Questo post è una libera traduzione di: Rees T (2009), «What you want, god wants», Epiphenomenon. Come l'originale, questo post è rilasciato sotto licenza Creative Commons by-sa 2.0.
In genere le persone religiose hanno un'idea chiara di cosa Dio voglia: un credente sa, nella maggior parte dei casi, se Dio è favorevole o meno all'aborto, al divorzio, al matrimonio tra omosessuali, all'eutanasia, eccetera. Ma come fanno a saperlo? In che modo Dio comunica loro le proprie volontà?
La risposta canonica è che ciò avvenga attraverso il libro sacro della religione cui il fedele appartiene, libro dal quale deriva, più o meno mediata da autorità dottrinali, la conoscenza del volere di Dio. Il problema di questa risposta è che non è facilmente riconciliabile col fatto che non tutti i credenti nella stessa religione hanno la stessa identica idea di ciò che Dio vuole.
Una serie di studi di Nicholas Epley, dell'Università di Chicago, suggeriscono una risposta differente: le singole persone proiettano le proprie opinioni e credenze su Dio.
Il modo in cui Epley e i suoi colleghi hanno operato è stato quello di manipolare le convinzioni di alcune persone e vedere come questo modificava ciò che ritenevano fosse la volontà di Dio.
In uno studio, Epley ha sottoposto a delle persone due documenti, uno che proponeva argomenti a favore delle affirmative actions (programmi che cercano di ridurre gli svantaggi culturali delle minoranze avvantanggiandole, ad esempio riservando delle borse di studio nelle università solo agli afro-americani) e uno che riportava degli argomenti a sfavore; solo che gli argomenti a favore erano molto forti e ben presentati, quelli a sfavore erano deboli e mal presentati (caso «pro-policy»). Ad un altro gruppo di persone presentava argomenti a favore deboli e argomenti a sfavore forti (caso «anti-policy»), invertendo dunque la tipologia di documenti sottomessi.
L'esperimento è andato come Epley si aspettava: quale che fosse l'opinione delle persone prima dell'esperimento, il loro giudizio sulle affirmative actions dopo la lettura dei documenti è influenzato dall'essere stati inseriti nel gruppo che ha letto i documenti «pro-policy» piuttosto che in quello che ha letto i documenti «anti-policy». La colonna «self» del grafico mostra, infatti, come il primo gruppo (in bianco) sia maggiormente favorevole rispetto al secondo (in blu).
Epley ha anche chiesto alle persone sottoposte all'esperimento di dire, secondo loro, come la pensano sull'argomento Dio, l'americano medio, Bill Gates e George Bush (le colonne «God», «Avg. Amer», «Gates» e «Bush» del grafico). Per quanto riguarda l'americano medio e Bush, le stime non cambiano a seconda del gruppo al quale si fa la domanda: in altre parole, l'opinione personale degli intervistati non influisce sull'opinione che essi attribuiscono Bush e all'americano medio.
Al contrario, l'opinione personale degli intervistati ha una forte influenza sulla loro risposta alla domanda su quale sia l'opinione di Dio sull'argomento; il grafico mostra infatti una forte correlazione tra le risposte «self» e «God».
Una cosa simile accade per la risposta alla domanda su Bill Gates, che ciascun gruppo giudica come vicino alle proprie convinzioni. Secondo Epley ciò è dovuto al fatto che l'opinione che gli intervistati hanno di Gates è positiva (oltre ad essere molto ricco, Gates è un filantropo molto generoso), ma le sue opinioni non sono in generale note, a differenza di quelle di Bush, per esempio; dunque le risposte date dagli intervistati sono più «libere».
L'esperimento è stato ripetuto, per conferma, anche a riguardo della pena di morte: gli sperimentatori sono riusciti a cambiare l'opinione degli interessati sulla pena di morte, e così facendo hanno cambiato ciò che essi ritenevano fosse il volere di Dio a riguardo.
Il risultato ottenuto è ancora più evidente se si vanno ad osservare le immagini delle attività cerebrali degli intervistati. Quello che Epley e il suo gruppo hanno fatto è stato misurare l'attività cerebrale delle persone mentre era stato chiesto loro di pensare alla propria posizione a riguardo dell'eutanasia; una seconda misurazione è stata fatta mentre i soggetti pensavano all'opinione sull'eutanasia dell'americano medio; infine una terza misurazione quando gli intervistati pensavano al volere di Dio a riguardo.
La prima immagine nella figura rappresenta la differenza di attività cerebrale tra quando si pensa alla propria opinione e quando si pensa a quella dell'americano medio. Le zone colorate sono quelle in cui le attività nei due casi sono differenti; ciascuna persona realizza che l'opinione dell'americano medio è differente dalla propria.
La seconda immagine è la differenza tra le attività cerebrali quando si pensa all'opinione di Dio e a quella dell'americano medio. Ancora una volta le parti colorate indicano che vi sono differenze di attività: il soggetto si accorge che l'opinione di Dio e quella dell'americano medio sono differenti.
La terza immagine, invece, è quella dell'attività cerebrale che si ha quando si pensa alla propria opinione, alla quale è stata sottratta l'attività relativa al pensiero sul giudizio di Dio. Non c'è differenza, sono esattamente la stessa attività cerebrale.
In altre parole, la risposta alla domanda «che cosa farebbe Gesù in questa situazione?» è esattamente ciò che la persona farebbe in quella situazione. Pensare alle opinioni di Dio e alle proprie corrisponde allo stesso identico processo mentale.
Si tratta di una scoperta affascinante: le persone non usano Dio come fonte delle proprie opinioni, ma per rafforzare opinioni che hanno già. La conclusione degli autori dello studio è che:
Sono gli uomini che creano Dio a propria immagine e somiglianza.
L'articolo di riferimento è: Epley N, Converse BA, Delbosc A, Monteleone GA, & Cacioppo JT (2009). «Believers' estimates of God's beliefs are more egocentric than estimates of other people's beliefs». Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America PMID: 19955414.
In genere le persone religiose hanno un'idea chiara di cosa Dio voglia: un credente sa, nella maggior parte dei casi, se Dio è favorevole o meno all'aborto, al divorzio, al matrimonio tra omosessuali, all'eutanasia, eccetera. Ma come fanno a saperlo? In che modo Dio comunica loro le proprie volontà?
La risposta canonica è che ciò avvenga attraverso il libro sacro della religione cui il fedele appartiene, libro dal quale deriva, più o meno mediata da autorità dottrinali, la conoscenza del volere di Dio. Il problema di questa risposta è che non è facilmente riconciliabile col fatto che non tutti i credenti nella stessa religione hanno la stessa identica idea di ciò che Dio vuole.
Una serie di studi di Nicholas Epley, dell'Università di Chicago, suggeriscono una risposta differente: le singole persone proiettano le proprie opinioni e credenze su Dio.
Il modo in cui Epley e i suoi colleghi hanno operato è stato quello di manipolare le convinzioni di alcune persone e vedere come questo modificava ciò che ritenevano fosse la volontà di Dio.
In uno studio, Epley ha sottoposto a delle persone due documenti, uno che proponeva argomenti a favore delle affirmative actions (programmi che cercano di ridurre gli svantaggi culturali delle minoranze avvantanggiandole, ad esempio riservando delle borse di studio nelle università solo agli afro-americani) e uno che riportava degli argomenti a sfavore; solo che gli argomenti a favore erano molto forti e ben presentati, quelli a sfavore erano deboli e mal presentati (caso «pro-policy»). Ad un altro gruppo di persone presentava argomenti a favore deboli e argomenti a sfavore forti (caso «anti-policy»), invertendo dunque la tipologia di documenti sottomessi.
L'esperimento è andato come Epley si aspettava: quale che fosse l'opinione delle persone prima dell'esperimento, il loro giudizio sulle affirmative actions dopo la lettura dei documenti è influenzato dall'essere stati inseriti nel gruppo che ha letto i documenti «pro-policy» piuttosto che in quello che ha letto i documenti «anti-policy». La colonna «self» del grafico mostra, infatti, come il primo gruppo (in bianco) sia maggiormente favorevole rispetto al secondo (in blu).
Epley ha anche chiesto alle persone sottoposte all'esperimento di dire, secondo loro, come la pensano sull'argomento Dio, l'americano medio, Bill Gates e George Bush (le colonne «God», «Avg. Amer», «Gates» e «Bush» del grafico). Per quanto riguarda l'americano medio e Bush, le stime non cambiano a seconda del gruppo al quale si fa la domanda: in altre parole, l'opinione personale degli intervistati non influisce sull'opinione che essi attribuiscono Bush e all'americano medio.
Al contrario, l'opinione personale degli intervistati ha una forte influenza sulla loro risposta alla domanda su quale sia l'opinione di Dio sull'argomento; il grafico mostra infatti una forte correlazione tra le risposte «self» e «God».
Una cosa simile accade per la risposta alla domanda su Bill Gates, che ciascun gruppo giudica come vicino alle proprie convinzioni. Secondo Epley ciò è dovuto al fatto che l'opinione che gli intervistati hanno di Gates è positiva (oltre ad essere molto ricco, Gates è un filantropo molto generoso), ma le sue opinioni non sono in generale note, a differenza di quelle di Bush, per esempio; dunque le risposte date dagli intervistati sono più «libere».
L'esperimento è stato ripetuto, per conferma, anche a riguardo della pena di morte: gli sperimentatori sono riusciti a cambiare l'opinione degli interessati sulla pena di morte, e così facendo hanno cambiato ciò che essi ritenevano fosse il volere di Dio a riguardo.
Il risultato ottenuto è ancora più evidente se si vanno ad osservare le immagini delle attività cerebrali degli intervistati. Quello che Epley e il suo gruppo hanno fatto è stato misurare l'attività cerebrale delle persone mentre era stato chiesto loro di pensare alla propria posizione a riguardo dell'eutanasia; una seconda misurazione è stata fatta mentre i soggetti pensavano all'opinione sull'eutanasia dell'americano medio; infine una terza misurazione quando gli intervistati pensavano al volere di Dio a riguardo.
La prima immagine nella figura rappresenta la differenza di attività cerebrale tra quando si pensa alla propria opinione e quando si pensa a quella dell'americano medio. Le zone colorate sono quelle in cui le attività nei due casi sono differenti; ciascuna persona realizza che l'opinione dell'americano medio è differente dalla propria.
La seconda immagine è la differenza tra le attività cerebrali quando si pensa all'opinione di Dio e a quella dell'americano medio. Ancora una volta le parti colorate indicano che vi sono differenze di attività: il soggetto si accorge che l'opinione di Dio e quella dell'americano medio sono differenti.
La terza immagine, invece, è quella dell'attività cerebrale che si ha quando si pensa alla propria opinione, alla quale è stata sottratta l'attività relativa al pensiero sul giudizio di Dio. Non c'è differenza, sono esattamente la stessa attività cerebrale.
In altre parole, la risposta alla domanda «che cosa farebbe Gesù in questa situazione?» è esattamente ciò che la persona farebbe in quella situazione. Pensare alle opinioni di Dio e alle proprie corrisponde allo stesso identico processo mentale.
Si tratta di una scoperta affascinante: le persone non usano Dio come fonte delle proprie opinioni, ma per rafforzare opinioni che hanno già. La conclusione degli autori dello studio è che:
Le persone possono usare entità religiose come una bussola morale, ricavando impressioni e assumendo decisioni sulla base di ciò che presumono che Dio, l'autorità morale definitiva, crederebbe o vorrebbe. La caratteristica principale della bussola, però, è che punta al nord a prescindere dalla direzione in cui è rivolto chi la consulta. Questa ricerca suggerisce che, a differenza di una bussola reale, le speculazioni sulle opinioni di Dio indirizzino ulteriormente le persone in qualunque direzione essi siano già rivolte.Altre ricerche hanno mostrato che le idee religiose influenzano le credenze e le opinioni delle persone religiose, ma questa ricerca mostra che le persone possono reinventare Dio perché si adatti alle loro opinioni, e lo fanno.
Sono gli uomini che creano Dio a propria immagine e somiglianza.
L'articolo di riferimento è: Epley N, Converse BA, Delbosc A, Monteleone GA, & Cacioppo JT (2009). «Believers' estimates of God's beliefs are more egocentric than estimates of other people's beliefs». Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America PMID: 19955414.
molto interessante il confronto con le immagini delle attivita' cerebrali,piu' si studiano queste cose con simili indagini tipiche della frmi,e' piu' cascano i pezzettini che compongono il puzzle "Dio",un giorno verra' dimostrato che Dio e' solo un'invenzione (mi viene in mente Persinger che assieme ad altri 2 scienziati avrebbe scoperto le zone cerebrali dedicate al mistico e alle credenze religiose;chissa' se le aree cerebrali indagate in questo articolo sono le stesse di quelle di Persinger?)
RispondiEliminaClaudio
Interessante.
RispondiEliminaQuando facevo ogni settiamana l' incontro con il mio padre spirituale, il rischio di proiettare le proprie volontà su quella di Dio, era uno dei punti "forti" da cui stare in guardia e da cui tenersi "in campana".
Tutta la spiritualità dei mistici, affronta largamente questo problema: ci sono quintali di libri al riguardo.
Da quel poco che so di statistica ed esperimenti scientifici, è che il modo in cui si sceglie il "campione" dipende l'esito dell'esperimento: hai scritto semplicemente: "Epley ha sottoposto a delle persone due documenti," e "Ad un altro gruppo di persone presentava...".
Qualificare un campione semplicemente con "delle persone" mi pare un po' poco: nessun dato nel sulla quantità ne soprattutto sulla qualità: erano persone abituata a fare un discernimento spirituale? Avevano una formazione spirituale adeguata? Da quanto tempo? Che esperienza di preghiera avevano? Che esperienza spiriguale avevano? Che confessione o gruppo religioso frequentavano? Che tipo di immagine avevano di Dio?
... le domande potrebbero essere infinite... così tante da vanificare e complicare forse eccessivamente ogni sorta di "esperimento" ipotizzabile.
Tutte le volte che si tenta di mettere Dio in una scatola, si fallisce miseramente.
«il rischio di proiettare le proprie volontà su quella di Dio, era uno dei punti "forti" da cui stare in guardia e da cui tenersi "in campana"»
RispondiEliminaE in che modo procedevate per evitare di proiettare inavvertitamente i vostri desideri e le vostre convinzioni su Dio?
«Tutta la spiritualità dei mistici, affronta largamente questo problema: ci sono quintali di libri al riguardo.»
Non ricordo chi, parlando delle persone che affermano di essere in contatto con gli alieni, diceva che riceveva risposte sempre molto chiare ed elaborate, quando chiedeva quale fosse l'opinione degli e.t. su quali fossero gli scopi della vita, su come bisognasse comportarsi nei confronti delle altre persone, e altri argomenti "filosofici" del genere.
Quando però le domande riguardavano le soluzioni di problemi scientifici, gli alieni restavano muti.
Per quale motivo i mistici dovrebbero essere diversi dalle altre persone?
«Da quel poco che so di statistica ed esperimenti scientifici, è che il modo in cui si sceglie il "campione" dipende l'esito dell'esperimento: hai scritto semplicemente: "Epley ha sottoposto a delle persone due documenti," e "Ad un altro gruppo di persone presentava...".»
Nel caso fossi interessato ai dettagli, nel post trovi il link all'articolo.
«erano persone abituata a fare un discernimento spirituale? Avevano una formazione spirituale adeguata? Da quanto tempo? Che esperienza di preghiera avevano? Che esperienza spiriguale avevano? Che confessione o gruppo religioso frequentavano? Che tipo di immagine avevano di Dio?»
Nell'articolo di fa esplicitamente distinzione solo sulla base della frequenza con la quale le persone esaminate "consultano Dio" per prendere le proprie decisioni.
Hai ragione a dire che quei tratti che hai citato potrebbero modificare il modo in cui le persone ragionano, ma questo non emerge dagli studi. Ciò può dipendere dal fatto che quei tratti non influiscono, oppure che il campione non era statisticamente significativo.
Non sono d'accordo quando dici «tutte le volte che si tenta di mettere Dio in una scatola, si fallisce miseramente»; dove sarebbe il «miserabile fallimento»? Anche nel caso peggiore, hanno misurato che per persone prese i risultati sono quelli.
'"consultano Dio" per prendere le proprie decisioni' ???? Incredibile! Ma che roba è sto "dio"? una palla di cristiallo? Un oroscopo? O cosa?
RispondiEliminaE' proprio questo il problema: Dio non è un oracolo, quindi proprio perchè hanno una falsa immagine di Dio, è ovvio che non possono che proiettare i propri desideri su di esso.
Siamo seri: la preghiera, quella vera, il discernimento spirituale, il cammino interiore con Dio, sono tutta altra cosa.
Già, "consultano Dio", chiedono a Dio consiglio su cosa devono fare; forse lo ha fatto pure la donna incinta del caso McBride. Alcune persone la chiamano preghiera, ti suona tanto strano?
RispondiElimina«quindi proprio perchè hanno una falsa immagine di Dio»
Ovviamente gli altri hanno l'idea sbagliata di Dio, ovviamente tu hai quella giusta, ovviamente i risultati dell'esperimento sono falsi, ovviamente la vera fede è tutt'altra cosa. Stupido io, avrei dovuto capirlo prima. Stupidi pure quei ricercatori, che avrebbero dovuto usare solo teologi certificati dalla CC come soggetti.
«Siamo seri: la preghiera, quella vera, il discernimento spirituale, il cammino interiore con Dio, sono tutta altra cosa.»
Naturalmente se ti chiedessi di provarlo mi risponderesti picche, dico bene?
Ah, no, aspetta, la risposta giusta è che basta ascoltare il cuore per rendersi conto che è così... peccato che "il cuore" sia quello che tutte le persone di questo esperimento hanno usato per dare le loro risposte, quelle che ritieni sbagliate, e che questo provi che "il cuore" è un modo fallace di cercare la verità. Ne avevamo già parlato, ti ricordi?
Fabrizio, non mi interessa che tu mi dia ragione o torto, mi interessa che tu prenda in considerazione la possibilità che ciò che credi sia falso, ti succede mai?
Una volta mi hai parlato dell'atteggiamento di umiltà che è necessario tenere per raggiungere la verità: forse sarebbe il caso di usarlo anche quando si affrontano ipotesi che non sono quelle che ci piacerebbe fossero vere.
Mi spiace che la discussione stia prendendo una piega diversa dal tema originario.
RispondiEliminaComunque mi accade molto spesso di ricredermi. Per quanto riguarda, tanto per fare un esempio, il mio blog ho addirittura una apposita pagina in primo piano che ho intitolato "Ero buffo". Ti invito a visitarla.
E tu Hai mai mostrato di fare marcia indietro (in senso radicale intendo) di una tua convinzione?
Lo avrai fatto senz'altro anche in questo blog; ma siccome io sono smemorato, se mi rammenti qualche tuo commento in cui mostri questo... magari mi "ricredo di questa mia convinzione".
Un caro saluto.
RispondiEliminafab:Tutte le volte che si tenta di mettere Dio in una scatola, si fallisce miseramente.
Dovresti esprimere meglio le tue critiche,ad ogni modo,come confutate voi cattolici le ricerche di Damasio e di Persinger?
Forse bisognerebbe aprire un nuovo thread,con un titolo del genere "cattolicesimo vs neurologia",visto che è evidente che le ricerche e le scoperte nel campo delle neuroscienze tendono a frantumare sempre più quei puzzles che voi cattolici chiamate Dio,libero arbitrio,misticisimo,....
@Anonimo 07:59
RispondiElimina@IlCensore
il contrasto fra scienzsa e fede viene da una concezione antropologica non unitaria fra corpo, mente e spirito: l'idea, cioè, che ciò che dovrebbe avere una origine diciamo così religiosa non dovrebbe, di converso, avere una spiegazione epistemiologica, e viceversa.
Il cristianesimo, invece, afferma l'unità fra queste realtà umane: questo vuol dire che i fenomeni non accadano per natura che è "o spirituale" "o epistemiologica" ma accadono per natura "sia spirituale" "sia epistemiologica": il cristianesimo infatti ha sempre rifiutato ogni forma di spiritualismo (vedi platonismo = corpo prigione dell'anima o altre antropologie disincarnanti; il cristianeismo infatti si basa sui pilastri dell'Incarnazione e della Resurrezione, due realtà che legano intimamente l'unità di queste tre "dimensioni").
Quindi non può accadere che una qualche scoperta scientifica possa falsificare presupposti diciamo spirituali, e viceversa: prima di tutto perchè questo non è il compito della epistemiologia; se mai è un problema filosofico-teologico: questo a causa dei presupposti filosofici che stanno a monte. Non è un problema di come si sperimenta o di come si crede: è qualcosa di più.
La risposta che "noi cattolici" , come ama dire Anonimo, non abbiamo bisogno di confutare Damasio/Persinger: questo è un lavoro che faranno se mai altri scienziati. Ciò che possiamo fare, invece, è dare una lettura anche spirituale a quei risultati.
Io per esempio ci vedo la conferma del fatto che è abbastanza facile proiettare i nostri desideri o nostri pensieri su noi stessi su quella l'immagine che abbiamo di Dio, specialmente quando lo concepiamo come una specie di oracolo (religiosità abbastanza paganeggiante).
Questa lettura è in accordo sia con la mia personale esperienza di fede sia con gli scritti di molti mistici e di tutta la tradizione spirituale secolare della Chiesa.
Grazie per avermi dato la possibilità di approfondire.
RispondiEliminaQuesta lettura è in accordo sia con la mia personale esperienza di fede sia con gli scritti di molti mistici e di tutta la tradizione spirituale secolare della Chiesa
Guarda caso,esperienze di fede ed esperienze mistiche sono state riprodotte sperimentalmente.Mai sentito parlare del "casco di Dio"?
Claudio
La solita solfa settecentesca ...
RispondiEliminaDavide
La solita, disperata, tristissima, mancanza di argomenti.
RispondiElimina@Anonimo / Claudio 10 gennaio 2011 12:32
RispondiEliminaEsatto: proprio il “casco di Dio”! L’ esempio è calzante e interessantissimo.
Visto in una prospettiva profana (laddove cioè si è già deciso di non voler/poter credere) il “Casco di Dio” è la conferma (non la dimostrazione) che tutte le esperienze mistiche sono in realtà allucinazioni. Punto.
Visto in una prospettiva di fede “il Casco di Dio” è in accordo con:
- il fatto che non tutte le esperienze mistiche sono autentiche .
- il fatto che in virtù della unità fra mente, corpo e spirito (concezione antropologica cristiana) queste manifestazioni debbono pur avere qualche “effetto fisico misurabile” (altrimenti questa unità non ci sarebbe più). Quindi se c’è una esperienza mistica autentica che coinvolge lo spirito e viene effettivamente da Dio, ci sarà per forza qualche effetto “corporeo-mentale” in qualche modo visibile e misurabile, ma questo ovviamente non implica il viceversa.
- per indagare circa l’autenticità della avvenuta visione, infatti, la Chiesa adotta criteri teologici e non solamente accidentali. Così ad esempio è avvenuto con le apparizioni di Fatima e Lourdes, tanto per citare casi noti.
Facciamo un esempio: cosa accadeva nel cervello di S.Bernadette o dei tre pastorelli di Fatima quando avevano le visioni? Non possiamo saperlo, ovviamente, ma chiediamoci: possiamo pensare che avvenisse qualcosa di molto simile (se non addirittura indistinguibile) da quello che è stato misurato con un elettroencefalogramma simile al “casco di Dio” (in modalità “read-only” senza indurre campi magnetici) ? La risposta che il credente da a questa domanda è: molto probabilmente si; se così non fosse ci sarebbe (credo) una violazione del principio di unità fra mente-corpo-spirito in antitesi con l’antropologia cristiano-giudaica.
Chiarisco ciò che voglio dire con un esempio: se avessimo potuto mettere il “Casco di Dio” in modalità read-only (solo misurando, senza indurre campi magnetici) a S. Bernadette quando aveva le visioni e avessimo visto qualcosa di simile a quello che vediamo con questo strumento quando induciamo il campo magnetico, questo sarebbe in maggiore accordo con l’antropologia cristiana se questa misura non fosse rilevata (sempre per il principio di unità m-c-s).
Due considerazioni:
1. Il “Casco di Dio” si scontra comunque con il fatto che S.Bernadette era una ragazzina normalissima, non era epilettica, e quando gli appare la Madonna camminava tranquilla in un prato, non indossava caschi magnetici e non aveva mai sentito parlare della “Immacolata Concezione”. Quanto meno strano.
2. Proviamo a mettere il “Casco di Dio” a tre ragazzini e vediamo se tutti e tre, in un momento qualsiasi della giornata, senza che nessuno gli dica prima nulla, hanno la stessa visione. Questo esperimento qualcuno l’ha fatto? Proviamo a metterlo a qualche migliaio di persone accorse in campo aspettandosi un miracolo, induciamo una bella scarica e elettromaghetica e vediamo se tutti vedono il sole muoversi nel cielo, e i loro vestiti bagnati magari si asciugano pure (miracolo del sole a Fatima).
Ma anche queste due osservazioni non “dimostrano” un bel nulla. Solo mostrano un modo di vedere il mondo e la realtà, esattamente come lo si fa nel caso profano.
E' una visione FILOSOFICO-TEOLOGICA non SCIENTIFICA della natura.
Ecco che, ancora una volta, la libertà tanto del credere che non credere è salva.
Viva la libertà!
Grazie per avermi dato l’opportunità di approfondire.
http://berlicche.wordpress.com/2012/10/29/sono-io-o-sei-dio-i-acqua-calda
RispondiEliminaNon ci voleva certo uno studio scientifico per capire che "dio" è una chiacchera che ognuno gira e rigira in base esclusivamente alle proprie esigenze..che spesso sono quelle di sottomettere gli altri ed i loro diritti all'ottenimento dei propri scopi egoistici!
RispondiEliminaSaverio
@saverio: non tutti la pensano come lei. veda il link nel commento immediatamente precedente al suo.
RispondiEliminahint
RispondiEliminaberlicche ignora che le correlazioni statistiche sono numeri puri e non ci sono unita' di misura
Vorrei conoscere una cosa, non riguardo al post, ma sul post.
RispondiEliminaMi interessa moltissimo condividere questo bellissimo testo, e i risultati che ne conseguono.
Seguendo il link alla licenza Creative Commons mi sembra di capire che posso condividere il post, citando la fonte.
Questo è ovvio, lo faccio sempre.
Posso quindi citare il testo completo facendo link al suo sito e magari modificare il testo, mantenendone l'impostazione correttamente e aggiungendo mie considerazioni?
Questo è possibile?
Grazie mille.
S', puoi copiare, modificare e (se ci riesci) guadagnarci soldi, purché: (a) tu attribuisca correttamente il copyright dell'articolo (indicando chiaramente quali sono le parti che eventualmente aggiungi); (b) rilasci l'articolo che scrivi sotto la stessa licenza.
RispondiEliminaNota che questo vale per tutti gli articoli del blog. L'unica differenza è che questo articolo, in particolare, usa la versione 2.0 della licenza invece che la 3.0 come il resto del blog.