sabato 14 agosto 2010

Contraddizioni evangeliche: battesimo di Gesù

Riprendo la serie di articoli sulle contraddizioni presenti nelle narrazioni evangeliche, con l'ausilio dell'interessante libro Jesus, Interrupted, di Bart Ehrman.

Dopo l'episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, quello dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, dopo un articolo sulle contraddizioni riguardo al giorno della morte di Gesù, uno su quattro contraddizioni o errori nella narrazione della passione di Gesù e, infine, uno sul tradimento e la morte di Giuda, ecco una piccola presentazione delle incongruenze relative al battesimo di Gesù.

Prima di iniziare, fate mente locale alle vostre conoscenze su questo episodio fondamentale: Gesù è battezzato da Giovanni Battista nelle acque del Giordano, quando si sente una voce dal cielo che dice...

Cosa dice la voce dal cielo al battesimo di Gesù?

Come spesso succede, l'episodio è riportato nei vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) ma non nel quarto vangelo, il Vangelo secondo Giovanni, dove Giovanni Battista testimonia la discesa dello Spirito Santo su Gesù. Ci sarebbe da dire qualcosa a riguardo, ma si tratterebbe di una deviazione dalla questione delle contraddizioni. O forse no.

Iniziamo dal principio, cioè dalla testimonianza più antica del battesimo di Gesù, contenuta nel Vangelo secondo Marco; infatti Paolo di Tarso non parla di questo evento.

Vangelo secondo Marco, capitolo 1:
10 A un tratto, come egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui come una colomba. 11 Una voce venne dai cieli: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».
Gesù vede i cieli aprirsi e una la colomba, incarnazione dello Spirito, scendere su di lui (ci sarebbe da chiedersi come poteva Marco sapere ciò che vide solo Gesù, ma questo è un punto minore). Subito dopo si ode una voce dal cielo, che parla direttamente a Gesù, gli rivela o gli conferma di esserne il Figlio diletto e che in lui si è compiaciuto. Evidentemente qui è Dio che parla direttamente a Gesù.

Sul Vangelo secondo Marco si basano gli altri due sinottici, ad esso successivi, che rielaborano l'episodio. In particolare, il Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, dice che:
16 Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».
Ancora una volta Gesù vede una colomba scendere dal cielo e venire verso di lui; ancora una volta si ode una voce dai cieli. Questa volta, però, la voce non si rivolge a Gesù direttamente, ma lo presenta ad altri (a Giovanni? ai presenti? ai lettori del vangelo?) come il proprio figlio e dichiara di esserne compiaciuto.

La versione del Vangelo secondo Luca riprende quella del Vangelo secondo Marco; infatti, nel capitolo 3 sta scritto:
21 Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato; e, mentre pregava, si aprì il cielo, 22 e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».
Esiste dunque una discrepanza tra le narrazioni evangeliche. Da una parte Marco e Luca che raccontano di come la voce si rivolga a Gesù e lo riconosca come figlio diletto; dall'altra Matteo, per il quale la voce si non si rivolge a Gesù, ma lo presenta a terzi. Una differenza che sembra triviale (in verità ha un significato teologico), ma comunque una differenza tra le narrazioni evangeliche.

Ma in realtà la questione è più complicata. Entra in campo il Codex Bezae.

«Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato»

Esiste infatti un manoscritto onciale greco-latino del V secolo, il Codex Bezae, che riporta una variante testuale differente per il testo del Vangelo secondo Luca riguardo alle frasi pronunciate dalla voce. In questa variante, le frasi pronunciate dalla voce sono: «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato» (Vangelo secondo Luca 3:22, variante Codex Bezae).

Questa strana frase è una citazione diretta del Salmo 2:7: «Io annuncerò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: "Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato"». Questa stessa formulazione è attestata anche da altri manoscritti latini, e fu ampiamente citata dai cosiddetti "Padri della Chiesa", tra il II e il III secolo.

Molti esegeti biblici ritengono questa variante quella originale, quella scritta da Luca nel suo vangelo, mentre quella ora presente nelle traduzioni di quel vangelo sarebbe stata una sorta di correzione successiva (ma molto antica). Le ragioni per questa conclusione sono il peso delle citazioni patristiche e il fatto che la versione moderna di quel versetto è identica a quella del Vangelo secondo Marco, e i copisti tendevano ad uniformare i testi evangelici tra di loro. In questo caso, la modifica fu probabilmente introdotta per ostacolare l'Adozionismo, una corrente del Cristianesimo delle origini secondo la quale Gesù non era figlio di Dio, ma era stato da lui adottato al momento del battesimo nel Giordano; rimuovendo il riferimento alla «generazione» dal Vangelo secondo Luca, si toglieva forza alla posizione degli adozionisti.

È anche interessante notare un altro fatto. Epifanio di Salamina, un cristiano del IV secolo che compose un'opera contro le eresie narra che nel Vangelo degli Ebioniti - un vangelo utilizzato dalla corrente cristiana degli Ebioniti nel II secolo, e ora andato perduto - stava scritto:
E mentre usciva dall'acqua, i cieli furono aperti, ed egli vide lo Spirito Santo discendere nella forma di una colomba ed entrare in lui. E una voce dal cielo disse «Tu sei il mio figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto». E ancora, «Oggi ti ho generato». (Vangelo degli Ebioniti, citato da Epifanio di Salamina, Contro gli eretici, 30/13:7-8)
Come si vede, gli Ebioniti tentarono di risolvere le contraddizioni tra le varie versioni facendole confluire in un'unica versione che diceva tutte le cose. Non diversamente da molti esegeti moderni!

E dopo?

Immediatamente dopo il battesimo, Gesù fu spinto dallo Spirito Santo a recarsi nel deserto, dove fu sottoposto alle tentazioni del demonio per quaranta giorni. Poi, dopo l'arresto di Giovanni, iniziò la sua predicazione. Almeno secondo i sinottici. Marco, ad esempio, scrive (capitolo 1):

12 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; 13 e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14 Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo».
L'autore del Vangelo secondo Giovanni, invece, la pensa diversamente. Il giorno dopo il battesimo, Gesù incontra nuovamente Giovanni, che lo identifica come l'«Agnello di Dio»; subito due discepoli di Giovanni (uno dei quali era Andrea fratello di Simon Pietro) si aggregano a lui. Il giorno dopo, Gesù parte per la Galilea e raccoglie i suoi primi discepoli (capitolo 1):

35 Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; 36 e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!» 37 I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù.
[...]
43 Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: «Seguimi»
Cosa accadde dopo il battesimo di Gesù? Andò subito nel deserto per quaranta giorni, a subire le tentazioni, come dice Marco? Oppure nel giro di due giorni raccolse i primi discepoli e andò in Galilea, come dice Giovanni?

Un'altra contraddizione evangelica...

Le traduzioni italiane del Nuovo Testamento sono dell'edizione Nuova Riveduta.

9 commenti:

  1. Scusa, perché cerchi delle contraddizioni?

    È un punto di partenza negativo.
    Lo studio della scrittura può essere controproducente se non si fa con fiducia. La fiducia è il primo presupposto, altrimenti tutte le pretese di Cristo sono vanificate in partenza.

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  2. Non cerco le contraddizioni, le contraddizioni ci sono. E metterle in evidenza serve a costringere la gente a mettere in dubbio le proprie convinzioni.

    Se poi questo debba o meno modificare radicalmente la tua fede è un altro paio di maniche; di sicuro non puoi far finta di nulla.

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  3. Ma la fede non è basata soltanto su un convincimento intellettuale. Se questo è utile, non è certamente l'unico elemento, né il più importante.
    La fede è principalmente una esperienza di vita che ti coinvolge per intero come persona, e non necessariamente come penseresti.

    Se ci sono delle contraddizioni, queste le trovi sia in natura che in grazia, ma è più corretto chiamarle paradossi.

    Se desideri mettere in dubbio delle convinzioni, primo non stai indirizzando la fede, non nella sua essenza fondamentale, e poi – ripeto – parti da un punto di vista negativo e basta, che non evidenzia i valori di quanto tu credi, ma cerca delle falle in quello che ti appare un sistema infondato.

    E ogni punto di partenza negativo non dà fiducia a chi ti rivolgi.
    È oltretutto strano, perché ti fa presumere che chi ha avuto esperienze differenti abbia sofferto meno di te, o abbia addirittura "fatto finta di nulla". Io non ci vedo un senso.

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  4. «La fede è principalmente una esperienza di vita che ti coinvolge per intero come persona.»

    Allora a che ti serve un libro? Perché è necessario per la tua fede, ma non ti interessa se dice cose vere o false?

    «Se desideri mettere in dubbio delle convinzioni, primo non stai indirizzando la fede, non nella sua essenza fondamentale, e poi – ripeto – parti da un punto di vista negativo e basta, che non evidenzia i valori di quanto tu credi, ma cerca delle falle in quello che ti appare un sistema infondato.»

    Un momento, non sto cercando di mettere i dubbio la fede, ma i presupposti storici delle narrazioni evangeliche.

    Se tu mi dici che le narrazioni evangeliche non sono per nulla racconti storici, ma che questo è indifferente alla tua fede, vuol dire che non è a te che sto indirizzando questi post.

    «E ogni punto di partenza negativo non dà fiducia a chi ti rivolgi.»

    Ma questo vale sempre? Se uno viene da te e ti dice che nel cielo ci sono delle scie chimiche, delle scie lasciate dagli aerei per diffondere sostanze chimiche velenose sulle persone e così controllarle, tu credi a priori a questa storia perché metterla in dubbio sarebbe un punto di partenza negativo?

    «È oltretutto strano, perché ti fa presumere che chi ha avuto esperienze differenti abbia sofferto meno di te, o abbia addirittura "fatto finta di nulla".»

    Parlavo del restare indifferenti di fronte alla possibile non-storicità dei racconti evangelici...

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  5. Ciao, grazie delle risposte.Provo a rispondere prendendo un punto per volta.

    Sul libro: il libro in sé, come contenuto, è necessario per tornare a confrontarsi costantemente con la vita e le parole di Gesù. Senza i vangeli, e la scrittura – non è solo una fatto di “memoria” – c’è il rischio continuo di ridurre l’esperienza di fede richiesta dalla portata della Parola ad una esperienza puramente sentimentale – lo vedi in molti credenti – o all’opposto puramente analitica (non uso il termine “intellettuale” perché è più ampio) – lo vedi in chi sperimenta appunto queste difficoltà, ma anche purtroppo in tanti credenti, la cui fede non ha ancora iniziato ad avere un fondamento solido, e che credono pertanto di dovere opporre continuamente una dimostrazione di evidenza ad ogni perplessità intellettuale, pensando oltretutto che questo sia zelo apostolico…
    In realtà, questa categoria di credenti se tu – da non credente sincero – continui legittimamente ad interpellarla, rischia di rigettare la propria fede, poiché non confida in Dio, ma solo nell’evidenza di ciò che gli pare di poter “dimostrare”.
    Sono coloro che Bouyer chiamò “religiosi e preti contro Dio”, ma io estendo il concetto anche a semplici fedeli.

    Questo tra l’altro è un “giochino psicologico” elementare che è alla base delle più comuni pene interiori, che la cultura areligiosa moderna spesso ha ridotto in ambito medico come patologie (non psicotiche, ovviamente, quelle hanno anche alla base una reale debolezza organica). Si lega al rafforzamento delle proprie probematiche interiori, prendendo come evidenza il presupposto errato che le aveva accompagnate. Con questo banale espediente il demonio ottiene effetti disastrosi.

    Sulle “scie chimiche”: ma no, ovviamente… :-)
    Mi riferivo al fatto che è un punto di vista negativo in questo specifico, perché mette in discussione una speranza che è fondante per l’uomo, date le premesse e le pretese della vita di Gesù.

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  6. «il libro in sé, come contenuto, è necessario per tornare a confrontarsi costantemente con la vita e le parole di Gesù.»

    E tu che ne sai che il libro contenga realmente le parole e la vita di Gesù? O in Gesù vedi, più che un essere umano storicamente vissuto, un archetipo dell'uomo "cristiano", una summa personificata dei dettami che devi seguire?

    «Senza i vangeli, e la scrittura [...] pensando oltretutto che questo sia zelo apostolico…»

    In che modo il confronto con le Scritture ti permette di rendere l'esperienza di fede qualcosa di più di un'esperienza sentimentale o analitica?

    «In realtà, questa categoria di credenti [...] rischia di rigettare la propria fede, poiché non confida in Dio, ma solo nell’evidenza di ciò che gli pare di poter “dimostrare”.»

    Hai mai pensato che per queste persone sarebbe meglio non avere fede? O meglio, che per queste persone, come per me, la fede come la intendi tu non è adatta?

    «Si lega al rafforzamento delle proprie probematiche interiori, prendendo come evidenza il presupposto errato che le aveva accompagnate.»

    Puoi escludere l'applicazione speculare, in cui il rafforzamento delle problematiche interiori porti alla fede?

    «Mi riferivo al fatto che è un punto di vista negativo in questo specifico, perché mette in discussione una speranza che è fondante per l’uomo, date le premesse e le pretese della vita di Gesù.»

    Quindi normalmente (vedi caso scie chimiche) è giusto avere un atteggiamento scettico nei confronti delle affermazioni apodittiche altrui; ma nel caso in cui si tratti di "speranze fondanti", questo atteggiamento non è corretto. Dico bene?

    Mi viene da chiederti perché questo differente approccio: perché alle "speranze fondanti" dovrebbe essere dato il beneficio del dubbio? E questo vale anche per le s.f. dell'Islam, per esempio? E del buddismo? E del naturalismo?

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  7. Censore, scusa se semplifico, ma provo a rispondere semplicemente con una considerazione:

    Il "beneficio del dubbio", come dici, non è un punto di partenza buono, poiché, piuttosto che guardare a ciò che unisce, guarda a ciò che divide.

    Ogni considerazione può essere dubitata, ma su questo non si costruisce niente, e la fede non è qualcosa di "garantito" dal sacramento del battesimo (e confermazione), che ti dà la grazia, ma la grazia richiede una risposta.

    Ed è pertinente quando dici "il rafforzamento delle problematiche interiori porti alla fede", non nel senso che la producono, ma nel senso che la fede interviene proprio là dove si arriva ad un punto in cui non si ha più “speranza” nelle cose umane perché se ne vede la sostanziale inconsistenza.
    Parlare così, per iscritto, non permette di cogliere la esperienza di chi ti sta davanti: anzi, forse è più nocivo che altro.

    La fede si basa su un desiderio di bene, che si avverte non attuabile da parte dell’uomo. Si basa sostanzialmente sull’avvertire, o iniziare ad avvertire la propria miseria ed il proprio limite, e cogliere – in un’incontro, in una parola, in un avvenimento – che diventa decisivo o primo di una serie di avvenimenti decisivi, che siamo amati e che si tratta di un amore che è veramente sostanziale, che è oggettivo, e per questo parlo di eccessi nei termini di cui sopra.

    Gesù non parla di “una serie di dettami”, semmai è una strada che indica per fornire all’uomo mezzi che non siano soggetti alla sua instabilità, alla infermità che ha. Alla fine è solo per amore che ti fidi, non perché possiedi una conoscenza analitica.
    Il termometro più sicuro è la inquietudine: se la tua ricerca è caratterizzata da una inquietudine che è fonte di disturbo, c’è di che sospettarne, poiché Dio agisce sempre per amore e per via d’amore.
    È il Dio della pace, dopotutto…

    Scusa se non sono in grado di cogliere tutti gli aspetti delle tue perplessità, ma ti abbraccio e ti auguro di essere sempre sincero nella tua ricerca, e trovare persone che ti comprendano nella difficoltà e nei dubbi. Occorre ricordare sempre che non siamo noi a dare qualcosa in aiuto a chi soffre, ma è Dio stesso, e quindi quando parli con un credente, defilati subito se avverti una eccessiva arroganza intellettuale, perché non farebbe che rafforzare le tue difficoltà, come dici tu “specularmente”. È in effetti la tattica del demonio, l’insinuazione di dubbi e falsi pretesti di segno opposto per impedire il dialogo e la comunione, anche nella sofferenza.

    Un saluto,
    Claudio

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  8. Non so se il mio commento è passato: mi dà un messaggio d'errore… :-(

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  9. Si, ogni tanto restituisce un errore, ma se controlli di solito il commento l'ha inserito.

    «Il "beneficio del dubbio", come dici, non è un punto di partenza buono, poiché, piuttosto che guardare a ciò che unisce, guarda a ciò che divide.»

    Guarda che il beneficio del dubbio è proprio l'atteggiamento che tu hai chiesto, quell'atteggiamento di fiducia di cui hai parlato nel primo commento che hai scritto.

    Lì chiedi un atteggiamento di fiducia nello studio delle scritture, ma poi neghi lo stesso atteggiamento nei confronti delle scie chimiche o cose simili. Per cui ti chiedevo «perché [con le] "speranze fondanti" dovrebbe essere [usato un atteggiamento di fiducia]? E questo vale anche per le s.f. dell'Islam, per esempio? E del buddismo? E del naturalismo?»

    Spero di essere stato più chiaro.

    «Ogni considerazione può essere dubitata, ma su questo non si costruisce niente, e la fede non è qualcosa di "garantito" dal sacramento del battesimo (e confermazione), che ti dà la grazia, ma la grazia richiede una risposta.»

    Non è vero. Lo scetticismo, al contrario, fa avanzare la conoscenza molto più della fede: o perché confuta le affermazioni dell'autorità o perché le giunge a comprendere meglio, in quanto non le accetta senza critiche. Questo la fede non può raggiungerlo, per definizione.

    «Ed è pertinente quando dici "il rafforzamento delle problematiche interiori porti alla fede", non nel senso che la producono, ma nel senso che la fede interviene proprio là dove si arriva ad un punto in cui non si ha più “speranza” nelle cose umane perché se ne vede la sostanziale inconsistenza.»

    E se fosse un'illusione? Del resto quanti si trovano nella conclusione che hai descritto e la loro "fede" (in senso proprio o lato) li porta a conclusioni diverse dalla tua? A me il dubbio che sia il contrario, che le problematiche interiori portino alla fede, non me l'hai tolto.

    «La fede si basa su un desiderio di bene, che si avverte non attuabile da parte dell’uomo»

    Forse perché si tratta di un bene assoluto, al massimo grado, e dunque non raggiungibile dalle forze umane. La scelta del fedele è quella di incarnare questo bene assoluto nella divinità, quella del non credente è quella di riconoscere i propri limiti e operare di conseguenza, senza aspirare ad una perfezione che esiste solo nel mondo delle idee.

    «Alla fine è solo per amore che ti fidi, non perché possiedi una conoscenza analitica.»

    Io trovo questo atteggiamento molto pericoloso. Se credi così, allora chi ti impedisce di credere a qualunque cosa? Come fai a discernere ciò che è vero da ciò che è falso?

    «poiché Dio agisce sempre per amore e per via d’amore. È il Dio della pace, dopotutto…»

    Oppure, più semplicemente, è la tua proiezione del bene assoluto all'esterno di te stesso.

    Ciao

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