Come forse molti sapranno, Luigi Tosti è (o meglio, era) un magistrato italiano divenuto famoso per essersi rifiutato di lavorare nelle aule giudiziarie in cui, per una legge di epoca fascista, sono affissi dei crocifissi. Tosti ritiene che in un'aula giudiziaria, in un tribunale dello Stato - che è laico, aconfessionale -, non ci dovrebbero essere simboli religiosi. Per questo motivo, con la coerenza di chi crede fermamente nei propri principi, ha accettato di affrontare un processo davanti al Consiglio Superiore della Magistratura, a seguito del quale è stato condannato alla rimozione dall'ordine giudiziario.
Tosti non è un martire, uno che crede che morire per la fede gli garantirà il paradiso in una vita successiva. Tosti ritiene che la presenza del crocifisso violi la laicità dello Stato e vuole che questo principio sia confermato. E il suo impegno è stato, in parte, premiato, dato che la Cassazione ha affermato, nel 2009, che «la presenza del crocifisso è incompatibile con il principio supremo di laicità e con i principi di uguaglianza e di libertà religiosa».
Quello che mi ha colpito è che Tosti ha avuto il coraggio di portare avanti questa battaglia rischiando in proprio, senza alcuna protezione, ben sapendo che in caso di fallimento avrebbe pagato in prima persona.
Tosti ha ridato pieno e alto significato all'espressione "obiezione di coscienza".
L'"obiezione di coscienza" per antonomasia, quantomeno nella storia italiana, è quella contro il servizio militare. Come narrato nell'apposita pagina dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, ci sono state persone che hanno pagato in prima persona la loro scelta di rifiutare di imbracciare le armi per motivi di coscienza: persone come Remigio Caminetti (1916), Vittorio Giosuè Paschetto e Aldo Fornerone (1939), Pietro Pinna (nel 1948), Giuseppe Gozzini (1952) e Fabrizio Fabbrini (1965) hanno pagato in prima persona la coerenza con i propri principi con il carcere. Solo grazie al loro esempio, e al lavoro di molti, la sensibilità pubblica sull'argomento poté mutare e, nel 1972, fu riconosciuta l'obiezione di coscienza al servizio di leva. (Ci sarebbe da notare come, ancora una volta, quando il potere coercitivo dello Stato fu stato messo in discussione, le prime a dargli manforte furono le alte gerarchie ecclesiastiche, in primis papa Pio XII che nel 1955 dichiarò "un cittadino cattolico non può appellarsi alla propria coscienza per rifiutar di prestare i servizi e adempiere i doveri fissati per legge". Si tratterebbe però dell'equivalente del proverbiale esercizio di tiro al bersaglio contro la Croce Rossa.)
In tempi più recenti la nobile idea dell'"obiezione di coscienza" è stata svilita dall'abuso che se ne è fatto: ogni qual volta lo Stato promulga una legge che non piace alle gerarchie ecclesiastiche, queste pretendono che sia riconosciuta l'"obiezione di coscienza" dei cattolici, spesso sabotando l'efficacia dei provvedimenti. Sto facendo riferimento a quelle norme sulla somministrazione della "pillola del giorno dopo", un medicinale approvato dall'agenzia del farmaco ma non dalle "Sacre Scritture" cristiane.
Certo, un medico cattolico può essere fermamente anti-abortista, ma allora deve portare alle dovute conseguenze il proprio pensiero e non lavorare in una struttura pubblica, facendo ricadere sugli utenti del servizio le conseguenze delle sue opinioni. Se ritieni che prescrivere la pillola del giorno dopo vada contro la tua coscienza, allora apriti uno studio privato e lascia il posto nell'ospedale pubblico, in modo che chi vi si reca per chiederne la prescrizione non si senta opporre un rifiuto. Se un intero ospedale cattolico pratica l'obiezione di coscienza nei confronti dell'interruzione volontaria della gravidanza, gli va ritirata la convenzione con lo Stato, dato che non fornisce un servizio completo.
Magari l'impegno e il sacrificio di Tosti andranno sprecati, o forse prima o poi i politicanti attuali saranno dimenticati e il rispetto della laicità dello Stato pienamente attuato. In ogni caso, al giudice Tosti non può che andare il sentito e caloroso ringraziamento di quanti credono in un mondo migliore, o quantomeno in un'Italia veramente laica.
Segnalo il blog di Luigi Tosti: http://tostiluigi.blogspot.com/
Dottor Luigi Tosti,
RispondiEliminama in quale altro modo si aspettava che potesse andare a finire la sua vicenda?
Lei ha profondamente in odio il simbolo del crocefisso, il che è politicamente legittimo; sennonché si è rifiutato di fare il suo dovere di magistrato e tenere udienza nelle aule giudiziarie alla presenza della croce.
Ora, io posso anche in una certa prospettiva solidarizzare con la sua obiezione di coscienza, perché pure io detesterei lavorare sotto l’effigie di un simbolo che reputo abominevole, putacaso una falce e martello o una svastica nazista (a prescindere dalla distanza incommensurabile tra il nazismo e il cristianesimo, che purtroppo lei non vede e non vuole vedere). Ma lei ha sbagliato il modo della sua protesta. Anzitutto non ha considerato che rifiutando di tenere udienza danneggiava dei terzi innocenti, e cioè le persone che chiedevano giustizia e che hanno a loro danno visto ulteriormente allungarsi i tempi processuali, come se questi non fossero già abbastanza smisurati; ma soprattutto, se quel che leggo è vero, ha continuato a rifiutarsi di lavorare anche quando giustamente le hanno assegnato un’aula giudiziaria priva dell’odiato simbolo. In sostanza lei non chiede la rimozione del crocifisso per chi legittimamente non vuole il crocifisso, lei la chiede per tutti, anche per quelli che la croce la vogliono o potrebbero volerla.
Con questo lei è passato ampiamente dalla parte del torto: la sua battaglia per la rimozione totale delle croci non è né laica né neutrale, è solo un fondamentalismo ateo, di segno opposto e di valore uguale a quelli religiosi; e perciò è inaccettabile anche per chi, come me, in realtà alla presenza del crocifisso nelle scuole pubbliche e nelle aule di tribunale non ci tiene neanche tanto, anche perché non pare avere effetti particolarmente cogenti sull’indole di chi frequenta tali luoghi.
Perciò, dal momento che lei continuava a rifiutarsi di lavorare, bene ha fatto il Csm a espellerla dall’ordine giudiziario. Ora è libero di trovarsi un lavoro nel quale possa stare ben lontano dall’abominato simbolo, oppure di dedicarsi a tempo pieno a cercare la prova scientifica dell’inesistenza di Dio e a ignorare le testimonianze storiche dell’esistenza di Cristo.
Soltanto, se accetta un consiglio, prenda le distanze dall’immaginetta di martire laico che i soliti scervellati le stanno già buttando addosso: servirebbe solo ad aggiungere ridicolo al ridicolo.
Ovviamente è una citazione che lei conosce benissimo
RispondiEliminaCerto, è il post "A due giudici (delitto e castigo)" dal blog "Libero Arbitrio".
RispondiEliminail dottor tosti è un ebreo errante
RispondiElimina"Certo, un medico cattolico può essere fermamente anti-abortista, ma allora deve portare alle dovute conseguenze il proprio pensiero e non lavorare in una struttura pubblica, facendo ricadere sugli utenti del servizio le conseguenze delle sue opinioni. Se ritieni che prescrivere la pillola del giorno dopo vada contro la tua coscienza, allora apriti uno studio privato e lascia il posto nell'ospedale pubblico, in modo che chi vi si reca per chiederne la prescrizione non si senta opporre un rifiuto. Se un intero ospedale cattolico pratica l'obiezione di coscienza nei confronti dell'interruzione volontaria della gravidanza, gli va ritirata la convenzione con lo Stato, dato che non fornisce un servizio completo."
RispondiEliminaPovero medico paga le tasse enon può esercitare per un motivo di coscienza
Mi dica,qul'è il fondamento dello Stato cioè da dove ne deriva l'autorità e quale ne sia anche il suo fine.Grazie
«Povero medico paga le tasse enon può esercitare per un motivo di coscienza»
RispondiEliminaSono farmacista e pago le tasse: posso decidere di non vendere medicine a tutti i cattolici? E a tutti i rom?
«Mi dica,qul'è il fondamento dello Stato cioè da dove ne deriva l'autorità e quale ne sia anche il suo fine.»
Mi convinca che il mio sforzo sarebbe utile e pertinente.
Mi pare che vendere medicine non è paragonabile al vendere pillole abortive.
RispondiEliminaProprio movendo dalla costatazione dell'attacco sistematico delle istituzioni nei confronti della vita innocente il Magistero con il beato Giovanni P.II.al p. 70 dell'Evangelium vitae insegna che il[...]relativismo sia una condizione della democrazia, in quanto solo esso garantirebbe tolleranza, rispetto reciproco tra le persone, e adesione alle decisioni della maggioranza, mentre le norme morali, considerate oggettive e vincolanti, porterebbero all'autoritarismo e all'intolleranza.
Grazie
«Mi pare che vendere medicine non è paragonabile al vendere pillole abortive.»
RispondiEliminaNon sono d'accordo, non vedo la differenza.
Quanto al pistolotto sul relativismo, mi pare alquanto ipocrita: non è forse il relativismo morale a permettere ai cristiani, Wojtila incluso, a credere al Dio mostruoso dell'AT?
Molto deludente e banale.Nella Bibbia si ha impressione che Dio intervenga per fare qualcosa di male. Ora, se Dio è Creatore e l’universo funziona bene, orbene se l’uomo si indurisce facendo il male invece di aprirsi facendo il bene, se il peccato ha le sue conseguenze negative, non è perché Dio se ne sta per conto suo; certamente le conseguenze dipendono dal fatto che Dio ha fatto bene il mondo . La Bibbia va interpretata come metodo pedagogico ben preciso: prima ancora che Dio intervenga c’è la tentazione, la caduta seguita dalla conseguenza. Solo dopo c’è l’intervento di Dio che sanziona quello che è successo, rivela cioè le conseguenze di quello che l’uomo ha fatto. Questo è lo schema che si trova poi in tutti i peccati dell’A.t.
RispondiEliminaDio non è cattivo
«Nella Bibbia si ha impressione che Dio intervenga per fare qualcosa di male.»
RispondiEliminaHa ragione, si tratta solo di impressioni:
1Samuele, 15: «2 Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto. 3 Va' dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini».»
(Scusami, ma non ho voglia di riportare tutte le nefandezze compiute da Yahweh nella Bibbia).
«La Bibbia va interpretata come metodo pedagogico ben preciso»
Peccato che questa norma non sia stata allegata all'edizione originale del testo, ma inventata successivamente per poter credere che il Dio dell'amore che adorate sia quello dell'AT.
«Dio non è cattivo »
Yahweh sì. Solo attraverso uno sforzo degno del bispensiero orwelliano si può ignorare questo fatto.
Caro amico,
RispondiEliminami delude sempre più, aparte il modo grottesco di accostarsi all'esegesi biblica,bisogna leggere per intero almeno!
Lo schema padagogico è sempre lo stesso come le ho scritto poc'anzi;
« Ricòrdati di quel che ti fece Amalec, durante il viaggio, quando uscisti dall'Egitto.
Egli ti attaccò per via, piombando da dietro su tutti i deboli che camminavano per ultimi, quando eri già stanco e sfinito e non ebbe alcun timore di Dio.
Quando dunque il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà dato pace liberandoti da tutti i tuoi nemici che ti circondano nel paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà come eredità perché tu lo possegga, cancellerai la memoria di Amalec sotto al cielo: non te ne scordare! » (Deuteronomio 25,17-19)
« Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto. Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini. »1 Sam 15,2-3)
Come vede lo schema
Non credo che Dio sia cattivo. Diciamo semplicemente che, come pedagogo, lascia parecchio a desiderare.
RispondiElimina@roberto: credo che il suo commento sia incompleto, conferma?
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