Uno dei problemi della religione1 è che richiede una fede cieca, incrollabile, irrazionale perché impermeabile persino alla realtà.
Infatti, quando la realtà sembra incompatibile con la fede - ad esempio indicando che il Corano non è divinamente ispirato, che Mosè e l'Esodo non sono storici, che Gesù non voleva fondare una nuova religione, che Xenu è il parto della fantasia di Ron Hubbard, o, più in generale, che gli esseri viventi non sono stati creati ma si sono evoluti -, il fedele ha davanti a sé tre opzioni. Mettere in discussione la propria fede, iniziando un percorso certo irto di difficoltà morali e psichiche (per non dire altro, dato che nelle nazioni islamiche la pena per l'apostasia è la morte e in molte religioni l'abbandono della fede comporta la recisione di ogni legame con l'apostata, anche se un proprio consanguineo); rifiutare la realtà facendo finta che non sia incongruente con la fede; modificare le proprie credenze religiose, rischiando però di allontanarsi da una religione ben caratterizzata. Vorrei a tal proposito citare la storia di un paleontologo statunitense, Kurt Wise.
Credo che la sua storia sia interessante, in quanto Wise ha la peculiarità di essere uno dei pochissimi scienziati creazionisti (per di più della Terra giovane!), dunque uno dei pochi scienziati anti-evoluzionisti; è anche un caso più unico che raro di creazionista con un titolo di studio serio, ottenuto in un istituto accademico serio, e per di più in un campo della scienza rilevante per l'argomento. Inoltre gli va riconosciuto il grande merito di indagare con rigore scientifico le "prove" contro l'evoluzione e di rigettarle quando si rende conto che sono false.
Nel libro In Six Days: Why 50 Scientists Choose to Believe in Creation ("In sei giorni: Perché 50 scienziati hanno scelto di credere nella creazione"), Wise narra che da bambino sognava di prendere il dottorato di ricerca ad Harvard e di insegnare scienza in una università di prestigio. Per seguire il suo sogno, si iscrisse all'Università di Harvard, dove conseguì un M.A. in Geologia, poi all'Università di Chicago dove conseguì un B.A. sempre in Geologia, e infine ritornò ad Harvard, dove, sotto la guida dell'influente paleontologo e biologo evoluzionista Stephen Jay Gould, coronò il suo sogno di ottenere un Ph.D. in Geologia.
Ma quello che colpisce di Wise è la testimonianza del contrasto tra la scienza che ha imparato a conoscere e la sua fede in una interpretazione letterale della Bibbia. Wise si rese conto fin da bambino, quando per un festival scolastico studiò l'evoluzione, che il racconto biblico era incompatibile con ciò che la scienza dimostrava.
Allora il giovane Kurt comprò una Bibbia nuova e iniziò a leggerla versetto per versetto, per mesi, tagliando via con le forbici ogni versetto che fosse incompatibile con l'evoluzione. Wise racconta la sua motivazione:
Ma ogni religione richiede fede nelle sue dottrine, e dunque ogni religione rifiuta costituzionalmente il vaglio, il dubbio, l'indagine e, conseguentemente, il confronto sincero con la realtà. Quando la realtà e la religione si scontrano, l'una o l'altra devono cedere, come nel caso di Wise.
1Devo per onestà aggiungere che lo stesso identico discorso vale per le ideologie tutte, e infatti, sotto alcuni aspetti, la religione assomiglia molto ad un'ideologia. Ma per semplicità di ragionamento, e poiché il mio interesse particolare è rivolto alla religione, qui non tratterò di ideologie ma di religioni.La testimonianza di Kurt Wise è tratta da In Six Days. Segnalo un articolo on-line, in inglese, di Richard Dawkins sullo stesso argomento, "Sadly, an Honest Creationist"; le sue argomentazioni sono state poi riprese nel suo libro L'illusione di Dio, dove le ho lette.
Infatti, quando la realtà sembra incompatibile con la fede - ad esempio indicando che il Corano non è divinamente ispirato, che Mosè e l'Esodo non sono storici, che Gesù non voleva fondare una nuova religione, che Xenu è il parto della fantasia di Ron Hubbard, o, più in generale, che gli esseri viventi non sono stati creati ma si sono evoluti -, il fedele ha davanti a sé tre opzioni. Mettere in discussione la propria fede, iniziando un percorso certo irto di difficoltà morali e psichiche (per non dire altro, dato che nelle nazioni islamiche la pena per l'apostasia è la morte e in molte religioni l'abbandono della fede comporta la recisione di ogni legame con l'apostata, anche se un proprio consanguineo); rifiutare la realtà facendo finta che non sia incongruente con la fede; modificare le proprie credenze religiose, rischiando però di allontanarsi da una religione ben caratterizzata. Vorrei a tal proposito citare la storia di un paleontologo statunitense, Kurt Wise.
Credo che la sua storia sia interessante, in quanto Wise ha la peculiarità di essere uno dei pochissimi scienziati creazionisti (per di più della Terra giovane!), dunque uno dei pochi scienziati anti-evoluzionisti; è anche un caso più unico che raro di creazionista con un titolo di studio serio, ottenuto in un istituto accademico serio, e per di più in un campo della scienza rilevante per l'argomento. Inoltre gli va riconosciuto il grande merito di indagare con rigore scientifico le "prove" contro l'evoluzione e di rigettarle quando si rende conto che sono false.
Nel libro In Six Days: Why 50 Scientists Choose to Believe in Creation ("In sei giorni: Perché 50 scienziati hanno scelto di credere nella creazione"), Wise narra che da bambino sognava di prendere il dottorato di ricerca ad Harvard e di insegnare scienza in una università di prestigio. Per seguire il suo sogno, si iscrisse all'Università di Harvard, dove conseguì un M.A. in Geologia, poi all'Università di Chicago dove conseguì un B.A. sempre in Geologia, e infine ritornò ad Harvard, dove, sotto la guida dell'influente paleontologo e biologo evoluzionista Stephen Jay Gould, coronò il suo sogno di ottenere un Ph.D. in Geologia.
Ma quello che colpisce di Wise è la testimonianza del contrasto tra la scienza che ha imparato a conoscere e la sua fede in una interpretazione letterale della Bibbia. Wise si rese conto fin da bambino, quando per un festival scolastico studiò l'evoluzione, che il racconto biblico era incompatibile con ciò che la scienza dimostrava.
Allora il giovane Kurt comprò una Bibbia nuova e iniziò a leggerla versetto per versetto, per mesi, tagliando via con le forbici ogni versetto che fosse incompatibile con l'evoluzione. Wise racconta la sua motivazione:
Tutto ciò che amavo fare era collegato a qualche aspetto della scienza. Allo stesso tempo, l'evoluzione era parte di quella scienza e molte volte era insegnata come parte indispensabile della scienza. Questo è proprio quello che pensavo, che la scienza non potesse esistere senza evoluzione. Per me, respingere l'evoluzione sarebbe stato come respingere tutta la scienza, e respingere tutto ciò che amavo e sognavo di fare.Wise iniziò a tagliare i versetti biblici incompatibili con l'evoluzione a partire da Genesi 1:1 e giunse, dopo mesi di tagli, alla fine dell'Apocalisse:
Wise proseguì gli studi, non di meno, in quanto si convinse che esistono prove scientifiche per sostenere il creazionismo della Terra giovane (in altre parole, il creazionismo secondo il quale la Terra fu creata meno di diecimila anni fa, in accordo totale con la Bibbia). Ma è interessante questa sua rivelazione:Venne il giorno in cui andai con le forbici all'ultimo versetto, a quasi l'ultimo versetto della Bibbia. Si trattava di Apocalisse 22:19: "se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro". Fu con mani tremanti che tagliai via questo versetto, ve l'assicuro!
Completato il mio compito, ero ora obbligato a prendere la decisione che temevo da tanto tempo. [...] Dovevo fare una scelta tra l'evoluzione e le Scritture. O le Scritture erano vere e l'evoluzione era sbagliata, o l'evoluzione era vera e dovevo buttare via la Bibbia. [...] Fu quella notte che accettai la Parola di Dio e respinsi tutto ciò che potesse mai contrastarla, inclusa l'evoluzione. A quel punto, con grande dolore, gettai nel fuoco tutti i miei sogni e le mie speranze nella scienza.
Sebbene vi siano ragioni scientifiche per accettare la Terra giovane, sono un creazionista della Terra giovane perché questa è la mia interpretazione delle Scritture. Come dissi ai miei professori al college anni fa, se tutte le prove dell'universo fossero contrarie al creazionismo, sarei il primo ad ammetterlo, ma sarei ancora un creazionista, perché questo è quello che la Parola di Dio sembra indicare.Naturalmente non tutte le religioni impongono di credere nella creazione del mondo in sei giorni come ad una verità letterale, né tutte le teorie scientifiche sono così fortemente sostenute da prove come, ad esempio, la datazione dell'età della Terra in miliardi di anni.
Ma ogni religione richiede fede nelle sue dottrine, e dunque ogni religione rifiuta costituzionalmente il vaglio, il dubbio, l'indagine e, conseguentemente, il confronto sincero con la realtà. Quando la realtà e la religione si scontrano, l'una o l'altra devono cedere, come nel caso di Wise.
1Devo per onestà aggiungere che lo stesso identico discorso vale per le ideologie tutte, e infatti, sotto alcuni aspetti, la religione assomiglia molto ad un'ideologia. Ma per semplicità di ragionamento, e poiché il mio interesse particolare è rivolto alla religione, qui non tratterò di ideologie ma di religioni.La testimonianza di Kurt Wise è tratta da In Six Days. Segnalo un articolo on-line, in inglese, di Richard Dawkins sullo stesso argomento, "Sadly, an Honest Creationist"; le sue argomentazioni sono state poi riprese nel suo libro L'illusione di Dio, dove le ho lette.
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