lunedì 19 marzo 2012

Paolo di Tarso contro le donne

Sul blog bzImage, Fabrizio ha pubblicato qualche tempo fa l'articolo «S.Paolo e il femminismo», in cui analizza un brano della Lettera agli Efesini di Paolo di Tarso e ne discute il contenuto misogino.

I due punti fondamentali avanzati da Fabrizio sono:
  1. Paolo prende atto della situazione sociale dei suoi tempi, utilizzando il rapporto di subalternità della donna antica rispetto all'uomo come metafora ben comprensibile ai suoi contemporanei del rapporto di subalternità dei fedeli a Dio;
  2. le parole di Paolo non sono le cause del maschilismo nella storia.
Riguardo il secondo punto, naturalmente nessuno imputa a Paolo la nascita storica del maschilismo, fenomeno sociale notoriamente antecedente il Cristianesimo. La critica è che sin dalle origini, il Cristianesimo abbia relegato le donne a un posto secondario, e che questo valga a tutt'oggi (basti vedere la composizione delle alte sfere della Chiesa).


Ma non è di questo che voglio parlare, piuttosto del primo argomento sollevato da Fabrizio. Il brano evangelico preso in esame è Lettera agli Efesini 5,22-33:
22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
25 E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, [...] 28 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32 Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33 Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.
Secondo Fabrizio,
«in nessun caso il Nuovo Testamento ha la pretesa teologica di organizzare la società nella sua quotidianetà, ma quella di rivolgersi esclusivamente a temi di fede, come appunto fa S.Paolo in tutte le sue lettere. In questa in particolare sta spiegando, con una metafora, che il rapporto fra Dio e la Chiesa è simile a quello che c’era allora fra l’uomo e la donna. Infatti Dio ama la chiesa e la chiesa deve rispettare Dio.»
Aggiunge subito dopo:
«Nonostante il testo sembra dire “siccome il rapporto fra Dio e Chiesa è questo allora anche uomo e donna devono a avere questo tal rapporto”, in realtà il senso profondo del testo va esattamente invertito fra premessa e conseguenza; la preoccupazione di S. Paolo non era quella di ribadire il maschilismo, visto il problema non si poneva neanche: non esisteva il femminismo e nessuno metteva in discussione il rapporto uomo-donna di allora; la sua preoccupazione era invece affermare la fede e il ruolo della Chiesa, e usa questa metafora per illustrarne il senso ai cristiani di Efeso di quel tempo.»
Il problema dell'interpretazione di Fabrizio è che non c'è nessun motivo per far dire a Paolo ciò che non sta dicendo. Paolo afferma esplicitamente che «come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto»: questa è sì una metafora, ma utilizza una nozione teologica (la Chiesa sottomessa a Cristo) per dare una disposizione sociale (le mogli soggette ai loro mariti in tutto).

Se si va a rileggere il passo precedente, infatti, si nota che questo brano è preceduto da altre disposizioni indirizzate ai fedeli: non fornicare, non dire insulsaggini, non ubriacarsi, ma anzi ringraziare continuamente per ogni cosa il Signore, eccetera. Nessuna di questa è una metafora per spiegare nozioni di fede, sono tutte disposizioni che riguardano il comportamento sociale e personale del fedele; allo stesso modo vanno lette le frasi successive sulle donne o quelle che invitano gli schiavi a comportarsi bene coi loro padroni.

Infine, Paolo non ricorre solo occasionalmente a queste disposizioni misogine, ma le ripete diverse volte. Possibile che sia solo un caso e non la forma mentis delle comunità cristiane nate dalla sua predicazione? Ne dubito.

Ecco alcuni brani, collezionati da Valerie Tarico (mi limito a riproporre quelli del Nuovo Testamento, l'Antico è persino peggiore).
Le donne devono essere viste ma non sentite: «34 Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. 35 Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.» Prima lettera ai Corinzi, 14:34-35
Le donne devono essere sottomesse ai mariti: «Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.» Lettera ai Colossesi, 3:18
Ripetiamolo, le donne devono essere sottomesse ai mariti: «22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.» Lettera agli Efesini, 5:22-24
Anzi, stiano sottomesse e partoriscano come forma di penitenza: «11 La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12 Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13 Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14 e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. 15 Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.» Prima lettera a Timoteo, 2:11-15
La donna fu creata per l'uomo: «6 Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. 7 L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. 8 E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9 né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.» Prima lettera ai Corinzi, 11:6-9.

Fabrizio, «S.Paolo e il femminismo», bzImage, 30 agosto 2006. Valerie Tarico, «15 Ways the Bible Is Used by Christians and the GOP to Control and Malign Women», AlterNet, 8 marzo 2012. La traduzione dei passi biblici è quella dell'edizione CEI, come riprodotta dal sito La Parola. L'immagine è «The Handmaid's Tale (BBC4 Radio, 2000)», di smiteme (CC by-nc-nd).

27 commenti:

  1. mi spiace in questo momento di non avere tempo a sufficienza, ma non mi è chiaro quale sarebbe l'intento che viene preso di mira, mi pare un po' una insalata confusa:

    1.riguarda quello che voleva dire S. Paolo in quel momento particolare e in quel contesto particolare?
    2. riguarda l'interpretazione di certi testi nella storia?
    3. riguarda l'interpretazione che possiamo dare oggi?
    4. riguarda in particolare le mie affermazioni?

    non riesco a rispondere su tutto... sono argomenti troppo vasti.

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  2. Caro Fab,

    le interpretazioni che non tengono conto di contesti storicoculturali e di passaggi di traduzione linguistica o sono frutto d'ignoranza compiaciuta o di disonestà intellettuale. Tertium non datur !

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    1. Eccetto quando si analizzano testi le cui parole si pretende di spacciarle per affermazioni di un dio creatore!

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  3. @Fabio: possiamo dire che il tuo post sostenga che in quel brano «Paolo prende atto della situazione sociale dei suoi tempi, utilizzando il rapporto di subalternità della donna antica rispetto all'uomo come metafora ben comprensibile ai suoi contemporanei del rapporto di subalternità dei fedeli a Dio»?

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  4. Paolo dice anche "non vi è più nessun giudeo, ne greco, ne uomo, nè donna, ma siete tutti una cosa sola in Cristo". Su questo atteggiamento Paolo è ambivalente,, mentre se da una parte ristabilisce il pregiudizio maschile, in altri brani lo supera. La stessa cosa vale per la Chiesa che, mentre in alcuni momenti si manifesterà misogina, in altri sarà "femminista".

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  5. @Anonimo: bisogna distinguere tra gli insegnamenti di fede - Paolo parla di uomo e donna «in Cristo» - e insegnamenti sociali, quelli qui sopra.

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  6. Gli insegnamenti di fede rispecchiano anche quelli sociali. Del resto, nelle stesse lettere di Paolo è frequente il saluto a donne diaconesse, quindi con ampia responsabilità delle prime comunità cristiane. Che ci creda o no, il cristianesimo ha avuto un ruolo molto importante nella rivalutazione della donna.

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  7. «Gli insegnamenti di fede rispecchiano anche quelli sociali.»

    Strano, Fabrizio la pensa differentemente. E Paolo dice "non c'è uomo né donna in Cristo", salvo poi prescrivere due comportamenti sociali differenti per uomini e donne.

    «Del resto, nelle stesse lettere di Paolo è frequente il saluto a donne diaconesse, quindi con ampia responsabilità delle prime comunità cristiane.»

    Vero, ma qui il discorso si allargherebbe a quali siano le lettere autentiche di Paolo e quali siano state scritte successivamente, attribuendole falsamente a lui.

    Resta il problema che Paolo comandi esplicitamente alle mogli di tacere...

    «Che ci creda o no, il cristianesimo ha avuto un ruolo molto importante nella rivalutazione della donna.»

    Questa affermazione va provata. Mi permetto di auto-citarmi: «I presunti meriti del cristianesimo».

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  8. Molti altri commentatori ed esegeti la pensano invece come me. Il riferimento alle donne nella comunità si trova nella lettera ai romani che è stata riconosciuta autentica e riguardo ai "presunti" meriti del cristianesimo riguardo alle donne legga Jacque le Goff, storico medievalista di fama mondiale, che afferma che grazie al cristianesimo la donna cominciò ad emanciparsi.

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  9. Tra l'altro, mi sembra troppo ingeneroso nel suo posto negando precisi meriti al cristianesimo. Delle rivoluzioni sociali furono operate grazie a esso nel campo che va dalla filosofia ai rapporti sociali: ad esempio grazie a S. Benedetto il lavoro venne rivalutato e non più considerato una cosa da schiavi e se anche è vero che gli stoici predicavano riguardo alla schiavitù cose simili al cristianesimo, deve ammettere che le idee umanitarie derivano da quest'ultimo e non dallo stoicismo.

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  10. «Molti altri commentatori ed esegeti la pensano invece come me.»

    E come spiegano i comandamenti di sottomissione? Come può una donna essere un diacono e tacere allo stesso tempo?

    «Jacque le Goff, storico medievalista di fama mondiale, [...] afferma che grazie al cristianesimo la donna cominciò ad emanciparsi.»

    Quando, nel medioevo? 500 anni dopo la nascita del cristianesimo?

    «Tra l'altro, mi sembra troppo ingeneroso nel suo posto negando precisi meriti al cristianesimo.»

    Ha letto l'articolo che le ho indicato? Se si, può dirmi dove sta scritto che il cristianesimo non ha meriti precisi?

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  11. Come già detto prima la posizione di Paolo è ambivalente. Se in alcuni momenti è misogino, in altri è femminista. Se in alcuni ordina alle donne di tacere, nelle altre esalta le donne diaconesse (che di certo non tacevano). Il medioevo nacque cinquecento anni dopo la nascita del cristianesimo, ma consideri che una dottrina definitiva non era ancora stata posta (il culto mariano nascerà l'XI sec.) e che già nel mondo antico si ebbero momenti di femminismo. Il filosofo pagano Celso, ad es. criticava il cristianesimo perché si rivolgeva principalmente alle donne e agli schiavi.

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  12. «Come già detto prima la posizione di Paolo è ambivalente. Se in alcuni momenti è misogino, in altri è femminista. Se in alcuni ordina alle donne di tacere, nelle altre esalta le donne diaconesse »

    Ma per i secoli successivi, e praticamente fino alle soglie dell'età contemporanea, le diaconesse sono sparite e sono rimaste le mogli subordinate.

    Evidentemente dell'ambivalenza di Paolo (di cui non è fornita una spiegazione, però) rimase la parte misogina.

    «Il medioevo nacque cinquecento anni dopo la nascita del cristianesimo, ma consideri che una dottrina definitiva non era ancora stata posta (il culto mariano nascerà l'XI sec.)»

    Bene. Allora, alla luce delle parole di Cacitti che le ho linkato, quale conclusione possiamo derivare?

    «Il filosofo pagano Celso, ad es. criticava il cristianesimo perché si rivolgeva principalmente alle donne e agli schiavi.»

    Ma viveva in una società in cui le donne, per lo meno quelle di alta società, erano indipendenti e libere dal controllo dei mariti.

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  13. Che nei secoli successivi abbia prevalso la corrente misogina non si può negare. Ma non si può negare neppure il fatto che la Chiesa abbia portato novità che permisero alla donna d'emanciparsi. L'istituto del matrimonio è uno di questi: stabilendo il reciproco consenso fece cadere la norma, frequente nei popoli barbarici, che fosse l'uomo a decidere e che poteva essere pure poligamo. Su Caciti, consideri che lo stoicismo era abbracciato solo da poche èlite, il cristianesimo, invece, era universale. Inoltre, non è esatto dire che la donna romana fosse libera: essa era soggetta al potere del padre (non della moglie) fino alla morte.

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  14. Se la "ginofilia" fosse un tratto caratteristico del cristianesimo, perché sarebbe dovuto soccombere nel tempo? Se Paolo aveva rispetto per le donne, perché ordinava loro di tacere?

    Il matrimonio romano era un patto tra pari (con l'eccezione di una forma arcaica, utilizzata solo dagli aristocratici e via via sempre meno di moda perché le donne non l'accettavano), dunque i cristiani non hanno inventato niente.

    Riguardo Cacitti, la invito a rileggere brano citato, in particolare il primo paragrafo. La citazione degli stoici serve a dimostrare che certe idee non sono nate col cristianesimo, ma facevano parte dell'ambiente culturale dell'epoca.

    Il diritto di vita del padre sulla figlia era limitato, di fatto, alle famiglie aristocratiche.

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  15. Probabilmente col passare del tempo la comunità si adattò alle convinzioni dell'epoca e così non si trovarono più nei secoli successivi donne diaconesse. Se certe idee nascono prima del cristianesimo è anche vero che è proprio grazie al cristianesimo se si sono diffuse. La società romana era misogina e il diritto dei padri sui figli era di tutti gli ambienti tanto che lì era consentito abbandonare alla nascita i fgili se non li accettavano.

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  16. Non è che tra l'instradare e il costringere a prendere i voti cambi sostanzialmente molto, anzi: visto che "giustificava" il metodo.
    Riguardo alla donne in sé: mi risulta che all'epoca di Roma esistessero le libere Matrone e che il diritto al divorzio, con le relative libertà, si fosse esteso anche alle mediamente abbienti. Tutte cose non certo mantenute in epoca cristiana...

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  17. In epoca cristiana era proibito il divorzio e l'adulterio di entrambi i coniugi. Vi erano molte sante "libere" e anche molte regine che governarono i loro stati cose che in epoca romana non è mai capitato

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  18. Palmiria. E ho detto tutto.
    Per non parlare delle sedicenti madri dei vari Augusti che governarono de facto in loro vece.

    Per queste cose, invece, in epoca cristiana, bisognò aspettare che saltasse il grillo agli Albioni di fare un bello scisma.
    Di contro sino a quel momento nessuna donna poteva più uscire senza il consenso del marito, né esistevano matrone, né i si poteva separare anche laddove (cioè nel 99% dei casi) erano stati familiari a combinare i vari matrimoni. E questo solo per i/le primogeniti/e: come già detto agli/le altri/e toccata obtorto collo la tunica...

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  19. Io parlavo della società romana e Palmira era un regno nemico di Roma. Non esiste in latino la parola per designare imperatrice perché le donne non hanno mai occupato posizioni riconosciute come politiche a Roma e, non a caso, gli imperatori che si facevano manovrare dalle donne come Claudio o Eliogabalo vennero giudicati come dei dementi dagli storici romani. Nel medioevo, invece, si ebbero donne al comando come Isabella di Castiglia o Matilde di Canossa. Vi erano conventi misti sottoposti alle autorità delle badesse e la donna sposata poteva avviare attività senza il consenso del marito

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  20. «Palmira era un regno nemico di Roma»

    I Palmireni erano Romani, invece. E Zenobia fu a lungo alleata romana (reggente per il figlio Vaballato) prima di rivoltarsi.

    «Non esiste in latino la parola per designare imperatrice perché le donne non hanno mai occupato posizioni riconosciute come politiche a Roma»

    Vero, e questo vale anche per il secolo e mezzo in cui l'Impero romano è cristiano e per i mille anni dell'impero bizantino. Dunque le donne sovrane non sono una caratteristica cristiana, ma del medioevo europeo.

    Idem per i conventi e le donne commercianti.

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  21. L'intenzione della regina Zenobia era quella di ribellarsi a Roma quindi non mi pare esatto definirli "romani". In più converrà con me che potremmo definire senza ombra di dubbio il medioevo come "cristiano" e quindi le donne sovrane possono benissimo essere una caratteristica "cristiana". Tra l'altro, mi pare che nell'impero bizantino si ebbero anche delle imperatrici

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  22. Il discorso delle "Sovrane" non è femministico, è dinastico ...


    Davide

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  23. Entro un certo punto. In alcuni settori dovette destare scandalo che a comandare fosse una donna e in certi paesi erano escluse di diritto dalla successione anche se erano figlie di sovrane...

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  24. Paolo misogino? Non per forza di cose... (è anche la posizione di Bart Ehrman, se non ricordo male). Perché? Ci si può fare un'idea al riguardo leggendo il mio seguente testo: "http://elijahsix.blogspot.com/2008/10/paolo-e-le-donne.html".
    Il tutto giusto a titolo informativo. Non ho intenzione di stare a discutere sul tema (interessante).
    Buona ricerca.

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  25. http://bastamonopolio.over-blog.com/2014/10/logica-del-logos-ed-antilogica-paolina.html

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