martedì 6 aprile 2010

Cortocircuiti (III): chiacchiericcio e meschinità

Il giorno di Pasqua, durante la cerimonia in Piazza San Pietro, il cardinale Angelo Sodano ha preso la parola e, con uno strappo alle consuetudini, ha rivolto un saluto a Papa Ratzinger:
E' con lei il popolo di Dio, che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti.
Adesso verranno a dire che no, non era un riferimento alle accuse avanzate al Papa di aver gestito in modo indegno tutta la questione decennale degli abusi sessuali su minori da parte di preti. Così come nel caso di Cantalamessa, che durante la Via Crucis al Colosseo ha affermato che la Chiesa è perseguitata come lo furono gli Ebrei, voci apologetiche come quella di Messori si sono subito alzate a dire che è solo un problema di cattiva comunicazione, anche in questo caso verranno a dire che Sodano parlava d'altro.

Mi sta venendo il dubbio che Joseph Ratzinger sia davvero innocente di tutto. Si, avrà sbagliato a gestire il caso del prete tedesco che, all'epoca del suo arcivescovato aveva violentato un bambino di undici anni e che Ratzinger fece semplicemente sottoporre a terapia. Ma, appunto, ho il dubbio che anche in quel caso sia stato malconsigliato. Del resto, come può una persona come lui, rinchiusa tra le mura del Vaticano, avere una visione corretta del mondo al di fuori delle mura leonine, se quelli che lo circondano e che dovrebbero aiutarlo a comprendere le cose sono così propensi a "fraintendere"?

Del resto Ratzinger è circondato da persone che, per piaggeria o per altri motivi, non fanno altro che celebrarne le azioni, come se fosse un idolo pop, invece di fargli capire che talvolta sbaglia anche lui.

Un esempio. Dopo decenni di silenzio Ratzinger scrive una lettera infuocata alla Chiesa irlandese, in cui dice chiaro e tondo che chi ha sbagliato deve pagare. Bene, peccato che la lettera sia indirizzata esclusivamente agli irlandesi, e che non lo sfiori neppure da lontano l'idea che il suo comportamento in Germania non è troppo dissimile da quello dei vescovi irlandesi.

Allora i suoi cortigiani cosa dicono? Cantalamessa afferma che è in atto una persecuzione della Chiesa che ricorda l'antisemitismo, Sodano che si tratta di chiacchiericcio. E Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, se ne esce con una difesa delle azioni del Pontefice così arzigogolata e fasulla che da sola è indizio di colpevolezza certa.


In una lettera pubblicata su laRepubblica.it e intitolata «Quei peccati dei preti, ferita profonda bisogna tornare alla lezione di Cristo», Carron afferma che lo sgomento dei fedeli di fronte «alla dolorosissima vicenda della pedofilia» sia originato dal fatto che «la richiesta di responsabilità, il riconoscimento del male fatto, il rimprovero degli errori commessi nella conduzione della vicenda» sono «totalmente insufficiente di fronte a questo mare di male». Annoto che Carron non faccia menzione della richiesta di punizione, tanto che quando egli chiede retoricamente «"Quid animo satis?". Che cosa può saziare la nostra sete di giustizia?», non si rende conto che la sete di giustizia è saziata, in tutte le Nazioni del mondo, dal rispetto delle leggi che i popoli si sono date e che, praticamente unanimemente, sanzionano l'abuso sessuale su minori.

Carron prosegue con un passaggio di una faziosità ideologica e una disumanità disarmente:
Per questo anche quelli più esigenti, più accaniti nel pretendere giustizia, non saranno leali fino al fondo di se stessi con la loro esigenza di giustizia, se non affrontano questa loro incapacità, che è quella di tutti. Se questo non accadesse, soccomberemmo a una ingiustizia ancora più grave, a un vero "assassinio" dell'umano, perché per poter continuare a gridare giustizia secondo la nostra misura dovremmo far tacere la voce del nostro cuore. Dimenticando le vittime e abbandonandole nel loro dramma.
Faziosità e disumanità: per poter condurre in porto il proprio ragionamento, il cui scopo è sollevare Ratzinger dalle sue responsabilità (personali e non), Carron non esita ad incolpare di disumanità chi, con espressione massima di umanità, libera la voce del proprio cuore per urlare con sdegno contro le azioni turpi e le ancor più turpi coperture. Per poter giustificare un comportamento disumano, Carron accusa di disumanità coloro che chiedono, anzi pretendono, giustizia, qui e ora.

Carron, senza vergogna, loda Ratzinger per non aver dato giustizia (Carron non la mette così, naturalmente, ma il succo è questo). Ratzinger, infatti, avrebbe capito che «il fatto di scontare le condanne, o il pentimento e la penitenza dei fautori degli abusi, non sarà mai sufficiente a riparare il danno arrecato alle vittime e a loro stessi». Ma bene, signor Carron, dunque secondo il suo ragionamento, illuminante esempio di forma mentis ciellina, dato che la galera per i carnefici non annulla i danni tremendi inflitti alle vittime, dovremmo permettere ai violentatori di bambini di andare in giro liberi, magari permettere loro di attendere la fine della loro vita con addosso gli abiti talari.

Ma Carron ha un coniglio nel cilindro, o il delirio finale, la risposta alla domanda «come soddisfare la sete di giustizia che è insita nell'uomo?»:
Appellandosi all'unico che può salvarla. Qualcuno che rende presente l'aldilà nell'aldiqua: Cristo, il Mistero fatto carne. "Egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. Fare appello a Cristo, dunque, non è cercare un sotterfugio per scappare davanti all'esigenza della giustizia, ma è l'unico modo di realizzarla".
Ecco la soluzione! Le vittime di ingiustizia non devono pretendere di vedere i propri violentatori in galera! No, devono rivolgersi a Cristo, anche lui vittima di ingiustizia, e, contemplandolo, non fare assolutamente nulla.

Purtroppo per lui, Carron si fa scappare una riga di troppo. Dopo aver dedicato una paginata di testo a cercare di convincere il lettore che il suo scopo è spiegare che la sete di giustizia si soddisfa non chiedendo giustizia ma contemplando Cristo, alla penna di Carron sfugge una riga illuminante:
Il Papa si appella a Cristo, evitando un scoglio veramente insidioso: quello di staccare Cristo dalla Chiesa perché troppo piena di sporcizia per poterlo portare.
Ecco l'inghippo! A Carron delle vittime non frega assolutamente nulla, come non frega nulla della giustizia. Il suo scopo è meschinamente proteggere la Chiesa da questo scandalo, esattamente come hanno fatto per decenni i vescovi che palleggiavano da diocesi in diocesi i preti pedofili pur di non denunciarli.

A questo punto mi chiedo, ma come può il povero Joseph Ratzinger, classe 1927, riuscire a fare pulizia del marciume che lo circonda, se Cantalamessa, Sodano, Carron e compagnia cantando lo incensano facendogli credere che tutto va bene?

Le foto raffigurano Raniero Cantalamessa e Julian Carron.

2 commenti:

  1. Mi era sfuggito l'articolo di Carron! Condivido in toto la tua analisi: il fine è sempre stato quello di evitare lo scandalo. E poi si dicono custodi della morale...

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  2. Leggevo da qualche parte che questo scandalo è visto dagli americani come una sorta di Watergate. Solo che Nixon diede le dimissioni...

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