lunedì 7 febbraio 2011

«Il presente distratto del futuro beato»

La riporto pari-pari dal sito dell'UAAR, perché la trovo molto pungente. È una riflessione di Luciano Vanciu sul grave incidente accaduto al pilota di Formula 1 Robert Kubica.

Robert Kubica, pilota di Formula Uno, è rimasto gravemente ferito ieri nel corso del Rally delle Ronde di Andora, in Liguria. L’incidente in cui è incorso gli ha provocato fratture multiple: è concreto il rischio di perdere una mano e di considerare conclusa la sua carriera agonistica.

Kubica è molto devoto a Giovanni Paolo II, tanto da portarne il nome sul casco con cui gareggia.

Lo schianto di ieri è avvenuto contro il muro di una chiesa.

A voler essere cattivi, evidentemente l'incidente del pilota polacco è arrivato troppo tardi per la beatificazione e troppo presto per la canonizzazione.

(Scusate il cinismo, ma è troppo semplice chiamare in causa Dio quando le cose vanno bene, e dimenticarsene quando vanno male. Auguro a Kubica di guarire, ma sono certo che se lo farà sarà stato per un misto di fortuna nella dinamica dell'incidente e di bravura dei medici.)

Fonte: «Il presente distratto del futuro beato» UAAR Ultimissime.

7 commenti:

  1. Della vita, sig. Censore, bisogna ricordare solo i momenti belli. Perché rovinarsi la vittoria di dieci euro al grattaevinci, per esempio, con la memoria di tutte le volte che si è perso?

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  2. Esempio lampante di suprema meschinità da parte degli uaarini e da parte sua.

    Che orrore... e poi sarebbero i cattolici ad essere meschini, eh?

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  3. Dice bene, sig. Marcoz, se ci si astraesse dal momento bello per guardare al complesso, si potrebbe scoprire che le cose sono meno rosee di come ci sembrano.

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  4. @Anonimo

    A me non pare sia tanto «lampante», dunque uno sforzo ulteriore per dimostrarlo avrebbe potuto pure farlo.

    Ma è più semplice rovesciare sul prossimo il proprio livore, vero signor cattolico? (non che la cosa sia fondamentale, ma non sono un «uaarino»)

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  5. Caro Uticense,

    mi chiedo come tu possa essere così refrattario al prendere in considerazione l' ipotesi antropologica che di fronte alla caducità della vita e alla sofferenza è un normalissimo istinto umano credere nella trascendenza ...

    Davide

    Davide

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  6. Ma ci vado a nozze, con questa ipotesi.

    Sono gli altri che non si rendono conto che si tratta di un tratto innato della loro coscienza, e la scambiano per uno strumento di conoscenza valido.

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  7. Meschino è un po’ esagerato. Meschino vuol dire povero di spirito, e il Sig. Vanciu - con spirito vivace - ha riportato i nudi fatti facendo assegnamento nello spirito (nel senso di spiritoso) dei fatti in sé stessi. Cosa che mi sembra indiscutibile.

    Se poi avesse scritto:”Lo schianto di ieri è avvenuto contro il muro di una chiesa, ma – fortunatamente – la chiesa non ha subito danni” allora sarebbe stato sarcastico, e non meschino.

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