venerdì 17 luglio 2020

Ai primi santi la scienza non piaceva affatto

Stavo facendo una piccola ricerca sul planetario di Archimede, quando sono incappato in una storia che rende bene l'idea di quanto ai primi cristiani, santi inclusi, piacesse poco la scienza.

La storia è ambientata nel III secolo. Il cattivissimo praefectus Urbi Agrestio Cromazio (inspiegabilmente assente dalle liste dei praefecti Urbi storici...) perseguita i cristiani, facendone morire a iosa. Incontra però san Tranquillino, il quale gli svela che si era battezzato per curarsi, con successo, la gotta; siccome anche Cromazio è gottoso, si fa battezzare anche lui — hai visto mai!
— e miracolosamente la gotta scompare! Peccato che questi effetti collaterali del battesimo siano scomparsi negli ultimi diciotto secoli...

Poco prima di farsi battezzare, Cromazio incontra il “capo spirituale” di Tranquillino, Sebastiano (sì, quello delle frecce); mentre sono a casa di Cromazio, il presunto prefetto dell'Urbe, uomo ricchissimo, mostra al futuro santo il proprio gioiello, un planetario in vetro che racchiude un meccanismo attraverso il quale si può studiare il moto delle stelle:
“Ho uno scrigno di vetro nel quale sono ricostruiti con arte ogni insegnamento sulle stelle e ogni meccanica celeste, per realizzare il quale è noto che mio padre Tarquinio abbia speso più di duecento libbre d'oro.”
Il pio cristiano Sebastiano risponde:
“Se vuoi mantenere questo oggetto integro, ti sei distrutto da solo.”
Al che Cromazio, che forse solo ora ricorda il fanatismo dei cristiani che ha martirizzato, risponde:
“E perché? Compiamo qualche sorta di sacrificio quando usiamo la matematica o calcoliamo le effemeridi, quando dividiamo in ore il corso degli anni e dei mesi, e prevediamo il crescere o il decrescere del globo lunare con il moto delle lancette, l'insegnamento della ragione, e la computazione dei calcoli?”
Purtroppo è presente anche un altro pezzo grosso, Policarpo (anche lui santo, secondo i cristiani), al quale queste considerazioni scientifiche non interessano molto; descrivendo il planetario afferma:
“Lì sono i segni del Leone, e del Capricorno, e del Sagittario, e dello Scorpione, e del Toro; lì sono la Luna in Ariete, l'ora in Cancro, la stella in Giove, i tropici in Mercurio, Marte in Venere, e in tutti questi mostruosi demoni è studiata un'arte nemica di Dio.”
Per il planetario è la fine. Per potersi curare la gotta, Cromazio deve distruggere il planetario, ché a Policarpo e Sebastiano poco importa sia uno strumento scientifico e non astrologico.

Ai cristiani dei primi secoli, santi inclusi, della scienza importava poco.