Nell'articolo precedente, «Come provare scientificamente che una religione è quella vera», ho parlato dell'episodio di Elia e dei sacerdoti di Baal, in cui il profeta di Yahweh sfida i sacerdoti dell'altro culto a invocare l'intervento delle rispettive divinità, una sorta di duello tra i due déi. E ovviamente Elia vince (e massacra i 450 sacerdoti sconfitti).
In questo articolo intendo mostrare come la religione fosse originariamente un modo di spiegare il mondo, fornendo spiegazioni falsificabili; e come poi sia stata costretta ad abbandonare molte delle sue pretese di fornire spiegazioni dall'avanzare della scienza e della cultura in generale.
Gli antichi credevano realmente alle storie bibliche
L'importanza dell'«esperimento» di Elia consiste nella sua testimonianza di come la relazione tra affermazioni religiose e verifica fattuale sia andata modificandosi nel tempo. Dall'episodio in questione è infatti evidente che per Elia fosse possibile dimostrare che Yahweh era il vero Dio, e come questa dimostrazione fosse accettata dal popolo di Israele.
Per moltissimo tempo, la religione ha permeato praticamente qualunque ambito della vita umana. Ad esempio, la religione forniva una spiegazione della natura: la formazione dell'universo, il moto dei pianeti, i fenomeni atmosferici, la nascita degli animali, l'esistenza della sofferenza e le cause delle malattie. Ma la sua influenza si estendeva oltre: essa forniva le leggi, dettava la forma di governo di un paese, era la sorgente della morale e la fonte della storia e del mito.
I fedeli di quelle epoche remote credevano realmente che quanto fosse contenuto nei testi sacri corrispondeva alla verità, anche perché non avevano molte possibilità di verificare le affermazioni storiche, culturali e scientifiche che vi leggevano. E questo aveva come conseguenza il fatto che gli autori delle tradizioni religiose avevano ampia libertà di azione.
Per questo motivo il Dio dell'Antico Testamento può disperdere le genti riunite a costruire la Torre di Babele non facendo più parlare loro la stessa lingua, ma tante differenti; perciò Yahweh manda il diluvio che copre tutte le terre e uccide tutti gli uomini, tranne Noè che si salva sull'arca; per questo motivo si narra che Dio in persona sia comparso a Mosè, che il paese del faraone che non libera gli schiavi sia colpito da piaghe tremende e devastanti, che il mare si apra di fronte a Mosè, e che gli Ebrei conquistino Canaan radendo al suolo, tra le altre città, Gerico; è per questa ragione che Dio è rappresentato nella distruzione scenografica di Sodoma e Gomorra. E così via; tante storie difficilmente verificabili dalle persone cui erano raccontate.
Il progresso scientifico e culturale ha ridotto sempre più il magistero religioso
Il tempo passa e il mondo cambia; Israele inizia a sentire e accogliere l'influenza della cultura greca (la versione della Bibbia che usano i cattolici è quella della traduzione greca, la Settanta) e poi quella politica e legislativa romana. E gli effetti si vedono.
Il Nuovo Testamento narra «miti» qualitativamente differenti da quelli dell'Antico, e contiene affermazioni di portata minore. Dio non interviene più direttamente nella storia di Israele, ma attraverso un essere umano, le cui azioni, per quanto prodigiose, non hanno lo stesso impatto sul mondo circostante che aveva lo Yahweh dell'Antico Testamento. Non ci sono più diluvi universali o distruzioni di città (gli storici romani ne avrebbero registrato l'accadimento), ma guarigioni di indemoniati e storpi, qualche risurrezione di personaggi ai margini del mondo «culturale», eccetera; tutti eventi dei quali è possibile dubitare che gli storici dell'epoca siano rimasti all'oscuro.
Il tempo passa ancora, e ancora cambia il mondo; gli uomini iniziano ad indagare la natura, a spiegare il moto dei pianeti e delle stelle, i fenomeni atmosferici, le cause delle malattie, la nascita di nuove specie animali; ricostruiscono propria storia, e quella delle popolazioni scomparse, sulla base dei resti del passato conservatisi; iniziano a porre il fondamento della legislazione, delle forme del governo e della morale al di fuori della religione.
In effetti, oggi nessuno prende seriamente la Bibbia come fonte di conoscenze scientifiche, storiche e morali: coloro i quali affermano che il Sole gira intorno alla Terra, o che un diluvio universale ha effettivamente ricoperto la superficie terrestre, o che lapidare degli adulteri sia una cosa giusta, - perché così sta scritto nella Bibbia - sono visti nel migliore dei casi come persone un po' toccate.
Ma questo è il risultato di un'opera di sottrazione di àmbiti all'autorevolezza della Bibbia. In origine, come detto, la gente credeva che ciò che stava scritto nella Bibbia fosse vero. Per fare giusto un esempio, i primi egittologi si stupirono genuinamente di non trovare alcuna traccia delle piaghe d'Egitto o della partenza degli Ebrei nei documenti egiziani, così come furono sorpresi dallo scoprire che all'epoca del presunto Esodo Canaan era sotto il controllo egiziano, o che Gerico fu distrutta secoli prima dell'arrivo degli Ebrei
Mano a mano che la conoscenza e il pensiero degli esseri umani si allargava, la religione doveva cedere il controllo dei vari campi del sapere, riducendosi, passo dopo passo, ad àmbiti sempre più ristretti, tanto che oggi le persone interpretano la Bibbia alla luce della cultura e della scienza moderne. La Bibbia dice che c'è stato un diluvio universale? La scienza lo nega, dunque la narrazione biblica è allegorica. Adamo ed Eva, il Giardino dell'Eden? Nessuna traccia scientifica di una coppia umana primordiale, dunque una narrazione allegorica. Si ordina di uccidere gli omosessuali? Sono leggi inaccettabili per la morale moderna, dunque sono tutte allegorie o eredità di un modo di pensare arcaico.
Se, dunque, si afferma che la scienza non può verificare le affermazioni religiose, se si afferma che la religione e la scienza sono due magisteri non sovrapposti, è perché la religione è stata costretta ad abbandonare tutte le affermazioni verificabili. E altre ancora dovrà abbandonare.
Ma questo sarà l'argomento di un altro articolo.
Articolo ispirato da «Religion's Claim to be Non-Disprovable» di Eliezer S. Yudkowsky.
In questo articolo intendo mostrare come la religione fosse originariamente un modo di spiegare il mondo, fornendo spiegazioni falsificabili; e come poi sia stata costretta ad abbandonare molte delle sue pretese di fornire spiegazioni dall'avanzare della scienza e della cultura in generale.
Frequenza dei libri in lingua inglese contenenti le parole «science» e «religion» (Google Ngram) |
Gli antichi credevano realmente alle storie bibliche
L'importanza dell'«esperimento» di Elia consiste nella sua testimonianza di come la relazione tra affermazioni religiose e verifica fattuale sia andata modificandosi nel tempo. Dall'episodio in questione è infatti evidente che per Elia fosse possibile dimostrare che Yahweh era il vero Dio, e come questa dimostrazione fosse accettata dal popolo di Israele.
Per moltissimo tempo, la religione ha permeato praticamente qualunque ambito della vita umana. Ad esempio, la religione forniva una spiegazione della natura: la formazione dell'universo, il moto dei pianeti, i fenomeni atmosferici, la nascita degli animali, l'esistenza della sofferenza e le cause delle malattie. Ma la sua influenza si estendeva oltre: essa forniva le leggi, dettava la forma di governo di un paese, era la sorgente della morale e la fonte della storia e del mito.
I fedeli di quelle epoche remote credevano realmente che quanto fosse contenuto nei testi sacri corrispondeva alla verità, anche perché non avevano molte possibilità di verificare le affermazioni storiche, culturali e scientifiche che vi leggevano. E questo aveva come conseguenza il fatto che gli autori delle tradizioni religiose avevano ampia libertà di azione.
Per questo motivo il Dio dell'Antico Testamento può disperdere le genti riunite a costruire la Torre di Babele non facendo più parlare loro la stessa lingua, ma tante differenti; perciò Yahweh manda il diluvio che copre tutte le terre e uccide tutti gli uomini, tranne Noè che si salva sull'arca; per questo motivo si narra che Dio in persona sia comparso a Mosè, che il paese del faraone che non libera gli schiavi sia colpito da piaghe tremende e devastanti, che il mare si apra di fronte a Mosè, e che gli Ebrei conquistino Canaan radendo al suolo, tra le altre città, Gerico; è per questa ragione che Dio è rappresentato nella distruzione scenografica di Sodoma e Gomorra. E così via; tante storie difficilmente verificabili dalle persone cui erano raccontate.
Il progresso scientifico e culturale ha ridotto sempre più il magistero religioso
Il tempo passa e il mondo cambia; Israele inizia a sentire e accogliere l'influenza della cultura greca (la versione della Bibbia che usano i cattolici è quella della traduzione greca, la Settanta) e poi quella politica e legislativa romana. E gli effetti si vedono.
Il Nuovo Testamento narra «miti» qualitativamente differenti da quelli dell'Antico, e contiene affermazioni di portata minore. Dio non interviene più direttamente nella storia di Israele, ma attraverso un essere umano, le cui azioni, per quanto prodigiose, non hanno lo stesso impatto sul mondo circostante che aveva lo Yahweh dell'Antico Testamento. Non ci sono più diluvi universali o distruzioni di città (gli storici romani ne avrebbero registrato l'accadimento), ma guarigioni di indemoniati e storpi, qualche risurrezione di personaggi ai margini del mondo «culturale», eccetera; tutti eventi dei quali è possibile dubitare che gli storici dell'epoca siano rimasti all'oscuro.
Il tempo passa ancora, e ancora cambia il mondo; gli uomini iniziano ad indagare la natura, a spiegare il moto dei pianeti e delle stelle, i fenomeni atmosferici, le cause delle malattie, la nascita di nuove specie animali; ricostruiscono propria storia, e quella delle popolazioni scomparse, sulla base dei resti del passato conservatisi; iniziano a porre il fondamento della legislazione, delle forme del governo e della morale al di fuori della religione.
In effetti, oggi nessuno prende seriamente la Bibbia come fonte di conoscenze scientifiche, storiche e morali: coloro i quali affermano che il Sole gira intorno alla Terra, o che un diluvio universale ha effettivamente ricoperto la superficie terrestre, o che lapidare degli adulteri sia una cosa giusta, - perché così sta scritto nella Bibbia - sono visti nel migliore dei casi come persone un po' toccate.
Ma questo è il risultato di un'opera di sottrazione di àmbiti all'autorevolezza della Bibbia. In origine, come detto, la gente credeva che ciò che stava scritto nella Bibbia fosse vero. Per fare giusto un esempio, i primi egittologi si stupirono genuinamente di non trovare alcuna traccia delle piaghe d'Egitto o della partenza degli Ebrei nei documenti egiziani, così come furono sorpresi dallo scoprire che all'epoca del presunto Esodo Canaan era sotto il controllo egiziano, o che Gerico fu distrutta secoli prima dell'arrivo degli Ebrei
Mano a mano che la conoscenza e il pensiero degli esseri umani si allargava, la religione doveva cedere il controllo dei vari campi del sapere, riducendosi, passo dopo passo, ad àmbiti sempre più ristretti, tanto che oggi le persone interpretano la Bibbia alla luce della cultura e della scienza moderne. La Bibbia dice che c'è stato un diluvio universale? La scienza lo nega, dunque la narrazione biblica è allegorica. Adamo ed Eva, il Giardino dell'Eden? Nessuna traccia scientifica di una coppia umana primordiale, dunque una narrazione allegorica. Si ordina di uccidere gli omosessuali? Sono leggi inaccettabili per la morale moderna, dunque sono tutte allegorie o eredità di un modo di pensare arcaico.
Se, dunque, si afferma che la scienza non può verificare le affermazioni religiose, se si afferma che la religione e la scienza sono due magisteri non sovrapposti, è perché la religione è stata costretta ad abbandonare tutte le affermazioni verificabili. E altre ancora dovrà abbandonare.
Ma questo sarà l'argomento di un altro articolo.
Articolo ispirato da «Religion's Claim to be Non-Disprovable» di Eliezer S. Yudkowsky.
Non ho il tempo, ora, per dimostrare che quanto affermi sia falso o tendenzioso.
RispondiEliminaSe preferisci credere al diluvio universale, a Gerico che crolla al suono delle trombe, a Sodoma e Gomorra, fai pure, non cercherò di dimostrarti il contrario. Anzi, ti dirò, dimostri di essere più vicino alla religione originaria di molti credenti moderni.
@Censore
RispondiEliminaHo molto apprezzato.
@Anonino
Bella argomentazione: come chiedere a Vanna Marchi se la crema miracolosa che ti sta vendendo funziona davvero.
@ Anonimo: l'articolo del Telegraph dice solo che le piaghe d'Egitto POTREBBERO rispecchiare eventi naturali, che erano compatibili con il clima del regno di Ramses. Non proprio una pistola fumante, al di là delle pecche epistemologiche di procedimenti di quel tipo.
RispondiEliminaQuello che è certo è invece che la storicità degli eventi dell'Antico Testamento si può far risalire alla dinastia di Davide (è attestato il re Achab e le sue battaglie con i Moabiti, di Davide stesso esiste solo un riferimento epigrafico controverso). Tutto ciò che accade prima è un mito di fondazione, così come molte cose successive come (ad esempio) l'entità dell'impero di Salomone e a voler essere buoni un'esagerazione (non esiste nessuna prova di un regno di tale ricchezza, anche se è possibile che gli ebrei dell'epoca avessero una certa floridità e avessero contatti con l'India). Sui video che posti non commento per carità cristiana.
P.S. senza andare troppo sul raffinato, partiamo da Wikipedia... ci sono 48 note bibliografiche in questo articolo sulla storicità dell'esodo: http://en.wikipedia.org/wiki/The_Exodus#Historicity_debate, io farei un po' di indagini prima di credere a uno sconosciuto che in un video degli anni '80 dice che l'archeologia ha corroborato l'"assoluta esattezza" della narrazione biblica...
RispondiElimina@ Cachorro Quente,
RispondiEliminada notare che il riferimento al Telegraph è comunque controproducente agli scopi di Anonimo. Se prendiamo la teoria per buona, e al posto del “potrebbero” ci mettiamo un sonoro “sono sicuramente stati” dei fenomeni naturali, la spiegazione escluderebbe i miracoli.
Dimostrerebbe infatti che la narrazione biblica descrive si eventi naturali realmente accaduti, ma li descrive e li rivede in chiave molto fantastica, certificando la falsità (la mitologia) di quello che più interessa: l’intervento divino.
@Salazar: non sono d'accordo. Se anche vi fossero spiegazioni naturali per tutte e dieci le piaghe (cosa di cui dubito), se vi fosse inoltre prova del loro verificarsi in rapidissima successione in concomitanza con l'uscita degli Ebrei dall'Egitto, e se vi fosse una testimonianza egiziana che collegasse tutti questi fatti, allora sarebbe possibile immaginare che quei fenomeni naturali fossero avvenuti per intervento divino.
RispondiEliminaNaturalmente non credo che quelle spiegazioni siano valide, né che gli eventi presupposti dagli «scienziati» siano accaduti, e sono certo che non esistono, al momento, fonti egiziane che raccontino quello che i creduli vorrebbero che raccontassero.
"e se vi fosse una testimonianza egiziana che collegasse tutti questi fatti, allora sarebbe possibile immaginare che quei fenomeni naturali fossero avvenuti per intervento divino"
RispondiEliminaDifficile trovare una spiegazione naturale per un'epidemia che colpiva solo i primogeniti degli egiziani (poi mi sono sempre chiesto se riguardava solo i primogeniti bambini, o anche gli adulti e gli anziani che erano più vecchi dei loro fratelli)...
Il problema di qualsiasi interpretazione fideistica della Bibbia è che più tenta di trovare evidenze archeologiche, meno è letteralista (e d'altra parte qualsiasi interpretazione letteralista nel ventunesimo secolo appartiene alla sfera della letteratura fantasy, non dell'archeologia). E giunti a questo impasse, i cristiani parlano dell'Antico Testamento come allegoria, affermazione che sarebbe stata suscettibile di condanna al rogo per secoli.
La verità è che la maggior parte degli studiosi situano l'etnogenesi degli ebrei a Canaan. La memoria dell'occupazione egiziana di questa terra, e forse di deportazioni (di entità tale da non figurare nella documentazione in nostro possesso) ha creato il mito di Mosè.
Un attimo, non affermo che ci siano le prove, dico solo che una determinata configurazione di spiegazioni, prove e testimonianze potrebbe puntare in favore di un intervento «superiore».
RispondiEliminaChe poi le spiegazioni naturali non esistano, le prove manchino e le testimonianze siano inesistenti, questo è quello che sostengo, ma esula dal mio discorso.
@ Censore,
RispondiEliminanon volevo spingermi così avanti con la mia (improbabile) ipotesi, e mi spiego meglio: nel dire che l'esodo potrebbe descrivere degli avvenimenti naturali in chiave molto fantastica includo anche la sequenza temporale: se infatti quest’ultima fosse storicamente esatta (testimonianza egiziana) sarei in perfetto accordo con te nel vederci un intervento divino.
Pensavo piuttosto a degli avvenimenti naturali più o meno eclatanti, sparsi nei secoli, ricordati forse dalla tradizione orale, ripresi e molto drammatizzati nella narrazione biblica nonché tenuti assieme dal catalizzatore Mosè.
Ciao, mi permetto solo una piccola osservazione (da atea scettica impenitente quale sono).
RispondiEliminaNon potendo io accettare l'ipotesi di un intervento divino a meno che non sia dimostrato, nell'improbabile caso che gli "eventi egiziani" siano effettivamente accaduti così come raccontati nella Bibbia, a me verrebbe naturale rovesciare i termini della vostra riflessione.
Non è che essendo accaduti degli eventi altamente improbabili, allora ci debba essere un intervento divino.
E' che, essendo gli eventi altamente improbabili, e perciò difficilmente comprensibili, gli uomini del tempo hanno attribuito tali eventi ad una mano divina, non avendo accesso alle conoscenze e alle metodologie di studio che abbiamo oggi...
Come pensate che sarebbe stata vista un'epidemia di Ebola in tempi biblici, se non come una punizione divina? :)
Su questo siamo d'accordo, non sostengo certo che si sia trattato di intervento divino!
RispondiEliminaPerò bisogna comprendere ciò che rende l'intervento divino da improbabile ad almeno plausibile.
Se Mosè avesse previsto l'acqua cambiata in sangue, e l'acqua diventa sangue; l'invasione delle rane, e le rane invadono i campi; l'invasione delle cavallette, e le cavallette invadono le città; la pioggia di fuoco, e fuoco cade dal cielo; la morte di tutti e solo i primogeniti egiziani, e nel giro di una note muoiono tutti i primogeniti egiziani... allora quantomeno il dubbio dovrebbe venire.
Il problema è che non ci sono prove che ciò sia avvenuto (le ricerche linkate dall'anonimo spiegano come sarebbero potute accadere, non dimostrano che siano accadute), né tanto meno sia avvenuto in funzione della liberazione degli Ebrei dall'Egitto.
Anzi, al contrario le prove archeologiche dipingono un quadro completamente incompatibile con l'Esodo.
@Detox
RispondiEliminaNon potendo io accettare l'ipotesi di un intervento divino a meno che non sia dimostrato,
Vediamo se ho capito bene: se fosse dimostrato, accetteresti che fosse un intervento divino. Come pensi sia possibile mettere su (almeno teoricamente) un esperimento di questo tipo? In che modo formalizzeresti, scientificamente il concetto di "divino"? Proviamo a dare qualche definizione?
1. molto interessante il grafico. Provo a dare una personale interpretazione: le due linee si siano assestate a partire dal 1920. Dunque il crollo della religione e il salto scienza non c'è stato. Questo mostra come ragione e fede possono davvero andare insieme: non solo l'una non contraddice l'altra, ma addirittura si sostengono a vicenda. Interessante poi quello che accade nell'estremo destro: sembra che le due curve stiano per "ritrovarsi". Come infatti ci ricorda l'enciclica Fides et Ratio la scienza aiuta la fede a purificarsi (questo il grafico direi lo mostri abbastanza chiaramente). In sostanza quello che vediamo nel grafico è in buon accordo con quanto sostiene proprio la visione cattolica della relazione fra ragione e fede (che a dire il vero non è proprio il rapporto fra scienza e fede, perchè la scienza è solo una parte della ragione).
RispondiElimina2. Gli antichi credevano realmente alle storie bibliche: non direi solo gli "antichi": anche ai tempi di darwin vi erano scienziati di tutto rispetto che davano per "scontato" che un fossile venisse considerato un residuo, anzi una prova del diluvio universale; non erano stupidi: semplicemente non avevano seri motivi di pensare che non doveva essere così.
Ancora nel 1800 vi erano scienziati che pubblicavano articoli su dove potesse essere il paradiso terreste, o esploratori e cultori di scienze che andavano in giro per il mondo alla sua ricerca, investivano pure ingenti cifre! Questo per dire quanto erano radicati certi schemi. E' solo dopo, quando la grande mole di dati in nostro possesso ha iniziato svelare cose nuove e a far scricchiolare certe visioni della storia: e allora ecco che anche la Sacra Scrittura e con esso la religione ne è stata purificata e svelato ancora di più il suo vero significato. E' questo il percorso e il senso della Storia per il credente: un Dio che entra nella storia agire proprio all'interno di vicende umane, con tutti i limiti del tempo e del suo accompagnarlo, appunto, lungo le vicende della Storia: anche nelle imperfezioni e nei limiti (vedi anche Giambattista Vico).
3. Il progresso scientifico e culturale ha ridotto sempre più il magistero religioso: al contrario ha aiutato tantissimo la religione a sbarazzarsi di strutture inutili per andare sempre più a fondo, nel senso ultimo delle cose e dei fatti di fede. Questo è molto importante. Quello che insegna il cristianesimo infondo è che abbiamo bisogno di continua purificazione, che è vero progresso: non solo al livello personale, ma anche collettivamente.
grazie,
i miei due cent.
1) Il grafico è solo decorativo, non fa parte dell'articolo "originario" (l'ho aggiunto solo stamattina).
RispondiElimina2) Quello che intendevo dire che gli antichi credevano realmente a tutte le storie bibliche. All'epoca di Darwin si sapeva da un paio di secoli almeno che il sole non gira intorno alla terra, dunque loro non credevano a questa storia della Bibbia.
3) No, Fabrizio, non è corretto chiamarle "sovrastrutture". Quello che scrivo nell'articolo è che questioni come la cosmogonia, la biologia, la legge, erano questioni di pertinenza della religione antica. Mano a mano questi ambiti sono stati sottratti alla religione, principalmente grazie alla scienza ma non solo ad essa; quella di oggi non è una religione «migliore» o «più corretta» di quella antica (dal punto di vista degli àmbiti che copre). Lo stesso discorso vale per la filosofia, tra l'altro...
@fab (e Detox)
RispondiEliminaMa perchè lasci agli altri la dimostrazione dell’esistenza degli interventi del tuo Dio?, maliziosamente anche, perchè sai che non è possibile farlo: lo riveli fra le righe chiedendo cos’è il concetto di "divino".
Fallo tu, invece, dimostra, rendi evidente la verità dei miracoli oltre ogni dubbio.
Per quel che mi riguarda, per accettare la dimostrazione, per credere, vedrei bene un ritorno di Cristo: potebbe benissimo fare una visita anche ai cristiani contemporanei visto che l’ha fatta ebrei antichi, e magari dividere di nuovo in due il Mar Rosso (che parlavamo di esodo) e camminarci in mezzo fra schiere di angeli, arcangeli, cherubini e serafini. E troupe televisive.
PS: se il quadro sembra troppo hollywoodiano possiamo sempre togliere le troupe televisive.
Fallo tu, invece, dimostra, rendi evidente la verità dei miracoli oltre ogni dubbio.
RispondiEliminase potessi davvero farlo, non sarebbe più un miracolo.
Dunque il miracolo è, per definizione, ciò che non riesci a spiegarti altrimenti...
RispondiEliminaSi chiama argumentum ad ignorantiam
non tutto "ciò che non riesci a spiegarti altrimenti..." è un miracolo. Ho detto invece che tutti i miracoli implicano un grado di mistero, che è cosa ben diversa.
RispondiEliminaL'argomento ad ignorantiam non si applica ai miracoli, perchè la condizione dell'esistenza del mistero è solo necessaria ma assolutamente non sufficiente a caratterizzare un miracolo.
Proprio perché l'assenza di spiegazione è una condizione necessaria per il miracolo, tutti i miracoli sono basati sull'argumentum ad ignorantiam.
RispondiEliminaSarebbe come dici tu se l'assenza fosse condizione sufficiente ma non necessaria...
@Salazar
RispondiElimina@IlCensore
molto interessante questa argumentum ad ignorantiam e anche molto pertinente.
wikipedia cita:
* Esempio:
1. A: Gli extraterrestri esistono. Puoi provare che non esistono?
2. B: No.
3. A: Allora esistono.
(Per smontare l'argumentum, B dovrebbe rispondere: "Puoi provare che esistono? No, allora non possiamo concludere né che esistano, né che non esistano")
(fine citazione)
Ora l’esigenza di “dimostrare” che esistano o no queste prove non è del credente, perchè questo non abbisogna ne dell’una ne dell’altra esigenza.
Se mai è un certo tipo di non credente che pretende questa necessità: ma non potendo fare ne una ne l’altra, ne è inevitabilmente frustrato: infatti le parole di Salazar recitavano: “Fallo tu, invece, dimostra, rendi evidente la verità dei miracoli oltre ogni dubbio” pretendendo questa prova che sa benissimo non poterci essere. Curioso che mi venga richiesto proprio a me di esibire una cosa che non ho pretesa di dimostrare: non è forse dovuto invece al fatto che si pretende una prova (favore o contro non importa) che in realtà non può esistere? Dove sta, davvero, l'incongruenza?
@fab
RispondiEliminaStralciando il mio intervento in quel modo discutibile il contenuto risulta completamente ribaltato a tuo favore.
Non è una argomentazione, è una specie di partita a ping-pong.
L'esempio di Wikipedia mi pare poco calzante; una versione corretta sarebbe:
RispondiElimina- «Sai dirmi perché quel cancro è scomparso?»
- «No»
- «Allora è stato un miracolo avvenuto per intercessione di Giovanni Paolo II»
Quanto al fatto che l'«esigenza di dimostrare» sia un problema del non credente che il credente al contrario non ha, mi pare facilmente confutabile: è il processo di beatificazione (condotto da credenti) che richiede che la guarigione per essere miracolosa non debba avere una spiegazione medica; se davvero il credente non avesse bisogno di dimostrare la miracolosità di una guarigione, non avrebbe bisogno di consultare un medico.
Mi piacerebbe poi un commento ai punti 2 & 3 della mia risposta ad un tuo commento.
Una versione meno calzante ma più conforme alla realtà potrebbe essere questa:
RispondiElimina1 – A: ci serve un miracolo per Giovanni Paolo II
2 – B: suor Marie Simon è appena guarita dal morbo di Parkinson
3 – A: bene, prendiamo quello
Che poi, leggendo pigramente qualcosa su suor Marie Simon, le date mi sono sembrate subito inusuali: la suora ha 50 anni ora - nel 2011 - e si è ammalata nel 2001, quindi ha manifestato i sintomi del Perkinson a circa 40 anni.
Ora, io non sono un medico, anzi, lontanissimo da ciò, ma ho sempre saputo che il Parkinson è una malattia che colpisce le persone anziane.
Battendo “età media Parkinson” su Google è uscito questo:
Un causa certa di aumento della frequenza di comparsa del morbo di Parkinson è l’età: l’età media dei sintomi iniziali è di 60 anni e l’incidenza sale significativamente con l’aumentare dell’età. Circa il 5-10% delle persone con il morbo di Parkinson presentano i primi sintomi della malattia prima dei 50 anni [...]
Un caso abbastanza atipico quello di suor Marie Simon, quindi.
Quasi quasi vien da sospettare che sia stata miracolata una decina d’anni prima del miracolo di Giovanni Paolo II.
@ Fab :
RispondiEliminama infatti esiste la teoria del paleocontatto a coniugare ufologia e teologia ... che ne pensi ? Anzi, che ne pensate tutti ?
Io penso che ci sia dietro il wishful thinking di non esser soli nell' universo !
DAVIDE