In questo articolo Danaher spiega come Gregory Dawes affronta le critiche al principio di ottimalità come vincolo alle spiegazioni teistiche.
Ricordo che per «spiegazione intenzionale» si intende «ciò che spiega qualcosa in termini delle convinzioni, dei desideri e delle intenzioni di agenti razionali» e che il termine italiano «Disegno intelligente» è una traduzione errata, ma inveterata, per Intelligent design, «Progetto intelligente».
Questo post fa parte della mia discussione del Capitolo 5 del libro Theism and Explanation di Gregory Dawes.
Lo scopo primario di Dawes è quello di mostrare che non esistono buone obiezioni di principio alle spiegazioni teistiche, che possono essere spiegazioni intenzionali genuine. È solo incidentale che non siano buone spiegazioni.
Il Capitolo 5 del libro di Dawes tratta di alcune obiezioni di principio. Poiché l'argomentazione è che le spiegazioni divine sono un tipo di spiegazioni intenzionali, il proponente deve supporre una specifica intenzione divina come spiegazione di una certa situazione.
Gli scettici ritengono che ciò sia insostenibile: non possiamo conoscere la mente di Dio, dunque non possiamo fornire spiegazioni intenzionali divine. L'abbiamo visto l'ultima volta analizzando l'obiezione di Elliot Sober al disegno intelligente.
Dawes risponde a Sober affermando che possiamo imporre alcuni vincoli alle spiegazioni teistiche, utilizzando i principi di razionalità e ottimalità. Il principio di ottimalità afferma che Dio, a causa della sua natura divina, sceglierebbe sempre il mezzo ottimale per raggiungere uno scopo.