giovedì 28 aprile 2011

La svolta creazionista di Ratzinger

E alla fine Ratzinger l'ha detto chiaramente: i cattolici non possono credere all'evoluzione, devono essere creazionisti. E lo ha detto chiaramente nell'omelia della veglia di Pasqua:
Se l'uomo fosse soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione in qualche posto al margine dell'universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all'inizio, la Ragione creatrice, divina.
Dunque l'esistenza del Dio cristiano è incompatibile con la teoria dell'evoluzione così come osservata e compresa da centocinquanta anni a questa parte.

Segnalo l'articolo «Ratzinger e la creazione» da Il Pensatoio di McG, che analizza ulteriormente queste parole di Ratzinger.

Gian Guido Vecchi, «"L'uomo non è il prodotto casuale dell'evoluzione"», Corriere della Sera, 24 aprile 2011.

16 commenti:

  1. Tralasciando la paternità di queste parole, che indurrebbe ad ulteriori riflessioni dietrologiche, questa visione del mondo non mi pare particolarmente in contrasto con quella evoluzionista.

    Chi afferma queste parole intende porre l'accento sulla "casualità": il processo evolutivo infatti, per definizione, non può essere casuale, poiché esso effettua una selezione che implica necessariamente dei criteri, delle regole (se fosse casuale, non si parlerebbe di selezione).

    A regole e criteri dati, fin qui le due visioni mi paiono perfettamente in accordo.

    R. poi inferisce che tali regole e criteri siano il frutto di una volontà divina, che le ha "scelte" affinché l'evoluzione "selezionasse" l'uomo.

    Ed è questo che i cattolici dovrebbero credere (non conoscere).

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  2. invito a riflettere sulla parola "soltanto" della citazione.

    Essa dice che l'uomo può anche essere un prodotto casuale dell'evoluzione, quindi è implicitamente accettata la teoria dell'evoluzione sul piano scientifico (e vorrei vedere: Ratzginger non è uno scienzato)

    Ma è sul piano ontologico che entra in scena il discorso del Papa (e infatti lui di mestiere ha fatto il teologo e oggi fa il Papa).

    L'uomo è tutte e due le cose: creato da Dio (metastoricamente) e mediante l'evoluzione da un punto di vista storico-epistemiologico.

    Dove è il problema?

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  3. Dove è il problema?
    Il problema sta nel partire dalla convinzione che Dio c’è. Se invece si parte dalla convinzione che Dio non c’è, tutti questi distinguo e tutto questo cavillare appaiono pieni di spigoli e quantomeno artificiosi: cose c’è di più semplice e lineare e bello di un groviglio di materia che, evolvendo, ad un tratto si è accorto di esistere?

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  4. l incredulità è una brutta bestia ,povero censore ,un giorno soffrirai molto per non aver creduto ,ma sei ancora in tempo convertiti!!,ma mi considererai sicuramente come un pazzo ,ma io ti ho avvertito a cosa vai incontro

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  5. Anonimo ha detto...
    l incredulità è una brutta bestia ,povero censore ,un giorno soffrirai molto per non aver creduto ,ma sei ancora in tempo convertiti!!,ma mi considererai sicuramente come un pazzo ,ma io ti ho avvertito a cosa vai incontro

    30 aprile 2011 14:18



    Anonimo delle 14:18, sul web purtroppo scorrazzano pure i fanatici in stile De Mattei come te

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  6. @Cristiano.

    Ciao, scusa per il ritardo nella risposta.

    Tu affermi: «il processo evolutivo infatti, per definizione, non può essere casuale, poiché esso effettua una selezione che implica necessariamente dei criteri, delle regole (se fosse casuale, non si parlerebbe di selezione)»

    Nota che la «selezione» di cui si parla è la «selezione naturale», cioè non esiste nessun agente che opera tale selezione, come invece succede nella «selezione artificiale», in cui l'allevatore, per esempio, seleziona i tratti che gli interessano.

    Dunque non c'è nessun «criterio» di selezione, nessuna «finalità»: tutto è frutto della combinazione tra «caso» (la mutazione del corredo genetico) e «ambiente selettivo» (dove per «ambiente» si intendono anche gli altri esseri viventi).

    Mancando tali «criteri», non può esserci nessuno che li selezioni affinché si raggiunga un certo risultato: in altre parole, l'essere selezionato non deriva immancabilmente dalle condizioni iniziali e dalle regole.

    Affermare il contrario, sostenere che le condizioni iniziali e il set di regole implichino il risultato significa sconfessare la teoria dell'evoluzione per selezione naturale.

    Esattamente ciò che ha fatto Ratzinger.

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  7. @fab

    Ciao, e scusa anche tu il ritardo della mia risposta.

    Se non ho capito male ciò che affermi, secondo te Ratzinger accetta in tutto e per tutto la teoria dell'evoluzione per selezione naturale «sul piano scientifico», ma aggiunge a questo un secondo piano, il «piano ontologico», che, «al di là della storia», prevede una creazione del mondo e dell'essere umano.

    Se è così, mi piacerebbe capire in che modo una creazione (cioè una scelta cosciente e ben determinata dell'universo e degli esseri umani) sul piano ontologico si possa realizzare in un'evoluzione per selezione naturale (dunque casuale e a-teleologica) sul piano «storico-epistemologico».

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  8. Ti piacerebbe capire "in che modo"?

    Il problema è proprio questo: che riduci tutto alla domanda "in che modo?". Per te non esiste altra domanda se non "in che modo?". E' ovvio che con questo approccio non puoi che trovarti in difficolta. Mi dispiace ma non posso risolverti io questo problema.

    Posso solo dirti che il piano ontologico (proprio perché tale) non risponde a nessuna domanda "in che modo?".

    ciao.

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  9. Scusa ma non resisto a farti anche questa domanda....

    Se non sei d'accordo con l'intepretazione che ti ho dato, allora dammi tu la tua interpretazione del cosa significa in quel punto la parola "soltanto".

    Secondo te perché Ratzinger ha usato li quella parola? Cosa voleva dire?

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  10. «Il problema è proprio questo: che riduci tutto alla domanda "in che modo?". Per te non esiste altra domanda se non "in che modo?". E' ovvio che con questo approccio non puoi che trovarti in difficolta. Mi dispiace ma non posso risolverti io questo problema.»

    Mi dispiace, ma credo che tu debba risolvere questo problema, perché è il problema della tua posizione. Sei tu che affermi che le cose stanno così, devi dunque al meno dimostrare che la tua spiegazione sia plausibile.

    «Posso solo dirti che il piano ontologico (proprio perché tale) non risponde a nessuna domanda "in che modo?".»

    Allora il piano ontologico è una sorta di jolly, che permette di sostenere qualunque cosa? Come fai a decidere ciò che è vero e ciò che è falso, sul piano ontologico? Come puoi affermare qualcosa su di un piano che non conosci?

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  11. «Se non sei d'accordo con l'intepretazione che ti ho dato, allora dammi tu la tua interpretazione del cosa significa in quel punto la parola "soltanto".

    Secondo te perché Ratzinger ha usato li quella parola? Cosa voleva dire?
    »

    Quello che ha detto Cristiano, un'evoluzione "guidata" che, di fatto, è creazionismo.

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  12. si, ma Cristiano ha correttamente distinto i due piani, la sua frase conclusiva lo dimostra, infatti ha parlato di credenza e non di conoscienza (suppongo intendesse conoscenza non in senso giudaico-cristiano ovvero in senso biblico, ma conoscenza epistemiologica).

    Tu invece continui a chiedere in "in che modo" pretendendo una sorta di dimostrazione. Cristiano non ha parlato di questo.

    E poi non sta a me spiegarti cosa sia il piano ontologico. Penso che se ne hai voglia puoi trovare materiale sufficiente in rete o sui libri. Se poi per te è un jolly, libero di avere questa credenza, ma non mi pare onesto proiettarla su idee che non sono le tue e che partono da presupposti diversi.

    ciao

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  13. «Tu invece continui a chiedere in "in che modo" pretendendo una sorta di dimostrazione. Cristiano non ha parlato di questo.»

    Infatti la mia risposta a Cristiano è stata differente da quella che ho dato a te...

    Tu affermi che esistono due domini, e che lo stesso atto in un dominio è casuale e nell'altro è intenzionale, dico bene? Se sì, ti sto chiedo, semplicemente e pacatamente, di spiegarmi in che modo tu sia a conoscenza dell'esistenza di questo piano «altro»; se poi questa risposta fosse «è una credenza e non una conoscenza», ti sarei grado di dirmi in che modo «credo così» non sia un jolly per giustificare qualunque posizione, come sembri negare.

    ciao

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  14. Tu affermi che esistono due domini,

    esatto.

    e che lo stesso atto in un dominio è casuale e nell'altro è intenzionale, dico bene?

    non ho proprio idea di cosa tu stia parlando. Vedo molta confusione nella tua testa.... se sono domini diversi non ha senso chiedersi "in che modo" lo faccia in uno e in che modo nell'altro... proprio perché in uno di questi domini il tuo "in che modo" non ha senso.

    ti sarei grado di dirmi in che modo....

    aridaje!

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  15. «lo stesso atto in un dominio è casuale e nell'altro è intenzionale, dico bene?

    non ho proprio idea di cosa tu stia parlando»

    Cito: «L'uomo è tutte e due le cose: creato da Dio (metastoricamente) e mediante l'evoluzione da un punto di vista storico-epistemiologico.»; nel dominio scientifico (che tu chiami «storico-epistemologico») è un evento casuale, nel dominio a-scientifico (quello che tu chiami «ontologico») è un evento intenzionale.

    «Vedo molta confusione nella tua testa»

    Spero di aver chiarito le mie idee, allora.

    «se sono domini diversi non ha senso chiedersi "in che modo" lo faccia in uno e in che modo nell'altro... proprio perché in uno di questi domini il tuo "in che modo" non ha senso.»

    E per quale motivo un atto di creazione nel dominio a-scientifico sarebbe provo di modalità di realizzazione?

    «aridaje!»

    Fab, fintanto che non mi spieghi perché una certa proposizione non debba essere messa alla prova della ragione, questo diritto non te lo puoi prendere.

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  16. la ragione non coincide con l'epistemiologia.

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