mercoledì 18 novembre 2009

La schiavitù tra "Ragione e Fede"

Ancora dal blog "Ragione e Fede", ancora sull'affermazione dell'autore Aguado "il Cristianesimo abolì la schiavitù". Avevo risposto con un commento, che metto qui di seguito, al suo post, ma Aguado ha nuovamente cancellato il commento, e ha modificato parte del suo post per rispondere a brani estrapolati dal mio commento scomparso.

"Chiedendo di dialogare spulcia e fabbrica in modo machiavellico delle contraddizioni. Questo non è dialogo è provocazione".

La sua è un'accusa pesante, vediamo come la giustifica.

"scrive [...] "Urbano VII proibì di far schiavi i nativi americani ma non parlò degli africani". Cioè, è come dire che Benedetto XVI è a favore della guerra perché, ieri ha chiesto la pace nello Sri Lanka ma non ha parlato della guerra in Afghanistan".

La frase completa, naturalmente non riportata da lei, spiega come i Papi avessero prima promulgato bolle a favore della schiavitù e come abbiano poi via via mutato la propria posizione, esattamente la tesi da me sostenuta.

"Capite qual'è il trucco? Spulciare ed interpretare gli scritti, decontestualizzandoli e modificandone così il significato. Accade così perché, l'ho ripetuto mille volte, non si conosce quel che si pretende di giudicare: si chiama, purtroppo, ignoranza".

"Spulciare e decontestualizzare a causa della propria ignoranza". Vediamo questa ignoranza:

"San Paolo riteneva gli schiavi [...] come fratelli e parte integrante della comunità [...] Chiede loro di continuare a vivere secondo i valori Cristiani, nonostante il giogo della loro condizione, cioè di non maltrattare i padroni poiché anche loro sono fratelli, e maltrattare gli altri equivale a bestemmiare contro Dio".

Veramente l'autore della Prima lettera a Timoteo (che non è Paolo di Tarso) dice "Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina". Come si vede l'autore invita gli schiavi a trattare bene i loro padroni affinché non si parli male di Dio; e come si tratta bene un padrone? Facile, ubbidendogli! E infatti il versetto dopo l'autore continua: "Quelli che hanno padroni credenti non li disprezzino perché sono fratelli, ma li servano con maggiore impegno". Che strano, ma non si era detto che in Cristo non c'erano schiavi e padroni?

"Il blog è pieno di affermazioni di questo genere, totalmente estrapolate e decontestualizzate, che raramente c'entrano con il discorso centrale. Non è questo un dialogo".

Sta dicendo che non è dialogo estrapolare, ad esempio, due esempi tra tanti altri ignorati, e commentare questi due cambiandone il significato? Forse ha ragione.

"Comunque sostenere in questo modo che la Chiesa in fondo è sempre stata contro l'uomo [...]"

Questo è un pensiero che non mi appartiene, la prego di non addebitarmelo.

"Riccardo rispondendo a il Censore afferma:"Papa Paolo III, il 2 giugno 1537 pubblica la bolla Veritas Ipsa [...] che scomunica chiunque riduca in schiavitù [...] "gli Indiani e le altre genti"".

Che è esattamente quello che avevo scritto, più succintamente, io: "a partire dal XIV secolo la Chiesa cattolica inizia ad opporsi alla schiavitù, anche con documenti ufficiali (Pio II nel 1462, Paolo III nel 1537, Urbano VII nel 1639, Benedetto XIV nel 1741, Pio VII nel 1814, Gregorio XVI nel 1837) [...]".

Per riassumere, nel post che avrebbe inteso commentare qui:

"Nella storia della schiavitù ci sono cristiani che si schierarono dalla parte degli abolizionisti e cristiani che si schierarono dalla parte degli schiavisti. Questo dimostra che l'atteggiamento dei cristiani verso la schiavitù (sia pure con i distinguo personali e particolari relativi ad un ambito così vario) è mutato con il passare dei secoli, con la nascita e la crescita della sensibilità nei confronti di questo problema, non con una cesura netta e calata dall'alto, ed è dunque fuori luogo attribuire al cristianesimo il merito di aver abolito la schiavitù."

Grazie per l'attenzione e buona notte.

A questo punto, come detto, Aguado rimuove il mio commento, modifica il suo post e risponde ad alcuni brandelli del mio commento, che diventa sconclusionato e senza senso. Rispondo allora qui alla nuova versione del post.

"Nessun Papa ha mai promosso o difeso la schiavitù, come pregio in sè."

Che significa "come pregio in sé"? Nicola V promulgò una bolla con la quale permetteva ai Portoghesi di fare schiavi in Africa e Alessando VI fece lo stesso con gli Spagnoli: si tratta dunque di due Papi che legalizzarono la schiavitù nei fatti, un evento che cozza con la sua pretesa "il Cristianesimo abolì la schiavitù" e che necessita di una difesa ben più solida di un "si però lo fecero senza promuovere la schiavitù come un pregio in sé".

"San Paolo riteneva gli schiavi [...] come fratelli e parte integrante della comunità, in questo caso quella cristiana, al pari delle vedove e dei presbiteri."

Appunto, della comunità cristiana. E quindi? Qui si discute dell'abolizione della schiavitù da parte del cristianesimo, non dell'organizzazione interna dei gruppi cristiani.

"San Paolo non ha il potere di fare una rivoluzione culturale"

Ma come, è la persona che ha permesso al cristianesimo di passare da pochi fedeli in Palestina a tante comunità nel Mediterraneo orientale (lo dicono le tradizioni cristiane, mica io), è una persona che organizza queste comunità secondo principi di uguaglianza, per di più secondo lei dispone che gli schiavi servano i loro padroni con buona volontà, ma non sarebbe in grado di dire ai padroni cristiani di liberare i propri schiavi? E poi non ha scritto che "Gesù riuscì, nel tempo, a modificare il tessuto culturale"? Come fece, se non attraverso il messaggio propagandato dai suoi apostoli? C'è qualcosa che non quadra nel suo ragionamento.

"[Paolo] chiede loro di continuare a vivere secondo i valori Cristiani, nonostante il giogo della loro condizione, cioè di non maltrattare i padroni (cioè i nemici) poichè anche loro sono fratelli, e maltrattare gli altri equivale a bestemmiare contro Dio. Di continuare a servirli per non essere giustiziati. E' l'insegnamento di Gesù: amare i propri nemici e porgere l'altra guancia."

Non dice questo. Mi stupisce che accusi me di spulciare i testi e fabbricare macchinazioni quando dimostra ignoranza del testo di cui stiamo discutendo (e che per lei è pure sacro). Quello che dice l'autore della Prima lettera a Timoteo (che non fu scritta da Paolo, ma questo è un altro discorso) è questo (1Tm 6,1-2, traduzione Nuova Riveduta):
1 Tutti quelli che sono sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni onore, perché il nome di Dio e la dottrina non vengano bestemmiati. 2 Quelli che hanno padroni credenti non li disprezzino perché sono fratelli, ma li servano con maggiore impegno, perché quelli che beneficiano del loro servizio sono fedeli e amati. Insegna queste cose e raccomandale.
Noti il comandamento nel versetto 1: gli schiavi cristiani devono stimare e onorare i propri padroni, affinché non si bestemmi Dio; non si dice che i padroni sono fratelli,degli schiavi, né si dice che "maltrattare gli altri equivale a bestemmiare contro Dio", ma piuttosto l'autore avverte che in caso di cattivo comportamento da parte di schiavi cristiani (l'ordine è indirizzato agli schiavi, non ai padroni, ai quali l'autore non impone di trattare bene gli schiavi allo stesso modo) sarà il nome di Dio ad essere bestemmiato. Nel secondo versetto l'autore specifica ulteriormente che gli schiavi con padroni cristiani non devono disprezzare questi loro fratelli (come si vede sono i padroni cristiani ad essere definiti "fratelli", qualifica non attribuita ai padroni in generale), ma li devono servire meglio in quanto sono persone "fedeli e amate". Nel brano in questione non si parla di nemici, non si parla di porgere l'altra guancia, non si parla neppure di servire i padroni "per non essere giustiziati", come afferma lei: con queste disposizioni l'autore chiede agli schiavi cristiani di servire onorevolmente i padroni pagani, per il buon nome di Dio e della dottrina, e con maggiore impegno quelli cristiani, che sono membri fedeli e amati della comunità cristiana.

"Questo arrampicarsi sui vetri mi fa venire in mente i bambini che, arrabbiati, di fronte ad un fiore rosso dicono: "No, no, no, è rosso!"."

Mi permetto anch'io un appunto personale, allora. A parte la considerazione chelei frequenta bambini strani, "arrampicarsi sugli specchi" è il nome di quanto ha fatto lei per giustificare il fatto che gli insegnamenti della Prima lettera a Timoteo non corrispondono con quanto ha affermato. Sarebbe opportuno che evitasse altri di comportamenti che in realtà mette in pratica lei.

"La nascita e la crescità di sensibilità contro la schiavitù è stata parallela allo sviluppo del Cristianesimo. Per un ultima definitiva prova vedere l'enciclopedia Treccani sotto la voce "decadenza della schiavitù tradizionale""

Non c'è neppure bisogno che io confuti questa affermazione, ci pensa direttamente la Treccani. Vediamo questa voce da lei citata come "ultima definitiva prova":
La diffusione del cristianesimo e delle idee morali dello stoicismo divulgò la consapevolezza che anche gli schiavi erano uomini e ne favorì l'emancipazione. La stessa trasformazione economica e sociale seguita alla caduta dell'Impero romano d'Occidente li rese meno utili [...] Intorno al 9° sec. la schiavitù persistette, ma quale fenomeno largamente secondario.
Quindi si parla di diffusione del cristianesimo e "delle idee morali dello stoicismo", della diffusione del riconoscimento dell'umanità degli schiavi e della loro scarsa utilità dovuta a mutamenti economici e sociali. Direi che siamo giunti ad una conclusione differente da quella che aveva presentato originariamente, che il cristianesimo avrebbe abolito la schiavitù, non crede?

Il post riporta ancora pari pari brani che avevo commentato precedentemente, a dimostrazione che lei, signor Aguado, non legge quanto non le piace. In particolare presenta come rilevante la precisazione di Riccardo, che "risponde" al sottoscritto ripetendo, in realtà, quanto io stesso avevo detto (ma che il lettore del suo post non sa, avendo lei rimosso ogni traccia dei miei commenti).

In risposta al rilievo di Marcoz, il quale ricorda come già Seneca aveva detto cose simili sugli schiavi, dice: "Anche se quella di Seneca non aveva certo la radicalità di Gesù, tant'è che rimase un'idea moralmente giusta ma che non cambiò nulla per gli schiavi. Gesù riuscì, nel tempo, a modificare il tessuto culturale, dando valore e dignità ad essi." Strana questa sua affermazione, in quanto lei stesso ha citato l'articolo della Treccani in cui si dice che la diffusione della morale stoica fu una delle concause della riduzione della schiavitù: come giustifica allora questa posizione?

Saluti.

Aggiornamento (23 novembre): il sig. Aguedo ha pensato bene di cancellare il mio commento, che segnalava questa risposta. Non posso non pensare che abbia finito le argomentazioni razionali per giustificare la sua fede.

6 commenti:

  1. Il sig. Aguedo non si vuole rassegnare al fatto che la coperta del Cristianesimo è corta, e la deve tirare qua è là a seconda del momento.

    Nota a margine.
    Il nostro amico non di rado parla di cultura, accusa l'interlocutore di essere ignorante e poi scrive "qual'è" e "pò". Sintomatico.
    (prenda, sig. Aguedo, questa mia perfidia non come un giudizo categorico ma come uno stimolo a revisionare ulteriormente i suoi post. Stia bene.)

    Buona giornata

    P.S.: sempre il Nostro mi definisce un "simpatico burlone". Allora, vada per il "burlone" ma, per grazia di Iddio (il suo, s'intende!), "simpatico" no! Così mi si offende!

    P.P.S: mi perdoni, Censore, se uso il suo blog per inviare pizzini.

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  2. Il buon Berlicche sta pazientemente e diligentemente smontando ogni obiezione. Basta leggere qui per capire che l'abolizione della schiavitù e il cristianesimo sono profondamente legati.

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  3. Ma lei ha argomentazioni sue o ragiona con la testa altrui?

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  4. Ma lei quando cita il testo di qualcuno ragiona con la sua testa o con quella del tizio che cita?

    Patetico, non ha più argomenti. Soprattutto contro berlicche, che riconosco essere tra i pochi in grado di farle notare la sua parzialità e incapacità di comprendere, nonostante l'istruzione che lei crede di avere (nulla vieta ad un idiota di conoscere l'intera enciclopedia britannica ma la sua idiozia gli vieta di conoscerla).

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  5. Premessa: ho incrociato solo ora questo post e, quindi, commento con grande ritardo; ma commento.

    A proposito della bolla Veritas ipsa….

    Paolo III e la “Veritas ipsa” sono, nelle discussioni che riguardano Chiesa e schiavitù, come un treno svizzero: puoi sempre star sicuro che – al momento opportuno – arriveranno puntuali. E anche in questa occasione vedo che il miracolo è avvenuto.

    Peccato, però, che nessuno si ricordi di un dettaglio, un particolare che – come un vagone agganciato al convoglio – dovrebbe sempre accompagnare l’argomento: esattamente un anno dopo (il 19 giugno 1538), Paolo III promulgava un “breve” (Non indecens videtur) in cui, denunciando di essere stato raggirato - il colpevole della… circonvenzione fu il frate domenicano Bernardino de Minaya - ritratta (“cancelliamo, annulliamo ed eliminiamo le predette lettere”) i tre documenti collegati rilasciati solo un anno prima e cioè la Pastorale officium, l’Altitudo Divini Consilii e, appunto, la Veritas ipsa (che, essendo state ritrattate, non compaiono nel “Bullarium”; cercare per credere).

    Qualche anno dopo, esattamente il 12 gennaio 1549, lo stesso Paolo III promulga un bando (Bando sopra al tener de li schiavi et schiave in Roma) che autorizza

    “per publico utile et bene de tutte et singule persone, habitante et esistente in quest'alma città di Roma” …. “che si possano tenere schiavi et schiave”…

    Una curiosità:il Catechismo tridentino, frutto del Concilio convocato proprio da Paolo III e conclusosi (1563) dopo la sua morte, al riguardo dei soggetti che NON potevano essere ordinati sacerdoti prescrive:

    Excipiuntur etiam servi: neque enim divino cultui dedicari debet, qui non suis júris, sed in alterius potestate est.

    (Sono esclusi anche gli schiavi, non potendo essere dedicato al culto divino chi non è padrone di sé, ma è costituito in altrui potere.)

    Alla faccia dell’antischiavismo militante.

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  6. Grazie per la precisazione e le integrazioni.

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