Vittorio Messori è uno dei principali scrittori cattolici italiani. Messori è stato in gioventù un laico agnostico, che nel 1964 si convertì al cattolicesimo a seguito della lettura dei Vangeli; da allora è diventato un fervente cristiano in cerca di spiegazioni razionali a sostegno della sua fede, un difensore del cattolicesimo. Un apologeta, insomma, e un apologeta di successo: il suo Ipotesi su Gesù (1976) ha venduto un milione e mezzo di copie, ha scritto un libro-intervista a Giovanni Paolo II e uno con Joseph Ratzinger, quando non era ancora pontefice.
Per il Corriere della Sera, Messori ha pubblicato un articolo intitolato «Come nell'Ottocento si riaccende (ora su Internet) la guerra di Lourdes», scaturito dal dibattito legato al film Lourdes, di Jessica Hausner (di cui ho già parlato). Nel suo articolo Messori attacca Emile Zola, che lui chiama «maestro del materialismo ateo». Messori narra di come nel 1892 Zola, che si era aggregato al Pellegrinaggio Nazionale al santuario mariano per scrivere il suo romanzo Viaggio a Lourdes, conobbe una donna coperta di piaghe purulente, Marie Lebrauchu, e disse che si sarebbe convertito se essa fosse guarita miracolosamente. Messori aggiunge che Lebrauchu guarì non appena immersa nell'acqua, ma che Zola, pur assistendo incredulo ai fatti, non si convertì: anzi, tentò di corrompere Lebrauchu per farle negare la guarigione, inutilmente.
Questa storia, già citata da Messori nel libro Ipotesi su Maria, fu ripresa da Antonio Socci, altro apologeta cristiano e fervente devoto della Madonna in un articolo su Libero.
Eppure le cose non sono andate nel modo narrato da Messori. Lo svela Pierluigi Pellini, docente di Letterature comparate all'Università di Siena e curatore dell'edizione italiana dei romanzi di Zola. Pellini spiega come Messori abbia attribuito a Zola gli eventi narrati al protagonista del romanzo, scambiano la finzione per la realtà; Messori avrebbe anche accettato senza verificarle le accuse contro Zola formulate all'epoca dal medico incaricato di verificare le guarigioni miracolose e dal biografo di Bernardette (la pastorella che avrebbe avuto le visioni).
Putroppo, la replica di Pellini è stata ignorata dal Corriere della Sera, ed è stata pubblicata solo il 13 marzo su Il Fatto Quotidiano («Chi ha paura di Emile Zola», p. 18). Se il Corriere non ne prendesse atto, potremmo gridare alla censura cattolica? Probabilmente ci sono altre ragioni, ma che un quotidiano nazionale pubblichi un tale articolo senza poi pubblicarne la smentita è un segno negativo dei tempi.
Nella prima foto, Vittorio Messori.Nella seconda foto, Pierluigi Pellini. Il testo dell'articolo del professor Pellini pubblicato su Il Fatto Quotidiano è riprodotto nel blog Nazione Indiana. Segnalo anche un altro commento ad un articolo apologetico di Messori in difesa della Chiesa nello scandalo dei preti pedofili: «Il più sano c'ha la rogna», di Teo Leorini.
Aggiornamento. Pare che Messori abbia risposto a Pellini sul Corriere. Dico "pare", perché un anonimo commentatore ha fatto il giro dei blog che hanno trattato l'argomento e ha postato il link ad un articolo di Messori sul sito di Messori; però questo articolo è accessibile solo attraverso il link diretto dell'anonimo commentatore, perché Messori non l'ha ancora pubblicato "in attesa della pubblicazione sul Corriere della Sera, domenica". A tal proposito, Pellini ha spiegato perché non ha ancora risposto a Messori nel post "Bufale alla carica", dal sito Nazione Indiana.
Per il Corriere della Sera, Messori ha pubblicato un articolo intitolato «Come nell'Ottocento si riaccende (ora su Internet) la guerra di Lourdes», scaturito dal dibattito legato al film Lourdes, di Jessica Hausner (di cui ho già parlato). Nel suo articolo Messori attacca Emile Zola, che lui chiama «maestro del materialismo ateo». Messori narra di come nel 1892 Zola, che si era aggregato al Pellegrinaggio Nazionale al santuario mariano per scrivere il suo romanzo Viaggio a Lourdes, conobbe una donna coperta di piaghe purulente, Marie Lebrauchu, e disse che si sarebbe convertito se essa fosse guarita miracolosamente. Messori aggiunge che Lebrauchu guarì non appena immersa nell'acqua, ma che Zola, pur assistendo incredulo ai fatti, non si convertì: anzi, tentò di corrompere Lebrauchu per farle negare la guarigione, inutilmente.
Questa storia, già citata da Messori nel libro Ipotesi su Maria, fu ripresa da Antonio Socci, altro apologeta cristiano e fervente devoto della Madonna in un articolo su Libero.
Eppure le cose non sono andate nel modo narrato da Messori. Lo svela Pierluigi Pellini, docente di Letterature comparate all'Università di Siena e curatore dell'edizione italiana dei romanzi di Zola. Pellini spiega come Messori abbia attribuito a Zola gli eventi narrati al protagonista del romanzo, scambiano la finzione per la realtà; Messori avrebbe anche accettato senza verificarle le accuse contro Zola formulate all'epoca dal medico incaricato di verificare le guarigioni miracolose e dal biografo di Bernardette (la pastorella che avrebbe avuto le visioni).
Putroppo, la replica di Pellini è stata ignorata dal Corriere della Sera, ed è stata pubblicata solo il 13 marzo su Il Fatto Quotidiano («Chi ha paura di Emile Zola», p. 18). Se il Corriere non ne prendesse atto, potremmo gridare alla censura cattolica? Probabilmente ci sono altre ragioni, ma che un quotidiano nazionale pubblichi un tale articolo senza poi pubblicarne la smentita è un segno negativo dei tempi.
Nella prima foto, Vittorio Messori.
Aggiornamento. Pare che Messori abbia risposto a Pellini sul Corriere. Dico "pare", perché un anonimo commentatore ha fatto il giro dei blog che hanno trattato l'argomento e ha postato il link ad un articolo di Messori sul sito di Messori; però questo articolo è accessibile solo attraverso il link diretto dell'anonimo commentatore, perché Messori non l'ha ancora pubblicato "in attesa della pubblicazione sul Corriere della Sera, domenica". A tal proposito, Pellini ha spiegato perché non ha ancora risposto a Messori nel post "Bufale alla carica", dal sito Nazione Indiana.
Ringrazio il vostro sito per aver ripreso il mio intervento sul "Fatto". Vi segnalo però che mi avete raddoppiato gli anni, sia pure attribuendomi le intense sembianze del poeta francese Yves Bonnefoy (sua, se non vado errato, la foto che indicate come mia...).
RispondiEliminaUn saluto molto cordiale,
Pierluigi Pellini
Chiedo umilmente scusa e rimuovo l'immagine.
RispondiEliminaMi scusi ancora.
IlCensore
Buongiorno a tutti. Mi permetto di inserire la risposta del Messori.
RispondiEliminahttp://www.et-et.it/articoli/2010/2010_03_19.html
Risposta, a mio parere, insufficiente.
RispondiEliminaMessori affermava che Zola avesse "scommesso" la propria incredulità contro la guarigione di un'ammalata poi effettivamente guarita.
Nella sua replica (e noto che Messori può scrivere sul Corriere quanto gli pare, il curatore dei romanzi di Zola invece no) ha invece portato una fonte non certo imparziale per testimoniare il fatto che Zola sia andato dalla guarita tre anni dopo.
Ma non sta a me difendere Pellini. Spero solo che gli sia data la possibilità di farlo con gli stessi strumenti e la stessa evidenza che ha avuto Messori.
Su Nazione Indiana (http://www.nazioneindiana.com/2010/03/26/bufale-alla-carica/)
RispondiEliminaspiego perché finora non ho risposto a Messori.
Ancora grazie per l'ospitalità,
Pierluigi Pellini
Grazie per l'informazione, ho aggiornato il mio post.
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