Non sono un fan di Michele Santoro, ma quando è troppo è troppo.
Nell'ultima puntata di Annozero, quella di giovedì 9 intitolata "Resurrezione", hanno mostrato il lato oscuro degli interventi della protezione civile in occasione del devastante terremoto dell'Aquila. Hanno detto che a distanza di quattro giorni dal sisma non era stato ancora nominato un coordinatore degli interventi; hanno registrato il racconto di un padre il cui figlio era sotto le macerie di un palazzo crollato e che raccontava quanto disperatamente e inutilmente aveva dovuto cercare di far arrivare una gru per intervenire; hanno mostrato che i numerosi volontari che si sono recati in Abruzzo ad aiutare a rimuovere le macerie stavano spesso con le mani in mano in mancanza di attrezzi adatti; hanno raccontato come le popolazioni di alcuni paesi non si erano ancora viste assegnate le tende. Santoro ha quindi fatto ciò che un giornalista dovrebbe fare, raccontare la verità.
Quale è stata la reazione di chi aveva la responsabilità politica di queste mancanze? Inizialmente silenzio, poi attacco frontale a Santoro, alla persona, non a quanto aveva raccontato. Se i vari Fini, Gasparri e Cicchitto avessero dimostrato che quanto raccontato in trasmissione è falso, avrebbero avuto pienamente ragione, ma questo a loro non interessa, quel che interessa è far fuori l'ultima voce dissenziente negli organi d'informazione italiani, l'ultimo giornalista di una qualche influenza non dedito alla formulazione delle lodi al nostro ducetto, all'"unto del signore".
Mi convinco sempre di più che una rivoluzione come quella rumena contro Ceaucescu è l'unico modo per estirpare il cancro di questa classe politica. Questo, o attendere la morte naturale del Grande C.
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