venerdì 10 settembre 2010

"International Koran Burning Day": libertà di religione vs. libertà di parola

«Cretini provocano idioti»

Una piccola chiesa evangelica della Florida ha istituito l'International Koran Burning Day («Giornata internazionale del rogo del Corano») per sabato prossimo, 11 settembre 2010.

La data non è scelta a caso, dato che il messaggio dietro l'azione dimostrativa di bruciare alcune copie del Corano è indirizzato ad al-Qaida e all'Islam estremista in generale. Secondo il pastore della congregazione, Terry Jones, la Giornata ha lo scopo di «onorare coloro che sono stati assassinati in quell'occasione [gli attentati dell'11 settembre]» e di «lanciare un messaggio davvero chiaro all'Islam, [...] che non vogliamo che provino a forzarci ad adottare la loro visione, in altre parole la Sharia». Jones ha anche precisato che «Noi non odiamo i musulmani; questo non è contro i musulmani, questo è contro la Sharia».

Il riassunto più efficace di questa vicenda è questa vignetta di Jesus and Mo:


Libertà di religione vs. libertà di parola

Ci sono state molte reazioni a questo annuncio, tutte negative, alcune delle quali preoccupate per le conseguenze del gesto per gli americani nel mondo: si dà infatti per scontato che i musulmani compiano gesti violenti in reazione a questo gesto.

Anche i vescovi hanno reagito negativamente alle intenzioni del pastore della Florida. Secondo il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, agli attacchi dell'11 settembre «non si può porre rimedio contrapponendo un gesto di grave oltraggio al libro considerato sacro da una comunità religiosa».

L'unica voce fuori dal coro è stata quella di Michael Bloomberg, sindaco di New York, che riguardo al progetto di Jones ha affermato:
Stranamente, sono qui per difendere il suo diritto a farlo. Mi trovo a pensare che sia un gesto disgustoso, ma il Primo Emendamento protegge tutti, e non si può dire che intendiamo applicare il Primo Emendamento solo a quei casi con i quali siamo in accordo.

Se vuoi essere in grado di dire quello che vuoi dire quando per te viene momento di dirlo, devi difendere il diritto degli altri, non importa quanto tu possa essere in disaccordo con loro.
Credo che le parole di Bloomberg esprimano correttamente la mia posizione. Il gesto di Jones è stupido, ottuso e pericoloso, e per questo va criticato. Stupido, perché non attacca la Sharia ma i musulmani, malgrado quello che dice Jones; ottuso, perché il pastore statunitense brucia un libro per colpire un'altra religione, ma propone un sistema di pensiero non troppo lontano da quello che critica. Pericoloso, perché invece di educare chi non comprende i propri errori, come i sostenitori di una legge basata sulla religione, li provoca a diventare ancor più intransigenti.

Malgrado ciò, questo stupido gesto è pur sempre un'espressione della libertà di parola di quella persona. E sebbene quello che intende dire sia completamente lontano dalla mia sensibilità personale, ritengo vada rispettata e difesa. In particolare quando è minacciata dai violenti.

Ma non è solo questo che è emerso da questa circostanza; c'è dell'altro che mi pare interessante, un "privilegio" che diamo per scontato.

Il privilegio della religione

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha motivato la condanna del gesto anche affermando che:
Ogni religione, con i rispettivi libri sacri, luoghi di culto e simboli ha diritto al rispetto ed alla protezione: si tratta del rispetto dovuto alla dignità delle persone che vi aderiscono ed alle loro libere scelte in materia religiosa.
In altre parole, al Vaticano (ma non solo loro) ritiengono che la dignità delle persone sia tutelata tutelando i simboli di ciò in cui crede, in particolare la religione che professa. Secondo questo ragionamento, se manco di rispetto al simbolo della fede di una persona, sto mancando di rispetto alla persona stessa.

Ammetto che di primo acchito questo ragionamento non sembri fare una piega, ma credo che sia quantomeno lecito metterne in dubbio la validità: magari si scopre che non è vero.

Immaginiamo che una persona con la quale non concordiamo, per esempio, in fatto di politica, scriva un libro; in questo caso, dovrebbe essere illegale bruciare il libro in segno di protesta o dissenso con quello che dice?

Sia chiaro che credo il gesto di bruciare qualcosa assolutamente stupido e inutile, ma mi interrogo sull'opportunità di vietare per legge questo comportamento; sia anche chiaro che non sto parlando del caso in cui ad essere bruciate sono le fotografie o i fantocci della persona in questione, in quanto questo si configura come minaccia di violenza ed è già coperto dalla legge. Detto questo, la mia impressione è che il gesto di bruciare il libro sia una libera espressione di pensiero e come tale vada tutelata. E se qualcuno si sente offeso perché le proprie idee politiche sono dileggiate, beh, credo sia un suo problema.

Allo stesso modo, però, ritengo che vada trattata la religione, che non è altro che una forma particolare e ben definita di pensiero. Dunque va tutelata la possibilità di avere una propria religione e di poterla liberamente professare, così come c'è libertà di avere una propria opinione e di poterla liberamente discutere; allo stesso tempo non ci deve essere una speciale tutela per la religione in sé per sé, così non c'è una tutela per l'idea di democrazia, di comunismo, di imperialismo, di sionismo, eccetera...

In tal caso, allora, i simboli di una religione non debbono avere protezioni speciali che i simboli, per esempio, di una posizione politica hanno. Ivi compresi i libri sacri: per quanto stupido sia bruciarli, nessuno ha il diritto di impedire ad altri di farlo.

5 commenti:

  1. Hi Iam Prabhu from chennai,joined today in this forum... :)

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  2. Grande articolo, censore! Ancora una volta mi trovo pienamente d'accordo!

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  3. 'Quasi' tutto giusto. L'unica cosa che merita una tutela in sè e per sè e la democrazia, nel senso della forma di governo democratico occidentale. E' l'unico limite invalicabile passato il quale chi è più fanatico e armato vince sugli altri.

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  4. Ciao, ho letto con moltissimo interesse il tuo post, che condivido in gran parte, soprattutto ne condivido lo spirito. L'unica cosa che mi sembra non vi sia contemplata è l'aspetto mediatico: perché il pastore non ha bruciato il Corano con la sua comunità di seguaci? Evidentemente per trovare più seguaci (e per farsi pubblicità, ovvio, ma questo qui non mi interessa troppo). L'atto in sé è politico e difenderlo non significa difendere una libertà religiosa o la libertà di parola, ma una determinata posizione e un determinato comportamento mediatico. Se l'atto in sé è disgustoso e se, comunque, deve aver garantito il diritto di compierlo, bene, le cose cambiano nel momento in cui quest'atto di cui si sta parlando è la trasmissione di un determinato messaggio di guerra: il buon pastore, scusa l'antifrasi involontaria, può trasmettere al mondo tutti i messaggi che vuole, ma non può non aspettarsi un diritto di replica che comprende e include anche chi lo bacchetta per aver lanciato un simile messaggio, per il cattivo gusto e/o le conseguenze - a largo spettro - che se ne possono avere. Tanto più che, mediaticamente, l'unico esito certo che ha avuto questo messaggio, tranne il tuo articolo e non più di un paio di pezzi giornalistici, è un generico accesso all'opzione duale: sì/no, bruciamo il corano/bruciamo il pastore. Liberissimi di farlo, lui e tutti gli altri, ma dovremmo partire proprio da qui per capire quanto siamo fragili e meschini e deboli di pensiero, come comunità.

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  5. Ciao, Roberto.

    Ho l'impressione che tu stia fondendo tra loro due piani distinti.

    Tu dici che l'atto in sé è politico e che in quanto tale non dà diritto ad evitare critiche. Ma su questo punto di vista siamo d'accordo. Quello che affermo è che questo atto non deve essere illegale, per quanto stupido e poco condivisibile sia.

    Tra l'altro vorrei precisare che il diritto a non essere criticati non esisterebbe neppure nel caso che si trattasse esclusivamente di un gesto religioso.

    Infine, concordo pienamente con la tua conclusione: il gesto del pastore e le reazioni che ha suscitato sono indice di una scarsa comprensione del reale problema in gioco. Vale a dire, la sopravvivenza e l'affermazione dei valori fondanti della nostra cultura.

    Un saluto

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