lunedì 22 febbraio 2010

La morale dell'Antico Testamento - Non prendere in giro un profeta calvo

Dwindling in Unbelief è un blog in lingua inglese che in una serie di post elenca tutte le uccisioni presenti nell'Antico Testamento cristiano (la Bibbia ebraica) e che sono attribuibili al volere di Yahweh. Il post corrente narra dell'89esima uccisione, l'episodio di Eliseo e delle orse, narrato in 2 Re 2,23-25.

Eliseo era il discepolo di Elia. Quando Elia ascese al cielo, Eliseo ne prese il mantello e iniziò a fare miracoli: divise le acque del Giordano percuotendole col mantello di Elia (2 Re 2,14) e rese potabile una sorgente con un po' di sale (2 Re 2,20-22).

Eliseo decide di andare a Betel. E lungo la strada avviene il fattaccio.
23 Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: «Vieni su, pelato; vieni su, calvo!».
Eliseo, evidentemente, non solo era calvo, ma era anche molto permaloso. Conscio dei poteri conferitigli dal mantello di Elia, reagisce da par suo:
24a Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore.
Dunque questo uomo di Dio, che col mantello di Elia è in grado di fare miracoli, maledice in nome di Dio alcuni ragazzetti che lo hanno preso in giro per la sua calvizie. Potrà Dio essere insensibile ad una tale ingiustizia perpetrata nei confronti di un suo profeta? No, e infatti:
24b Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei fanciulli.
In altre parole, dei ragazzetti prendono in giro un profeta per la sua calvizie e Dio ne fa sbranare 42 da due orse.

Questa storia fa parte del libro sacro e rivelato che è alla base delle tre principali religioni monoteistiche, la fonte della moralità ebraica, cristiana e islamica.

L'immagine è presa dal sito Illustrated Stories from the Bible. La traduzione dei brani è dell'edizione CEI attraverso il sito laparola.net.

10 commenti:

  1. Come ho più volte avuto modo di ripetere in questo interessante blog, i testi biblici non vanno mai letti in senso letterale, altrimenti si rischia il baratro fondamentalista.

    L'ideale è integrare vari approcci: quello storico-critico, quello simbolico, quello del genere letterario (ce ne sono anche altri). Se infine usiamo anche la meditazione e la preghiera, meglio ancora così aggiungiamo anche l'importantissimo approccio Spirituale.

    Provo a dare un contributo personale per le (limitate) conoscenze e sensibilità che ho avuto, in seguito ad alcuni approfondimenti, meditazioni e preghiere che ho fatto su questo brano, in seguito allo stimolo avutomi da questo post.

    I libri dei Re, secondo una teoria abbastanza accreditata nota come http://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_documentale appartiene alla tradizione deuteronomica, il cui intento fondamentale era quello cetechetico-didattico. Per comprendere il racconto in questione bisogna iniziare a leggere dal verso 2Re 2,1 in poi e inserirlo nel contesto storico in cui il libro si è via via creato, non escludendo anche vari elementi di carattere mitico utilizzati dal narratore e redattore del testo. Non dimentichiamo infatti che nel mondo semitico, nel quale il mondo ebraico era culturalmente integrato e inserito e specialmente del IX-VII secolo a.C., il mito era considerato uno strumento narrativo "standard", ne troviamo quindi tracce anche in alcuni brani della Bibbia (pur non essendo essi mai un racconto mitico nella sua globalità).

    Il tema fondamentale mi sembra essere quello della vita e della morte (non tanto corporale ma anche spirituale e metafisica): Dio, e la fede in lui, dona la vita; la miscredenza e l'allontanamento dalla sue legge provoca la morte; L'acqua salata indica la sterilità, ossia la Parola di Dio inquinata dal peccato, quindi la morte. Il miracolo della sorgente simbolegga la vita: Dio che dona la vita e purifica l'acqua; questo il "popolo" non si è voluto fidare di Eliseo (vv 16-18), nonostante Dio li ricolmi di queste grazie e miracoli. Anche il beffeggiamento dei ragazzi è lo stigma sociale tipico che ogni profeta è costretto a sopportare per via della propria missione e delle proprie parole scomode, e quindi quasi sempre non accettate; uno stigma causato da quello che "dice la gente": è il rifiuto da parte del popolo amato da Dio di accettare veramente la sua legge, nonostante il Suo amore. Questo è un tema costante e centrale in tutta la Bibbia. Anzi, è il leit-motif principale, fin da Gn 1.

    (segue al commento successivo)

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  2. (segue dal commento precedente)

    L'epilogo un po' favolesco simboleggia la morte: ovvero la conseguenza cui va incontro la non adesione alla legge di Dio; non si tratta di una punizione, ma un espediente narrativo che usa il redattore deuteronomico per descrivere le conseguenze della ostinazione nel peccato; che queste orse si avventino su dei giovani ragazzi, tutto sommato innocenti, simboleggia il fatto che se una generazione è incredula e non pratica la virtù, trascina in rovina anche le nuove generazioni, e saranno proprio queste a pagare il prezzo più alto. Quindi la legge di Dio non va solo accettata e praticata, ma anche trasmessa.

    C'è anche da dire senz'altro che il racconto è affetto da una concezione veterotestamentaria del peccato che si pensava si "trasmettesse" da padre in figlio (vedi ad esempio il libro di Giobbe). Ma questa concezione verrà definitivamente superata e ben compresa solo con il messaggio di Gesù Cristo e il mistero della testimonianza della Croce (interessante confrontare anche Gv 9,1-3).

    In conclusione mi sembra un testo molto attuale. Oggi si parla molto di emergenza educativa in cui i giovani vengono visti "privi di valori", quando piuttosto sono gli adulti a non saper trasmettere loro le virtù con il buon esempio: evidentemente perchè neanche gli adulti le praticano, e neanche vogliono davvero crederci. La conseguenza di questo sono sotto gli occhi di tutti: basta parlare con un qualunque insegnate di scuola media o superiore circa la drammatica crisi morale, sentimentale, interrelazionale e affettiva che affligge pesantemente le nuove generazioni: metaforicamente diciamo che stanno incontrando gli orsi.

    Prego il Signore che illumini tutti gli adulti di oggi e di domani. Amen.

    Come vedi, nei secoli i linguaggi e modi di raccontare e trasmettere certi contenuti possono cambiare: ciò che rimane è il valore profondo del messaggio; è la Parola di Dio, che è sempre attuale; se non tiriamo fuori l'oggi dal testo biblico, a cosa ci serve?

    Grazie per avermi dato modo di approfondire, meditare e pregare questo brano.

    (fine)

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  3. Tre annotazioni.

    Storicità

    A quanto capisco, tu non difendi la storicità dell'episodio, in altre parole, per te non di tratta di un evento realmente accaduto.

    Come fai a dirlo? Cosa in questo libro della Bibbia indica che non si tratta di un episodio reale ma mitico, "favolesco", come dici tu?

    Si tratta di una interpretazione storica, simbolica, spirituale? E come si fa a capire che si tratta dell'interpretazione giusta?

    Moralità

    Cosa importa se l'episodio non è storico ma solo metaforico?

    Come puoi immaginare, io non credo che si tratti di un episodio realmente accaduto, credo che uno scriba abbia rielaborato e messo per iscritto, nel migliore dei casi, leggende folkloristiche, nel peggiore dei casi, si sia inventato il tutto.

    Ma non è questo il punto. Il punto è la morale che scaturisce da questo racconto, e il fatto che si tratta di una morale inaccettabile.

    Dei ragazzi si burlano di un profeta, il profeta li maledice, Dio uccide i ragazzi.

    Dio uccide coloro che non credono ai suoi profeti.

    A te un Dio come questo ti sembra "buono", "misericordioso", "giusto"?

    Validità

    Mi ha colpito il tuo commento sulla concezione del peccato nell'Antico e nel Nuovo Testamento, sulla sua evoluzione e sul suo "completamento".

    Mi pare di poter dedurre che la concezione del peccato che scaturisce dalla lettura del solo Antico Testamento sia "incompleta" e "acerba".

    A cosa si riconduce questa incompletezza? Perché Dio non ha ispirato un Antico Testamento in cui la concezione del peccato fosse già completa?

    ciao

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  4. Le risposte alle tue osservazioni sono già contenute nel testo stesso che ho scritto e in altri post che ci siamo scambiati in questo blog: mi pare inutile ripetere gli stessi argomenti, visto che non aggiungono originalità a quanto già detto.

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  5. Hai fatto affermazioni sulla storicità dell'evento, ma non hai spiegato, né qui né altrove, in che modo si possano distinguere gli eventi storici da quelli mitici.

    Hai detto che si tratta di un insegnamento catechistico, ma la morale che ne scaturisce è che un profeta offeso da dei ragazzi chiede e ottiene la punizione divina per essi

    Infine, non mi risulta che tu abbia mai trattato con me delle ragioni dell'incompletezza del messaggio divino.

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  6. (risp. 28 febbraio 2010 01.59)

    storicità: anche la storia di Adamo ed Eva è ormai chiaro che non è un fatto storico; Idem per il diluvio universale; questo non intacca la validità rivelata del testo; Ricito per l'ennesima volta Galileo "la Bibbia è fatta per andare in cielo, non dice come è fatto il cielo". Già so che mi stai per chiedere "e allora come fai a essere sicuro della realtà storica della Resurrezione?". Ci sono argomenti su questo punto, ma ora andrei fuori contesto. Se vuoi possiamo approndire.
    Su questo abbiamo nel corso della storia fatto molta strada: grazie a Dio ci siamo liberati della gabbia storicistica che ammantava il libro della Genesi e grazie a questo abbiamo meglio potuto comprendere il senso della Sacra Scrittura Rivelata.

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  7. (risp 28 febbraio 2010 01.59)

    moralità: è una tua interpretazione personale, che non fa parte di un contesto di fede; è una interpretazione esclusivamente letterale che usa modelli e concetti moderni di lettura, del tutto diversi da quelli degli antichi quando è stato scritto quel libro. Inoltre l'AT va letto (per i cristiani almeno) alla luce del NT. Rispetto la tua interpretazione, ma mi permetto di dire che quello che tu descrivi non è il Dio di Israele, ne il Padre di Gesù Cristo. Andare a caccia di "versetti" e "racconti" compromettenti e manipolarli per convincere delle contraddizioni è uno sport vecchio di secoli. Anche satana cita la scrittura, manipolandola, nella tentazione a Gesù nel deserto: la Scrittura può essere manipolata a piacere se la sua lettura non è guidata dallo Spirito.

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  8. (risp. 28 febbraio 2010 01.59)

    validità: confermo. Il concetto di peccato o meglio di "male" nell' AT è ancora "incompleto". Diciamo che non era ancora chiarito completamente. L'uomo biblico si è interrogato a lungo sul "problema dell'esistenza del male" vedi libro di Giobbe. Nonostante questo il suo orientamento è sempre rimasto saldo verso Dio. Nella Bibbia ci sono vari "tentativi" di spiegare il male: due almeno erano più "in voga" durante l'ebraismo antico (se ne vedono traccia in vari libri della Bibbia):

    1) in uno si tendeva a identificare il peccato con il peccatore: per distruggere il male bisognava distruggere anche il peccatore; ecco perchè alcuni salmi e passi biblici sembrano incitare alla violenza e alla guerra; era un modo di identificare il peccato con il peccatore; sarà solo Gesù a rivelare definitivamente che peccato e peccatore sono diversi ("chi è senza peccato scagli la prima pietra...")

    2) un'altro liet-motiv biblico nell'AT riguarda il "problema dell'uomo giusto". Vedi libro di Giobbe: "pechè le disgrazie e il male capitano anche all'uomo giusto che rispetta la legge di Dio"? Allora si pensava che se ti capitava una disgrazia dovevi per forza aver fatto qualche peccato, che era la giusta punizione di Dio; ma siccome c'erano anche persone che sembravano così giuste e innocenti, ma nonostante questo gli capitano comunque delle disgrazie (per es. una povera vedova che gli muore l'unico figlio) allora si elaborò la teoria della "trasmissione" del peccato: voleva dire allora che qualche tuo antenato doveva aver commesso qualche peccato che i figli, di generazione in generazione, stavano scontando; ricapitolando: se hai fatto un peccato, allora la disgrazia è la punizione del peccato; altrimenti qualche tuo antenato ha fatto qualche peccato che tu devi scontare; queste erano le spiegazioni più gettonate difronte al problema dell'esistenza del male; ancora una volta sarà solo Gesù Cristo a svelare le cose come stanno veramente con un messaggio completamente rivoluzionario, che portava a compimento o completamento e dava senso a tutta la legge. Infatti quei passi biblici per noi così problematici si "svelano" interpretandoli alla luce di Cristo, che è la chiave di lettura di tutta la Scrittua, compreso l'AT: che in effetti, preso da solo, per un cristiano non ha molto senso.

    Tutto questo è eminentemente spiegato nell'episodio evangelico del miracolo del cieco nato all'inizio di Giovanni 9 « Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.» ovvero che il male è da vedere come una occasione per compiere il bene: una rivoluzione radicalmente trasfigurante: Gesù non ci svela tutto il mistero del male, ma gli da un senso definitivo. Tale mistero sarà completamente svelato (insieme a tutti gli altri misteri) nella Sua Seconda Venuta, con la Nuova Creazione e la Resurrezione Finale... nel frattempo il cammino dell'uomo nella Storia continua....

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  9. (risp 28 febbraio 2010 23.33)

    1. la distinzione degli elementi mitici da quelli storici è un lavoro da specialisti, da esegèti. Non sono un esegeta, mi spiace: ma puoi cercare in giro per la rete lavori o libri interessanti. Ho dato una mia personale interpretazione da fedele, per quel poco che so. La mia era una interpretazione spirituale, ma ho tenuto conto di qualche dato letterario e del contesto storico in cui il testo è stato redatto. Le interpretazioni che si possono dare un testo biblico sono fondamentalmente di due categorie: quelle che ti avvicinano a Dio e quelle che te ne allontanano. Le prime sono interpretazioni "di fede" (ma non necessariamente uguali), le altre no. Sono tutte diverse: da questo punto di vista non esiste quella "giusta". Esiste però questo spartiacque che divide le interpretazioni fatte "verso la fede" che per il fedele viene dallo Spirito, da quelle che sia allontanano dalla fede, o la negano, negando così anche l'intento originario del redattore.

    2. ho detto che i Libri dei Re erano stati scritti originariamente con intenti prettamente catechetici. Questo è utile per capire il tipo di linguaggio e poterlo più facilmente interpretare. Non ho detto che l'insegnamento è catechetico, il che sarebbe tautologico.

    3. vedi miei tre commenti in risposta a "28 febbraio 2010 01.59" su storicità / moralità / validità

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  10. "Su questo abbiamo nel corso della storia fatto molta strada: grazie a Dio ci siamo liberati della gabbia storicistica che ammantava il libro della Genesi e grazie a questo abbiamo meglio potuto comprendere il senso della Sacra Scrittura Rivelata. [...] la distinzione degli elementi mitici da quelli storici è un lavoro da specialisti, da esegèti. Non sono un esegeta, mi spiace"

    Fabrizio, mi dispiace, ma è troppo facile. Prima si condanna Galileo per eresia perché sostiene l'eliocentrismo contro l'interpretazione corrente della Bibbia, poi gli esegeti devono convincersi che l'eliocentrismo è corretto e reinterpretano i passaggi come mitici. Prima si crede al diluvio universale, poi ci si accorge che il diluvio è un mito mesopotamico e gli esegeti reinterpretano. Allora a che servono gli esegeti, se quello che fanno è assumere per storico tutto ciò che gli archeologi e gli storici non hanno ancora provato come mitico? Esiste un metodo per capire cosa c'è di storico nella Bibbia basandosi sul suo contenuto, o bisogna per forza far riferimento alle nostre conoscenze esterne alla bibbia stessa?

    "la Scrittura può essere manipolata a piacere se la sua lettura non è guidata dallo Spirito"

    Se hai bisogno dello Spirito per leggerla, vuol dire che la Scrittura non contiene tutta l'informazione necessaria per essere letta, che è ambigua, incompleta o errata. Mi pare poi discutibile fare appello allo "Spirito" per interpretare correttamente la Scrittura: a che serve allora la Scrittura? non dovrebbe bastare lo Spirito?

    "ancora una volta sarà solo Gesù Cristo a svelare le cose come stanno veramente con un messaggio completamente rivoluzionario, che portava a compimento o completamento e dava senso a tutta la legge."

    E perché Dio non svelò questo messaggio a Mosé, permettendo a generazioni di Ebrei di vivere in maniera sensata e completa la legge?

    "Infatti quei passi biblici per noi così problematici si "svelano" interpretandoli alla luce di Cristo, che è la chiave di lettura di tutta la Scrittua, compreso l'AT: che in effetti, preso da solo, per un cristiano non ha molto senso."

    Per gli Ebrei dell'epoca, invece, ne aveva eccome. Il fatto che i cristiani abbiano reinterpretato il testo sacro ebraico per renderlo compatibile col proprio punto di vista, non implica che fosse errato e/o incompleto; infatti devi fare appello a qualcosa di immateriale e non verificabile come lo Spirito per giustificare questa interpretazione cristiana dell'Antico Testamento.

    "ho detto che i Libri dei Re erano stati scritti originariamente con intenti prettamente catechetici."

    Appunto. E che "catechesi" convogliavano questi intenti? Che Dio uccide coloro che rigettano i suoi profeti.

    "vedi miei tre commenti in risposta a "28 febbraio 2010 01.59" su storicità / moralità / validità"

    Non ho capito. Dopo il mio post del 28 febbraio 2010 01.59, hai scritto un post lo stesso giorno alle 16.09 in cui dici "Le risposte alle tue osservazioni sono già contenute nel testo stesso che ho scritto". Immagino quindi che tu ti riferissi a post precedenti a quello delle 16.09, in cui parli di risposte già date, non dopo. Qualcosa non torna, devo aver capito male.

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