lunedì 31 maggio 2010

La Sindone di Torino non è il Mandylion di Edessa

Post #1b di una serie.
Aggiunta sezione sul Codex Vossianus Q 69 (29-9-2010)


Come detto in un post precedente, i sostenitori dell'autenticità della Sindone di Torino si trovano davanti alla difficoltà di spiegare come il presunto lenzuolo funebre di Gesù sia arrivato dalla Palestina del I secolo alla Francia del XIV secolo, riempiendo un vasto salto spaziale di migliaia di chilometri ma anche un ancor più vasto salto temporale di mille e trecento anni. Come mostrato in quello stesso post, i sostenitori dell'autenticità della Sindone hanno cercato, nella lunga storia del Cristianesimo, indizi della conservazione della sindone di Gesù, per puntellare la loro ipotesi facendo affiorare la Sindone in qualche epoca. Purtroppo per loro, tutte le citazioni che hanno potuto presentare si sono dimostrate deboli e di interpretazione arbitraria.

Discorso a parte merita l'identificazione tra Sindone di Torino e Mandylion, sostenuta da alcuni sindonologi in tempi recenti. Il Mandylion era un telo che recava un'immagine del volto di Gesù ritenuta miracolosa; secondo la tradizione, Gesù si sarebbe asciugato il volto con un pezzo di stoffa e in questo modo vi sarebbe rimasta impressa la sua immagine. Sarebbe stato custodito ad Edessa (moderna Turchia), dove la sua presenza è accertata a partire dal 544, poi, nel 944, fu trasferito nella capitale bizantina, a Costantinopoli, dove rimase fino al saccheggio della città del 1204, avvenuto per mano dei crociati della Quarta crociata.

L'identificazione della Sindone di Torino col perduto Mandylion è resa impossibile, fondamentalmente, da un unico, semplice fatto: tutte le fonti scritte e tutte le riproduzioni del Mandylion concordano sul fatto che esso raffigurava Gesù vivo (mente la Sindone raffigura un uomo morto e con chiare macchie di sangue); con pochissime eccezioni, poi, tutte queste fonti affermano anche che si trattava di una riproduzione del solo volto di Gesù (mentre la Sindone raffigura l'intero corpo, sia davanti che di dietro).

Con questo in mente, ripercorriamo la storia del Mandylion.

Formazione della leggenda del Mandylion

Eusebio di Cesarea (263-339) narra nella sua Storia ecclesiastica (libro I, capitolo 13) che Gesù ricevette una lettera dal re di Edessa Abgar (Abgar V il Nero, sovrano di Edessa dal 13 al 50), il quale era ammalato incurabilmente e gli chiedeva di andare ad Edessa a guarirlo. Gesù scrisse una lettera ad Abgar (che Eusebio riproduce) in cui spiegava che non poteva andare a guarirlo, ma che gli avrebbe mandato uno dei suoi discepoli. Dopo la morte e risurrezione di Gesù, Giuda Tommaso inviò Taddeo dal re Abgar, che fu guarito dalla malattia che l'affliggeva. Eusebio non narra altro, non fa menzione di alcuna raffigurazione di Gesù; semplicemente collega Edessa a Gesù attraverso una lettera autografa di Gesù stesso.

Egeria, una ricca e influente donna spagnola, compì un viaggio in Oriente nei luoghi sacri della cristianità e dell'ebraismo, e nel 384 visitò Edessa, dove le fece da cicerone proprio il vescovo cittadino. Le sue memorie di viaggio si sono conservate, e attraverso di esse scopriamo che la leggenda di Abgar e Gesù si era già sviluppata cinquant'anni dopo Eusebio. Egeria riferisce infatti una storia narratale dal vescovo di Edessa (capitolo 19), secondo la quale Abgar utilizzò la lettera di Gesù per ottenere portenti che impedirono ai Persiani di conquistare la città, e che anche negli anni successivi la lettera aveva miracolosamente difeso la città dai nemici. Egeria narra anche che il vescovo di Edessa le fece avere una copia delle due lettere (quella di Abgar a Gesù e la risposta): ella nota come la lettera di Gesù ad Abgar donatale dal vescovo fosse più lunga della copia che Egeria aveva già in Spagna.

Sebbene neppure questa fonte citi alcuna immagine, si può vedere come la leggenda si stia evolvendo nel tempo (Egeria, Pellegrinaggio in Terra Santa, a cura di Paolo Siniscalco, Città Nuova, 2000).


La storia inizia a farsi interessante con la fonte successiva, un testo in lingua siriaca noto come Dottrina di Addai, a connotazione anti-semitica. Nella Dottrina, Gesù non invia una lettera in risposta ad Abgar, ma lascia un messaggio all'inviato del re; questo inviato è però anche il pittore del sovrano edesseno, e dipinge un ritratto di Gesù con colori di alta qualità. Il dipinto è esposto in un luogo d'onore del palazzo di Abgar e le parole di Gesù messe per iscritto. La storia va avanti narrando dell'invio di Addai (Taddeo) ad Edessa, dei suoi miracoli, del racconto della scoperta della Vera croce di Gesù da parte di Protonice, mitica moglie dell'imperatore Claudio, della conversione di tutto il paese al Cristianesimo, dell'opera di persuasione di Abgar che convince Tiberio a punire gli Ebrei per aver ucciso Gesù e altre storie del genere.

Quello che interessa notare è che nel testo della Dottrina, chiaramente un'elaborazione della storia contenuta in Eusebio e la cui redazione intermedia è testimoniata da Egeria, si parla di un dipinto raffigurante Gesù; non c'è indizio che autorizzi a pensare che l'immagine raffigurasse Gesù morto o ferito, né che fosse un ritratto "fronte-retro". Si consideri inoltre che la Dottrina di Addai è comunemente fatta risalire alla fine del IV secolo, ma che il brano che riporta la storia del Mandylion è considerato da alcuni studiosi un'interpolazione successiva, risalente al VI-VII secolo (Wilhelm Baum, Dietmar W. Winkler, The Church of the East: a concise history, Routledge, 2003, pp. 13-14).

L'evoluzione successiva della storia è quella decisiva per la nascita del Mandylion. Negli Atti di Taddeo, composti nel VI o VII secolo, è narrata ancora una volta la leggenda di Abgar e Gesù; anche in questo caso Abgar sta male e manda il proprio pittore da Gesù con una lettera, ma questa volta il pittore non riesce a memorizzare l'aspetto di Gesù. Allora Gesù afferma di volersi lavare e si asciuga con un telo, che il testo degli Atti chiama tetradiplon, sul quale si imprime miracolosamente il suo volto; dà poi il telo al messaggero e gli ordina di consegnarlo al re assieme ad un messaggio.

Questa è la prima volta che viene citata un'immagine miracolosa di Gesù impressa su di un telo: siamo dovuti arrivare al VI o VII secolo per averne una! E, per di più, si parla chiaramente di un Gesù vivo, non di un Gesù morto e coperto di sangue.

Evoluzione del Mandylion

Diversi autenticisti parlano del ritrovamento del Mandylion nel 525, ma le loro fonti non sono chiare: alcuni sostengono che fu trovata in una torre delle mura cittadine, restaurata dopo una disastrosa alluvione, altri parlano della visione avuta dal vescovo Eulalio durante un'assedio della città.

Evagrio Scolastico (morto dopo il 594) scrive nella sua Storia ecclesiastica (libro IV, capitolo XXVII) che il sovrano sasanide Cosroe assediò Edessa nel 544, per dimostrare che la pretesa difesa divina della città, sostenuta dai cristiani, era falsa (Evagrio, però, sottolinea che questa promessa di protezione non era contenuta nella lettera scritta da Gesù). Evagrio narra di come i Sasanidi costruirono una struttura sopraelevata in terra e legno, per poter colpire gli assediati dall'alto; gli Edesseni tentarono di minare la struttura scavando un cunicolo sotto la struttura persiana e cercando di dare fuoco ai supporti in legno della galleria, per farla crollare assieme alla struttura persiana, ma non vi riuscirono. Allora «portarono l'immagine di fattura divina (acheiropoieton), che le mani degli uomini non fabbricarono, ma Cristo nostro Dio inviò ad Abgar»: inutile dire che dopo questa dimostrazione di fede fu possibile dare fuoco al legname (i Romani riuscirono poi con uno stratagemma a coprire il fumo, e dopo tre giorni la struttura d'assedio persiana crollò, obbligando Cosroe a levare l'assedio).

Il punto centrale di questa testimonianza è il riferimento all'immagine acheiropoieton, di fattura divina. Si tratta di un evidente riferimento alla leggenda di Abgar nella sua versione più tarda, quella contenuta negli Atti di Taddeo (anche se non è certo quale delle due testimonianze sia anteriore all'altra) Tra l'altro, esiste un'altra testimonianza dell'assedio di Cosroe, riportata da Procopio di Cesarea (Guerre II.27.4), che non registra la presenza dell'immagine miracolosa; al contrario, una storia simile a quella narrata da Evagrio per l'assedio di Edessa è riportata da Teodoreto di Cirro (Storia ecclesiastica V.21), ma ambientata ad Apamea.

Nel suo Discorsi apologetici contro coloro che calunniano le sante immagini, Giovanni Damasceno (morto nel 749) narra nuovamente la leggenda di Abgar (che lui chiama Angaros) e riferisce che «si narra che Gesù prese un panno» (himation) «e pressandolo suo suo volto, lasciò la sua immagine sul telo, che mantiene fino ad oggi». L'himation era un capo di abbigliamento greco, e sta ad indicare un telo di dimensioni medie. Questa parola è normalmente tradotta con "striscia di tela" o "mantello".

Sermone di Gregorio Referendario

Nel 944, l'imperatore Costantino VII ordina al proprio generale Giovanni Curcuas di recuperare l'immagine rimasta ad Edessa, caduta in mani arabe nel VII; Curcuas accetta di liberare 200 prigionieri musulmani e di pagare dodicimila denari d'argento in cambio della consegna del Mandylion e della lettera di Gesù ad Abgar, che sono traslati a Costantinopoli (Georges Gharib, Icone di Cristo: storia e culto, Città Nuova, 1993, ISBN 8831170112, p. 50).

In questa occasione Gregorio, referendario di Hagia Sophia, pronuncia un sermone in cui afferma che (Codice vaticano greco 511, folio 145V):
Infatti questi sono gli ornamenti che formano la vera impronta di Cristo, poiché dopo che le gocce [di sudore] caddero, essa fu abbellita da gocce [di sangue] dal suo fianco.
Per i sindonologi questo brano testimonia che il Mandylion raffigura Gesù quantomeno fino al suo fianco. Purtroppo per loro, questa interpretazione del sermone di Gregorio è incompatibile con quanto è detto altrove nello stesso testo.

Gregorio infatti afferma (paragrafo 3, da Mark Gushin, «The Sermon of Gregory Referendarius»): «E dunque, cos'è esattamente? Solo attraverso il tocco del volto di Cristo, un'immagine del suo aspetto fu formata»; poi riporta una lettera tra Taddeo e Abgar in cui si dice (paragrafi 9 e 10) «Gesù [...] prendendo questo telo di lino si asciugò il sudore che cadeva dal suo volto come gocce di sangue nella sua agonia. [...] Io» (Taddeo) «l'ho messo sul mio volto [...] E, cosa più importante, onorando la parte superiore del mio corpo – poiché la parte più bella è il volto, non ciò che sta sotto le ascelle – attribuisco la luce che ne sgorga non al mio volto ma piuttosto al volto di quello sul telo»; dopo aver parlato (paragrafo 21) di «immagine impressa da un originale vivo» (affermazione incompatibile con l'immagine di Gesù morto sulla Sindone di Torino) e aver descritto un ritratto prendendo ad esempio solo tratti del volto, passa a descrivere la formazione dell'immagine (paragrafo 22): «Questa immagine [...] fu impressa solo dal sudore del volto dell'origine della vita, caduto come gocce di sangue, e dal dito di Dio. Poiché questi sono gli ornamenti che formano la vera impronta di Cristo, in quanto dopo che le gocce caddero, essa fu abbellita da gocce dal suo fianco. Entrambi sono molto istruttivi – sangue e acqua lì, qui sudore ed immagine».

Come si vede, Gregorio parla di un dipinto divino («dito di Dio») fatto col sudore del volto di Gesù.

A confermare queste interpretazioni è il contemporaneo De immagine Edessena, un trattato scritto da Costantino VII stesso, in cui l'imperatore descrive l'immagine della reliquia (XI, 7, citato in Gharib, ibidem, p. 52):
Sul punto principale del fatto, tutti sono d'accordo e convengono che la forma sia stata impressa in modo meraviglioso nel tessuto tramite il volto del Signore. [...] Quando Cristo stava per pervenire alla sua passione volontaria, quando fece vedere l'umana debolezza e fu visto mentre agonizzava e pregava, allorquando il suo sudore colava come gocce di sangue, secondo la parola del Vangelo, allora, si dice, egli ricevette da uno dei suoi discepoli un pezzo di stoffa, che si vede adesso, e si asciugò il sudore. Subito vi si impresse questa impronta visibile dei suoi tratti divini.
In altre parole, l'imperatore che volle portare il Mandylion a Costantinopoli testimonia che l'immagine era solo quella del volto e non parla di gocce di sangue sul telo; inoltre, entrambe le testimonianze parlano di un Gesù vivo, non di un Gesù morto!

Codex Vossianus Latinus Q 69

Il Codex Vossianus Latinus Q 69 è un codice in lingua latina datato al X o XI secolo che riporta la lettera di Gesù ad Abgar. Al termine della lettera è presente un testo latino che recita (Mark Guscin, The image of Edessa, BRILL, 2009, ISBN 9004171746, p. 207):
Se davvero vuoi vedere il mio vero volto, ti invio questo tessuto, sul quale sarai in grado di vedere non solo il mio volto, ma il mio corpo divinamente trasformato.
Come si nota, il testo parla di un Gesù vivo, e del suo corpo «divinamente trasformato»: l'immagine, assumendo una testimonianza veritiera, resta comunque incompatibile con un Gesù morto dal corpo ancora non lavato della Sindone.

Cronaca di Roberto di Clary

L'ultimo passaggio di questa storia è il racconto di Roberto di Clary, crociato francese che partecipò alla conquista e al saccheggio di Costantinopoli durante la Quarta crociata. Il suo resoconto La Conquête de Constantinople è spesso usato dai sindonologi per sostenere la coincidenza tra Mandylion e Sindone, in quanto, descrivendo le reliquie conservate a Costantinopoli, narra che a Santa Maria in Blacherne era custodita la sindone di Gesù, esposta ogni venerdì completamente estesa per mostrarne la figura di Gesù impressa.

Questa stessa testimonianza, però, permette di scartare completamente l'identificazione tra Mandylion e Sindone di Torino: Roberto di Clary narra anche dell'esistenza di due vasi d'oro, custoditi all'interno della Santa Cappella del Palazzo Bocca di Leone, e contenenti il Mandilion e una tegola, sui quali sarebbe stata impressa la stessa immagine del volto di Gesù vivo (Antonio Lombatti, «Il punto sulla ricerca (pseudo)scientifica in attesa della prossima ostensione»).

31 commenti:

  1. Nel Codex Vossianus Latinus Q 69 del X secolo si legge a proposito della lettera di Abgar:
    "King Abgar received a cloth on which one can see not only a face but the whole body" (in Latin: [non tantum] faciei figuram sed totius corporis figuram cernere poteris)"..

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  2. Immaginavo che qualcuno avrebbe scritto qualcosa tipo "Tutto vero quello che dici, ma qui c'è un'altra fonte che dice..."

    Purtroppo non sono in grado di accedere al testo del Codex Vossianus Latinus Q 69, non posso dunque verificare quanto affermi.

    Se hai il testo completo, fammelo sapere.

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  3. e guarda caso tra le tante fonti che hai trovato tralasci un documento in cui si parla di tutto il corpo...

    la citazione la trovi su wikipedia inglese alla voce mandylion con i riferimenti bibliografici.

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  4. Stiamo parlando di un'opera del X secolo, quindi successiva a quelle citate nel post.

    E guarda caso l'unica fonte che parlerebbe del corpo intero di Gesù sarebbe un'opera latina del X secolo, scritta da non si sa chi, pubblicata su di una fonte di cui non è accessibile alcuno stralcio che non sia quello tramandato sui siti autenticisti.

    Che caso, tutte le fonti su cui ho potuto mettere le mani si sono sciolte come neve al sole, giusto questa che è inaccessibile sarebbe quella decisiva...

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  5. come a volte tu stesso hai risposto alle mie domande c'è una bibliografia e puoi andare a consultarla se ti va:

    "Codex Vossianus Latinus, Q69, and Vatican Library, Codex 5696, fol.35, which was published in Pietro Savio, Ricerche storiche sulla Santa Sindone Turin 1957".

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  6. Quale parte della frase "Purtroppo non sono in grado di accedere al testo del Codex Vossianus Latinus Q 69, non posso dunque verificare quanto affermi" non riesci a comprendere?

    Ancora una volta, risalta la tua malafede.

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  7. il fatto che uno, personalmente, non possa accedere ad ogni opera pubblicata è comprensibile (capita anche a me su tanti argomenti)..
    questo ovviamente non significa che la notizia sia falsa..

    se il testo del 1957 è troppo vecchio si ha una fonte più recente: il testo con la traduzione é stato presentato da Gino Zaninotto al ""Symposium Scientifique International" del CIELT, Roma 10-12 giugno 1993, F-X de Guibert 1995, ed é allegato alla memoria: "L'immagine edessena: impronta dell'intera persona di Cristo- Nuove conferme dal Codex Vossianus Latinus Q 69 del Sec.X.".


    è facile arguire che se la notizia fosse destituita di fondamento da tempo i critici dell'autenticità l'avrebbero già smentita...

    p.s. ognuno ovviamente capisce la differenza tra datazione di un codice e datazione dell'opera in esso contenuta..

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  8. Visto che ti è così semplice trovarla, perché non spieghi di che opera si tratta, scritta da chi e quando?

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  9. ma lascia stare la sindone perchè perdi il tuo tempo?o si crede o non si crede basta!!!!!!!!!

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  10. cominciamo dalla fine con roberto di clary che scrive:

    "but among the rest, there was also another of the minsters, which was called the Church of my Lady Saint Mary of Blachernae, within which was the shroud wherein Our Lord was wrapped. And on every Friday that shroud did raise itself upright, so that the form of Our Lord could clearly be seen. And none knows - neither Greek nor Frank - what became of that shroud when the city was taken.”

    ci sono varie riflessioni da fare:

    1) se si da credito a quello che racconta allora non si può più affermare che prima del XIV secolo non si parli di una sindone funebre con l'immagine intera di cristo: clary parla dell'inizio del 1200.

    2) due studiosi americani, fra i più importanti che si occupano delle crociate, hanno affermato che in questo caso roberto di clary si è confuso con il sudario o fazzoletto della veronica
    (Madden, Thomas, and Donald Queller. The Fourth Crusade: The Conquest of Constantinople. University of Pennsylvania Press, 1997. Second edition. page 139)..

    la confusione è dimostrata anche dal fatto che in quella stessa chiesa si verificava il cosidetto miracolo abituale (to synetés thauma): il velo che copriva l'icona della vergine di venerdì miracolosamente si alzava e scopriva il volto della vergine..
    due "miracoli" che prevedevano il sollevamento di un telo di venerdì nella stessa chiesa sono un pò troppi anche per costantinopoli.

    3) ricordiamo che roberto di clary non afferma mai di aver visto personalmente nè il contenuto dei vasi nè la cerimonia alla chiesa della blacherne.

    4) nell'articolo di lombatti si afferma che la storia della tegola sia contenuta in evagrio ( "Sia nel racconto di Evagrio che in quello di De Clari, la tegola presenta impresso il volto di Gesù"): cosa ovviamente sbagliata.

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  11. "se si da credito a quello che racconta allora non si può più affermare che prima del XIV secolo non si parli di una sindone funebre con l'immagine intera di cristo: clary parla dell'inizio del 1200."

    Questo è il post sull'identificazione tra Sindone e Mandylion, potresti tenere separate le due cose? Grazie

    "due studiosi americani, fra i più importanti che si occupano delle crociate, hanno affermato che in questo caso roberto di clary si è confuso con il sudario o fazzoletto della veronica"

    Dunque non era il Mandylion

    "ricordiamo che roberto di clary non afferma mai di aver visto personalmente nè il contenuto dei vasi nè la cerimonia alla chiesa della blacherne."

    Dunque la sua testimonianza non può essere portata per dimostrare l'identificazione tra Sindone e Mandylion, QED.

    "nell'articolo di lombatti si afferma che la storia della tegola sia contenuta in evagrio ( "Sia nel racconto di Evagrio che in quello di De Clari, la tegola presenta impresso il volto di Gesù"): cosa ovviamente sbagliata."

    Ne prendo atto, ma sottolineo che non è questo quello che ho citato di Lombatti.

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  12. separare le cose?
    l'avrei fatto se nell'articolo precedente avessi inserito il racconto di clary sulla sindone vista alla chiesa della blacherne.

    se madden e queller dicono che alla blacherne non c'era la sindone e clary si è sbagliato vuol dire che la sindone stava da un'altra parte e non si può usare quella descrizione per negare l'identificazione sindone e mandilion.


    "Roberto di Clary narra anche dell'esistenza di due vasi d'oro, custoditi all'interno della Santa Cappella del Palazzo Bocca di Leone, e contenenti il Mandilion e una tegola"...
    faccio notare che clary non parla di "mandilion" ma parla genericamente di una tovaglia: dunque anche l'identificazione di quella tovaglia con il mandilion è una supposizione (il racconto sulla tegola inoltre non ha nulla a che vedere con edessa, abgar, il ritrovamento nelle mura con la fiammella miracolosa)


    preciso una cosa: io non sostengo l'identificazione..
    voglio solo far notare come gli argomenti contro l'identificazione sono deboli e dubbi quanto quelli a favore.

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  13. "separare le cose?
    l'avrei fatto se nell'articolo precedente avessi inserito il racconto di clary sulla sindone vista alla chiesa della blacherne.
    "

    Quella di De Clary è una testimonianza usata per identificare sindone e Mandylion.

    "se madden e queller dicono che alla blacherne non c'era la sindone e clary si è sbagliato vuol dire che la sindone stava da un'altra parte e non si può usare quella descrizione per negare l'identificazione sindone e mandilion."

    Il Mandylion era nel vaso. Punto. L'esistenza di un altro telo impedisce la sua identificazione col Mandylion.

    Quanto al fatto che De Clary si sia sbagliato quindi la sindone era altrove, si tratta di un salto logico.

    "faccio notare che clary non parla di "mandilion" ma parla genericamente di una tovaglia: dunque anche l'identificazione di quella tovaglia con il mandilion è una supposizione"

    La storia di quella "tovaglia", come la chiami tu, è quella del Mandylion, dunque non è una supposizione.

    "(il racconto sulla tegola inoltre non ha nulla a che vedere con edessa, abgar, il ritrovamento nelle mura con la fiammella miracolosa)"

    Così come la storia dell'immagine miracolosa (e quella della fiammella) non era contenuta nell'originale di Eusebio né nella narrazione di Egeria.

    "voglio solo far notare come gli argomenti contro l'identificazione sono deboli e dubbi quanto quelli a favore."

    L'argomento contro l'identificazione è proprio l'impalpabilità degli argomenti a favore dell'identificazione. Se non ci sono argomenti che indichino l'identità tra Sindone e Mandylion allora non è lecito identificarli.

    IlCensore

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  14. ribadisco che da un punto di vista logico non si può usare la testimonianza di clary per negare l'identificazione mandylion/sindone ma poi tralasciarla quando parla di una sindone funebre con l'immagine intera di gesù..

    il mandilion non è la sindone?
    benissimo, ma allora mi si dovrà spiegare cosa ha visto clary nell'altra chiesa.

    RispondiElimina
  15. "ribadisco che da un punto di vista logico non si può usare la testimonianza di clary per negare l'identificazione mandylion/sindone ma poi tralasciarla quando parla di una sindone funebre con l'immagine intera di gesù.."

    Sto contestando l'identificazione tra Mandylion e Sindone, come chiaramente detto sia nel titolo che nel corpo dell'articolo. Se non ha nulla da dire contro questa confutazione, potrebbe evitare di continuare a sollevare un polverone.

    Per quanto riguarda la relazione tra Sindone e testimonianza di Clary, non è questo il post che se ne occupa. Sarebbe così cortese da prenderne atto e regolarsi di conseguenza?

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  16. al momento prendo atto della sua "risposta":
    clary parla di una sindone con una immagine impressa di gesù e lei non contesta il fatto.
    casomai quindi dovrebbe cambiare il titolo del post precedente.

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  17. Il suo commento è pertinente all'identificazione tra Sindone e Mandylion? No, dunque non è questo il luogo per discuterne.

    Sto ancora aspettando la risposta al commento "01 giugno 2010 16.56".

    IlCensore

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  18. dopo clary passiamo a costantino:

    a costantinopoli giunge una reliquia che dovrebbe essere l'immagine edessana ovvero una pittura (fatta da mani umane o divine ma pur sempre pittura).
    costantino (imperatore, erudito e pittore egli stesso) afferma che l'immagine è "a moist secretion without pigment/coloring or the painter’s art”;
    addirittura c'è chi ricorda come alcuni personaggi non furono neanche in grado di vedere nitidamente l'immagine tanto era debole.

    costantino dopo aver riportato la storia tradizionale della immagine edessana (abgar, edessa, l'occultamento nelle mura..) afferma che vi è una seconda versione che lega l'immagine all'orto del getsemani ovvero al momento in cui cristo sofferente sta per iniziare la sua passione..

    i problemi che si pongono sono:

    perchè costantino sente il bisogno di riportare una seconda versione che prima di allora non era mai stata menzionata (addirittura diversa da quella del sinassario ufficiale)?

    come si concilia la immagine di un uomo sofferente come quella descritta da costantino con la immagine edessana?


    stesse riflessioni per gregorio il referendario che descrive un uomo in "agonia"..

    RispondiElimina
  19. Domenico, stiamo cercando di decidere se il Mandylion è la Sindone di Torino, giusto?

    Costantino dice chiaramente che si tratta dell'immagine del volto di Gesù, e questo esclude qualsiasi identificazione tra Mandylion e Sindone.

    Certo, c'è da chiedersi per quale motivo ne parli a quel modo. Ma a parte il fatto che sarebbe da capire esattamente cosa Costantino avesse davanti agli occhi quando scriveva quelle parole, è senza dubbio significativo che le fonti cristiane, nel corso dei secoli, non siano d'accordo tra loro su ciò di cui stanno parlando. E' evidente che si tratti di testimonianze "allegre", almeno in maggioranza, per cui non ha senso andare a vedere il singolo dettaglio, a meno di non avere una tesi precostituita.

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  20. mi sono accorto solo ora che ha aggiunto nel precedente post sulla sindone alcuni documenti tratti dall'articolo di scavone..
    mi sto quindi chiedendo se in questo post che riguarda il mandilion aggiungerà il riferimento all' “Oldest Latin Abgar Text” il cui originale, secondo Von Dobschütz, è dell'VIII secolo...

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  21. Non conoscevo questo documento, la ringrazio per la citazione.

    Da quel poco che sono riuscito a trovare:

    "For the "Oldest Latin Abgar Text," Von Dobschütz (n. 1) 130**-131** identifies three codices: 14th c. cod. Par. B. N. Lat. 6041A; 12th c. cod. Dijon 50; and 13th c. cod. Dijon 638-642. In Rome in 1993, Zaninotto presented 12th c. cod. Vat. Lat. 5696 and another that he dates to the 10th c. It is cod. Vossianus Lat. Q. 69, from the Biblioteca Rijksuniversiteit at Leida. This last ms would thus be his choice as the oldest known version of the Abgar story in Latin. Von Dobschütz (139** and 194*) ventured a date of about 800 for the Syriac original, but this ought to read "before 769," i.e., before Pope Stephen's discourse, for the consistency of his position."

    Quindi sembrerebbe che quello di Von Dobschütz sia in realtà lo stesso testo del Vossianus Latinus Q 69, e che la datazione sia il X secolo, non l'VIII come pensava Von Dobschütz.

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  22. siamo alla solita questione: datazione del codice/datazione dell'opera in esso contenuta.
    von dobschutz aveva datato l'originale dei codici all'VIII secolo..
    zaninotto ha trovato un codice del X secolo ma anche lui ha datato l'originale all'VIII..
    in ogni caso un codice del x secolo con un passo che parla di una immagine edessana con il corpo intero di cristo è pur sempre molto significativo.

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  23. "zaninotto ha trovato un codice del X secolo ma anche lui ha datato l'originale all'VIII.."

    Non mi sembra sia quello che sta scritto nel brano che ho citato.

    "in ogni caso un codice del x secolo con un passo che parla di una immagine edessana con il corpo intero di cristo è pur sempre molto significativo."

    Purtroppo non posso dirti nulla a riguardo, dato che questo brano non sono riuscito a recuperarlo.

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  24. rileggi bene..

    e comunque scavone conclude dicendo che la datazione è prima del 769...quindi VIII secolo..

    e sto ancora aspettando che aggiungi al testo del post l'“Oldest Latin Abgar Text”...
    quello lo trovi sull'articolo di scavone.

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  25. "e comunque scavone conclude dicendo che la datazione è prima del 769..."

    Dice "Von Dobschütz (139** and 194*) ventured a date of about 800 for the Syriac original, but this ought to read "before 769," i.e., before Pope Stephen's discourse, for the consistency of his position.", dunque parla della datazione di Von Dobschütz.

    "e sto ancora aspettando che aggiungi al testo del post l'“Oldest Latin Abgar Text”... quello lo trovi sull'articolo di scavone."

    Quale?

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  26. quindi scavone ci dice che il testo riportato da von dobschutz si deve datare a prima del 768..
    siamo sempre nell'VIII secolo..


    From the "Oldest Latin Abgar Text in von Dobschütz 133**f:

    "si vero corporaliter faciem meam cernere desideras, heu tibi dirigo linteum, in quo NON SOLUM FACIEI MEE FIGURAM, SED TOCIUS CORPORIS mei cernere poteris statum divinitus transformatum".

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  27. "quindi scavone ci dice che il testo riportato da von dobschutz si deve datare a prima del 768.."

    No, dice che la data dell'800 deve essere corretta con una data antecedente al 768 per essere coerente con la sua (di von Dobschütz) posizione. Chiaro, ora?

    "From the "Oldest Latin Abgar Text in von Dobschütz 133**f:"

    Si tratta del testo del Vossiano, no? Ho già scritto che esiste ma non vi ho accesso.

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  28. è chiaro,
    von Dobschütz diceva che l'originale è dell'viii secolo ma dopo la scoperta di zaninotto si deve scendere a prima del 769.

    no, non è il vossianus è una citazione dall'"Oldest Latin Abgar Text IN VON DOBSCHÜTZ 133**f

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  29. "von Dobschütz diceva che l'originale è dell'viii secolo ma dopo la scoperta di zaninotto si deve scendere a prima del 769."

    No, von Dobschütz deve correggere la data se vuole restare coerente. Incredibile che un testo in inglese possa essere travisato in questo modo... chiaro che quando in gioco ci sono brani in latino la cosa si complica.

    "no, non è il vossianus è una citazione dall'"Oldest Latin Abgar Text IN VON DOBSCHÜTZ 133**f"

    Il testo che ho linkato dice:

    Per l'"Oldest Latin Abgar Text," Von Dobschütz (n. 1) 130**-131** identifica tre codici [XIV, XII e XIII secolo]. A Roma, nel 1993, Zaninotto presentò [...] e un altro [manoscritto] che data al X secolo. Si tratta del codice Vossiano Latino Q 69 [...]. Quest'ultimo manoscritto è la sua scelta per la più antica versione della storia di Abgar in latino. Von Dobschütz (139** and 194*) azzarda una datatzione all'800 circa per l'originale siriaco, ma questo andrebbe letto "prima del 769", vale a dire prima del discorso di papa Stefano, per [preservare] la consistenza della sua posizione.

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  30. e quindi von Dobschütz a quando dovrebbe correggere la sua datazione?

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  31. Se volesse essere coerente con la sua ipotesi, a prima del 769, non all'800.

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