È uscito in edicola in numero di aprile 2010 di MicroMega. Non avevo mai acquistato questo mensile, ma sul blog di Antonio Lombatti avevo letto che questo numero sarebbe stato speciale, in quanto vi sarebbe stato allegato una monografia sulla Sindone di Torino intitolata L'inganno della Sindone. In questo periodo, in cui l'ostensione della reliquia sta portando decine di migliaia di pellegrini a Torino, credo sia utile riassumere le numerose ragioni per cui questo reperto è un falso.
E L'inganno della Sindone è proprio questo: un ottimo riassunto delle ragioni per le quali si può affermare con ragionevole certezza che quello di Torino non è il lenzuolo in cui fu avvolto Gesù, ma un telo medioevale su cui è stata impressa un'immagine allo scopo di spacciarlo per reliquia del fondatore del Cristianesimo.
Questo libretto di centododici pagine è indirizzato a coloro che sono interessati ad una trattazione precisa ma non accademica della materia. I saggi al suo interno contengono riferimenti ad articoli scientifici e ad altre monografie; questo è utile per sottolineare che le argomentazioni presentate non sono speculazioni dei rispettivi autori ma panoramiche dei risultati ottenuti in campo accademico, e per permettere di approfondire gli studi a chi fosse interessato. Per questo motivo i testi sono leggibili e chiari, e non usano terminologie scientifico-tecniche, senza però perdere di rigore.
Piergiorio Odifreddi e Giuseppe Ghiberti
Si inizia con un carteggio tra Piergiorgio Odifreddi e Giuseppe Ghiberti. Il primo, professore universitario di matematica, è probabilmente il più famoso ateo italiano, quantomeno dal punto di vista mediatico; il secondo è un vescovo, presidente della Commissione per la sindone della diocesi di Torino. Il loro confronto permette di riassumere due posizioni sull'autenticità della Sindone e sul suo significato: quella degli scettici e quella ufficiale della Chiesa cattolica.
Odifreddi ricorda come la Sindone di Torino sia comparsa nel XIV secolo, di come fosse da subito indicata come un'opera dell'uomo, e come l'analisi col metodo del carbonio-14 abbia permesso di datarla al quello stesso periodo. La posizione di Odifreddi è dunque che «coloro che hanno [...] orecchie per intendere, intendono che il fatto miracoloso non sussiste. Per me, dunque il caso è chiuso».
Per il vescovo le domande sull'autenticità del telo e sulla formazione dell'immagine sono interessanti (e lui è dell'opinione che non sia stata ancora dimostrata la non autenticità della Sindone), ma le risposte non sono condizionanti. Ghiberti sostiene infatti che il punto è un altro: l'interesse fondamentale della Sindone «consiste nell'essere un segno e questo funziona indipendentemente dalla consistenza della sua natura». La Sindone svolge dunque un ruolo di segno a prescindere dalla sua autenticità. Essa fa infatti nascere un sentimento di compassione nel cuore di chi guarda quella raffigurazione di un uomo torturato, e, per chi crede, un avvicinamento alla figura di Gesù: «se chi guarda ha la fede, nasce un sentimento spontaneo di interesse affettuoso per un oggetto testimone di un evento tanto importante per la sua vita». (A questo punto mi sento di notare una contraddizione nel ragionamento di Ghiberti: se il sentimento nasce spontaneamente a prescindere dall'autenticità della reliquia, allora l'oggetto non deve essere testimone dell'evento di cui parla il vescovo. Questo "sentimento" dovrebbe essere poi suscitato da qualunque raffigurazione della morte cruenta di Gesù, ma non mi pare che la Chiesa organizzi proiezioni pubbliche de La passione di Cristo di Mel Gibson)
Il professore risponde che, a differenza di quanto crede Ghiberti, la Sindone di Torino è stata già falsificata, che la datazione ha già dimostrato che non si tratta di una reliquia autentica. Odifreddi contesta anche l'affermazione che la Sindone sia presentata solo come un segno, inserendola invece in un più ampio progetto di convincimento dei credenti. «È il circo mediatico dell'ostensione che mi dà fastidio. Non tanto, o non solo, perché considero la Sindone un falso. Ma anche, e soprattutto, perché essa costituisce uno dei tanti tasselli di un mosaico di superstizioni rudimentali e credulità popolari che la Chiesa cavalca».
Ghiberti ribadisce di non essere convinto della non autenticità della Sindone e rivendica la funzione di segno della Sindone: chi ha fede inizierà un cammino di riflessione personale, altri si dedicheranno alla ricerca scientifica.
Una piccola riflessione personale. Leggendo questo scambio, sembrerebbe di assistere al proverbiale dialogo tra sordi. Data la mia formazione, mi sento più vicino ad Odifreddi, e ne condivido il probabile stupore dinanzi ad un certo atteggiamento di chi ha fede, quello di sembrare indifferenti alla probabile a-storicità della loro fede. Ammetto di non aver compreso bene questo atteggiamento, ma mi pare di rivederlo chiaramente in Ghiberti: egli afferma di non credere nella non autenticità della Sindone, ma che al contempo la cosa lo lasci indifferente. Condivido a questo punto la critica di Odifreddi: se la Chiesa ritiene davvero che la Sindone sia solo un segno, perché "cavalca" l'onda di coloro che ne sostengono l'autenticità? I pellegrini che si accalcano dinanzi alla reliquia della morte di Gesù a Torino, continuerebbero a farlo se fosse detto loro che è solo un segno? Io direi di no, ma inizio a ricredermi.
Continua...
Nella foto, Giuseppe Ghiberti e Piergiorgio Odifreddi.
E L'inganno della Sindone è proprio questo: un ottimo riassunto delle ragioni per le quali si può affermare con ragionevole certezza che quello di Torino non è il lenzuolo in cui fu avvolto Gesù, ma un telo medioevale su cui è stata impressa un'immagine allo scopo di spacciarlo per reliquia del fondatore del Cristianesimo.
Questo libretto di centododici pagine è indirizzato a coloro che sono interessati ad una trattazione precisa ma non accademica della materia. I saggi al suo interno contengono riferimenti ad articoli scientifici e ad altre monografie; questo è utile per sottolineare che le argomentazioni presentate non sono speculazioni dei rispettivi autori ma panoramiche dei risultati ottenuti in campo accademico, e per permettere di approfondire gli studi a chi fosse interessato. Per questo motivo i testi sono leggibili e chiari, e non usano terminologie scientifico-tecniche, senza però perdere di rigore.
La Sindone esposta in questi giorni a Torino è un falso. O meglio, è un vero telo di lino di produzione medioevale, ed è vero — al di là di ogni ragionevole dubbio — che non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con il corpo di un profeta ebraico itinerante in Galilea ai tempi dell'imperatore Tiberio, morto per crocefissione a Gerusalemme sotto l'imputazione di lesa maestà all'impero romano. In questo volume esponiamo una raccolta sommaria, ma già così inoppugnabile, delle prove storiche e scientifiche che escludono la possibilità contraria.Diavolo e acqua santa a confronto sulla Sindone
Piergiorio Odifreddi e Giuseppe Ghiberti
Si inizia con un carteggio tra Piergiorgio Odifreddi e Giuseppe Ghiberti. Il primo, professore universitario di matematica, è probabilmente il più famoso ateo italiano, quantomeno dal punto di vista mediatico; il secondo è un vescovo, presidente della Commissione per la sindone della diocesi di Torino. Il loro confronto permette di riassumere due posizioni sull'autenticità della Sindone e sul suo significato: quella degli scettici e quella ufficiale della Chiesa cattolica.
Odifreddi ricorda come la Sindone di Torino sia comparsa nel XIV secolo, di come fosse da subito indicata come un'opera dell'uomo, e come l'analisi col metodo del carbonio-14 abbia permesso di datarla al quello stesso periodo. La posizione di Odifreddi è dunque che «coloro che hanno [...] orecchie per intendere, intendono che il fatto miracoloso non sussiste. Per me, dunque il caso è chiuso».
Per il vescovo le domande sull'autenticità del telo e sulla formazione dell'immagine sono interessanti (e lui è dell'opinione che non sia stata ancora dimostrata la non autenticità della Sindone), ma le risposte non sono condizionanti. Ghiberti sostiene infatti che il punto è un altro: l'interesse fondamentale della Sindone «consiste nell'essere un segno e questo funziona indipendentemente dalla consistenza della sua natura». La Sindone svolge dunque un ruolo di segno a prescindere dalla sua autenticità. Essa fa infatti nascere un sentimento di compassione nel cuore di chi guarda quella raffigurazione di un uomo torturato, e, per chi crede, un avvicinamento alla figura di Gesù: «se chi guarda ha la fede, nasce un sentimento spontaneo di interesse affettuoso per un oggetto testimone di un evento tanto importante per la sua vita». (A questo punto mi sento di notare una contraddizione nel ragionamento di Ghiberti: se il sentimento nasce spontaneamente a prescindere dall'autenticità della reliquia, allora l'oggetto non deve essere testimone dell'evento di cui parla il vescovo. Questo "sentimento" dovrebbe essere poi suscitato da qualunque raffigurazione della morte cruenta di Gesù, ma non mi pare che la Chiesa organizzi proiezioni pubbliche de La passione di Cristo di Mel Gibson)
Il professore risponde che, a differenza di quanto crede Ghiberti, la Sindone di Torino è stata già falsificata, che la datazione ha già dimostrato che non si tratta di una reliquia autentica. Odifreddi contesta anche l'affermazione che la Sindone sia presentata solo come un segno, inserendola invece in un più ampio progetto di convincimento dei credenti. «È il circo mediatico dell'ostensione che mi dà fastidio. Non tanto, o non solo, perché considero la Sindone un falso. Ma anche, e soprattutto, perché essa costituisce uno dei tanti tasselli di un mosaico di superstizioni rudimentali e credulità popolari che la Chiesa cavalca».
Ghiberti ribadisce di non essere convinto della non autenticità della Sindone e rivendica la funzione di segno della Sindone: chi ha fede inizierà un cammino di riflessione personale, altri si dedicheranno alla ricerca scientifica.
Una piccola riflessione personale. Leggendo questo scambio, sembrerebbe di assistere al proverbiale dialogo tra sordi. Data la mia formazione, mi sento più vicino ad Odifreddi, e ne condivido il probabile stupore dinanzi ad un certo atteggiamento di chi ha fede, quello di sembrare indifferenti alla probabile a-storicità della loro fede. Ammetto di non aver compreso bene questo atteggiamento, ma mi pare di rivederlo chiaramente in Ghiberti: egli afferma di non credere nella non autenticità della Sindone, ma che al contempo la cosa lo lasci indifferente. Condivido a questo punto la critica di Odifreddi: se la Chiesa ritiene davvero che la Sindone sia solo un segno, perché "cavalca" l'onda di coloro che ne sostengono l'autenticità? I pellegrini che si accalcano dinanzi alla reliquia della morte di Gesù a Torino, continuerebbero a farlo se fosse detto loro che è solo un segno? Io direi di no, ma inizio a ricredermi.
Continua...
Nella foto, Giuseppe Ghiberti e Piergiorgio Odifreddi.
http://www.sis-statistica.it/magazine/spip.php?article177
RispondiEliminahttp://www.shroud.com/pdfs/doclist.pdf
http://www.shroudofturin4journalists.com/
Luposon
Non posso dire di essere sorpreso dalla parte per cui ha scelto di schierarsi...
RispondiEliminabene, che queste riviste dedichino tanto spazio nel tentativo di smontare la sindone è una ulteriore dimostrazione della forza di questo telo...
RispondiEliminainteressante: "ragionevole certezza" non significa "certezza"..
RispondiElimina"bene, che queste riviste dedichino tanto spazio nel tentativo di smontare la sindone è una ulteriore dimostrazione della forza di questo telo..."
RispondiEliminaNon del telo, ma del carosello mediatico che ci gira intorno.
"interessante: "ragionevole certezza" non significa "certezza"..."
"Oltre ogni ragionevole certezza" significa che le uniche incertezze che restano ai sinonologi sono quelle irragionevoli. Se a te sta bene così...
micromega smonta il "carosello mediatico"? non mi sembra..smonta proprio la sindone in quanto tale.
RispondiElimina"oltre" non l'ha scritto nell'articolo...
"micromega smonta il "carosello mediatico"? non mi sembra..smonta proprio la sindone in quanto tale."
RispondiEliminaChe è il modo migliore per far cessare questo indegno sfruttamento della credulità popolare, no?
""oltre" non l'ha scritto nell'articolo..."
Pignoleria inutile. Dice "al di là di ogni ragionevole dubbio". Dunque le rimangono solo i dubbi irragionevoli, come dicevo.
milioni di persone si recano a torino e non avete nulla di meglio che parlare di "credulità popolare"...
RispondiEliminala cosa si commenta da sola.
"l'ostensione della reliquia sta portando decine di migliaia di pellegrini a Torino"
RispondiEliminaChe strano! un milione e mezzo di persone ha già prenotato per vedere la Sindone, e ne sono attesi più di due milioni.
Saluti
Francesco
"Odifreddi: «È il circo mediatico dell'ostensione che mi dà fastidio. Non tanto, o non solo, perché considero la Sindone un falso. Ma anche, e soprattutto, perché essa costituisce uno dei tanti tasselli di un mosaico di superstizioni rudimentali e credulità popolari che la Chiesa cavalca»."
RispondiEliminaIo penso che te Censore, quelli di MicroMega, Cicap, Odifreddi, Uaar e tutti quelli che si sforzano ostinatamente di dimostrare che la Sindone di Torino è un falso, avete una paura boia di quel telo.
I commenti lasciati dai vari utenti sulla autenticità della Sindone in questo post che hai scritto sono illuminanti:
http://uticense.blogspot.com/2009/12/la-sindone-di-torino-e-un-falso-ma.html
Saluti
Francesco
"milioni di persone si recano a torino e non avete nulla di meglio che parlare di "credulità popolare"... la cosa si commenta da sola."
RispondiEliminaSe la validità di una reliquia dipende dal numero di persone che vi credono, come mai sei al computer a scrivere e non a La Mecca a girare intorno alla Ka'ba?
Quante di quelle persone che sono a Torino hanno seriamente studiato le prove a favore e contro l'autenticità e quante sono lì perché coloro di cui si fidano spacciano il telo medioevale per reliquia autentica? Non è forse credulità questa?
"Che strano! un milione e mezzo di persone ha già prenotato per vedere la Sindone, e ne sono attesi più di due milioni."
RispondiEliminaNon avevo voglia di cercare le fonti per il numero di pellegrini. Grazie per la precisazione.
"Io penso che te Censore, quelli di MicroMega, Cicap, Odifreddi, Uaar e tutti quelli che si sforzano ostinatamente di dimostrare che la Sindone di Torino è un falso, avete una paura boia di quel telo."
RispondiEliminaImmagina per un momento che il telo sia falso, ma che tutti attorno a te lo spaccino per vero. Che faresti tu? Non cercheresti di spiegare in giro che si tratta di un falso?
@ Censore
RispondiEliminaNessun commento, per esempio in merito al primo link che ho proposto?
Intanto bisogna dire che la sindone non viene spacciata per assolutamente autentica (semmai si spera e si sfrutta, dal punto di vista pastorale, la possibilità che lo sia) né dalla Chiesa né dai sindonologi (tra i quali ci sono storici e scienziati onesti e seri), mentre da CICAP, UAAR ecc. è spacciata per assolutamente falsa. Come mai tutta questa certezza? Dogmatismo?
Perché, ad esempio, il signor Lombatti fa le pulci a R. Rogers mentre per la riproduzione di Garlaschelli tutto il rigore di metodo (il sangue pre-impresso, la seconda immagine sul retro ecc...) può anche andare a farsi benedire ? E' mesi che il proclamato articolo scientifico del chimico pavese su riviste prestigiose si fa attendere...
Lei che da Censore si ammanta di razionalità e ragionevolezza (contro la stoltezza di ogni credente, in particolare cattolico, da buon odifreddiano) non mi dica che ha preso per oro colato l'esperimento di Garlaschelli, non mi dica che non sente l'onesta necessità di prendere le distanze, soprattutto dopo che nel post segnalato sopra da Francesco, che ho letto, le è stato mostrato che l'inadeguatezza della riproduzione è stata praticamente ammessa dallo stesso autore!
Luposon
"Nessun commento, per esempio in merito al primo link che ho proposto?"
RispondiEliminaLei lo ha letto? Sa cosa dice, esattamente, quell'articolo?
"Intanto bisogna dire che la sindone non viene spacciata per assolutamente autentica (semmai si spera e si sfrutta, dal punto di vista pastorale, la possibilità che lo sia) né dalla Chiesa né dai sindonologi (tra i quali ci sono storici e scienziati onesti e seri), mentre da CICAP, UAAR ecc. è spacciata per assolutamente falsa. Come mai tutta questa certezza? Dogmatismo?"
Non sono completamente d'accordo con lei.
Innanzitutto, come sempre in questi casi, sta a chi afferma che si tratta di un reperto autentico dimostrarne l'autenticità.
Poi, come scritto nel testo citato nel post, le prove contro l'autenticità sono così numerose che è possibile dire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che si tratta di un falso.
Non sono neppure d'accordo con l'affermazione non venga "assolutamente spacciata per autentica". Se non la si considerasse autentica, perché papa Ratzinger si è inginocchiato davanti al telo?
"E' mesi che il proclamato articolo scientifico del chimico pavese su riviste prestigiose si fa attendere..."
Non so cosa risponderle, chieda a Garlaschelli. In generale le posso dire che le riviste scientifiche serie hanno un tempo di revisione molto lungo, anche più di un anno tra sottomissione e pubblicazione.
"Lei che da Censore si ammanta di razionalità e ragionevolezza (contro la stoltezza di ogni credente, in particolare cattolico, da buon odifreddiano) non mi dica che ha preso per oro colato l'esperimento di Garlaschelli, non mi dica che non sente l'onesta necessità di prendere le distanze, soprattutto dopo che nel post segnalato sopra da Francesco, che ho letto, le è stato mostrato che l'inadeguatezza della riproduzione è stata praticamente ammessa dallo stesso autore!"
Luposan, lei viene qui a dirmi che "mi ammanto di ragionevolezza", che sono un "odifreddiano" senza neppure conoscermi, che mi sono state mostrate inadeguatezza senza neppure sapere di cosa sta parlando. Crede davvero che possa farmi dire da una persona come lei cosa debbo o non debbo fare? Quando mostrerà un minimo di rispetto nei miei confronti ne riparleremo.
1) il viaggio alla mecca è prescritto come obbligatorio per ogni musulmano mentre andare a vedere la sindone per un cattolico (ma anche ortodosso) non lo è.
RispondiElimina2) io ho grande rispetto per quanti vanno alla mecca.
"1) il viaggio alla mecca è prescritto come obbligatorio per ogni musulmano mentre andare a vedere la sindone per un cattolico (ma anche ortodosso) non lo è."
RispondiEliminaVero, ma di cosa stavamo discutendo? Discutevamo della sua affermazione che se milioni di persone ritengono vera una reliquia non si può parlare di "credulità". Quindi la sua obiezione è fuori luogo.
"2) io ho grande rispetto per quanti vanno alla mecca."
Allora esplicito la domanda. Centinaia di milioni di musulmani credono che la Ka'ba sia un oggetto sacro; hanno ragione o si illudono?
Noto con dispiacere che non ha risposto alle altre mie domande.
(1) Lei ha letto il contenuto dell'articolo che ha citato? Cosa dice, esattamente?
(2) Se la Chiesa non considera la sindone autentica, perché papa Ratzinger si è inginocchiato davanti al telo?
Resto in fiduciosa attesa.