facciamo allora qualche conto, per mostrare come si fanno le statistiche serie.

La prima fonte citata dall'autore riguarda gli Stati Uniti, dove la Conferenza episcopale locale ha commissionato e pubblicato un rapporto indipendente suli casi di abusi su minore da parte di sacerdoti cattolici statunitensi nel periodo 1950-2002. Il rapporto "A Report on the Crisis in the Catholic Church in the United States" (detto anche "Rapporto John Jay" dal John Jay College of Criminal Justice della City University of New York che lo ha compilato) rivela che nel periodo in esame vi sono state 11.000 accuse di molestie contro 4.392 sacerdoti cattolici statunitensi; di questi quelli condannati (si escludono quindi tutti i casi di prescrizione, di morte dell'accusato, 3300, di ritiro delle denunce, di processi in corso) sono stati 958. Questo significa che il 4% dei sacerdoti cattolici statunitensi attivi tra il 1950 e il 2002 sono stati accusati di abusi sessuali su minori e che l'1% dello stesso campione è stato condannato per tali reati.

Di contro, nel 2002 e sempre negli Stati Uniti, il numero di persone accusate (quindi non condannate) per maltrattamenti (quindi non solo abusi) su minori sono state 794.138 (fonte Administration for Children and Families); considerato che la popolazione residente negli Stati Uniti a luglio 2002 è stimata a poco meno di 290 milioni di persone (fonte US Census Bureau), meno del 3 per mille degli abitanti degli Stati Uniti è stato accusato di molestie su minori. La conclusione che si può trarre da questi numeri, con tutta la cautela del caso, è che negli Stati Uniti, nel 2002, i sacerdoti cattolici sono stati accusati di abusi sessuali su minori oltre dieci volte più frequentemente del totale della popolazione!

Se rendere note queste cifre è essere "cattivi", quale giudizio si può dare di chi, invece di meditarvi sopra, le nasconde assieme alle sofferenze dei bambini coinvolti?

L'immagine utilizzata per il post è quella usata nel blog di Antonio Lombatti per segnalare i post sul coinvolgimento di sacerdoti in abusi su minori; l'autore del blog non intende ledere alcun diritto includendola nel presente post.

Come gentilmente2 fattomi notare, i conti presentati qui sopra sono sbagliati: invece di 958 sacerdoti condannati, il rapporto "John Jay" segnala 252 condanne.

E' stata una grave mancanza, mi sono "fidato" di quanto stava scritto nel post meschino1 (link alternativo) che stavo commentando (dove si parla di 958 condanne, appunto) e del fatto che nella fonte indicata si riportava quella cifra, anche se in un altro contesto. Ripeto, la mia è stata una grave mancanza.

Ma... Ma da una parte sono stato tratto in inganno dalla stessa manipolazione dei dati che lamentavo (la cifra da me indicata è quella presente nel post incriminato), dall'altra il problema che evidenziavo non era certo la percentuale di sacerdoti condannati, ma la manipolazione statistica dei dati volta a minimizzare l'entità delle molestie sessuali su minori ad opera di sacerdoti, qualunque essa sia. E questa manipolazione non solo era vera per il post in questione,1 (link alternativo) ma non è stata smentita dal secondo post1 (link alternativo). Infatti, il manipolatore trovato con le mani nella marmellata, invece di scusarsi o quanto meno tentare di giustificarsi, ha ricarato la dose affermando che: "Se allora vogliamo fare una statistica realmente seria sulla percentuale di pedofili nel clero, dobbiamo considerare il numero dei condannati nel mondo (magari citando proprio le fonti predilette dei laicisti) con il numero totale di sacerdoti presenti"! Peccato che quello che lui aveva fatto nel suo primo e meschino post era stato sommare i dati di quattro stati e dividerli per il numero di sacerdoti nel mondo! E infatti aveva preso le 2785 condanne (Stati Uniti più stima del Brasile più Australia più Italia) e le aveva divise per 407000 sacerdoti nel mondo, per trovare quel "meno del 7 per mille" ben evidenziato in neretto per concludere che il 99% della Chiesa era innocente.

Per di più, nel secondo post1 (link alternativo), dovendo giustificare sacerdoti coinvolti in molestie su minori in percentuali paragonabili a quelle della popolazione totale (nel secondo post non si dice che si stanno confrontando statistiche per sacerdoti accusati di molestie sessuali con statistiche riguardo ad accuse di maltrattamenti, che includono anche maltrattamenti non a sfondo sessuale), l'autore del post meschino, indicandomi come un "laicista forsennato", definisce illogica la mia affermazione "lo standard morale dei sacerdoti deve essere maggiore della media, se si vuole avere una qualunque credibilità quando si intende pontificare su ciò che è morale e ciò che non lo è", accusandomi di scagliare un attacco basato sull'argomento "ad personam" (che consiste nel criticare la persona invece di ciò che sostiene). In altre parole, secondo l'autore del post meschino, che un sacerdote pecchi non toglie forza a ciò che predica, e dunque io ho torto. Ma, volendo parlare di tipi di fallacia, la sua è quella nota come l'"uomo di paglia": mi attribuisce qualcosa che non ho detto e confuta questa affermazione non mia invece che la mia argomentazione autentica. Infatti stavo contestando la credibilità della Chiesa, non la veridicità delle sue affermazioni.

Ma, in fin dei conti, comprendo quell'autore: deve proprio arrampicarsi sugli specchi per poter giustificare la propria posizione.

1L'autore del post meschino, alquanto irritato da questo post che lo svergogna, ha inserito uno script nel suo blog che ridirige i browser provenienti dal mio blog ad un altro sito, quello del Vaticano. Per chi fosse interessato controllare i suoi articoli elenco qui i link, da copiare e inserire nella barra degli indirizzi.
- "post meschino" e "post in questione": http://seraphim.splinder.com/post/20770403/Pecore+nere+e+cattiveria+media
- "secondo post": http://seraphim.splinder.com/post/21817428/La+pedofilia+e+la+zecca

2La versione attuale del post "La pedofilia nel clero" tratta, appunto, dell'argomento pedofilia e clero. Il post, però, è stato manipolato: prima si intolava "La pedofilia e la zecca" (e infatti è tutt'ora raggiungibile all'indirizzo http://seraphim.splinder.com/post/21817428/La+pedofilia+e+la+zecca) e l'autore continuava con un attacco contro di me, definendomi una "zecca" che appestava il suo blog. Un vero esempio di mansuetudine e gentilezza.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nuova versione degli Atti degli Apostoli da un papiro

Dal notevole blog di Antonio Lombatti apprendo una notizia molto interessante. È la pubblicazione del Papiro 127 del Nuovo Testamento all'interno del volume 74 de The Oxyrhynchus Papyri: secondo il curatore, David Parker, questo papiro del V secolo contiene due brani degli Atti degli Apostoli (10-12 e 15-17) in una versione differente dalle due fin qui attestate, quella del Codex Vaticanus e quella del Codex Bezae.

La foto raffigura il Papiro Chester Beatty I, anche noto come Papiro 45, risalente alla metà del III secolo e contenente, tra gli altri, i capitoli 4-17 degli Atti degli Apostoli.