domenica 6 marzo 2011

Non svilite il significato della morte di Shahbaz Bhatti

Shahbaz Bhatti era il ministro per le minoranze religiose del Pakistan.

Aveva difeso Asia Bibi, la pachistana cristiana incarcerata in base alla legge contro la blasfemia per aver insultato Maometto, chiedendone «persino» la grazia. Si era poi speso politicamente affinché questa legge sulla blasfemia, che secondo le organizzazioni internazionali è usata spesso come mezzo di repressione delle minoranze religiose, fosse emendata o addirittura cancellata dall'ordinamento giuridico pachistano. In occasione dell'assassinio del governatore Salmaan Taseer, assassinato da una guardia del corpo in quanto sostenitore, anche lui, dell'abolizione del reato di blasfemia, Bhatti era stato il primo a condannare il gesto.

In occasione dell'ultimo rimpasto di governo, malgrado le pressioni dei gruppi islamici, Bhatti aveva mantenuto il suo incarico alla direzione del dicastero per le minoranze religiose del suo Paese. Aveva accolto la riconferma con soddisfazione: «Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta per le minoranze oppresse del Pakistan».

Successivamente, però, era stato avvisato dell'esistenza di un complotto terroristico per assassinarlo, e si era lamentato del fatto che la sua scorta non era stata rafforzata. Malgrado ciò, non aveva cambiato idea:
Ho lottato per tanto tempo in favore della giustizia e dell'uguaglianza. Se cambiassi posizione ora, chi parlerebbe al mio posto? Sono cosciente di poter essere assassinato in ogni momento, ma voglio passare alla storia come un uomo coraggioso.

Shahbaz Bhatti è stato assassinato il 2 marzo da un commando armato, ad Islamabad.

Integralisti religiosi, forse legati ai talebani pachistani, l'hanno ucciso perché si era impegnato a cambiare una legge usata per perseguitare le minoranze religiose del suo Paese.

La figura di Bhatti è significativa, perché ha combattuto contro l'oppressione religiosa malgrado la sua vita fosse in pericolo. È importante che la sua morte sia un esempio eroico della difesa dei diritti degli esseri umani, in questo caso il diritto a professare la propria religione senza temere di essere perseguitati. Senza esempi come il suo, è difficile riuscire a immaginare un futuro migliore, senza divisioni dolorose, senza persecuzioni.

Il "problema" è che Bhatti era cristiano, un cristiano devoto, e che i cristiani stanno attribuendo alla sua morte un significato pericoloso: quello del martirio per la fede.

I vescovi pachistani hanno intenzione di chiedere al Vaticano di dichiarare Bhatti «martire per la fede», in quanto avrebbe dato esplicitamente la propria vita «per la fede cristallina in Gesù Cristo».

Non voglio negare o nascondere la fede di Bhatti, da lui professata in maniera chiara e inequivocabile. Voglio che sia chiaro che se Bhatti fosse proclamato «martire per la fede», il suo gesto ne risulterebbe svilito, non esaltato.

Se si dichiarasse pubblicamente che tutto ciò che Bhatti ha fatto per le minoranze cristiane del suo paese, fino al sacrificio della propria vita, l'abbia fatto per fede, vorrebbe dire che il suo agire era dettato meramente dalla difesa dei propri correligionari e della propria religione. Il suo sarebbe stato un agire coraggioso, come lui voleva che fosse considerato, ma rivolto a difendere la propria gente, il proprio interesse di cristiano.

È invece importante che il suo gesto passi alla storia come quello di un uomo che, coraggiosamente, ha lottato per la libertà religiosa e contro la persecuzione, indipendentemente dal fatto che gli oppressi e i perseguitati fossero della sua religione, di un'altra o di nessuna.

A ricoprire questo ruolo, i pachistani musulmani possono chiamare Taseer, musulmano ucciso da fondamentalisti per aver difeso i cristiani. Ora tocca ai pachistani cristiani decidere se vogliono un martire per la propria fede, o se preferiscono un uomo che ha lottato per i diritti di tutti gli esseri umani.

6 commenti:

  1. oh, questo sì che è un articolo interessante !

    Davide

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  2. Anche io non ho potuto fare a meno di ricordare questo eroe e martire della giustizia e della fede.

    Ho pubblicato il suo testamento spirituale. Commevente.

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  3. È marketing, sig. Censore, il cui obiettivo primario è piazzare un prodotto. Vedasi pure la vicenda di Yara Gambirasio.
    L'importante è portare acqua al mulino dell'incremento delle vendite. Tutto il resto è marginale.

    Saluti

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  4. Se si dichiarasse pubblicamente che tutto ciò che Bhatti ha fatto per le minoranze cristiane del suo paese, fino al sacrificio della propria vita, l'abbia fatto per fede...

    ma non è stato forse lo stesso Bhatti a dichiarare questo? Di cosa hai paura? Che venga detta la verità? Perchè hai paura che venga "detta pubblicamente" una verità che lo stesso Bhatti professava? E cioè che lui faceva questo per Cristo. Perchè bisognerebbe nascondere questa verità? Perchè è così scomoda?

    vorrebbe dire che il suo agire era dettato meramente dalla difesa dei propri correligionari e della propria religione

    Questo è esattamente il contrario di ciò che Bhatti stesso dichiarava e prativava nella realtà: che cioè la sua era una battaglia per i cristiani si, ma quindi, per tutte le minoranze del pachistan. Queste tue parole non onorano le intenzioni e il testamento spirituale di quest'uomo. Vorresti nascondere il suo martirio solo perchè non ne comprendi il senso.

    Anche Cristo è morto per tutti: i cristiani dovrebbero forse nasconderlo?

    No, Censore, mi dispiace: chiedere che questa verità, per molti scomoda, venga taciuta vuole dire negare la verità storica dei fatti, negare le intenzioni originarie e l'onore di Bhatti e vuol dire anche, di fatto, chiedere a cristiani di non professare veramente la propria fede: perchè il martirio è alla base della cristianità, visto che lo stesso Cristo è morto come vittima innocente, proprio per amore.

    Per molti Bhatti è un personaggio scomodo: tutti vorrebbero osannarlo, purchè non si dica che è morto per Cristo: ma negare che sia morto per Cristo è come negare che il cielo sia blu. Lo si può anche negare, ma rimane il fatto che è cielo è comunque blu.

    Mi meraviglio che un razionalista e un amante della verità come te chieda, sostanziamente, di mettere una verità così palese ed evidente sotto al tappeto. Mi chiedo in nome di cosa?

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  5. «la sua era una battaglia per i cristiani si, ma quindi, per tutte le minoranze del pachistan»

    Dove lo leggi? Sarei contento che ci fosse scritto questo. E sarei ancora più contento che fosse lodato per questo, e non per essere un «martire per la fede»

    «Per molti Bhatti è un personaggio scomodo: tutti vorrebbero osannarlo, purchè non si dica che è morto per Cristo: ma negare che sia morto per Cristo è come negare che il cielo sia blu. Lo si può anche negare, ma rimane il fatto che è cielo è comunque blu.»

    Bene, allora ditelo chiaro e tondo. Ma se è morto per i cristiani, vuol dire che è morto per i suoi interessi personali, per il suo popolo; e questo è meno nobile che morire per tutti gli esseri umani.

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  6. @ Uticense :

    La "religione-popolo" è l' Islam, con il mito identitario della Umma ...e per di più solo in via teorica .


    Davide

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